Comunità, termine in disuso, qualcosa che è stato sgretolato con tante abili strategie, che hanno portato all'egoismo e alla disgregazione.
C'è stato un tempo in cui i media dell'epoca aggregavano, dalla scuola di italiano in TV, ai programmi televisivi visti nei bar e nelle famiglie "patriarcali", ai programmi radiofonici di grande interesse.
Oggi i media sembrano più disgregare, atomizzare, che unire.
Facciamo un breve report sulla situazione attuale.
Secondo i dati del Censis le prime cinque fonti d’informazione preferite dagli italiani includono strumenti tradizionali come telegiornali, reti televisive all news e quotidiani cartacei a pagamento, insieme all’innovazione fornita dalla piattaforma social più diffusa, Facebook, e dai motori di ricerca su internet, come Google, che permettono in pochi secondi di aggregare risultati per parole chiave o argomenti.
I pericoli avvertiti della propaganda e della manipolazione online hanno determinato un ricentraggio sui palinsesti informativi audiovisivi tradizionali.
I telegiornali mantengono salda la leadership, sono i programmi a cui gli italiani ricorrono maggiormente per informarsi, nell’area delle fonti informative audiovisive si collocano anche i giornali radio, Facebook rimane comunque, malgrado quanto scritto prima, il secondo strumento di diffusione delle notizie, dopo il telegiornale, lo utilizza per informarsi il 31,4% degli italiani.
Se andiamo a cercare attraverso l'intelligenza artificiale scopriamo che gli argomenti di dibattito attuali includono temi legati all'intelligenza artificiale, la sostenibilità ambientale e questioni sociali come la salute mentale, la violenza sulle donne, i diritti civili, la disuguaglianza e il futuro del lavoro. Altri temi di attualità includono conflitti internazionali come quello israelo-palestinese, la bioetica e questioni più specifiche legate al mondo giovanile, come il cyberbullismo e i NEET.
La ricerca ci elenca quali sono invece gli elementi di tendenza nella ricerca di notizie.
Musica, cinema, serie TV e contenuti divertenti sono tra i più seguiti. Ricette, food blogging e video culinari hanno un vasto pubblico. Destinazioni, esperienze di viaggio e consigli di viaggio sono molto popolari. Argomenti come salute, fitness, cura del corpo e dieta sono sempre più seguiti, così come le notizie su celebrità e vita dei VIP mantengono un interesse costante.
Notizie di cronaca, eventi politici, tragedie e calamità naturali generano molto traffico, passando però spesso in secondo piano.
Sembra quasi assente nelle statistiche che elabora l'AI il tema dei "nuovi poveri" e delle difficoltà che incontrano spesso le famiglie a "tirare fine mese". Eppure spesso da queste situazioni più o meno contingenti derivano fatti di cronaca collegati a suicidi, uxoricidi, femminicidi e via dicendo.
Eppure in Italia quasi un residente su dieci vive in uno stato di povertà assoluta, si contano complessivamente 5 milioni e 694 mila poveri assoluti, per un totale di 2 milioni e 217 mila famiglie, che non dispongono delle risorse necessarie per una vita dignitosa, impossibilitati cioè ad accedere a un paniere di beni e servizi essenziali, quali ad esempio alimentazione adeguata, abbigliamento, abitazione.
L’Italia conta un numero di persone a rischio povertà o esclusione sociale (al 23,1%), in Europa solo Bulgaria, Romania, Grecia, Spagna, Lettonia e Lituania registrano valori più alti. La Caritas in 10 anni ha avuto un incremento di assistiti pari a più 62,6%, dal Nord un incremento del 77% di richieste d'aiuto.
Sostanzialmente in un sistema di media così articolato ci si preoccupa più della guerra in Ucraina (che comunque ha riflessi rilevanti nel quotidiano) o del conflitto israelopalestinese che non dell'anziano o del vicino di pianerottolo.
Una televisione fatta di programmi che propinano ricchi premi e cotillons, di programmi enogastronomici, di serie TV turche e americane, viaggi, grandi fratelli e naufraghi famosi, accompagnata da social digitali che tendono ad atomizzare le popolazioni, ci aiuta dimenticare ciò che accade di brutto intorno a noi, vicino a noi, a chi con noi costituisce una comunità.
Ecco. Comunità. Un sostantivo caduto in disuso da un certo periodo di tempo.
Ecco, Patto per il Nord, nel suo incedere politico e sociale ha nei suo progetti anche la ricostruzione della Comunità, quella con la C maiuscola. Perché il Patto per il Nord nasce da un principio semplice e universale: il federalismo non è una formula astratta, ma un modo di concepire lo Stato e la Comunità. È la chiave per rendere l'Italia più giusta, più vicina, più libera, più capace di crescere.
Giorgio Bargna
Patto per il Nord
Como

Nessun commento:
Posta un commento