giovedì 4 giugno 2020

Pecore da tosare


Negli ultimi tempi mi sono concentrato parecchio sui risvolti economici della pandemia, oggi vorrei tornare riflettere invece un pò su quelli sanitari e umani della situazione.

Sorvolando i discorsi già accennati nel tempo sulle lacune sanitarie ben visibili agli occhi di tutti (personale sanitario lasciato allo sbaraglio, strutture carenti per scelte politiche, presidi medico/chirurgici inesistenti) e l'abbandono totale della prevenzione verso gli anziani, una cosa mi rimane per prima impressa nei pensieri, si tratta dell'immagine dei camion militari a Bergamo che portano via le bare.

Ce l'ho impressa però, per un motivo probabilmente diverso da quello della maggioranza delle persone.

Io ho avuto l'impressione che si volesse portare in forni crematori abbastanza velocemente delle prove, cadaveri (scusate il termine poco umano) che anziché essere sottoposti ad autopsia dovevano essere eliminati, per non rischiare che demolissero le certezze che ci venivano propinate riguardo a cause, effetti primari e collaterali (che vedremo prossimamente nei sopravvissuti) e possibili terapie che non fossero soltanto fondate sull'ultima speranza di una terapia intensiva.

Una seconda cosa impressa, anche se la cosa più importante di cui voglio parlare è la terza, sono sempre i militari, già arrivati per circoscrivere la zona più "calda" d'Italia e rispediti in caserma; il continuo rimpallarsi le responsabilità da parte di politici lombardi e romani, almeno avessero la decenza di tacere, ipocriti maledetti, sia gli uni che gli altri avevano l'obbligo di istituire la zona rossa, era loro DOVERE.

Ma oggi vorrei porre l'attenzione su un punto sempre rimasto sotterraneo, un punto che difficilmente verrà risaltato. Purtroppo non avremo mai un analisi reale delle vittime (di dove esse si sono contagiate e morte), non sapremo mai come abbia inciso sul numero dei decessi e dei contagiati.
Vorrei porre l'attenzione sui contagiati rimasti in casa, sui parenti delle persone infette gravemente, che sono stati a loro volta rimasti contagiati e abbandonati nelle loro case, privi molto spesso di cure e assistenza.
Una categoria che, prima e dopo il lockdown, ha sicuramente inciso molto sul numero di infetti e vittime, una categoria che comunque ha molto sofferto anche nei casi meno gravi e che probabilmente non essendo censite non avranno diritto ad aver riconosciuti i "danni di guerra".

I racconti di amici e conoscenti mi parlano di persone rimaste settimane con febbre altissima (terapie da influenza generica prescritte senza tamponi o test), persone che hanno subito dolori articolari tremendi, polmoniti e bronchiti pesanti, diarrea forte, perdita di olfatto e gusto, congiuntiviti, invitati a farsi la quarantena autogestita a casa, possibilmente senza rompere i maroni.
Semiabbandonati senza cure e senza preoccupazioni, vittime di scelte di strategia politico/sanitaria fatte da sciacalli senza pietà.

 Storie sommerse di cui poco si sa, che a pochi interessano, storie a firma Italiana, la nostra versione dell'immunità di gregge, negata ufficialmente, ma perpetrata nella realtà dei fatti.

Ma in fondo è giusto così, la maggior parte degli italiani sono pecore condotte dal pastore, quindi giustamente meritano di essere agnelli da sacrificare, pecore da tosare, gregge da indottrinare a piacimento chi manovra più o meno occultamente le sorti del mondo.

Giorgio Bargna

martedì 2 giugno 2020

Il tasso più alto



In pochi giorni mi sono dovuto sorbire i gilet arancioni, un altro movimento che si richiama al tricolore, a una nazione che in più di 150 di storia non ha saputo o voluto migliorare se stessa e poi tanti soloni che si richiamano ad essa attraverso il 2 Giugno, uno, il più emblematico, tra l’altro teme separatismi … chi è causa del suo mal …

In questa Repubblica rimangono evidenti differenze sociali ed economiche che non si possono continuare a sopportare, quindi se un modello amministrativo non funziona, esso va cambiato.

Errare è umano, perseverare un po'meno.

È giunto il momento di modificare la rotta, il Comandante, il Nostromo e pure l'equipaggio.

Possiamo ancora credere che esista una Nazione che si chiama Italia? Credo solo dopo una svolta e le recenti vicissitudini legate al Covid evidenziano ancora di più la sostanza, modifiche federaliste e/o autonomiste non possono che giovare ad ogni zona del Paese.

La Lombardia, bersaglio politico (in un momento cruciale, quindi vergognosamente) del centralismo, soprattutto di marca Pd e derivati, non deve più sottostare alle devastanti politiche economiche e di bilancio portate avanti per anni dal centralismo romano.

Milano come ogni altra città della penisola, la Lombardia  come ogni altra Regione deve ispirarsi  guardando a Lugano e alla Svizzera: alla società elvetica fondata su federalismo e libertà che, non a caso, ha gestito molto meglio la crisi del Covid-19 e si appresta ad affrontare con una ben diversa energia la crisi economica che già incombe.

Non alla grottesca gestione nostrana che ha portato e lo vedremo molto più concretamente nei prossimi mesi a svariati fattori fantozziani.

 Aldilà delle migliaia di vittime dovute ai tagli sanitari impartiti da Roma a cui le Regioni (compreso il Lazio di Zingaretti) hanno dovuto con più o meno perizia e onestà adeguarsi, abbiamo visto impartire la negazione di autopsie rapide, abbiamo visto medici lottare in prima linea lasciati senza protezioni, abbiamo visto lacune su mascherine, tamponi, test, assistenza domiciliare; questo sul lato sanitario.

Economicamente non aver saputo gestire la situazione, malgrado un apparato tecnico/scientifico altamente magnificato, ha generato la mancanza di introiti nell'immediatezza a partite IVA e dipendenti, ha ucciso il commercio, ucciderà una vita sostenibile ed anche le prossime tassazioni, sia locali che nazionali, affondando i servizi che la Nazione dovrebbe tornare ai Cittadini.

Economicamente ha partorito il solito topolino romano fatto di sanatorie, regolarizzazioni e quant'altro legate soprattutto ad attività economiche legate ad alcune specifiche Regioni.

Più ancora della Lombardia, dopo oltre un secolo e mezzo, dovrebbero essere proprio queste Regioni a ribellarsi per prime a certe politiche che le lasciano segregate a caporalati, mafie e attività poco chiare.

