giovedì 17 novembre 2016

NO,NO,NO



Due sono i nodi fondamentali, che risaltano, di questo fantozziano tentativo di revisione costituzionale : l’ipotetica abolizione  del bicameralismo perfetto e l’ ipotetica revisione del Titolo Quinto della Parte Seconda della Costituzione
.
Sinceramente, è noto a tutti coloro che mi conoscono, non amo certo questo assetto socio-politico-economico, ma non per questo rimarrò seduto ad assistere ad un ulteriore aggravamento della situazione.

Dietro al superamento del bicameralismo si cela maldestramente  la modificazione della forma di governo tendendo verso la deriva totalitaria , la revisione del Titolo Quinto di fatto chiude del tutto quel mai concretizzato percorso che tendeva alla autonomia ed alla devoluzione.

Un localista non può, fosse già solo che per questo, che  votare NO. Votare NO ad un accentramento statalista a danno delle Regioni (ma di fatto anche a danno di ogni ente locale)  ed ad un accentramento del potere nelle mani dell’esecutivo, a danno dei cittadini e della rappresentanza parlamentare.

La battaglia è fondamentale e laddove non è riuscito il Parlamento tocca al popolo farlo attraverso lo strumento referendario.
Della poca onestà intellettuale di chi sta gestendo questo percorso (e fermiamoci a questa) ne abbiamo ogni giorno dimostrazione.

Nei Paesi civili come la Svizzera, in caso di referendum, i cittadini ricevono a casa il testo su cui saranno chiamati a esprimersi per votare con una informazione adeguata. Di conseguenza si aprono le porte a discussioni tra elettori vivaci e piene di verità. Da noi invece sempre e solo i soliti noti che portano avanti una propaganda mediatica di regime. Inoltre si diffonde sempre più forte il classico verbo piddino che “chi è contro è  un truglodita” detto nelle più svariate forme.

E’ lampante questo referendum mira a distruggere l’ultimo ostacolo per la realizzazione completa di un nuovo ordine economico e sociale che vede l’accentramento della ricchezza nelle mani di pochi speculatori finanziari e la completa subordinazione dei lavoratori ai voleri di questi.

Il bicameralismo partorito creerà da un lato un Senato di fidati eletti direttamente dai partiti (anzi dal partito) e dall’altro una  Camera che, per effetto del ballottaggio, potrebbe anche essere stata votata solo dal 25 per cento dei votanti e dal 15 per cento degli aventi diritto al voto. Con una forza di voto di tali dimensioni sarà gioco facile per un Esecutivo forte (come quello previsto dalla riforma costituzionale) modificare anche la prima parte della Costituzione, nella quale sono affermati i diritti fondamentali dell’uomo: il diritto al lavoro, il diritto alla salute, il diritto all’ambiente, e così via dicendo. Il tutto passando da due Camere sicure che eviteranno altri passaggi referendari.

Prendo a prestito le parole non di un leader antagonista od anarchico ma di Paolo Maddalena, Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale.

In pratica la riforma attua in pieno, come sottolinea giustamente Becchi, quanto chiesto in una nota lettera della JP Morgan, secondo la quale devono scomparire le Costituzioni del dopoguerra dei Paesi del sud Europa, caratterizzate da un risentimento antifascista. (…) Negli Inganni della finanza è spiegato il meccanismo al quale sono ricorsi, con un colpo di genio, i finanzieri per acquisire una ricchezza che li ha già resi padroni della politica mondiale. (…) Il far valere come danaro contante il danaro fittizio è stato foriero di fallimenti e di disastri finanziari ed economici, e ora le banche, che hanno occupato tutte le istituzioni nazionali (le banche centrali nazionali sono formate da banche private), europee (la BCE è formata da 19 banche centrali private) e internazionali (Banca mondiale e Fondo monetario internazionale sono formate dalle più grandi banche private mondiali), tentano di scaricare sui popoli gli effetti dello loro malefatte. Ne è un esempio eclatante il “bail in”. Di fatto, il citato “meccanismo” (creazione del danaro dal nulla, privatizzazioni e svendite) inventato dalla finanza (che peraltro il pensiero unico dominante del neoliberismo fa passare come un dato naturale ineliminabile mentre è una pura invenzione contro natura), unito al principio europeo del “pareggio di bilancio”, e costringe i Paesi del sud Europa, e principalmente l’Italia, a “privatizzare” industrie, demani e territori e a “svenderli” a privati, pur di ottenere qualche piccola somma di danaro per illudersi di diminuire il nostro colossale debito pubblico. Di fatto, ciò che si ottiene è disoccupazione, recessione, miseria e, in fine, la svendita totale del territorio, in modo da ridurci come gli Ebrei sotto la schiavitù di Babilonia. Il disegno è chiaro e inconfutabile. Di qui l’obbligo di votare NO al referendum costituzionale. Lo impone l’art. 52 della Costituzione secondo il quale “difendere la Patria è dovere sacro del cittadino”. Qui non si tratta di una modifica puramente formale, qui si tende a trasformare la democrazia parlamentare in uno Stato presidenzialista, ottuso esecutore degli ordini della finanza europea e internazionale. Sono in gioco la sopravvivenza degli Stati nazionali, la nostra vita e la vita dei nostri figli.”

Scrivevo qualche paragrafo fa che non amo certo questo assetto socio-politico-economico, ma non per questo rimarrò seduto ad assistere ad un ulteriore aggravamento della situazione.

Renzi & Co. vorrebbero venderci questa “sola” quale “cambiamento in meglio”. Ma essi sono discepoli, se non soci di fatto, dei vari Amato, Prodi, Monti e compagnia cantante, gente che ci ha imposto riforme di ogni genere e grado, dalle pensioni alla scuola, dal fisco al lavoro, riforme rigorosamente peggiorative. O non conosco pensionato, studente, contribuente e dipendente che ne abbia tratto vantaggio…e allora perché dovrei fidarmi di lorsignori? E perché soprattutto mi dovrei fidare visto che questa riforma è sostenuta (cito Michele Rallo) dal “tifo” sfegatato con cui ne invocano l’approvazione tutti i nostri nemici: dai burocrati di Bruxelles agli strozzini di Wall Street, dai figli di troika ai mercenari di Obama.

Esiste anche poi un ragionamento da cui Renzi sta cercando di sottrarsi. Questa è volontà politica e se al Referendum vince il NO il ragazzo DEVE sparire.

Lorsignori, da soli, hanno fatto si che quello del 4 dicembre sia anche e soprattutto un referendum pro o contro Renzi. Pro o contro questo modo di intendere la politica e la democrazia. Pro o contro (visto che non ci è concesso referendum su questo tema) l’Europal’Euro, pro o contro le politiche partorite a Bruxelless.

Mi fermo qui, ribadendo i miei NO, alla sola analisi sociopolitica, ma non è detto che non provi, da qui al voto,  magari anche a scandagliare le parti tecniche che motivano un no.

Grazie della lettura, Giorgio Bargna