Scrivo
spesso su quel cambiamento epocale che stiamo vivendo, spesso edito qualche
formula che mi appare atta all’occasione; ne scrivo di frequente perché manca
sempre un ingrediente da aggiungere, un qualcosa in più che vale sempre la pena
di addizionare per pervenire alla fine ad un sunto da attuare appena gli eventi
lo consentono.
Anche
arrivassimo alla svolta (ce lo consentiranno?) badiamo a non passare al napalm
tutto quanto, smembriamo però questo Leviatano sviscerandone i drammi sociali,
sostituendoli con ciò che giova al bene comune. Sotto vari aspetti l’essere umano
è stato annientato da problemi creati spesso in provetta ai quali non poteva
contrapporsi … l’arma della libertà del “Popolo Sovrano” si chiama Democrazia
Diretta. Essa non può essere considerata che l’”articolo 1” di un nuovo
"Contratto Sociale". Questo Contratto, questo patto tra gentiluomini
sostituirà profitto, competitività e concorrenza con Solidarietà, Cooperazione,
Merito". Competitività e concorrenza rimarranno in vita nelle sfere di
Cooperazione e di Merito … questo descritto è il fulcro dell’unico sistema che
è in grado di unire ponendo in competizione, di unire premiando chi lavora
bene, di quel sistema denominato Federalismo.
Essenziale
è il coinvolgimento della popolazione per due motivi; il primo, che viene
spontaneo e visibile a tutti di primo acchito, è la necessità di sottrarre un
potere illimitato ai governanti, il secondo è l’esigenza di responsabilizzare
permettendoci così di rimetterci con vigore sulla strada di una rinascita di
una dimenticata e/o disattesa "Etica". Etica, armonia ed un’economia
pulita sono i tre elementi essenziali e necessari per migliorare la qualità
della vita.
Occorre
una Democrazia Diretta vera, forte che consenta al popolo di essere
concretamente sovrano e gli consenta, tramite maggioranza di decidere e
proporre direttamente le Leggi e i Regolamenti e non ritengo un’eresia pensare
di affiancare ad essa una rotazione più flessibile negli incarichi.
Nella
distribuzione delle competenze sono convinto che allo Stato vadano lasciati
pochi ministeri da gestire: Esteri, Difesa, Giustizia, Interni. I primi due a
titolo completo, i secondi devolvendo parte dei compiti agli enti più
localizzati; ho sempre espresso il mio amore per il “Municipio” e per le “Aree Territoriali Omogenee” che
possiamo intendere sotto due forme, una più limitativa paragonabile ad esempio
ad un Brianza, l’altra più estesa paragonabile ad un Insubria. Non penso tocchi
allo Stato tracciare le linee sulle cartine, i confini si disegnano di per se
stessi in base a parametri sia culturali, che economici, che ambientali.
In
questi decenni abbiamo visto transitare e bruciare molto denaro.
Molto denaro è stato bruciato in giochi legato al denaro, un erosione di
ricchezza conseguente all’azione del PIL ed agli sprechi di risorse umane,
animali e naturali ad esso legati, va ricercata una qualità della vita slegata
da questo parametro ossessivo che non è certo l’unità di misura adatta a
misurare la qualità della vita.
Molto denaro è
transitato sporco, nascosto, illegale. So di proporre qualcosa di poco liberale
e/o libertario ma l’eliminazione del denaro contante aiuterebbe, e non poco, una
accurata tracciabilità sui movimenti di valuta, con adeguati controlli
incrociati adeguato a misurare la qualità della vita.
Auspicabile è l’introduzione della "moneta locale" accompagnata nel
suo percorso da una scadenza temporale che impedisca l’accumulo in modo che oltre
al risparmio generato dai circuiti economici locali vengano tutelati anche
coloro che i beni li producono innescando la catena della moneta locale.