Ma ancora una volta, se ci sarà un motore trainante, sarà quello delle regioni padanovenete, le quali grazie anche alla loro disposizione geoeconomica a al conseguente inquinamento ambientale ancora una volta pagano e pagheranno il tasso più alto.

Giorgio Bargna

domenica 17 maggio 2020

Una forzatura e una scommessa


Faccio un analisi molto forzata e molto provocatoria della situazione attuale, che comunque contiene a mio avviso delle verità.

La faccio forzata e provocatoria perchè in questi mesi si è rafforzata una mia teoria; all'italiano medio se scrivi un articolo assennato, con tutti i dati possibili a confermare ciò che scrivi, nemmeno ti legge, nemmeno gli passa per la testa di discutere, se alzi la voce, se attacchi a petto pieno invece subito arriva.

1) Abbiamo iniziato a conoscere il virus grazie al suo sviluppo in alcuni paesi asiatici, chi stava al comando ci ha detto che era paragonabile a un influenza, ma intanto la morivano come mosche.
In effetti forse lo è, peccato che sia più aggressivo anche perchè sottovalutato, anche perchè provoca una morte di grande sofferenza, anche perchè negli ultimi anni la politica nazionale e regionale ha minato la sanità pubblica.

2) Dopo avere avere fatto il "gatto di marmo" qualche settimana il Presidente del Consiglio, sotto la spinta di alcuni Governatori, abbastanza poco capaci come lui, inizia la battaglia al "Vairus".
La grande strategia consiste nel chiudere tutti a casa (quindi avete eventualmente infettato le vostre famiglie, nonni compresi, se andavate a aiutarli), nel chiudere praticamente tutte le aziende, a prescindere dalle specificità, per un lungo periodo (c'erano luoghi di lavoro che con gli stessi criteri di oggi consentivano di lavorare in piena sicurezza), nell'impedirci di fare una passeggiata ma mandarci comunque a fare spesa o in farmacia (ho scoperto in questo periodo che le farmacie erano più frequentate dei metrò nell' ora di punta.

3) Malgrado un "Comitato Tecnico Scientifico" di grande qualità si è ordinato di non eseguire assolutamente autopsie, di non mollare un centimetro di burocrazia, di non convertire le fabbriche alla produzione di presidi di sicurezza, di far lavorare medici e infermieri in prima linea senza le adeguate protezioni in molti ospedali, ci si è dimenticati di tutelare le persone anziane e disabili, si è bloccato il resto della vita ospedaliera.
Non si sono assolutamente calcolati i danni economici e le conseguenti derive, anche rivoluzionarie, anche psichiatriche, che produrranno tra pochi mesi.

4) Sono state varate, per far rispettare le regole, delle sanzioni. Ma non penali come si dovrebbe in un ipotetico periodo mortale, semplicemente amministrative; lo Stato fa cassa sulla morte dei suoi sudditi, perchè questi "Signori" hanno a cuore le casse non la salute dei cittadini.

Ma ora, TU, "cittadino medio", sei contento. Potrai andare a bere il caffè, potrai andare da parrucchiere e estetista, puoi passeggiare, magari in TV torna anche il campionato di calcio, se avrai i soldi per farlo. Però ti sei dimenticato di alcune cose, te le elenco cercando di dare un grado di importanza:

a) Sono morte persone, tante, magari qualcuno era tuo parente e/o amico
b) Sono morti medici, anche di famiglia, lasciati soli e indifesi a combattere
c) Hanno bruciato i loro cadaveri senza esaminarli per cercare di trovare modo di salvare la tua di vita
d) Ti hanno tolto la libertà per mesi, mettendoti paura, togliendoti la libertà psicologica
e) Il grande comitato ti ha preso per il culo, ti ha promesso seicento euro se sei una partita IVA o la cassa integrazione, ma ha cercato prima di fare in modo che fossero le banche a darteli, così loro erano a posto e tu contraevi un debito.
Ora che le banche (che non sono enti di beneficenza) hanno chiesto garanzie e tocca allo Stato sborsare vediamo i risultati
f) Hanno scritto regole talmente chiare per la riapertura delle attività economiche da dover delegare alle Regioni modifiche visto che nemmeno loro sanno come districarsi nel pandemonio che hanno legiferato
g)Ti hanno privato di un futuro economico. Forse non ti sei reso conto che la tua vita lavorativa e quindi economica non sarà più la stessa. Hai provato a immaginare ad esempio se la metà delle partite IVA chiudesse cosa succede? E' semplice, molti di noi non lavoreranno più, ci sarà un gettito fiscale minore (quindi meno servizi da parte delle amministrazioni di ogni genere e grado), ci sarà un minore potere di acquisto (quindi la spesa al supermercato sarà sempre più cara)

Mi fermo a questo, mentre in altre Nazioni si va avanti più serenamente, ma vi ricordo alcuni aspetti fondamentali:

1) riapre il turismo, ma se avete perso il lavoro non andate in vacanza e se invece il vostro lavoro è florido questa estate lavorate
2) non avrete più potere di acquisto e potere di trattativa al lavoro, oggi siete ancora più schiavi
3) presto scoprirete che non ci saranno più gli stessi servizi a livello sanitario e di manutenzione delle cose pubbliche
4) scoprirete che chi si è salvato da Covid dopo esse stato infetto avrà patologie a vita

Potrei mettermi a pensare altri effetti, ma fatelo voi, io mi limito a lanciare una scommessa.
Fatto salvo che chi è morto a causa del virus ha sofferto molto fisicamente, vogliamo scommetere che alla fine dell'anno il numero dei decessi a livello nazionale non sarà superiore, in modo esponenziale, al peggiore negli ultimi dieci anni?

Se ho ragione io, ci hanno preso preso per il culo, mettiamola così.

Buona vita, Giorgio Bargna

mercoledì 13 maggio 2020

Tra Romano e De Andrè

Non voglio entrare in merito sulla persona Silvia Romano, il suo percorso educativo e scolastico la descrivono come una persona predisposta a combattere le ingiustizie, sebbene il suo percorso africano parli soprattutto di progetti educativi per l'infanzia.

Non ritengo neppure un grosso problema che si sia convertita, più o meno spontaneamente, all'Islam, sono per la libertà di religione; un problema al limite ci sarebbe se avesse sposato la causa dei suoi rapitori, ma ci sono gli inquirenti a indagare su questo.

Io preferisco soffermarmi sull'esposizione mediatica del suo ritorno in patria e a casa, che sicuramente non ha giovato alla sua immagine.

