giovedì 26 novembre 2015

Edulcorazione

Non ho mai sopportato il "politicamente corretto" ed i "radical chic", sono il risultato ed i promotori primi di un mondo dorato che chiude in gabbia il futuro.

Come spesso è successo in passato prendo spunto dal pensiero di Alain de Benoist, concordo con lui sui risultati dell'evoluzione del messaggio e del fine che la società degli ultimi decenni ha cercato di inculcarci per renderci dei perfetti beoti.

Scriveva il filosofo francese: "Uno dei connotati caratteristici dell’ 'impero del bene' è quell’invasione del campo politico da parte del lacrimevole e del compassionevole che fa sì che alla minima catastrofe che abbia una portata mediatica i ministri ormai si precipitano per esprimere la loro 'emozione' ".
L’evoluzione del linguaggio è significativa, decisiva, indirizzante.

Oggi si preferisce parlare di “fratture sociali” anziché di conflitti sociali.
Guai oggi a parlare di sfruttati, sarebbe automatico il rimando al sistema capitalista, sono più comodi, accattivanti e rilassanti termini quali “diseredati”, “esclusi”, “sfavoriti”, “più bisognosi”. Scriveva de Benoist: "Anche il concetto di 'lotta-contro-tutte-lediscriminazioni', del resto, è stato sostituito da quello di 'lotta contro le ineguaglianza', che la lottadi classe ancora evocava".
E proseguendo: "In 1984, George Orwell spiegava molto bene che lo scopo della 'neolingua' è 'restringere i limiti del pensiero'. Alla fine, renderemo impossibile il crimine attraverso il pensiero, perché non ci saranno più parole per esprimerlo. Il politicamente corretto funziona come la 'neolingua' orwelliana.

L’utilizzazione di parole dal senso dirottato, di termini deviati, di neologismi obliqui, dipende dalla più classica delle tecniche di sbigottimento. Per disarmare il pensiero critico, bisogna sbalordire le coscienze e sgomentare le menti".

Ha subito un lifting anche la morale; la vecchia morale fondava la propria purezza sulle regole individuali di comportamento: si riteneva che la società trovasse giovamento dall'azione benevola e impegnata degli individui che la componevano. La morale destinata ai beoti è affine alla moralizzazione della stessa società.

Riprendiamo ancora le parole del pensatore francese: "La vecchia morale diceva alle persone quel che dovevano fare, la nuova morale descrive quel che la società deve diventare. Non sono più gli individui a doversi comportare in modo corretto, ma la società a dover essere più 'giusta'. La vecchia morale era orientata al bene, mentre quella nuova è orientata al giusto".

Sostanzialmente, senza pubblicizzarlo, le società moderne aderiscono a questa morale "innovativa", fondata sul dover essere (il mondo deve diventare qualcosa di diverso da ciò che è stato sinora).

Non ho mai affrontato per quieto vivere fino ad oggi la teoria del genere; una teoria che pretende di sconnettere radicalmente l’identità sessuale dal sesso biologico.

Qui nulla può descrivere meglio del testo debenoistiano la situazione: "Questa teoria poggia su un postulato di 'neutralità' dell’appartenenza sessuale alla nascita: basterebbe allevare un bambino come una ragazza per farne una donna o allevare una bambina come un ragazzo per farne un uomo. Chi è di parere diverso viene accusato di propagare degli 'stereotipi' (si dimentica che uno stereotipo è soltanto una verità empirica abusivamente generalizzata). Questa teoria ha l’effetto di confondere i due sessi e di rendere più difficile a ciascuno di essi farsi carico della propria identità. Nei fatti, la teoria del genere è insostenibile. Non soltanto il suo postulato di una 'neutralità sessuale' originaria non corrisponde alla realtà, ma si constata che l’appartenenza sessuata favorisce sin dalla primissima infanzia, prima di ogni condizionamento, comportamenti specifici a ciascun sesso. Ciò non significa che le costruzioni sociali non svolgano alcun ruolo nella definizione dell’identità sessuale, ma che queste costruzioni sociali si sviluppano sempre a partire da una base
anatomica e fisiologica. La teoria del genere confonde peraltro il sesso biologico, il genere (maschile o femminile), l’orientamento sessuale e quello che si potrebbe chiamare sesso psicologico (il fatto che un certo numero di donne hanno tratti caratteriali maschili e un certo numero di uomini
tratti caratteriali femminili). Poggiando sull’idea che ci si possa creare da soli a partire dal nulla, in fin dei conti essa discende da una semplice fantasticheria di auto-generazione. Bisogna però prenderla molto sul serio. Nei prossimi anni, è facendo riferimento ad essa che vedremo
moltiplicarsi all’infinito le accuse di 'sessismo'. "

La standardizzazione procede spedita nella propria marcia, qualcuno però le tende lo sgambetto, più gambe si intraversano, prima ci liberiamo.

Giorgio Bargna