sabato 29 dicembre 2007

LINGUA INSUBRE

Alcune specifiche,tratte da Wikypedia,sul dialetto lombardo-occidentale,lingua parlata sul Territorio Insubre.


Il dialetto lombardo occidentale o insubre è un dialetto gallo-italico della
lingua lombarda la quale è riconosciuta come "lingua minoritaria" europea dal 1981 (Rapporto 4745 del Consiglio d'Europa) e inoltre censita dall'UNESCO (Red book on endangered languages) tra quelle meritevoli di tutela.

Diffusione
Il lombardo occidentale è parlato nel territorio dell'Insubria, ovvero in provincia di Milano, di Monza, di Lodi, di Pavia, di Como, di Varese, di Lecco, di Verbania, di Novara, nel Canton Ticino e in alcune valli del Canton Grigioni, oltre che in piccole sezioni della provincia di Cremona (non il distretto cremasco) e della provincia di Vercelli (la Valsesia).
Sono presenti parecchie varianti locali,l'insubre, infatti, raggruppa le varietà-aree-sezioni chiamate da molti studiosi lombardo alpino (province di Sondrio e di Verbania, Sopraceneri del Canton Ticino, Grigioni), lombardo-prealpino occidentale (province di Como, Varese e
Lecco), basso-lombardo occidentale (Pavia e Lodi), macromilanese (province di Milano, Monza e Novara), tenendo però presente che il lombardo alpino è piuttosto una varietà intermedia tra Insubre e Orobico. Lo studioso Clemente Merlo definisce l'Insubre come cisabduano.
Fa notare inoltre Andrea Rognoni in Grammatica dei dialetti della Lombardia:
“Una differenza sostanziale tra la Lombardia occidentale e la Lombardia orientale è data anche dal fatto che mentre a oriente non è riuscito ad agire linguisticamente un polo accentratore, a occidente lo sviluppo e la fortuna letteraria di Milano hanno contaminato moltissimo, condizionando dall'esterno sia le parlate appartenenti alla varietà lombardo-prealpina,sia quelle appartenenti alla varietà basso-lombarda, specie all'interno dell'entità idrogeografica posta tra il fiume Ticino e il fiume Adda,chiamata tradizionalmente Insubria, e soprattutto tra i poli urbani di Varese, Como e la bassa milanese. Un'influenza, seppur blanda, del milanese si è fatta sentire, a est dell'Adda, solo nella zona di Treviglio e dell'Isola (Bassa Bergamasca), nonché nel cremasco e nel cremonese più occidentali.”

Le varianti
Le varianti principali del Lombardo Occidentale, secondo la suddivisione tradizionale, sono le seguenti:milanese o meneghino, dialetto bustocco, dialetto legnanese, brianzolo, canzese ,canturino, monzese,comasco,laghée,lecchese,vallassinese,ticinese, ossolano,
valtellinese-chiavennasco,valtellinese, chiavennasco,varesino o bosino,lodigiano, novarese,
maggiorese, cremonese.

Alla prossima,Giorgio.

DODICI NUMERI,DIVERSI TRA LORO,FORMANO UNA DOZZINA

Posso essere considerato una persona dall'animo democratico se affermo di concepire la mia Nazione, l'Italia, ed il mio sogno, gli Stati Uniti d'Europa, come un “missaggio” di culture, di popoli e di territori indipendenti nella loro forma ma confederati e solidali tra loro?

Sogno l'Europa dei Popoli perchè io Cittadino rivendico un potere vicino, che lo Stato-nazione non è più in grado di offrirmi, perché posto in crisi dall'implosione di cui è vittima, a causa del vortice oligarchico che ormai lo immobilizza, anche sul fronte del servizio al Cittadino .

Lo Stato-Nazione, che è nato e si è sviluppato in Europa in seguito agli accadimenti storici del xx secolo è in crisi, non riesce più a risolvere i problemi immediati dei Cittadini. A questo punto avvicinare il potere ai Cittadini diventa un processo democratico necessario,..lo stato-nazione tradizionale non vuole, e non lo può più ,cedere potere, tanto verso l’alto come verso il basso. Non dobbiamo aspirare ad un’Europa di piccoli stati, ma ad un’Europa dei Popoli, delle Città e dei Territori.