L'esposizione mediatica di una persona che indossa una tunica che fa riferimento a un gruppo di terroristi (sembra che l'indumento riporti al gruppo al-Shabaab) ai più può far pensare male. 
Inoltre abbiamo visto una persona sorridente e che non sembra molto provata da mesi di prigionia, distribuire baci e sorrisi a raffica, ai livelli di un programma di Barbara D'Urso.

Questo è inoltre un momento in cui gli italiani stanno subendo privazioni varie di ogni genere.

Vengono applicate distanze sociali e viene concesso, senza critiche, un assembramento sotto casa sua.
Viene probabilmente pagato un riscatto (e se anche il governo nega, ci sarebbero in ogni caso state spese per il lavoro di intelligence e mediazione politica serviti a salvarla) in un momento a cui agli italiani vengono negati stipendi interi alle maestranze e incassi alle partite IVA.
In questo momento le forze di polizia incutono paura agli italiani che viaggiano, ma li vediamo impegnati a scortarla. 

In questi frangenti ritengo che il Governo abbia sbagliato, volontariamente, ad organizzare un rientro così fastoso, sovraesposto, accolta da un Premier che ha centellinato la sua presenza tra le persone in difficoltà nel Paese.

Il tutto in una Nazione dove la legge vieta, tra l'altro, il pagamento di un riscatto in caso di sequestro.

In allegato una foto relativa al rapimento De Andrè, tutta un altra storia.

martedì 12 maggio 2020

Costruzioni meccaniche

Nella giornata dedicata all'esercito lasciato a combattere senza armi un nemico sconosciuto da parte di una classe politica quantomeno inetta, così come fece decenni di anni fa chi mandò i nostri nonni in Russia, metto scritte alcune mie riflessioni, opinabili come sempre, ma figlie di una mente che ritengo schiava di nessuno se non di me stesso.

Non occorre essere uno scienziato per pronosticare che entro un paio di giorni saliranno i contagi. Ce lo insegnano storia e esperienze post pandemiche.

Non bisogna esserlo nemmeno per immaginare che la violenza del virus sia scemata per suo corso naturale e che sia stata domata, grazie anche a cure e conoscenze che in piena emergenza non si potevano mettere in campo a causa dell'emergenza medica e della dabbenaggine politica e amministrativa (e mi fermo a questa ipotesi).

È più una mia ipotesi personale che il virus, in forma più blanda, circoli in Lombardia almeno da settembre, ipotesi basata su colloqui con persone che hanno avuto sentore di polmoniti strane nel tempo, ma questo è un argomento che al momento lascia il tempo che trova, su cui discutere a bocce ferme. 

L'argomento principale è che davanti a questo aumento di contagi non potremo chiudere ancora tutto. L'economia, la sostenibilità, la decenza non se lo possono permettere. 

La medicina comunque ha trovato alcune cure che grazie allo scemare della forza del virus potranno aiutare a curare in modo meno invasivo molti dei nuovi infetti. Sarà inevitabile qualche morte, magari anche la mia, non sono l'onnipotente, ma da quando il mondo è mondo si convive con le disgrazie e le pandemie. 

Ancora di più in questo mondo a cui abbiamo violentato clima e natura in nome del benessere non possiamo tirarci fuori a lungo dalla lotta, pena perdere proprio quei comfort per i quali abbiamo distrutto il mondo, pena non mangiare due volte al giono, come ci siamo abituati, pena non potersi curare o vivere con quello che oggi definiamo decoro. Pena non dare un futuro decente ai nostri figli, già vittime di alcune nostre scelte. 

Quindi non chiudiamo di nuovo tutto, con paura o con coraggio che sia, affrontiamo questo nuovo mondo che potrebbe non essere più uguale a quello di ieri, sia a livello sanitario che economico; lo Stato vorrà comunque le sue Tasse e probabilmente ridurrà le prestazioni, le banche chiederanno ogni centesimo che gli spetta e non presterà più un becco di quattrino, la grande distribuzione ci dissanguerà, al pari del commercio al dettaglio, che però lo farà per soppravivenza.

Facciamolo con tutte le cautele del caso a favore nostro e soprattutto degli altri, ma rimettiamo in moto la macchina. Ogni costruzione meccanica se grippa troppe componenti si blocca, buttando a mare macchina e fabbrica, con tutte le conseguenze.

Del resto, un uomo non potrà mai sfuggire a un nemico chiudendosi in casa; dalla porta o dalla finestra, il nemico prima o poi entrerà in casa, affrontando una persona fiaccata nel fisico e nella mente e la annienterà. 

So che molti di voi non saranno d'accordo con me, ma comunque, buona fase tre a tutti.

Giorgio Bargna

domenica 26 aprile 2020

Tromboembolie e autopsie


Da quando è partita l’emergenza Covid abbiamo letto e sentito parlare la “medicina accreditata” e quella “informale”, abbiamo sentito parlare di morti “per Covid” e “con Covid”.

Ci è stato imposto un protocollo di arginamento tramite lockdown e siamo stati curati tramite essenzialmente terapia intensiva e sotto un “protocollo cinese” che sconsigliava l’uso degli antinfiammatori.

Se la diffusione del virus in parte è stata arginata, sul numero dei morti ancora oggi siamo a cifre enormi, i ricoveri e le terapie intensive sono solo calati da pochi giorni e molto probabilmente anche grazie a ciò di cui parleremo ora.
Rimbalza ormai da settimane una teoria ben chiarita dal Dott. Giampaolo Palma, ma portata avanti anche da molti altri medici che hanno combattuto sul campo il Covid.

In contraltare al protocollo ufficiale vi lascio stralci delle dichiarazioni del medico in questione, poi ci focalizziamo su un altro punto che ritengo essenziale e del quale sinceramente rimango molto stupito.

I decessi da  covid-19 non sono  causati da Polmonite Interstiziale, bensì da Tromboembolia Polmonare TEP, causata dall’infiammazione virale che, a sua volta, provoca febbre alta, non curata, che distrugge tutto e prepara il terreno alla formazione dei trombi. L’errore diagnostico scoperto dopo 50 autopsie eseguite sui cadaveri Covid-19

Se ventili un polmone dove il sangue non arriva, non serve! Infatti muoiono 9 pazienti su 10, signori, Covid-19 danneggia prima di tutto i vasi, l’apparato cardiovascolare,  e solo dopo arriva ai polmoni! Sono le microtrombosi venose, non la polmonite a determinare la fatalità!

Molti morti, anche di 40 anni, avevano una storia di febbre alta per 10-15 giorni non curata adeguatamente. Qui l’infiammazione ha distrutto tutto e preparato il terreno alla formazione dei trombi.  Perché il problema principale non è il virus, ma la reazione immunitaria che distrugge le cellule dove il virus entra.

