venerdì 27 dicembre 2013

Forconi amari?

Non scrivo più molto, recentemente. Malgrado io riversi comunque ancora impegno politico attraverso la mia lista civica, credo sempre meno nella possibilità di un cambiamento, almeno in uno rapido; devo però osservare che qualcosa si muove nel mondo, anche in Italia…al momento osservo, non mi schiero ne contro ne a favore, ma considero che ognuno che manifesti un idea od un disagio sia persona degna del massimo rispetto (ed anche di un po’ di tifo).

Tra le entourage politico/economiche viaggiano degli spettri ultimamente e le caste si difendono mediaticamente bollando di populismo quei movimenti che mettono in discussione globalizzazione, mercati finanziari, monete uniche, l’attuale processo di politiche di immigrazione forzata e le politiche di austerità.

Vediamo sorgere spontanei parecchi movimenti politici alternativi che ottengono anche buoni seguiti elettorali che però, ad ascoltare i partiti tradizionali e i loro organi di informazione non dovrebbero avere diritto di cittadinanza politica.
In difesa dei fortini si vanno così delineando, in vari paesi europei (es.: Italia, Francia, Olanda), governi e coalizioni quantomeno definibili astrusi.

Non sono più le vecchie ideologie (morte a mio vedere), di destra o sinistra, a spaventare i gruppi di potere internazionali ma questo sottobosco di movimenti (più o meno di base democratica) che pongono sul banco discussioni concrete, riguardanti il nostro futuro socio/economico. Si bollano questi movimenti quali populisti e detrattori dello Stato di diritto, delle libertà democratiche e di tutto quanto oggi fa parte del “politicamente corretto”.

Questi movimenti sicuramente non possono venire bollati di “peronismo”, semplicemente contestano ciò che i poteri forti indicano quali verità “dogmatiche” assolutamente indiscutibili; dogmi (globalizzazione, deregolamentazione dei mercati finanziari, euro, ecc.) produttori della piu’ grave crisi di questo dopoguerra che ha sfornato un forte aumento della disoccupazione, un incremento delle disparità sociali, un diffuso senso di insicurezza, e quant’altro.

Per decenni la sinistra si è occupata di denunciare situazioni simili, ma poi nel corso del tempo si è alternata alla destra nell’applicazione delle dottrine economiche e politiche del pensiero liberista, passando di fatto dall’altra parte della barricata.

Pure la trimurti sindacale (firmataria degli accordi contro i lavoratori firmati senza fiatare, quella degli scioperi di un'ora che non diano fastidio a nessuno) pare si stia comportando quale parte interessata unicamente alla tutela del proprio status quo, dichiarando di voler respingere e contrastare le manifestazioni promosse da qualunquisti, evasori fiscali, mafiosi etc etc.

I partiti, sostanzialmente tutti, hanno consentito un radicale stravolgimento del progetto europeo, tramutatosi poi nello strumento attraverso cui i poteri forti impongono le loro politiche al popolo europeo, infischiandosene anche delle libertà democratiche; è logica conseguenza che perdano consenso e che questo venga dirottato altrove, verso quei luoghi che vorrebbero smitizzare alcuni tabù che appaiono imprescindibili.

In queste ore l’Italia “vive” il fenomeno dei “forconi”, qualcosa di strano nella composizione molto eterogenea, un movimento spontaneo che aggrega estrema destra, centri sociali, imprenditori, federalisti, “scioperanti fiscali”, para-leghisti , semplici lavoratori ev studenti. 

Di poche e certe cose mi sono reso conto, non dei possibili risultati (tutto da vedere) ma delle definizioni: i manifestanti si definiscono sinceri rivoluzionari, altri, quelli che non sono riusciti ad agguantare il treno da comandanti in capo del movimento, li definiscono  “fascistoidi” e “golpisti”.

Ma non si può paventare un golpe militare vero e proprio nel 2013, oggi ci si trova nelle mani di banchieri, milizia molto più feroce di quella in divisa ed elmetto. Non si possono neppure bollare come squadristi fascisti i partecipanti ai blocchi, rappresentano un numero troppo elevato in una possibile equazione di confronto a partiti che rappresentano lo zero virgola qualcosa.

Manca ad oggi una vera finalizzazione concreta a questa azione di protesta, aspettiamo gli eventi augurandoci però di aver appreso le lezioni dei nostri padroni. Dovrebbe succedere in un movimento composto da giovani senza speranze e futuro, operai in difficoltà, camionisti, contadini, artigiani, piccoli imprenditori, commercianti.

Il mio augurio è che, a questo "trambusto", risultino ritorni concreti alle posizioni poste e che si riesca, dribblando le difficoltà poste in essere, a riunire i popoli  ed a smascherare, debellandole, le false dicotomie di cui siamo stati cibati in questi ultimi decenni, sgretolando così  il "Sistema" e sviluppandone uno "nuovo", basato su una socialità solidale, sviluppando, di conseguenza, un futuro carico di sviluppo, crescita e lavoro.

Di contro però possiamo immaginarci (e non solo) che la casta  non se ne andrà mai volontariamente.

Possiamo immaginarci (anzi vedere) che la casta si aggrappi ai propri privilegi minacciando (sarà solo una minaccia?) di esercitare una dura repressione contro le ribellioni attraverso le forze dell’ordine e le forze giudiziarie.

Possiamo immaginarci che la casta non veda di buon occhio  il cambiamento attraverso le vie interne all’ordinamento democratico dello Stato (elezioni o referendum) e si attivi affinchè, attraverso questi canali, nulla avvenga

Possiamo immaginarci che davanti ad inasprimenti e ritorsioni per abbattere la casta e salvare il Paese,  ai cittadini non possano che rimanere l’opzione rivoluzionaria ed il ricorso alla forza.

Oggi, divagando coi concetti, possiamo solo immaginare; ma stiamo parlando, molto probabilmente, quasi sicuramente,  di un futuro prossimo e quindi presto rischiamo di avere poco da immaginare.

Giorgio Bargna