Io sogno Territori Auonomi federati nell'Europa sopra citata, che paghino quote per ciò ciò che gli corrisponde, anzi qualcosa in più, perché la solidarietà è importante. Però pagarlo agli Stati Uniti d'Europa, di queso tipo d'Europa, non ad uno Stato-nazione.

Concludo con una frase molto famosa tradotta nella Lingua parlata, con diverse varianti locali tutte però dello stesso ceppo, nella Lombardia occidentale, frase che dona significato alla vita di tutti:

“Tucc i òmen nàssen liber e tucc istess per dignitaa e diritt. Gh'hann giudizi e coscienza e gh'hann de tratass comè fradej.”

“Tutti gli uomini nascono liberi,con la stessa dignità e gli stessi diritti.Sono forniti di cervello e coscienza e hanno l'obbligo di trattarsi come fratelli.”

Alla prossima Giorgio.

INSUBRIA

Abbiamo parlato spesso in queste pagine di Municipi,Comunità Locali,Province Autonome e delle Aree Omogenee Territoriali.Ragionando a campo aperto su quese ultime,sono decisamente “terre da esplorare”,le abbiamo identificate come territori che hanno degli elementi culturali, economici e sociali che li uniscono.Allargando quindi il campo oltre il limite provinciale possiamo identificare in questa tipologia anche delle aree regionali,che non siano però quelle che lo Stato Italiano ci ha donato,ma Territori che si riferiscano a quanto illustrato poche righe fa.Esempio,nella Regione Lombardia un Comasco ed un Mantovano poco hanno a che spartire;il Comasco trova certo più similitudini in un Varesotto o in un Novarese o Biellese o travalicando in un Ticinese.Da qui parte una prima illustrazione de LA REGIONE INSUBRIA.

Alcune specifiche tratte da Wikipedia

L'Insubria è una regione storico-geografica, corrispondente all'antico
territorio in passato abitato dagli Insubri, popolazione celtica che ha abitato
la regione compresa fra il Po e i laghi prealpini a partire dal IV, cui Polibio
attribuisce la fondazione di Milano intorno al 590 a.C. In seconda battuta il
nome può essere riferito al territorio del Ducato di Milano (1395-1810).
Per secoli indicò quindi una zona compresa più o meno tra l'Adda e il Sesia, e fra il San
Gottardo e il Po, ovvero fu sinonimo della regione milanese e dei contadi su di
essa gravitanti.

Il territorio della Regio Insubrica
In epoca contemporanea il termine è spesso percepito in modo più ristretto a indicare il territorio della comunità di lavoro transfrontaliera Regio Insubrica, istituita nel 1995 tra le province di Varese, Como, Verbano Cusio Ossola e il Canton Ticino, ovvero la regione dei
laghi a cavallo fra la Svizzera e l'Italia dove si parla la lingua italiana e il dialetto insubre. Recentemente la Regio si è allargata ai territori delle province di Novara e di Lecco
Si tratta di una "Euroregione" (conforme all'Accordo di Madrid del Consiglio d'Europa) che promuove la cooperazione transfrontaliera nella regione italo-svizzera dei tre laghi prealpini (Lago di Como, Lago di Lugano, Lago Maggiore).

Linguistica
Da un punto di vista etno-linguistico l'Insubria comprende anche la Provincia di Novara, la Provincia di Lecco, la Provincia di Milano, la Provincia di Lodi, ovvero quelle aree in cui è parlato il dialetto lombardo occidentale o Insubre, aree del resto corrispondenti al territorio del Ducato di Milano, così come fu fino alla sua caduta e passaggio all'Austria col trattato di Baden nel 1714 o meglio al trattato di Campoformio che segna la fine della prima dominazione austriaca. (1797).