Questo è il motivo principale per cui in Italia le ospedalizzazioni iniziano a diminuire e sta diventando una malattia curabile a casa. Curandola bene a casa eviti non solo l’ospedalizzazione, ma anche il rischio trombotico.
Non era facile capirlo perché i segni della microembolia sono sfumati, anche all’occhio di un cardiologo ecocardiografista”, prosegue Palma. “Confrontando i dati dei primi 50 pazienti tra chi respira male e chi no, la situazione è apparsa molto chiara a tutti i medici in Italia, dai cardiologi,  ai radiologi, agli anatomo- patologi fino ai colleghi delle Terapie Intensive.

Se avete notato molte righe più in su ho evidenziato in neretto questa frase:scoperto dopo 50 autopsie”.

Ora, il mio cruccio non è che i medici sul campo possano avere sbagliato diagnosi, loro lottavano ogni giorno con la morte e inizialmente probabilmente si sono attenuti ai protocolli, salvo pian piano accorgersi che qualcosa non andava al meglio; il mio cruccio è un altro: possibile che alle autopsie si sia arrivati così in ritardo?

Non ditemi che non era possibile farlo, non prendiamoci per i fondelli.

Di far parte di un comitato tecnico scientifico, o di un Governo, per decidere di stare tutti a casa e mettere le mascherine ne sarei in grado anche io, ma i signori che ne fanno parte si immagina che siano persone laureate e preparate a pensare soluzioni e a gestire situazioni.

Non arrivare a sottoporre ad autopsia velocemente i cadaveri in questa situazione se non è dolo poco ci manca, visti gli incarichi assunti, se la teoria semplice e chiara portata avanti da questi medici fosse confermata siamo davanti all’ipotesi di strage, magari preterintenzionale, ma sempre strage.

Anche di questo se ne parlerà tra qualche mese.

Giorgio Bargna


sabato 25 aprile 2020

Esperienze ed approcci da tradurre futuro


Credo lo scriverò a inizio di ogni post ormai, così evitiamo di perdere tempo nei commenti; sono a cavallo tra autonomismo e federalismo, ma non ho mai avuto la tessera della Lega, non sono mai stato a Pontida a gridare “via i terun” e nemmeno ho simpatie per il signor Fontana, anzi semmai il contrario.

Questo però non mi impedisce di analizzare la situazione con gli occhi di un lombardo, con la presunzione di ragionare con la mia testa pur sapendo di non essere un Premio Nobel.

Non fermatevi alla prima parte del post, è in fondo che si parla delle cose più interessanti per il prossimo futuro.

Partiamo con due spunti che vanno a rispondere a due cavalli di battaglia che la sinistra in questi giorni cavalca a spron battuto e già fare campagna elettorale, anziché concentrarsi unicamente alla risoluzione dell’emergenza Covid, è un insulto ai morti lombardi e italiani ed a tutta la cittadinanza che loro rappresentano e da cui sono stati eletti.

Trovate sulla carta stampata e sui portali internet i risultati di uno studio dei ricercatori dell’Università Vita-Salute San Raffaele, nell’ambito di un progetto europeo Horizon 2020 su Covid-19, che analizzano la diffusione dell’epidemia in sei ambiti metropolitani.

A confronto le aree di New York (8,6 milioni di abitanti), di Parigi (12,3 milioni), la Greater London (9,3 milioni), l’area di Bruxelles-Capital (1,2 milioni), la Comunidad di Madrid (6,6 milioni) e la Lombardia (10 milioni).

Salta fuori dallo studio che la Lombardia, prima area interessata dall’epidemia e quindi la meno preparata all’impatto, ha si pagato in alto numero di morti, ma con proporzioni percentuali inferiori in confronto a tre di queste aree, ed aggiungo io anche ad alcune aree italiane.

Conclude la sua analisi lo scienziato che ha guidato lo studio con queste parole: “Questi dati dicono che non esiste un “caso Lombardia” quanto ad eccesso di mortalità e che il rapido adeguamento della rete ospedaliera, unito alle accortezze osservate dai cittadini e ai lockdown, ha saputo limitare la diffusione dell’epidemia”.

Torneremo però più in giù nelle righe a parlare di lockdown tramite i tamponi di Vo Euganeo.

Secondo spunto, senza andare a rimuovere le eventuali responsabilità personali di chi si fosse mosso nel dolo, le parole del direttore regionale dell'Organizzazione mondiale della sanità Europa, Hans Kluge "assolvono" in parte le RSA e le Case di Riposo lombarde: "Quasi la metà delle vittime del coronavirus in Europa erano residenti in case di cura. Il quadro su queste strutture è profondamente preoccupante".

Bisognerà pero capire perché in queste strutture si muore anche in una regione come la Calabria dove la diffusione del Virus è stata molto limitata.
Si tratta di negligenze, oppure dobbiamo arrenderci all'evidenza che al virus basta un nulla a sterminare alcune fasce di persone? Il tempo forse ci risponderà.

A questo link trovate le prime considerazioni sugli studi di Vo Euganeo.
Focalizziamo alcuni punti.

Sintomatici e asintomatici sono infettivi alla pari e grossomodo si suddividono in percentuale uguale.

Le costrizioni coattive hanno ridotto notevolmente la diffusione in una decina di giorni, le infezioni nei casi meno gravi guariscono nell’ordine di una decina di giorni, gli ultracinquantenni sono i più a rischio, i bambini sono risultati esenti.

L’analisi dei contatti e della catena di trasmissione ha rilevato che quasi tutti i nuovi infetti hanno contratto il virus da individui, alcuni sintomatici altri asintomatici, che avevano incontrato prima del lockdown o con cui condividevano uno spazio domestico. Lo studio evidenzia che la probabilità di infettarsi stando a contatto con un individuo positivo all’interno dello stesso spazio domestico è di circa l’85%.

Da questo studio possiamo trarre delle conclusioni. Queste sono le mie, ovviamente opinabili.

Innanzitutto non occorrono delle applicazioni astruse via internet per tracciare l’andamento del Virus, è sufficiente un buon lavoro, serio, realizzato sulle persone, direttamente, le quali davanti a qualcosa di chiaro non si sottraggono alla loro parte.

Poi intuiamo che (non ci voleva un genio ovviamente a capirlo) che l’isolamento sociale ha molto arginato l’epidemia, ma che la convivenza familiare comunque consente la diffusione con una percentualità più alta seppur la trasmissione è diretta a meno persone.

Secondo me c’è da porsi un quesito tramite questi dati.

