sabato 12 febbraio 2011

Io non festeggio i 150 anni

Voglio partire con una precisazione personale (a scanso dei soliti equivoci che accompagnano la discussione di questi temi) e con la citazione di una frase dalla paternità importante.
La precisazione: sono figlio di padre canturino e di madre foggiana, lavoro, colloquio, scherzo e ceno senza problemi con siciliani, calabresi, romeni, albanesi e africani.
La citazione è di Carlo Cattaneo: “La vera scienza della società deve fondare quella sola unità che è compatibile con la conservazione delle distinzioni”
Sono sincero, ci ho provato negli anni a sentirmi italiano, ma proprio non ci riesco; accetto mio malgrado questo status giuridico perché qui sono nato e qui ho le mie radici, ma le mie radici non le considero italiane.
La citazione di Cattaneo, fossimo in una nazione federata, mi concederebbero di sentirmi italiano esattamente come un italiano può sentirsi europeo.
Per quello che è il mio pensiero mi va già un po’ stretto considerarmi Insubre, io già la vedo su posizioni che richiamino alle “Aree Territoriali Omogenee”, quale può essere la mia Brianza.
Non posso però negare che un popolo venga considerato tale se non su alcune specifiche basi: la lingua, la tradizione, la cultura….la terra che parte dal Novarese ed arriva ai confini col Trentino (l’Insubria appunto) è la sintesi di queste specifiche basi.
Non scendo ad analizzare la storia risorgimentale, ognuno potrebbe portare acqua al proprio mulino acquisendo fonti ovunque…proprio volendo potrei andare ad analizzare i fenomeni del secondo dopoguerra…da quei giorni siamo eterodiretti dalla finanza internazionale e ospitiamo i soldati, le basi, le flotte, gli aerei e le bombe nucleari dei nostri padroni…l’Europa degli usurai ha finito di smantellare quel poco di dignitoso che avevamo ed ora si prepara a mandarci in bancarotta alla stregua di greci, irlandesi, iberici.

Ma torniamo al punto…nella storia la mia terra è stata invasa da molti tiranni; tedeschi, austriaci, francesi…ognuno ha lasciato la propria impronta, prima di essere scacciato, nessuno però aveva preteso che noi fossimo francesi o alemanni. Invece il Principe francese che volle conquistare l’Italia e chi lo ha seguito al governo di questa nazione hanno preteso di nominarci italiani…ma da dove nasce questa pretesa? Non esiste il popolo italiano, non esistono i polentoni ed i terroni, esistono semmai popoli locali che non sono riusciti a liberarsi dell’ultimo, il più potente (evidentemente) invasore. Un invasore furbo, che ha mischiato le carte in tavola, ha fatto migrare da una regione all’altra popolazioni cercando di annacquare il localismo.

Non ne faccio neppure una questione politica…un popolo nasce dove la natura vuole, si accresce dei frutti e dei prodotti che la sua terra gli concede, delle capacità concettuali del proprio popolo. Dalle mie parti si sarebbe andati avanti felicemente di agricoltura ed artigianato, delle fabbriche ne avremmo fatto a meno, come a meno ne avremmo fatto delle città che ne sono conseguite…lo stesso, sono certo, che sarebbe valso per tutti i popoli assoggettati, alcuni dei quali si sono visti, tra l’altro, rapinare delle capacità industriali che avevano già un centinaio di anni fa, ma che avevano un difetto…distavano troppo dagli snodi commerciali verso l’Europa.

No, sono convinto di non poter essere italiano e spero un giorno di non esserlo più, nemmeno giuridicamente…quel giorno, sulle basi del pensiero di Cattaneo, spero però di potermi federare (per scelta e non per imposizione) coi popoli confinanti.


Giorgio Bargna