Quando si parla di teoria, di ipotesi, di progetto essi sono
in grado di dare il massimo, sono il meglio. In gara partono bene, fanno i
primi giri in apnea battendo ogni record parziale, poi si spengono, si
trasformano e non riescono più a dimostrare quanto valgono … si bloccano
incapaci di dimostrare le loro eccellenti capacità. Sebbene lavorino giorno
dopo giorno, quando giunge il fatale momento di dimostrare quanto valgono non
ce la fanno, qualcosa glielo impedisce. A questo punto si ritrovano a guardare qualcuno
dal basso verso l'alto, sentono le persone distanti e irraggiungibili, come se
qualche forza oscura e impercepibile li trascinasse lontano da loro. Quando
giocano in squadra lottano strenuamente per un traguardo comune, poi (errando)
credono di ricevere un misero premio di consolazione. A questo punto non
riescono più a rapportarsi con le persone con cui condividevano gli sforzi e “sballano”.
Alcuni di questi attori abbandonano il palcoscenico,
appendono le scarpe al chiodo; altri subiscono trasformazioni che ricordano il
Dottor Jekyl e Mr Hyde. Lo fanno spesso utilizzando in modo sbagliato il grande
cervello di cui sono dotati, si trasformano in provocatori patentati.
Proviamo a descrivere in qualche riga questi patentati
provocatori.
Certamente, grazie alle loro qualità intellettive, hanno l’abilità
di esaltare il peggio dalle persone con cui si “relazionano”, sanno anche farle
arrabbiare e sono in grado di irritarle (come nessun altro è capace), con loro
riescono a creare discussioni e litigi dal nulla e sono insuperabili nel
disorientarle e nel metterle in imbarazzo.
Il provocatore è una persona come tante altre, che può anche
apparire mansueto e gentile, aperto e disponibile che però in alcuni momenti
utilizza una modalità comunicativa finalizzata a colpire sul vivo
l’interlocutore per vedere se e come reagisce.
Salvo rare eccezioni il provocatore agisce in modo
consapevole e al contempo automatico, cioè identifica da tempo nella
provocazione un “valore aggiunto”, uno strumento per affermarsi, ma anche fosse
accidentalmente “maligno” agisce sempre in modo magistrale, riuscendo a tirare
fuori dai gangheri anche le persone
dotate di notevole self-control e di ottima autostima, figuriamoci gli
irascibili e coloro che l’autostima non l’anno mai vista nemmeno dipinta in
cartolina.
Non esiste una vera prova del nove, ma spesso il provocatore
pungola, spiazza, mette in difficoltà con l’intesa di volersi prendere un vantaggio
nella relazione per gestirla come meglio gli aggrada ed anche con l’intesa di attirare
attenzione e per uscire dall’anonimato o da una posizione defilata o comunque
non di primo ruolo. Questi comportamenti spesso sono anche un arma di difesa,
attaccano per prevenire critiche e per spostare l’attenzione sull’altro.
Di certo un provocatore fa di tutto per tirare fuori la parte più
aggressiva e scomposta di una persona, per metterlo alla prova e vedere quanto
resiste, tanto che a volte chi reagisce cascandoci si ritrova pure nella
situazione di dovergli chiedere scusa. Rimanere “immuni” ai provocatori però è
possibile e significa migliorare
notevolmente la qualità della propria vita.
Riassumendo proviamo a descrivere come si comportano i
provocatori e come dovrebbero comportarsi gli istigati.
I primi inseriscono nelle conversazioni critiche gratuite e
letture della realtà faziose; tentano sempre di esprimere “verità scomode” che
feriscono; banalizzano gli sforzi, i risultati e l’aiuto di chi hanno di fronte;
fanno del sarcasmo e cercano di concretizzare azioni svilenti della
controparte.
I secondi devono invece essere in grado di non cadere nella
trappola, non debbono rispondere alle provocazioni con altre provocazioni o
finiranno col creare la baruffa che il provocatore tanto auspica. Non dovranno
nemmeno mai cercare di giustificarsi, di spiegare e di chiarire; chi è in mala
fede non li ascolterà, non è quanto gli interessa.
Il provocatore dunque si aspetta qualcosa dal provocato:
un’arrabbiatura, una chiusura, uno sguardo ferito, un insulto. A questo punto
ridigli in faccia spudoratamente, oppure simula indifferenza o stai in silenzio
guardandolo con distacco assoluto.
L’importante è non cedere a questo sporco gioco, in breve tempo
non saprà più cosa fare e capirà che “non attacca” e che forse è meglio tornare
ad utilizzare le proprie qualità in modo più produttivo.
Giorgio Bargna