In un eventuale nuova “fase uno” (lo dico perché eventuali nuove zone rosse sono state ventilate in caso di necessità) sarà davvero necessario un isolamento totale oppure alcune attività produttive si potrebbero lasciare aperte?

Io sono più un eventuale rischio per mio figlio che vive con me 24 ore o per un mio collega che mi vede 8 ore al giorno indossando delle protezioni?

Sono realmente più pericoloso al lavoro oppure se faccio una passeggiata solitaria di dieci chilometri o se gioco alla consolle coi miei figli oppure quando sono in fila al supermercato?

Non è semplicemente un discorso sanitario ma anche una questione economica che va a tutelare, oltre che i redditi di una famiglia, gli introiti fiscali di una Nazione.

Ricordatevi, ragionateci sopra, la “clausura” del lavoro porta alla chiusura delle aziende, la chiusura delle aziende crea povertà, la povertà porta a non comprare e quindi a non vendere, di conseguenza l’erario non incassa e non potrà avere i soldi per mantenere le strutture che ci consentono di vivere sicuri e in dignità, a partire dalla sanità ad arrivare agli ammortizzatori sociali.

Giorgio Bargna

giovedì 23 aprile 2020

Le tre "fasi" ed il culo da salvare


Facciamo un ragionamento astratto, ma nemmeno troppo, sul futuro prossimo che i attende.

Siamo arrivati ormai al passaggio, al bivio, tra la “fase uno” e la “fase due”.
Ragioniamo su questo e su una nemmeno tanto ipotetica “fase tre”, essa ci sarà, nel bene o nel male, anche se non possiamo prevedere gli sviluppi.
Innanzitutto cosa immagino possa, potrebbe, dovrebbe fare questa accozzaglia di dilettanti allo sbaraglio (che mi fa rimpiangere Berlusconi, ed ho detto tutto) e cosa potremmo fare noi.

In prima battuta chi è al governo ha ora l'obbligo, ripeto l'obbligo, di pensare a come organizzare due mondi: la prosecuzione di una "vita normale", anche aldifuori delle necessità economiche, e gestire la fase tre, visto che non conoscendo molto di questo virus dobbiamo prepararci a prevederlo, intuirne lo sviluppo, contenerne la diffusione, curarlo, organizzare la vita quotidiana.

La "vita normale", citata qui sopra, almeno per il 2020, esclude le "cazzate" che molti noi ritengono essenziali, tipo andare in vacanza oppure andare al ristorante oppure andare a concerti o ad eventi sportivi, anche se questa è economia, anche se questo è ciò che ci consente relax e divertimento.

Comprende invece (oltre la possibilità di lavorare, studiare, vivere la vita quotidiana il più normalmente possibile), ad esempio, la possibilità di poter effettuare visite specialistiche lasciate in sospeso, di poter recuperare interventi chirurgici lasciati alle spalle, di riorganizzare la vita degli anziani che sono le vittime più appetibili per il Virus. Di creare "Ospedali Covid" in modo di preservare il resto della vita sanitaria alla "normalità". Di curare gli effetti collaterali che il Covid lascerà i dote alle sue vittime.

Su questo aspetto spendo le mie parole più pesanti, anche se capisco la scelta che presumo sia stata fatta. Per qualche giorno l'hanno lasciato dire a chi era sul campo, poi censura: si è scelto di salvare chi aveva più probabilità, abbandonando le vittime predestinate; nella fase tre non sarà più emergenza (non può più esserla) e si deve provvedere a tutelare anche gli anziani, gli oncologici e i disabili sia fisici che mentali; cito tre categorie abbandonate a se stesse per tutto questo tempo di fase A.

Noi cittadini invece in questo lasso di tempo, denominato “fase due” (lanciati verso una “fase tre” che non possiamo immaginare con certezza), dobbiamo tutelarci col nostro ingegno.
Molte menti "illuminate" su internet ci consigliano risparmio, stufe a legna , vivere in campagna, lavorare da casa. Belle filosofie che però tradurre in realtà è praticamente impossibile. Però possiamo innanzitutto mantenere i comportamenti di sicurezza, organizzarci una nuova vita sociale più blanda, fare network.

Fare network nei settori dove lo Stato per imperizia o negligenza non arriverà.

Inventando collaborazioni e/o lavori anche al limite del consentito, per ovviare ad alcune nuove necessità che potrebbero essere ad esempio la gestione di figli (anche in “fase tre”) che non possono andare a scuola e quella di anziani che verranno buttati fuori da residenze a loro riservate e che molto probabilmente presto saranno ingestibili per un lasso di tempo indefinibile. Fare network dove è possibile nei trasporti, due persone che si conoscono su un auto che vanno al lavoro o all'università insieme corrono meno rischi che su un treno affollato.

Noi cittadini probabilmente ci dovremo anche adattare a vivere con qualche comfort in meno e molti soldi in meno nelle tasche. Non è una novità, dopo questo di catastrofi molti perdono il lavoro, lo Stato deve rientrare nelle spese e tassa a dismisura, i volponi del commercio e della finanza lucrano alzando i prezzi.
Per molti di noi vigerà quella che in Lombardia chiamiamo la legge delle quattro effe: fàm, fùm, fréch e fastìdìi.

E questa volta dobbiamo trovare la forza di combattere questo, di non comprare laddove i prezzi ci ucciderebbero (abbiamo conosciuto bene i questi giorni gli acquisti online, valida alternativa), non sprecare denaro in azioni non necessarie e se ad un rialzo della tassazione non corrispondesse un adeguato servizio, rallentare il pagamento dei tributi e ribellarsi civilmente.

Piccoli pensieri in attesa di "gustarci" la “fase due” e ... salviamoci il culo da soli se necessario.

Giorgio Bargna


giovedì 16 aprile 2020

L'Ospedale in Fiera


Nelle cronache di questi giorni maledetti, abbiano letto e sentito parlare di due ospedali realizzati in strutture fieristiche lombarde, uno a Milano, l’altro a Bergamo.

Il secondo sembra funzionare al meglio, il primo stenta a decollare, le due province entrambe hanno pagato un prezzo pesante di contagi, viene difficile capire quindi il perché di questa differenza.

Cerchiamo, attraverso questo mio pensiero, di capire perché a Milano si stenta a partire, ma soprattutto, a differenza dei tanti che si limitano a puntare le dita su Fontana e Gallera (due persone che non figurano assolutamente nella mia lista dei supereroi, ma che hanno dovuto affrontare, loro malgrado, un disastro dalle dimensioni bibliche) cerchiamo di capire come e perché si potrebbe utilizzare questo impianto sorto, a quanto si racconta, grazie a donazioni private.