Usi moderni e contemporanei
La parola Insubria è stata lungo considerata un sinonimo per Lombardia, soprattutto in epoca ducale, ovvero durante l'alto medioevo e il rinascimento.Dal XIV al XVII secolo, presso i letterati della corte ducale milanese, i termini Insubres e Insubria furono utilizzati per conferire la coscienza di una unità e identità nazionale superiore alle ancor vive autonomie comunali.Insubria definì così il cuore dell'allora vasto Ducato di Milano, come
testimoniato negli scritti di Benzo d'Alessandria, Giovanni Simonetta, Bernardino Corio e Andrea Alciato. Ancora nel Settecento Gabriele Verri ribadì il concetto con l'espressione, posta in testa alle sue opere: "Insubres sumus, non latini".
Nel 1797, a seguito dell'occupazione del Ducato di Milano, Napoleone fa battere dalla zecca di Milano una medaglia celebrativa con la dicitura "All'Insubria Libera" e un'allegoria della Repubblica francese, raffigurata come donna elmata, assistita, alla sua destra, dalla Pace che pone il berretto frigio sul capo dell'Insubria: questa è condotta da un genietto e ai suoi piedi ha una cornucopia.Negli anni trenta viene promossa una rivista chiamata "Insubria", che si occupa di promuovere il turismo e la cultura dei laghi prealpini.Il termine cade in un periodo di oblio fino agli anni novanta, quando l'Insubria tornato in auge in corrispondenza di una serie di iniziative, prima fra le quali la fondazione (1995) della succitata comunità di lavoro transfrontaliera, la "Regio Insubrica", con lo scopo di valorizzare degli elementi culturali, economici e sociali che uniscono la Svizzera Italiana e le province di confine.Il quotidiano La Prealpina, seguito poi da altri, inserisce una pagina quotidiana intestata all'Insubria, riportando notizie di cronaca politica locale.Nel (1996) si registra lacostituzione dell'Associazione Culturale Terra Insubre, con sede a Varese, che ha nel suo programma la diffusione e la promozione della storia e dell'ambiente del territorio insubre a un vasto
pubblico. Attualmente (2006) conta circa 1500 soci, due sedi distaccate (Milano e Marcallo con Casone) e una omonima rivista trimestrale.Degli stessi anni (14 luglio 1998) l'istituzione dell'Università dell'Insubria, ovvero del polo universitario di Varese e Como.

Insubrismo
Negli ultimi anni alcuni esponenti politici stanno cominciando a discutere circa la possibilità di costituzione istituzionale dell'Insubria e/o dell'acquisizione dell'autonomia politica. Tuttavia non esiste oggi nessun partito politico che si batta per raggiungere questo obiettivo, ma solo dei movimenti culturali e d'opinione.All'inizio del 2002 si costituì in Canton Ticino, e poi nei Grigioni, il "Movimento degli Indipendenti Insubrici" guidato dal medico di Gravesano Werner Nussbaumer.Gli "Indipendenti Insubrici" ebbero Nussbaumer come proprio rappresentante al Gran Consiglio del Canton Ticino dal gennaio 2003 fino alle elezioni del 2003, sebbene egli sia stato inizialmente eletto nel 1999 fra le file dei Verdi. Il
Presidente del movimento nei Grigioni insubri fu Giancarlo Gruber.Dal 2005 è invece attivo il gruppo d'opinione Domà Nunch, promotore della
rivista on-line "El Dragh Bloeu". Il movimento è stato presentato ufficialmente
il 6 febbraio 2006 a Milano in Piazza Insubria. Non ha rappresentanti
istituzionali, ma si dedica principalmente a iniziative sul territorio, fra le
quali la Giornata dell'Ambiente, che durante il mese di luglio 2006 si è tenuta
a Briosco per celebrare la commemorazione della tragedia dell'ICMESA di Seveso,
il Forum sulle emergenze ambientali in Insubria, tenutosi nel marzo 2007 a
Uboldo e il Forum per la lengua milanesa, che nell'aprile 2007 a Nerviano ha
coinvolto le maggiori associazioni linguistiche della regione.
Domà Nunch si ispira ai principi dell'econazionalismo, ossia una sintesi fra
ecologismo e richieste di tutela dell'identità culturale insubre, e promuove il
progetto di una Confederazione Insubre, su modello statuale svizzero.

Continueremo presto il discorso,un saluto a tutti Giorgio

PROVINCE AUTONOME,UN DIRITTO NATURALE

Ricolleghiamoci ad un concetto già espresso più volte,l'autonomia territoriale.Sia io,nelle mie idee personali,che il Partito di Azione Civica crediamo in questo concetto;ma su questo blog ritenete tutto ciò che leggete mie idee personali,a scanso di equivoci.Nelle mie idee di una nuova ripartizione istituzionale sogno Municipalità Federativa e Aree Territoriali Omogenee sostenute da un Autonomia Fiscale Locale,tutto ciò per essere attuato ha bisogno di una riforma delle ripartizioni istituzionali che,per essere attuata,deve attendere che forze nuove,come il P.A.C.,calchino da protagoniste il palcoscenico politico italiano.Ma qualcosa si può attuare già con l'attuale formula,garantita dalla Costituzione Italiana;l'art. 5 della nostra Costituzione infatti recita esattamente così:

La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento.

