Gli ultimi decenni hanno
privato quello che noi intendiamo come Stato/Nazione di ogni sua peculiarità
acquisita e soprattutto della propria sovranità.
Le sovranità perse e le cause
possiamo ricercarle tra:
la sovranità politica,
dipendente dai mercati finanziari
la sovranità economica, fin
troppo influenzata delle multinazionali
la sovranità militare, per
l’opulenza della NATO
la sovranità monetaria,
defraudata dall’Euro
la sovranità in termini di piano
finanziario, per sotto stare alle esigenze del Meccanismo Europeo di Stabilità
A prima occhiata potrebbe
sembrare che tutto si sia tramutato in una sovranità politica europea, in
realtà invece stiamo sottostando alla sovranità del sistema del denaro.
Pensa, sulle conseguenze di
queste scelte, Alain de Benoist:
“Le politiche di austerità provocano un abbassamento del potere
d’acquisto, quindi della domanda, quindi dei consumi, quindi della produzione,
e di conseguenza un aumento della disoccupazione, della deindustrializzazione e
del numero di delocalizzazioni. In fin dei conti, le entrate fiscali
diminuiscono invece di aumentare. Per assolvere i loro debiti, gli Stati devono
allora continuare a chiedere prestiti al settore privato, anche solo per
finanziare gli interessi su tali debiti. Questi nuovi prestiti appesantiscono
di nuovo il debito pubblico, facendone aumentare ancora gli interessi.(…) Si
entra così in un ciclo senza fine”.
La conseguenza in questi anni
è stato il continuo avvicendarsi di governi tecnici che hanno fatto
dell’austerità il presupposto imprescindibile di ogni decisione. Conseguenze
inevitabili povertà e disoccupazione, chiusura delle imprese, vessazioni e
tagli ai dipendenti.
Ci si chiede spesso se uscire
dall’euro sarebbe il toccasana. Esso per come è stato impostato ha sicuramente
influito sul danno, ma a mio avviso questo si sarebbe procurato anche con
monete svincolate se le politiche economiche non fossero state comunque
dissimili. Oggi comunque svincolarsi potrebbe provocare lacrime e sangue ancora
maggiori; forse una svalutazione dell’euro potrebbe essere una giusta via di
mezzo, ma non credo le banche sarebbero d’accordo.
Conseguenza diretta di questo
stato di fatto, governi “di destra” e “di sinistra” che praticavano la stessa
politica, è stata la nascita di movimenti cosiddetti populisti o alternativi (a
seconda della fascia di appartenenza) che cercano la giusta via di uscita.
E’ vero che nel calderone vi
sono anche movimenti un poco repulsivi, ma nel complesso vi è del grande, vi è
tanta voglia di cambiare traiettoria.
Eppure, paradossalmente, nei
cosiddetti PIGS, nei paesi più colpiti da questo status gli elettori hanno
preferito la conservazione alla sovversione, forse, dico forse, allo spirito di
trasformazione ha prevalso la paura. Nella nostra penisola dopo vent’anni di
berlusconismo ci troviamo davanti ad un futuro incarnato da un renzismo
straziante che in fondo fa comodo a tutti i concussi della corruzione, del voto
di scambio, della furberia, del malaffare…dell’italianità mafiosa in pratica … qualcosa
di veramente difficile da scardinare … vedremo però quando non ci sarà più
nella da acquisire molti amici fuggire dagli “amici”… oppure, forse, sbaglio
analisi e devo semplicemente accettare che il popolo italiano vive la
sottomissione come piacere e la sopraffazione come forma di eccitazione, come
masochismo estremo.
Non voglio accettare quest'ultima opzione e continuo ad impegnarmi affinché nasca un fronte coeso e desideroso di vittoria.
Giorgio Bargna