Una piccola prefazione dal sapore piccante prima di iniziare (che varrà su ogni ragionamento), non si parli di mancanza di personale, siamo un paese in guerra, che si trovi modo di spostare personale da dove non esiste urgenza, o affanno, a dove occorrono, punto e basta. Non si parli di mancanza di fondi, i soldi ci sono, vengono solo sperperati.

Si è parecchio parlato di questa struttura, sia per la sua eccezionalità (il più grande, potenzialmente, reparto di terapia intensiva esistente nel nostro paese), sia perché sembrava potesse sanare le lacune lasciate sia dai tagli alla sanità, volute da svariati governi nazionali, sia dalle indicazioni che Roma ha dato alle Regioni in tema di sanità locale, affinché si puntasse sul Privato convenzionato.

Tra le maggiori critiche e ipotesi, tra l’altro anche di persone che occupano ruoli di rilievo a livello di sanità, la possibilità di “allargare” strutture già esistenti oppure il recupero di vecchi ospedali in disuso.

Ora, mi scuso con tali laureati, dal basso della mia licenza media inferiore, ma, uno mi spiegate come allargare delle strutture al collasso in numero di medici e attrezzatura senza invadere altri reparti che già stanno soffrendo di parziale abbandono causa la crisi, due, abbiate pazienza, ma anche un bambino sa che una ristrutturazione costa molto molto di più e richiede molto più tempo. Evitiamo di dire cose solo per sorridere a qualche corrente politica.

Ora cerchiamo di dirottare verso il propositivo.

L’ospedale della Fiera di Milano non è ancora finito, quindi si può tranquillamente mutare la sua utilizzazione (oppure intelligentemente sfruttare quella originale), e ospita solo una quindicina (o poco più) di degenti, segno che l’emergenza terapie intensive è in questo momento in calo.

Prima ipotesi: sfruttare intelligentemente la destinazione originale. Abbiamo ospedali che sono stati trincee per settimane, che oggi hanno bisogno di far riposare il personale, di sanificarsi, di riportare alle origini gli spazi di terapia intensiva per poterli sfruttare al meglio e in sicurezza. In questo caso la Fiera sarebbe un polmone molto utile.

Seconda ipotesi: stiamo contando centinaia di morti in case di ricovero ed RSA, possiamo ricoverare li alcuni di loro pro tempore mentre si sanificano e ristrutturano assecondando i piani di riavvio del Paese queste strutture.

Terza ipotesi: abbiamo un alto numero di infetti in via di guarigione o con sintomi che non richiedono terapia intensiva che stanno intasando gli ospedali, la vita di altri reparti. Potrebbero essere gli “inquilini” perfetti di questa struttura.

Esiste poi una mia quarta ipotesi che può serenamente agganciarsi alla prima e alla terza. Presto o tardi dovremo uscire di casa, tornare a lavorare, comprarci i vestiti e via dicendo. E se anche sono convinto che noi lombardi tra Gennaio e Febbraio abbiamo inconsciamente sperimentato “l’immunità di gregge”, i ritorni di fiamma del virus in Cina e Giappone ci suggeriscono (senza la necessità di essere immunologi o virologi) che il virus rimane vivo e che malgrado eventuali vaccini e cure sarà nostro compagno di vita ancora parecchio tempo. Quindi se vogliamo tornare a curare anche le patologie non urgentemente drammatiche abbiamo bisogno che i nostri ospedali tornino almeno al penoso regime normale che avevano a inizio Gennaio.

Considerato questo non solo tornerà utile la struttura fieristica milanese, ma dobbiamo sforzarci di immaginare altre strutture ex novo dedicate essenzialmente al Covid.
Certo il tutto darà reso difficoltoso sicuramente, ops probabilmente, dalla reperibilità di fondi, burocrazia e “necessità” di piazzare referenti politici alla direzione di queste strutture; ma per una volta mi auguro serietà, abnegazione e rinunce da parte della classe politica.

Per ottenere questo occorre però anche che i cittadini spingano in direzione della tutela della propria salute e della propria vita, quindi necessità che finita la quarantena gli sforzi profusi a produrre migliaia di video ed immagini sarcastici o umoristici sul virus vengano dirottati verso la sostenibilità e il bene comune.

Giorgio Bargna


lunedì 13 aprile 2020

Come sarà il futuro?


Come scrivevo in un recente articolo alla fine dell’emergenza Covid si faranno i conti e qualcuno dovrà rispondere del proprio operato davanti ai cittadini e i cittadini, se ci sono stati errori dovranno chiedere, se non giustizia, almeno risposte chiare ed esaurienti.

Ma la fine dell’emergenza, intendiamoci, non sarà né il 3 di Maggio e nemmeno il 15 di Settembre, sarà molto più in là, quando gli infetti saranno a numero zero e si saranno fatti bene i conti economici che la scelta utilizzata ha generato.

Oltretutto sta pian piano uscendo l’ipotesi che sia stato proprio sbagliato il metodo di cura per questo virus, se fosse vero questo molti sanitari e pazienti sarebbero stati sacrificati a vuoto, ma oggi parliamo di altro.

Intanto vi invito a dare un occhiata a questo link, leggete bene i numeri di morti “per influenza” e “con influenza”, le loro patologie pregresse, la loro età, scoprirete che la differenza nel Covid la fa semplicemente l’invasività delle cure in alcuni casi e se non avete memoria corta tutti sapete che la sanità pubblica è stata distrutta da scelte politiche legate a ogni colore politico, qui risiede la responsabilità su molte morti evitabili.

Questo virus ha fatto molto paura alle persone e probabilmente a molti politici, ad altri molto meno, ed ha portato a scegliere la via più breve e meno coraggiosa esistente, che al momento sappiamo avere arginato la diffusione ma che non sappiamo ancora se riuscirà a debellarla e non sappiamo ancora con precisione che danni economici e democratici ha creato e creerà.

Cito anche io, come fatto da Lord Sumption, in un post che ho condiviso, Franklin Delano Roosevelt: "L'unica cosa che dobbiamo temere è la paura stessa, un terrore senza nome, irragionevole, ingiustificato, che paralizza gli sforzi necessari per convertire la ritirata in progresso".

Non è certo la prima volta che un epidemia si manifesta sulla terra, ne abbiamo avute di molto drammatiche, molti, ma molti morti in più; ma come scrivevo recentemente siamo passati da una “cultura rurale” all’atomizzazione della società, da un mondo dove il sacrificio era quotidianità a uno dove spaventa una persona vestita diversa da noi.