Allora mi chiedo perchè non trasformare ciò che ora è un privilegio in quello che dovrebbe essere in realtà:un DIRITTO NATURALE.Le Province dovrebbero però trasformarsi in qualcosa di utile,oggi deliberando solo su argomenti minimi e collaterali diventano solo il parcheggio di politici che non hanno trovato spazio in altre istituzioni;questo rende le province in una sorta di “Camera di Trombati”,una spesa inutile!
Le Province Autonome quindi per avere un senso dovrebbero poter legiferare e gestire su tutto quanto concerne la pubblica amministrazione.Addirittura auspicherei una Camera delle Province che con i suoi circa 100 rappresentanti (uno per provincia) vada a sostituire la Camera dei Deputati,in modo che anche politiche internazionali o militari o di economia nazionale possano essere trattate da rappresentanti locali (necessiterebbe la nascita in loco),in modo che siano rappresentati tutti i territori italiani.Qualcuno potrebbe obbiettare che l'Auonomia Fiscale Territoriale potrebbe penalizzare i territori più “poveri”,questa lacuna potrebbe essere colmata da un fondo comune costituito da una percentuale delle entrate che i territori più “ricchi”metterebbero a disposizione,fatto salvo però che gli investimenti affrontati con questo fondo vengano gestiti,a scanso di appropiazioni indebite dei soliti noti, da chi li mette a disposizione.
Quindi Province Autonome Fiscalmente e Amministrativamente,con al loro interno Municipi che le formano attraverso una Rete Federativa Locale gestiti tramite una Democrazia Diretta e Partecipata,potrebbero essere una valida proposta riformatrice sfruttando ciò che la Costituzione già ci mette a disposizione.
L'Autonomia Locale (fiscale e non) deve portare ad un risultato,ed in questo anche il Partito di Azione Civica concorda,OGNUNO CAMMINI SOSTENUTO DALLE PROPRIE GAMBE!
Un saluto a tutti,Giorgio.

sabato 8 dicembre 2007


Uso partecipato del territorio.
Quei municipi che federandosi sfruttano come obbiettivo la maturazione della cittadinanza in forma attiva,possono e devono attuare una politica di risanamento e valorizzazione sia ambientale che sociale al territorio.Si può infatti aumentare il benessere generale abbattendo quel muro che distanzia l'uso privato da quello pubblico del territorio e del governo dei beni patrimoniali.L'abbattimento di questo muro porta all'uso,chiamiamolo,comune di fattori e beni che oggi stanno prendendo (in molti casi) la via della privatizzazione,che li sottrarrebbe all'uso ed alla gestione comune;oltre ad acqua,energia,sanità, anche i beni demaniali e il territorio semiabbandonato in zone “oscure” blindate da centri residenziali,commerciali ed industriali:praticamente il territorio.
Il territorio,cioè quel bene comune che rappresenta la storia e la cultura di una comunità locale,quel bene che va tutelato,salvaguardato,risviluppato affinchè non si cancelli la storia.La Partecipazione Popolare nella gestione delle fonti energetiche ed idrauliche,nelle scelte sanitarie e nelle riqualificazioni territoriali,oltre ad evitare il solito Spreco Partitocratico porterebbero ad un indirizzo indicato da chi il territorio lo vive e lo respira,evitando così opere inutili e creando,per inverso,ciò che il cittadino sente come necessario ed utile.Nella costruzione urbanistica la scelta comune,di proprietari ed istituzioni,della riqualifica delle strutture storiche eviterebbe la costruzione di nuovi insediamenti costruttivi che,il più delle volte,stonano con l'ambiente,sia sul piano visivo che nel “ricordo storico” che l'abitante ha della zona;lo stesso risultato potrebbe essere raggiunto anche nella costruzione di nuove vie di comunicazione sfruttando una sinergia tra i municipi in causa e gli insediamenti privati,evitando cosi la non costruzione di strade utili a smaltire traffico ed ad abbattere l'inquinamento.
Alla prossima,Giorgio.

