Si sta concludendo in queste ore un anno, il più terribile
di una serie recente che hanno minato la mia vita. Soprattutto quest’ultimo ha
colpito duro, alcuni accadimenti sono prettamente privati e solo il mio cuore
ed il mio istinto potevano avere campo di scelta, vedremo dai frutti se la semina
è stata la migliore; altre circostanze, altri problemi sfuggono al mio potere decisionale,
sono conseguenze di una macchina molto più grande che milioni di persone
faticano a controllare.
Ho dovuto raggiungere la boa della mezza età per riuscire a
ritrovarmi senza un lavoro garantito, a volte proprio senza; sono dovuto
arrivare a questa età a studiarmi come eseguire i salti mortali per riuscire a
pagare tasse e bollette, li ho fatti quando ancora un lavoro lo avevo “certo” e
(credevo) sicuro, domani sinceramente mi preoccupa come riuscire a bissare questo
traguardo, questa impresa.
Sono anni che lavoro, sono anni che faccio politica (una
politica alternativa), devo oggi arrendermi all’evidenza che davanti a questo
muro di gomma che è il “sistema itaglia” poco si può fare se non proclamare
principi ed aspettare che qualcosa avvenga.
Sebbene stia impegnando qualche ora della mia vita ad
aiutare la mia amministrazione in alcuni settori, sebbene stia spendendo
qualche ora nel progetto che vorrebbe vedere nascere una nuova Regione a
Statuto Speciale ormai sto seduto in riva al fiume ed aspetto che passi quel
famoso cadavere.
E’ difficile stabilire la densità del tempo, la sua brevità,
la sua infinità; è difficile stabilire per me quando, ma sono certo che, a
tempi non lunghissimi, il “sistema itaglia” scorrerà sotto la riva dove fingo
di pescare fumando quintali di sigarette.
Ci scorrerà perché questo sistema si sostiene, si sosteneva
sulle nostre tasse, sui nostri sprechi, su un consumismo che non possiamo più sostenere.
Come il cane che si morde la coda ci ha tolto (succede in un regime che si
autoalimenta) la possibilità di sostenerlo.
Il “sistema itaglia” prima di vivere la propria Brindisi
ci spremerà fino all’osso, poi quando non sarà più in grado di pagare lo
stipendio ai propri lacchè scapperà dal linciaggio, quel linciaggio che vorranno
fortemente quanti di esso sono stati i servi, essi lo vorranno più di quanti ne
sono stati gli schiavi moderni.
Parlavo di un anno che finisce, descrivo una situazione che sono
convinto stia per accadere, ma non credo ai limiti temporali che ci diamo per
le scadenze, succederà tutto per conseguenze, quando dovrà; a preoccuparmi però
non sarà quando succederà (spero anche domani), ma quanto accadrà.
Questa è una nazione ad alta mentalità mafiosa, piena di schiavi
silenti e di passeggeri saliti al volo sul carro del vincitore. Una nazione
dove pochi fanno qualcosa senza pensare di avere un rientro personale.
Questo futuro mi fa quasi più paura del presente; mentre
sarò seduto in riva al fiume in attesa oltre che fumare e fingere di pescare
parlerò ad ogni viandante cercando di convincerlo che solo nel “bene comune”
risiede il futuro.
Giorgio Bargna