martedì 11 ottobre 2016

La Nuova Destra (VI)



Concludiamo la parte riservata ai "Fondamenti" ed iniziamo quella dedicata agli "Orientamenti" all'interno del "Cartello Politico" del movimento "La Nuova Destra".Buona lettura, Giorgio.


9. Il cosmo: un continuum
La Nuova Destra aderisce a una concezione unitaria del mondo, di cui sia la materia che la forma costituiscono soltanto variazioni di un medesimo tema. Il mondo è nel contempo uno e molteplice, integrando livelli diversi di visibilità e di invisibilità, diverse concezioni del tempo e dello spazio, diverse leggi di organizzazioni delle proprie componenti elementari. Microcosmo e macrocosmo si interpenetrano e si rispondono. La Nuova Destra respinge pertanto la distinzione assoluta tra l’essere creato e l’essere increato, così come l’idea che il nostro mondo non sia altro che il riflesso di un retromondo. Il cosmo come realtà (physis) è il luogo di manifestazione dell’Essere, il luogo nel quale si disvela la verità (aletheia) della nostra coappartenenza a questo cosmo. "Panta rei", ha scritto Eraclito: nel tutto si tiene l’apertura al tutto.
L’uomo trova e dà senso alla sua vita soltanto aderendo a ciò che la oltrepassa, a ciò che supera i limiti della sua costituzione. La Nuova Destra riconosce pienamente questa costante antropologica, che si manifesta in tutele religioni. Essa ritiene che il ritorno del sacro si compierà in un ricorso ai miti fondatori e nell’implosione delle false dicotomie: soggetto e oggetto, corpo e pensiero, anima e spirito, essenza ed esistenza, razionalità e sensibilità, ambito mitico e ambito logico, natura e sovranatura, ecc.
Il disincanto del mondo esprime la chiusura dello spirito moderno, incapace di proiettarsi al di là del materialismo e dell’antropocentrismo che ne sono parte costitutiva. La nostra epoca ha trasferito al solo soggetto umano gli antichi attributi divini (metafisica della soggettività), trasformando così il mondo in oggetto, vale a dire in insieme di mezzi messi a disposizione illimitata dei suoi fini. Questo ideale di impossessamento utilitario del mondo si è accoppiato a una concezione lineare della storia, dotata di un inizio (stato di natura, paradiso terrestre, età dell’oro, comunismo primitivo) e di una fine (società senza classi, regno di Dio, stadio ultimo del progresso, ingresso nell’era della pura razionalità, trasparente e irenica), egualmente necessari.
Per la Nuova Destra, passato, presente e futuro non sono momenti distinti di una storia orientata e vettorializzata, bensì le dimensioni permanenti di ogni istante vissuto. Sia il passato che il futuro si mantengono presenti in ogni attualità. A questa presenza – categoria fondamentale del tempo – si contrappone l’assenza: oblio dell’origine e oscuramento dell’orizzonte. Questa concezione del mondo si esprimeva già nell’antichità europea, ove la si ritrova sia nei racconti cosmogonici, sia nelle forme di pensiero presocratiche. Il paganesimo della Nuova Destra non esprime altro che la simpatia cosciente nei confronti di questa antica concezione del mondo, sempre viva nel cuore e negli spiriti – proprio perché non è di ieri, ma di sempre. Di fronte ai surrogati settari delle religioni decadute e a certe parodie neopagane dei tempi di confusione, la Nuova Destra si colloca nella prospettiva della memoria più lunga: è sempre in un rapporto con l’origine che si inserisce il senso di quel che accade.

III. ORIENTAMENTI
1. Contro l’indifferenziazione e il tribalismo, per identità forti
La minaccia senza precedenti di omogeneizzazione che plana sul mondo porta per reazione a irrigidimenti identitari: irredentismi sanguinosi, nazionalismi convulsi e sciovinisti, tribalizzazioni selvagge e così via. La responsabilità di questi atteggiamenti condannabili incombe in primo luogo alla globalizzazione (politica, economica, tecnologica, finanziaria) che li ha prodotti. Negando agli individui il diritto di porsi all’interno di identità collettive ereditate dalla storia, imponendo un modo uniforme di rappresentazione, il sistema occidentale ha paradossalmente fatto nascere forme deliranti di affermazione di sé. La paura dell’Identico ha preso il posto della paura dell’Altro. Questa situazione è aggravata in Francia dalla crisi dello Stato, che per due secoli ha preteso di essere il principale produttore simbolico della società e il cui cedimento provoca un vuoto più importante che nelle altre nazioni occidentali. La questione dell’identità è chiamata ad assumere un’importanza sempre maggiore nei decenni a venire. Spazzando via i sistemi sociali che attribuivano agli individui un posto in un ordine riconosciuto, la modernità ha infatti stimolato l’interrogativo sull’identità, risvegliato un desiderio di collegamento e di riconoscimento sulla scena pubblica; ma non ha saputo né voluto soddisfarlo. Il "turismo universale" non è che un’alternativa risibile al ripiegamento su se stessi.
Di fronte all’utopia universalista e agli irrigidimenti particolaristici, la Nuova Destra afferma la forza delle differenze, che non sono né uno stadio transitorio verso un’unità superiore né un dettaglio accessorio della vita privata, bensì la sostanza stessa dell’esistenza sociale. Queste differenze sono certamente native (etniche, linguistiche), ma anche politiche. La cittadinanza designa nel contempo l’appartenenza, la lealtà e la partecipazione a una vita pubblica che si distribuisce a vari livelli: si può essere contemporaneamente cittadini del proprio quartiere, della propria città, della propria regione, della propria nazione e dell’Europa, a seconda della natura del potere devoluto a ciascuna di queste scale di sovranità. Non si può invece essere cittadini del mondo, perché il "mondo" non è una categoria politica. Voler essere cittadini del mondo significa rapportare la cittadinanza ad un’astrazione che fa parte del vocabolario di una Nuova Classe liberale.
La Nuova Destra difende la causa dei popoli, perché il diritto alla differenza è a suo avviso un principio che vale unicamente in virtù della sua generalità: si è autorizzati a difendere la propria differenza soltanto se si è capaci anche di difendere quella degli altri; il che significa che il diritto alla differenza non può essere strumentalizzato per escludere i diversi. La Nuova Destra difende inoltre le etnie, le lingue e le culture regionali minacciate di scomparsa, nonché le religioni native. Sostiene i popoli in lotta contro l’imperialismo occidentale.