LA COLPA NON E' DEGLI IMMIGRATI


Come per Tangentopoli e Calciopoli,tutti sapevano,nessuno sapeva.
Il tutto inizia qualche annetto fa,pur di entrare nell'Europa del libero scambio delle merci,della libera circolazione dei cittadini e della moneta unica,non avendo i requisiti necessari ci siamo pronati e ci siamo fatti,dolorosamente,sodomizzare.La sodomizzazione è stata doppia perchè alla volontà interna della nostra classe politica si aggiunge il fatto che presidente dell' Esecutivo Europeo allora era Romano Prodi.
Non avevamo i requisiti economici per entrare nella sfera dell' Euro e allora cosa si sono inventati i nostri e la Comunità Europea?
Si sono inventati la Pattumiera d' Europa,la merce di scambio per l'ingresso è stata l'accettare che nel nostro paese entrasse qualsiasi tipo di immigrato,dal bravo lavoratore al più becero stupratore,affibbiando a noi la feccia del mondo e liberando
l' Europa da ogni rischio.La responsabilità interna è di tutti,nessuno è escluso,tutti dichiaravano la necessità estrema di entrare nella sfera dell' Euro;tutti sapevano che non avevamo i requisiti per entrarci e conoscevano il prezzo da pagare,perchè allora hanno acconsentito?
Perchè tutto l'arco costituzionale,a partire da RC ad arrivare ad AN,pensava di averne profitto da trarne!A sinistra credevano di trovare una nuova fascia di elettorato,a destra non sognavano altro che nuove problematiche xenofobe che portassero verso di loro nuovi elettori.Ma soprattutto,entrambi i poli,sfruttando la nuova delinquenza,che sapevano dover nascere,sapevano nei momenti critici di avere un argomento dove portare gli Italiani a soffermarsi,depistandoli così dalle marachelle che l'OLIGARCHIA PARTITOCRATICA porta avanti impunemente.Su quest'ultima affermazione vi invito a leggervi il mio post “Era solo un sogno vero?”.
Oggi ci regalano un DDL inutile,che ci dice che chi si macchia di crimini visiterà comunque le nostre parie galere (che paura che fanno!),che ci dice che anche i Cittadini Europei verranno espulsi se sosteranno da noi più di tre mesi senza lavoro e dimora,e che ci dice che baraccopoli e campi nomadi verranno sgomberati.
Ma chi c...o vogliono prendere per il c..o?
DOVE PENSANO DI SPEDIRE GLI ESPULSI,quando sono i loro paesi d'origine a spedire qui i delinquenti che non sanno più come gestire?
COME PENSANO DI INDIVIDUARLI quando non sanno quanti c'è ne sono in Italia?

E' la solita presa per il c..o,tra poco dopo aver risolto le loro beghe interne non se ne parlerà più;i media si inventeranno un altro caso Cogne o Garlasco,e noi coninueremo a convivere con la peggio delinquenza!
Se qualcuno volesse farmi credere che in Italia servono nuove forze lavoro perchè noi non bastiamo più,e su questo presupposto vorrebbero,nel contempo, aiutare chi ha bisogno fuori dai nostri confini,risponderei così:
1)i problemi dei paesi vanno risolti sul luogo,collaborando (in maniera seria) economicamente e politicamente;aiutando la crescita economico-lavorativa di questi paesi ed aiutandoli a diventare democratici
2)in Italia non manca la forza lavoro,è semplicemente nascosta nell'esercio della casta (leggete il mio post “Un'arma impropria”),staniamoli ed invece che svolgere mansioni da imboscati vadano a lavorare in fabbrica.Se poi qualche posto avanza BEN ACCETTA è l'immigrazione,ricordiamoci sempre che gli Italiani sono disseminati per tutto il globo terrestre!

La colpa di quanto succede in Italia non è dei rumeni o degli islamici o degli africani,la colpa è della nostra CASTA OLIGARCHICO-PARTITOCRATICA che sta sfruttando l'immigrazione, per concretizzare i propri interessi!!!
Un saluto a tutti,Giorgio.

IL CRISTIANESIMO

Il post odierno nasce dall'esigenza,che sento in me,di rispondere ad attacchi portati frequentemente da bloggers,alla Chiesa così come al Papa così come ai valori della Comunità Cristiana.

