Parto dalla
riflessione di un amico, Ivano Pellizzoni, su Facebook:
“In Italia funziona
così, si esaltano i rincoglioniti miliardari in mutande, ci si mette proni
davanti ad altrettanti politici miliardari, ci si affida tempo, denaro e
speranze e sono quelli che fanno fare le peggio figure di merda al nostro
paese. Si dimenticano sistematicamente i milioni di artigiani, di commercianti,
di operai, di imprenditori, che con la loro fantasia e le loro capacità tengono alto il nome del paese nel mondo. Li si
uccide di tasse, li si mette alla gogna perché l'evasione fiscale è il cancro
dell'economia del paese (a sentir loro), si dichiarano "fisiologici"
i suicidi che la crisi miete. E l'italiano riesce ancora a fermare il paese per
una cazzo di partita. I tg parlano per la metà del tempo della stessa cazzo di
partita. La gente si indigna con l'arbitro per un'espulsione e se ne fotte se
muore il tifoso napoletano ucciso per una partita. L'italia ha perso? Ma chi
cazzo se ne fotte!!!!!!!! Questa squadra è lo specchio del paese: un fallimento!”
Rifletto spesso sulla situazione attuale. Viviamo in un paese
zeppo di cassaintegrati, disoccupati e partite IVA allo scatafascio, milioni di
famiglie (anche quelle con lavoro) che faticano a tirare la fine del mese,
migliaia di persone che si impoveriscono nel cercare di onorare i propri debiti
e per pagare le tasse e le imposte in nome della dignità.
E’ incredibile che non si riesca a fare fronte contro una
classe politica a dir poco indecente ed ad un potere economico che ci sta
sfilando anche gli slip e poi si veda un popolo unito che, come dice Ivano, si
indigna per la decisione di un arbitro. Non è possibile che non ci si renda
conto che ci stanno uccidendo giorno per giorno.
Gente qui c’è qualcosa che non quadra, già solo nell’esporre
sul balcone quella bandiera che è il vessillo di questo stato (o meglio, Stato)
di fatto.
Non posso non dare ragione ad Ivano, siamo davanti ad un
fallimento, ne vedremo ogni giorno di più i risvolti, li pagheremo sulla nostra
pelle e li pagheranno anche i nostri figli, abbiamo una sola salvezza: unirci,
non per la nazionale, ma per riscrivere il nostro presente, per disegnare il
nostro ed il loro futuro.
Giorgio Bargna