Lo Stato
stia più lontano possibile dalle attività che riguardano beni e servizi rivolti
ai cittadini, lasciando che queste vengano guidate dalla cooperazione di cui
sopra, dai cittadini che utilizzano e usufruiscono di determinati beni e
servizi. Citando De Andrè aggiungo questa frase: “Quello che io penso sia utile è di avere il governo il più
vicino possibile a me e lo stato, se proprio non se ne può fare a meno, il più
lontano possibile dai coglioni”.
Da questo punto in avanti, nello
stilare alcuni altri punti salienti di un percorso rinnovatore, utilizzo
direttamente le parole di Francesco Bentia
che ha ispirato molto questo intervento tramite un
suo pensiero di qualche tempo fa.
1) Stabilire e porre in essere il nuovo Contratto
Sociale sopra menzionato e come prima misura subito intervenire per una
drastica riduzioni della forbice dei redditi pro capite da lavoro o risparmio.
Il rapporto minimo/massimo reddito va subito ridotto a 1/7, per poi diminuire
gradualmente a 1/4.
2) Produrre beni in genere e servizi il più vicino
possibile ai luoghi di utilizzo e fruizione, in modo di avere catene di
stakeholder, che possano garantire l'occupazione in modo costante, con
controlli interni alle catene di stakeholder stesse e loro consorzi. (il
capitalismo che nacque tra dazi vari, nella sua maturità cercò di eliminarli,
ma ora vicina alla sua morte andranno, facilmente per curarlo, riattivati)
3) Occupazione: questo è l'argomento più difficile da
risolvere, impossibile nel morente sistema capitalistico e suoi paradigmi,
vediamo il perché e come si possa risolverlo.
Le crescenti continua informatizzazione, automazione e robotizzazione, portano a un altrettanto crescente diminuzione di lavoro umano. Il pensare di lavorare sempre più in pochi per mantenere anche chi non lavora è cosa insensata.
Quindi bisogna organizzarsi per potere offrire il lavoro a tutti, in modo utile, costituendo valide cooperative per la produzione e distribuzione di progetti, strumenti, beni e servizi, che andranno prodotti il più vicino possibile al luogo di utilizzo e fruizione per meglio garantire l'occupazione. La sola soluzione, per combattere efficacemente la disoccupazione in Italia e nel mondo, è la diminuzione delle ore pro capite di lavori giornaliere o settimanali. Ogni catena di stakeholder attraverso la sua dirigenza e le altre catene consorziate, dovrà farsi carico di risolvere le situazioni di crisi che si dovessero verificare, allargando in alcuni casi la collaborazione con altri consorzi di catene di stakeholder pur sempre "locali".
Le crescenti continua informatizzazione, automazione e robotizzazione, portano a un altrettanto crescente diminuzione di lavoro umano. Il pensare di lavorare sempre più in pochi per mantenere anche chi non lavora è cosa insensata.
Quindi bisogna organizzarsi per potere offrire il lavoro a tutti, in modo utile, costituendo valide cooperative per la produzione e distribuzione di progetti, strumenti, beni e servizi, che andranno prodotti il più vicino possibile al luogo di utilizzo e fruizione per meglio garantire l'occupazione. La sola soluzione, per combattere efficacemente la disoccupazione in Italia e nel mondo, è la diminuzione delle ore pro capite di lavori giornaliere o settimanali. Ogni catena di stakeholder attraverso la sua dirigenza e le altre catene consorziate, dovrà farsi carico di risolvere le situazioni di crisi che si dovessero verificare, allargando in alcuni casi la collaborazione con altri consorzi di catene di stakeholder pur sempre "locali".
P.S. Bisogna cercare di evolversi e maturare una
adeguata "Coscienza Etica", poiché altrimenti non si va da nessuna
parte. Per un vero cambiamento la ricetta è pensare ed agire con "Amore,
Cretività e Cura". La storia dovrebbe avere insegnato qualcosa ma sembra...
Giorgio Bargna