Ci hanno inculcato molte paure, da quella per il diverso per arrivare a quella della morte, forme innocue di influenza da anni si curano con antibiotici ad esempio.

E giunti a questo punto la paura ci porta ad azioni irrazionali, agiamo contrastando il presente ed il futuro immediato scelleratamente, evitando di pensare alle conseguenze più remote delle nostre scelte, che possono essere della stessa natura o di diversa fattura.

Stiamo contrastando in questo momento un Virus del quale (per quanto ci raccontino) sappiamo praticamente nulla, non abbiamo sicurezze ne modo di sapere che tipo di diffusione si sia concretizzata, non ne conosciamo la reale mortalità (nemmeno dei morti con Coronavirus, figuriamoci dei morti per Coronavirus); possiamo solo constatare che si tratta di una patologia  che è sicuramente pericolosa per chi soffre di gravi condizioni mediche, soprattutto se è anziano, mentre i sintomi sono lievi nella stragrande maggioranza dei casi.

I tanto derisi Inglesi, il Primo Ministro, il Segretario della Sanità e il Principe di Galles pare proprio che abbiano preso la malattia e che stiano ora bene, rappresentando il modello normale. Capirete più avanti perché li cito.

Ora gli scienziati iniziano a pronosticare su quanti mesi occorreranno a debellare il male, lo fanno senza un fondamento scientifico però, visto che ancora oggi non è certo cosa stiamo combattendo.

Non ho mai negato neppure io che le misure di isolamento abbiano aiutato ad arginare (forse) la diffusione, ma i virus difficilmente scompaiono quindi due sono le possibilità di uscita (l’epidemia di ritorno cinese insegni qualosa), un vaccino oppure l’acquisizione di una qualche immunità collettiva o di gregge, salvaguardando dove e come possibile le categorie a rischio.

Ma torniamo alla irrazionalità delle azioni, che stabiliremo più avanti nei mesi se sarà stata causa della buona o della cattiva fede.

Chi tra noi ha un attività economica (e chi tra noi non si sta limitando a cucinare o guardare video in questi arresti domiciliari) ha già capito che molte piccole imprese si stanno dirigendo verso il fallimento (con buona pace di persone che onestamente hanno lavorato e pagato tasse per una vita) già oggi 13 Aprile 2020 e che la situazione si aggraverà se a loro non verrà concesso di tornare a produrre al più presto.

Prossimamente molte persone saranno gravate da alti livelli di debito pubblico e privato, sappiate che anche queste cose uccidono; un esempio per tutti i tanti imprenditori suicidi, per non parlare di ristrettezze economiche.
Questo gioco vale la candela, soprattutto davanti all’ essere coerenti con alcune scelte di politica pubblica e sanitaria che abbiamo fatto negli anni recenti, laddove non ci sono valori assoluti, nemmeno la conservazione della vita, valgono solo i pro e i contro?

Un esempio tra tutti la mobilità stradale, auto e camion. Morti e feriti per incidenti, morti e malati cronici per inquinamento, ma davanti alla necessità di una mobilità pratica e veloce li “sacrifichiamo” volentieri, perché questa è la società moderna, basata sull’economia. Sarebbe interessante che ognuno di noi andasse a paragonare i numeri e le controazioni per salvare vite umane.
Ma esiste un secondo campo, oltre quello economico, dove occorre portare una riflessione, ed è quello prettamente legato alle libertà personali, sicuramente valide se non ledono la sicurezza altrui, ma che non possono essere alienate a tempo indeterminato o incerto.

I governi hanno adottato, sostenuti dall'opinione pubblica misure estreme e indiscriminate. La popolazione, giovane o anziana, vulnerabile o in forma, viene sottoposta alla detenzione domiciliare a tempo indeterminato, isolando nel frattempo socializzazione ed interscambio di idee ed esperienze, oltre che minare il potere contrattuale sul lavoro che ognuno di noi, ognuno nel proprio ruolo, ognuno nella propria funzione.

Ora potete stare tranquilli che in base ai suggerimenti del famoso Comitato Scientifico e a quelli dei Servizi Segreti che prevedono disordini pubblici e infiltrazioni mafiose (un fenomeno, quest’ultimo, “davvero nuovo” in Italia) le vostre libertà personali forse pian piano le riavrete, ma sicuramente non avrete più il potere contrattuale (già risicato) sul lavoro e sulla salute che avevate prima della crisi virale. Si, anche la vostra salute futura, verrà minata, in appello a quanto speso dalla Sanità Pubblica per contrastare il Virus e che nessuna manovra economica farà rientrare nelle casse anche a causa di quanto discusso prima a livello economico: MENO LAVORO, MENO TASSE; MENO TASSE INCASSATE, MENO SERVIZI AI CITTADINI.

Buona quarantena a tutti, Giorgio Bargna

giovedì 9 aprile 2020

Responsabilità, anziani, Covid


Da qualche giorno si parla delle morti per Covid all’interno di Case di Riposo ed Rsa ed in generale tra gli anziani.

Oggi parenti, politici ed amministratori richiedono o rimpallano responsabilità e/o colpe; il tutto in un marasma dove non sempre è chiaro di chi siano le responsabilità.

Parto con una mia appendice prima di cercare di fare chiarezza (e non sono così sicuro di riuscirci) su vari ruoli, funzioni e responsabilità.

La prima parte è personale; già mesi fa (dopo il caso di una Casa di Riposo “abusiva” a Mariano Comense) avevo intenzione di esprimere qualche concetto su metodi e criteri delle strutture e comportamenti dei familiari, poi il lavoro mi tolse tempo e voglia di affrontare il tema, in parte troveremo qui alcuni miei pensieri. 
L’altra parte di appendice invece è pubblica, drammatica, un po’ nascosta, ma per quanto cruda purtroppo reale; settimane fa alcuni medici (poi non si è sentito più nulla in merito) dissero che vista l’emergenza si doveva scegliere chi salvare e chi no, davanti allo spirito di sopravvivenza ben pochi si scandalizzarono.

Partiamo con il ragionamento generale da una mia riflessione.

Il mondo moderno ha portato molti cambiamenti all’interno della vita familiare, dalla famiglia rurale siamo passati all’uomo atomizzato, quindi dalla famiglia dove ognuno si prendeva cura dell’altro all’egoismo legato al lavoro ed alla finalità di sopravvivere economicamente al consumismo.

A causa di questo mutamento il nonno, da una certa fascia di persone viene considerato utile quando cura il nipote, un peso quando è da accudire; l’ho fatta breve ma la sostanza è questa.

