Partiamo
quest’oggi per un viaggio che tocca sicuramente due temi che mi stanno a cuore:
la Partecipazione, la Comunicazione.
Sicuramente amministrare un territorio è diventato
sempre più difficile. Le varianti, i coefficienti, di difficoltà sono molte; possiamo
annoverare tra esse i cambiamento dei bisogni del cittadino, una composizione
sociale in continua fluidità, l’affanno dei tradizionali strumenti di rappresentanza
nel presentarsi credibili. Oggi il cittadino, sempre più attento e competente,
con una certa convinzione pretende di metterci del proprio nelle scelte
collettive.
Cantù, tramite Lavori in Corso, io siamo
da sempre convinti che necessiti coinvolgere i portatori di interesse salvo
rischiare di trovarsi di fronte a situazioni di conflitto, della scelta,
paralisi delle decisioni; partecipazione e inclusione portano le amministrazioni a definire
politiche pubbliche di qualità, si tratta di un percorso che gli enti sempre
più promuovono su vari fronti: riguardo a decisioni sull’organizzazione degli
spazi della città, decisioni sulle priorità che si traducono nei bilanci degli
enti, ma anche PGT partecipati o politiche sociali.
Come a Cantù, in altre situazioni si
sperimenta e si studia sul tema partecipativo e non solo riguardo a regole e
metodi ma anche rispetto all’evoluzione della Democrazia, più precisamente
riguardo il ruolo della democrazia rappresentativa, quello della democrazia
deliberativa e le loro reciproche relazioni.
L’inclusività decisionale, la decisione
partecipata, è insita di rischi e problematiche. Un rischio è certamente legato
al numero degli attori coinvolti, spesso rischiano di essere troppi oppure
pochi, collegato vi è il rischio di una scarsa informazione
atta ad affrontare consapevolmente la decisione che può tradursi in scelte
improvvisate, casuali e poco sagge.
Vi è, e non in
secondo piano, anche il
rischio che il processo partecipato rimanga confinato all’interno dell’ufficio
che lo promuove, senza essere poi così recepito nella location che lo riguarda
rischiando di non incidere in alcun modo sul contesto in cui si dovrebbe calare.
Qui Partecipazione e Comunicazione
dimostrano la loro necessità di essere coppia, sinergia. La comunicazione
incide, determina, organizzativamente parlando, tanto la gestione delle
relazioni interne quanto quelle dirette verso l’esterno. Necessita una buona,
saggia Comunicazione per far conoscere, per coinvolgere, per favorire il
confronto, per informare, per alimentare i dibattiti pubblici.
Non sono ne laureato ne dues ex
machina, per formulare le giuste
procedure, però cercherò di formulare alcune riflessioni su punti importanti del processo e sulla
relazione fra questi e le attività di comunicazione.
1) PRIMA DEL PROCESSO
In questo capitolo proviamo ad analizzare
qualche fattore “pre processo di partecipazione”, azioni che possiamo
considerare rilevanti per la progettazione strategica delle attività di
comunicazione, alcune caratteristiche dei processi partecipativi che possono
essere rilevanti nelle scelte relative alle attività di comunicazione.
Contesti di Partecipazione
Vi
sono, essenzialmente, due diversi approcci alla partecipazione:
1) approccio “top down”: è l’amministrazione a decidere che
utilizzerà questa modalità per essere più vicina ai cittadini e ai loro
bisogni. Qui il politico attiva il processo inclusivo e ne trae delle
conclusioni da mettere al voto, per scelta essenzialmente politica che non
necessariamente risponde a delle esigenze del territorio.
2)
approccio “bottom up”: è quello che parte da un’azione già organizzata sul
territorio o da una conflittualità a cui l’amministrazione debba far fronte; anche
in questo caso necessita comunque la volontà politica dell’ascolto, dell’incusività
della deliberazione condivisa.
Cantù,
ad esempio, ha fornito varie possibilità partecipative regolamentandole in modo
tale che tanto l’Amministrazione che ogni Attore Sociale possano attivarle.
E’
ovvio che i processi partecipativi siano il segnale utilizzato dagli
amministratori per dare il senso del cambiamento e per segnare in modo evidente
la volontà di ascoltare e coinvolgere il cittadino. Si tratta dunque di una
linea di demarcazione netta rispetto alle modalità tradizionali ed un segnale
concreto di dialogo e relazione verso il cittadino.
In
alcuni casi a concorrere alla decisione politica di attivare una modalità
partecipativa è il contesto sociale, il suo lascito, il suo tessuto composto di
associazionismo, pratiche di collaborazione pubblico/privato particolarmente
diffusi e tradizionalmente distintivi di quella comunità e di quel territorio. Quindi si scelta politica, ma figlia, oltre
che del credo, anche delle caratteristiche del proprio contesto territoriale di
riferimento.
Affrontando la parte comunicativa quanto
introdotto (la scelta verso la partecipazione, l’inclusione, l’ascolto di voci
esterne all’amministrazione) andrebbe trasmesso costituendo una precisa scelta
anche per le strategie di comunicazione. Infatti se la decisione del processo
partecipato è una scelta politica allora può diventare un elemento e un
connotato distintivo in termini di identità e quindi di promozione di quella
identità. Una buona comunicazione è atta anche a non alimentare eccessive
speranze ed a recuperare in caso di eventuali flop.
Democrazia deliberativa e democrazia
rappresentativa
Alcuni dei fattori scatenanti nel
conflitto fra democrazia rappresentativa e democrazia deliberativa è il
pensiero, la nicchia più o meno reddituale, di alcuni politici convinti che la
partecipazione di altri attori non istituzionali alle scelte dell’amministrazione
“eroda potere” e leda le loro funzioni di unici “mediatori degli interessi”
ritenendo in aggiunta che “i cittadini difficilmente possano portare contributi
qualificati”. Di fatto la partecipazione, se ben strutturata, non toglie alcun
che alla democrazia rappresentativa, anzi si dimostra di essere una modalità
per acquisire maggiore consapevolezza della complessità che deve essere
governata (diversificazione dei bisogni; realtà sociali che cambiano; questioni
ambientali sempre più rilevanti ecc.). La partecipazione è uno strumento
importante per il politico, per il tecnico ed anche per il Cittadino che viene
responsabilizzato nel proprio ruolo sociale.
Comunicativamente quando la scelta
dell’amministrazione è per il processo partecipato come strumento per giungere
a decisioni migliori, occorre promuovere l’idea della democrazia deliberativa,
contribuendo a definire gli ambiti, i ruoli, le responsabilità e le reciproche
differenze in termini di potenzialità e non di sottrazione.
In
secondo luogo la partecipazione è, per i cittadini, anche un momento di
assunzione di responsabilità: in questo senso, uno dei messaggi di promozione
della partecipazione riguarda la partecipazione come
"responsabilità", di contro all’esercizio della "protesta",
ovvero la promozione e l’educazione a una "cultura di governo”
contrapposta ad una cultura dell'opposizione. Sembra dunque interessante fare
proprio questo concetto in termini di valore dell'esperienza partecipativa e
quindi veicolarla in termini di messaggi e azioni di comunicazione.
(continua)