sabato 16 agosto 2025

Obbiettivi programmatici Patto per il Nord: Gabbie salariali

 


Patto per il Nord, tra le altre cose si identifica quale "Difensore del Nord".

Uno degli obbiettivi della nostra forma "difensiva" è il salario basato sul costo della vita dei territori, la contrattazione collettiva non basta come Milano ed altre città hanno ampiamente dimostrato. 

Nel mondo moderno - vedi il “London living wage” - gli stipendi non sono più nazionali ma territoriali.

Non è certo la scoperta dell'acqua calda, in Italia erano già in vigore le "Gabbie Salariali"

Le prime applicazioni risalgono al 1946, ma il sistema fu formalmente in vigore tra il 1954 e il 1969, con cancellazione definitiva nel 1972. 

Si tratta sostanzialmente di sostenere il potere d’acquisto dei dipendenti attraverso la previsione di trattamenti economici accessori collegati al costo della vita dei beni essenziali, così come definito dagli indici Istat, nelle aree territoriali presso cui si svolge l’ attività lavorativa, con particolare riferimento alla distinzione tra aree metropolitane urbane, suburbane, interne e di confine.

Si iniziò a parlarne, anche attraverso Umberto Bossi, nel primo decennio del 2000, se ne riparlò anche in tempi più recenti, ma nulla sembra essersi concretizzato.

A causare la loro cancellazione furono le agitazioni sindacali dell'autunno caldo del 1969 che portarono all'abolizione graduale delle gabbie salariali. 

Questo sistema fu considerato ingiusto e penalizzante per i lavoratori del Sud, che percepivano salari più bassi pur svolgendo mansioni simili a quelli del Nord, senza tenere in considerazione che in alcune zone del Paese la vita ha voci di spesa maggiori in confronto ad altre e spesso anche a costi superiori.

Tra l'altro non è necessario applicare contratti diversi da quelli nazionali, ma è sufficiente introdurre sgravi e agevolazioni in alcune zone dove si rendono necessarie e sottrarne dove non sono necessari.

Oggi abbiamo uno squilibrio sul numero delle famiglie considerate povere, meno al nord che al sud; di primo acchito potrebbe sembrare che le gabbie salariali possano essere un ulteriore capestro, invece noi affermiamo che già il salario attuale penalizza il nord e che il sud soffra perché, in zone meno organizzate a livello strategico sul lavoro, stipendi "troppo adeguati" limitino le possibilità di sviluppo delle aziende locali.

Di conseguenza ci spenderemo molto su questo obbiettivo, fino al raggiungimento.

Giorgio Bargna

Patto per il Nord


 



mercoledì 13 agosto 2025

LA REGIONE AUTONOMA: UNICA FONTE DI BENE COMUNE

 

Il preambolo è molto lineare.

Da anni inseguo il sogno di una Nazione Federalista su base Autonomista.

Venti Regioni basate sullo statuto delle attuali Regioni Autonome a Statuto Speciale (e relative Provincie a Statuto Speciale) che in forma concorrenziale si sostengono e si confrontano.

Signore e signori, ne più, ne meno, la Svizzera.

Ho partecipato a più progetti nel tentativo di realizzare questo sogno: Partito d'Azione Civica, Movimento Autonomista Lombardo, Fronte di Liberazione Fiscale.

Oggi Patto per il Nord appare l'unico movimento in grado di portare a realizzazione questo ambito sogno.

L'analisi è un po' più complicata.

Il viaggio che ci viene offerto si prospetta lungo e farraginoso, ma non per questo non va affrontato.

Si parte da una proposta di delibera Comunale, di avvio del procedimento costituzionale per la creazione della nuova Regione a Statuto Speciale (composta da Provincie a Statuto Speciale), che va approvata da un numero di Consigli Comunali tali da rappresentare almeno 1/3 della popolazione interessata.

Di seguito la procedura prevede un referendum popolare di approvazione da parte della popolazione del Territorio interessato ed il parere della Regione. Fatto questo occorre la presentazione di una legge costituzionale conforme alla volontà espressa dai consigli comunali e dalla popolazione.

Ci sono si delle incognite:

1) Cosa faranno i vari Consigli Comunali?

2) Cosa dirà la Regione?

3) Cosa farà il Parlamento e cosa faranno i singoli parlamentari?

Ma i legislatori inventando questo capestro non hanno capito che così ogni livello di potere sarà coinvolto e dovrà esprimersi pro o contro, che ogni elettore potrà così osservare e giudicare il proprio Sindaco, il proprio Consiglio Comunale, i Consiglieri Regionali, i Parlamentari, insomma tutti sotto esame popolare, che questo quindi, alla fine, potrebbe dimostrarsi il trionfo della democrazia attraverso una procedura costituzionale.

Quando si tratta della creazione di nuove Regioni il primo passo, precisa la Costituzione, spetta ai Consigli Comunali. Non al Presidente della Repubblica o al Presidente del Consiglio o al Presidente della Regione: ai Consigli Comunali, ossia agli organi istituzionali rappresentativi delle Comunità Locali.

La Costituzione richiede dunque che il primo passo lo facciano i Comuni, ossia le comunità locali.

Si tratta di un esempio di “Democrazia dal Basso”. Si tratta di un Federalismo che si fonda sul localismo, sull’autonomia, sulla responsabilità e sulla partecipazione popolare; un Federalismo che si fonda sul Municipio e che vuole arrivare lontano. Si tratta di portare avanti dei valori; valori fondati sull’Autonomia, la Responsabilità, sulla Partecipazione, sul Localismo, sulla Sostenibilità.

Si tratta di dare agli Enti Locali le risorse economiche necessarie a mettere in atto il “Bene Comune” ; senza denaro non esiste la possibilità di governare bene.

Non si tratta di mero egoismo, tutt’altro, si tratta di sopravvivenza di fronte ad uno stato che ci vuole prosciugare fino all’ultimo centesimo senza contropartita sociale, economica e democratica.

Nella conclusione che ripeto la strada è complicata, il centralismo ha creato una barriera architettonica quasi impossibile da aggirare, ma …

… alla fine, dopo il preambolo e l'analisi, arriva il futuro e questa è la parte che tocca a Patto per il Nord.

Diffondere il pensiero Federalista di chiave Autonomista tra i cittadini. Al Patto tocca questa missione nei territori del Nord, il Sud conosce benissimo l'idea federalista, è luogo dove risiedono parecchi movimenti autonomisti e sicuramente qualcuno se ne farà carico anche li.

Una volta che questo verbo sarà diffuso e capito, una volta convinta la popolazione, basandosi sulla spinta popolare, sulle pretese della popolazione, sulla voglia, la necessità, la convinzione che occorrano libertà e autonomia per raggiungere il benessere, probabilmente non occorrerà seguire quell' imbrigliante percorso precedentemente illustrato, perché a quel punto ogni politico dovrà confrontarsi con la spinta autonomista popolare ed accettare di sana pianta, volente o nolente, la volontà del Popolo.

Giorgio Bargna

Patto per il Nord Como