Quindi spesso e volentieri entrano in campo case di riposo e badanti che le cronache quotidiane molto spesso ci illustrano non esattamente come esempi da seguire. Questo però è un tema su cui però magari torniamo in futuro, restiamo sulla connessione tra questo e il Covid.

Oggi abbiamo richieste di responsabilità (e a breve probabilmente di risarcimento economico) da parte dei parenti di molti anziani morti semiabbandonati, parenti che in alcune situazioni (che non reputo nemmeno così minoritarie) fino a qualche giorno fa ritenevano i loro anziani un peso.

Oggi abbiamo un rimpallo tra le varie autorità ed amministrazioni sulle responsabilità. Su questo fronte la “rogna” è che tutti ne hanno ma non è chiaro quale sia scala dei valori. Però visto che non siamo una Nazione a regime Federalista presumo che le responsabilità vadano ripartite partendo dall’alto a scendere, anche se io sono convinto che dovrebbe essere assolutamente il contrario, partendo dalla famiglia per passare a struttura sanitaria, a Comune, a Regione e poi allo Stato.

Vediamo quali sono le competenze governative tramite il Ministero della Salute:
1) garantire a tutti i cittadini l'equità del sistema, la qualità, l'efficienza e la trasparenza anche con una comunicazione corretta ed adeguata

2) evidenziare le disuguaglianze e le iniquità e promuovere le azioni correttive e migliorative

3) collaborare con le Regioni al fine di valutare le realtà sanitarie, correggerle e migliorarle

4) tracciare le linee dell'innovazione e del cambiamento e fronteggiare gli stati di emergenza che minacciano la salute pubblica

Il quarto punto mi sembra molto attuale.

Un articolo di legge prevede che:
1.  Le funzioni in materia di igiene e sanità pubblica, non espressamente riservate allo Stato ed alla Regione, sono attribuite alle unità' sanitarie locali, ferme restando le attribuzioni di ciascun sindaco quale autorità sanitaria locale.

2.  L'assessore regionale per la sanità emana ordinanze di carattere contingibile ed urgente, dandone immediata comunicazione al Presidente della Regione, in materia di igiene e sanità pubblica con efficacia estesa al territorio dell'intera regione o al territorio di più comuni. L'esecuzione delle predette ordinanze e' demandata ai sindaci dei comuni interessati. Qualora non venga data esecuzione a detti provvedimenti nei termini previsti, l'assessore regionale per la sanita'   provvede direttamente attraverso la nomina di un commissario ad acta.

 3. Sono attribuite nel settore dell'igiene e sanita' pubblica all'assessorato regionale della sanita' le funzioni di coordinamento, indirizzo e programmazione, nonche' ogni competenza attribuita alla Regione in materia dalle leggi vigenti.

4. In materia di igiene e sanita' pubblica spetta al sindaco l'emanazione delle ordinanze di carattere contingibile e urgente con efficacia estesa al territorio comunale, a norma dell'art. 32  della legge n. 833  del  1978  nonche' l'emanazione di provvedimenti, ivi compresi quelli gia' demandati ai medici provinciali e agli ufficiali sanitari, che comportano l'uso dei poteri autorizzativi, prescrittivi e di concessione, che non siano conseguenti a  mera  ricognizione  di presupposti fissati  da  legge  o da regolamento. Per lo svolgimento delle attivita' istruttorie inerenti all'esercizio delle funzioni di cui al presente articolo, i sindaci si avvalgono dei presidi e settoridella competente unita' sanitaria locale e, prioritariamente, del personale di cui all'art. 5 del decreto legge 29 dicembre 1990, n.  415, convertito dalla legge 26 febbraio 1991, n. 58. Tutti i provvedimenti per i quali non sia prevista per  legge la specifica competenza del sindaco, sono adottati dall'unita' sanitaria locale.

In modo specifico sui Sindaci ho trovato quanto segue:

Il sindaco è il responsabile della condizione di salute della popolazione del suo territorio. Il consiglio comunale condivide questa responsabilità. Allo stato attuale, non sono più i sindaci a gestire il servizio sanitario anche se a essi sono affidati poteri di programmazione, di controllo e di giudizio sull’operato del direttore generale delle ASL. I compiti del sindaco sono quindi comunque ampi, soprattutto il sindaco deve conoscere lo stato di salute della popolazione, deve prendere provvedimenti se le condizioni ambientali sono invivibili, se esistono pericoli incombenti e, per la direttiva Seveso, deve informare la popolazione dei rischi rilevanti cui è sottoposta.

Proseguiamo con le residenze assistenziali sanitarie (Rsa), esse sono strutture di ospitalità a tempo indeterminato o temporaneo. In sostanza, si tratta di istituti di ricovero, pubblici o privati. Si distinguono, quindi, sia dall’ospedale sia dalla casa di cura – i quali sono rivolti a pazienti sofferenti di una patologia acuta – ma anche dalla casa di riposo, che è destinata ad anziani almeno parzialmente autosufficienti. Accolgono persone anziane non autosufficienti che, pertanto, non sono più in grado di rimanere al proprio domicilio, a causa delle loro condizioni di salute e della mancanza di autonomia. I ricoveri possono essere temporanei o a tempo indeterminato.

Non sono riuscito ad identificare le responsabilità specifiche di chi le dirige, ma sicuramente entra in causa la gestione da “buon padre di famiglia” quindi di conseguenza la responsabilità diretta di quanto avviene all’interno (questo vale anche per le normali Case di Riposo).
Ho trovato comunque cercando su internet una circolare del Ministero della Salute del 16/03/2020 che impone alle RSA alcuni ricoveri non procastinabili così definiti, di cui vi invito ad andare a cercare il significato:
a) ricoveri in regime di urgenza;
b) ricoveri elettivi oncologici;
c) ricoveri elettivi non oncologici con classe di priorità A

Quali sono invece le responsabilità del cittadino e della famiglia in questo caso specifico?

Non ho assolutamente cercato termini di legge ma è chiaro che ognuno di noi è il primo responsabile della propria salute e di quella dei propri parenti e dei propri concittadini (ce lo insegnano i Decreti Conte). Quindi oggi chi punta il dito verso chi a suo avviso ha ucciso gli anziani deve chiedersi se ha prima fatto la propria parte assicurandosi che essi fossero al sicuro, prima e dopo la crisi, e questo vale anche per chi ha avuto morti più giovani e non abbandonati a se stessi.

Da questa crisi impariamo tutti, Cittadini e Autorità, una cosa molto importante la RESPONSABILITA’ PERSONALE legata al proprio ruolo ma rivolta ad aiutare il prossimo e chi sta un gradino sopra di noi.

Giorgio Bargna