Recentemente in Svizzera è passato con il 50,3% dei sì la
stretta sulle quote di immigrazione. In sostanza la Svizzera si sgancia dalla
programmazione europea dei flussi e da oggi in poi deciderà in base alle
convenienze economiche. Sui risultati ha certamente pesato il voto ticinese (il
68%. di si) che nella pancia sicuramente si ritrova il flusso dei frontalieri e
delle aziende di matrice estera che nell’economia svizzera, più libera ed
efficace, hanno cercato un naturale sfogo.
Stando a dei dati di circa un anno fa si contavano nel
territorio elvetico (il 23% dei residenti è ormai straniero) 1.846.500
stranieri domiciliati , inoltre la Svizzera ed il suo benessere economico
attirano inoltre molti frontalieri dai Paesi confinanti ed in particolare da
Germania (56.920), la Francia (145mila) e l'Italia, oltre 65mila quasi tutti in
Ticino. La manodopera straniera e' considerata un elemento importante del
mercato del lavoro svizzero ed i lavoratori stranieri svolgono un ruolo
importante nel settore secondario, dove rappresentano il 37% degli attivi
occupati (2011) contro il 26% nel terziario (dati tratti dalla rete).
Guardiamo un attimo il testo approvato:
-
"La Svizzera gestisce autonomamente l'immigrazione degli stranieri. Il
numero di permessi di dimora per stranieri in Svizzera è limitato da tetti
massimi annuali e contingenti annuali. I tetti massimi valgono per tutti i
permessi rilasciati in virtù del diritto degli stranieri, settore dell'asilo
incluso. Il diritto al soggiorno duraturo, al ricongiungimento familiare e alle
prestazioni sociali può essere limitato".
-
"I tetti massimi annuali e i contingenti annuali per gli stranieri che
esercitano un'attività lucrativa devono essere stabiliti in funzione degli
interessi globali dell'economia svizzera e nel rispetto del principio di
preferenza agli Svizzeri; essi devono comprendere anche i frontalieri. Criteri
determinanti per il rilascio del permesso di dimora sono in particolare la
domanda di un datore di lavoro, la capacità d'integrazione e una base esistenziale
sufficiente e autonoma. Non possono essere conclusi trattati internazionali che
contraddicono al presente articolo".
-
I trattati internazionali che contraddicono all'articolo "devono essere
rinegoziati e adeguati entro tre anni dall'accettazione di detto articolo da
parte del Popolo e dei Cantoni".
Di certa c’è credo una sola cosa, a chi gestisce l’economia
quanto negli anni si è consolidato in Svizzera piace e continuerà a piacere,
supportato anche dalle firme europee; al popolo probabilmente piaceva, oggi un
po’ meno e gli strumenti partecipativi elvetici lo hanno comunicato,
soprattutto nei cantoni di lingua italiana e tedesca, e questo probabilmente
metterà in difficoltà chi guida questo paese.
Spesso quando si parla di immigrazione viene messo in campo
il razzismo. Ritengo sbagliata questa ipotesi poiché ritengo il razzismo parte
dell’aspetto psicologico di una persona, una scelta preconcetta che è innata e
che essendo limitata ad un certo numero di individui non sposta le tendenze
come in questo caso. Credo si sia trattato invece di scelta “economica” in un
momento contraddistinto da una crisi economica e occupazionale internazionale di
vaste proporzioni, la cui fine ancora non s’intravede e davanti ad uno scenario
simile il referendum in causa ha certamente voluto colpire i transfrontalieri
che non sono immigrati qualsiasi.
Probabilmente il pensiero dello svizzero,
anche di quello immigrato, ha ritenuto che un immigrato porta un contributo
alla società al contrario di chi alla sera torna a casa (in Francia, Italia o
Germania); consideriamo che spesso poi un italiano confinante può accettare uno
stipendio di 1500/1800 euro a fronte dei 1000/1200 euro che prenderebbe in
Italia…non conosco le cifre ma sono certo che un lavoratore svizzero venga
pagato almeno 3.000 euro (e magari fiscalmente costa qualcosa in più). Davanti
a questo si può capire la scelta di svizzeri naturali e residenti ed il
messaggio lanciato ai governatori svizzeri e sicuramente ora per frontalieri e
stranieri in cerca di cittadinanza sarà terreno minato.
Che gli svizzeri non scherzino sul lavoro lo si evince dal
fatto che negli ultimi anni abbiano votato altri due referendum sui salari sia
di azienda privata (a memoria vinsero i no)
che pubblica e li mi pare vinsero i si; a prescindere la democrazia vige
ed è consolidata nei secoli alla faccia di che dipinge gli svizzeri trogloditi
razzisti senza identità storica e culturale.
A questa disamina, da definire “tecnica”, vorrei aggiungere
un pensiero diciamo “ecologico” facendo così rimanere il confronto su temi
concreti e reali senza scendere in temi sociologici o razziali, questi magari
li discutiamo un’altra volta. Il pensiero non è mio, lo ho tratto dalla rete
(non ho salvato il nome dell’autore) ma lo condivido:
“Una popolazione di dimensioni stabili è
essenziale per proteggere l'ambiente. La politica dell'immigrazione dovrebbe
essere basata su un dato di fatto che una popolazione di dimensioni stabili è
essenziale se vogliamo evitare un'ulteriore deterioramento del sistema che ci
sostiene, il nostro ambiente e le nostre risorse naturali, indipendentemente da
quanto risparmiamo in termini di risorse, rimane un fatto fondamentale che un
numero sempre maggiore di persone pesa inevitabilmente in modo crescente sul
nostro ambiente naturale e sociale. Più gente significa un maggiore impiego di
energia, maggiori ingorghi nel traffico, maggiore produzione di rifiuti tossici
e una accresciuta tensione che risulta dal vivere in ambienti urbani
sovraffollati. Per quanto efficienti possiamo essere nel nostro utilizzare le
risorse e per quanto risparmiamo nel tentativo di preservare l'ambiente, più
persone significano semplicemente un maggiore stress per l'ecosistema. E il
sistema sociale, fenomeni di affollamento esasperato deforestazione, dimostrano
ampiamente che ogni persona, per quanto punti alla conservazione, aggiunge un
ulteriore carico all'ambiente in cui vive. La considerazione chiave è la
capacità di carico del territorio tenetelo presente per "capacità di carico" s'intende
il numero di persone che possono essere mantenute in modo sostenibile da una
determinata area senza degradare l'ambiente naturale, sociale, culturale e
economico per le generazioni presenti e future. La capacità di carico comprende
la capacità dell'ambiente naturale di fornire le risorse, il cibo, l'abbigliamento
e il rifugio dei quali abbiamo bisogno, e la capacità dell'ambiente sociale di
fornire una qualità della vita ragionevole, questa capacità di carico in Italia
è prossima ai limiti ma la politica non ha il coraggio di dirvelo, potrebbero
essere scelti molti fattori (ad esempio, l'energia, le foreste, gli inquinanti)
per illustrare i limiti che la capacità di carico impone alle dimensioni della
popolazione, esaminare un esempio lampante, l'energia, fornisce molto
rapidamente la misura dell'importanza e dell'utilità del concetto di capacità
di carico, inoltre, non esistono modi economicamente o energeticamente
efficienti all'orizzonte per incrementarne la disponibilità.”
Giorgio Bargna