Premetto inizialmente,a spazzare equivoci,di essere un membro del Cons. Pastorale della mia Parrocchia,sia pure un consigliere sui generis:assolutamente non bigotto,non grande frequentatore (oltre alla Messa domenicale) della vita parrocchiale ed anche poco ligio alle “regole”.Premetto anche di essere figlio di padre brianzolo e di madre nativa pugliese.Chiederei sinceramente,a quanti contestano l'operato della Chiesa e auspicano la sua scomparsa dal suolo italiano,di cambiare obbiettivo se hanno il dente avvelenato,perchè la Chiesa rivolge le sue “attenzioni” solo ai Cattolici,al contrario dello Stato Partitocratico che le rivolge a tutti noi;inviterei anche a seguire questo mio ragionamento.
Noi viviamo,a mio vedere,in una Nazione virtuale,che non ha sostanza storica se non nell'antica Roma e nel seguente Sacro Romano Impero.Quest'ultimo in particolare ha,anche se in moli casi in maniera poco ortodossa, “inculcato” nelle menti e nelle anime del popolo abitante in queste terre il Credo Cristiano.Questa Nazione nasce nel 1800 per il volere di nobili Savoiardi che ( allora come oggi) parlano la lingua francese,che hanno spedito mille ed uno ex briganti a conquistare terre,che hanno aperto brecce in porte che accedevano a città contrastanti,che hanno influito con fucili spianati sull'esito del referendum che portò all'annessione della Serenissima e che dopo averci svenduto ai nazisti sono fuggiti dalla nostra terra via in modo vigliacco davanti alla sconfita.Questa Nazione,voluta dai Savoia,è l'unione di molti popoli che tra loro ,spesso,hanno poco a che vedere tra loro (ditemi cosa centra un Altoatesino già solo con un Lombardo o un Romagnolo) e che ognuno porta culture e linguaggi diversi (non a caso l'Unione Europea riconosce alcuni di quelli che noi chiamiamo dialetti come lingue,due esempi su tutti il Piemontese ed il Veneto);l'unica vera unione culturale certa tra gli Italici Popoli è la Religione Cristiana.Attaccarla,fiaccarla,contestarla e sognare che cessi di esistere significa augurare a questo paese la fine.L'unico punto di unione tra ricchi e poveri,elettori di destra e di sinistra,imprenditori ed operai è,ed è sempre stata,la Religione Cristiana!
Quando attaccate il Crisianesimo,bloggers,pensate a cosa significa per noi Italiani !
Come sempre un saluo a tutti,Giorgio.

METROPOLIS

L'odierno testo è la prosecuzione naturale dei post DALLE COMUNITA' LOCALI ALL'AUTOGOVERNO e DALLA PARTECIPAZIONE AL FEDERALISMO.Il percorso,ovviamente,non finisce con questa illustrazione di possibile Area Omogenea,ma proseguirà in prossimi post.Un saluto a tutti,Giorgio.

Solo sulla base decisionale di una Cittadinanza Attiva,nella Comunità Locale,si possono attivare a livelli più ampi Percorsi Partecipativi.Se i Comuni,al contrario,sono ostaggio dell' Oligarchia Partitica le reti più ampie risulteranno,come è oggi,mere gerarchie Oligarchico-Burocratiche alla merce di società immobiliari e di gruppi finanziari o commerciali.Sotto un Occhio Partecipativo possiamo anche godere della vista di un'ottica diversa della Città Metropolitana (altrimenti identificabile come Area Omogenea Territoriale),visibile come Rete Federata Policentrica di Città,ognuna delle quali componenti con Autogoverno Attivo della Cittadinanza.Questa Rete Federata può,con occhio civico,gestirsi il controllo locale di acque ed energia,predisponendo piccole reti di produzione e consumo.La nascita di queste Reti Federate rappresentano,senza ogni sorta di dubbio,il Federalismo dal Basso e disegnano la giusta Scala Territoriale che consente di non perdere il filo conduttore trasmesso dall'Autogoverno Locale.

mercoledì 5 dicembre 2007

DALLA PARTECIPAZIONE AL FEDERALISMO

In Italia,come nel mondo, è notevolmente accresciuta la fase attiva del cittadino grazie alle forme partecipative che in alcuni casi hanno persino configurato percorsi che,partendo dalle Circoscrizioni,sono giunti sino alle Regioni (in un caso ad es. attraverso l'azione della Rete del Nuovo Municipio);questo a conferma che il Federalismo si può costituire dal basso,e che una Federazione di Reti Municipali è facilmente attuabile.Un progetto di Federalismo Municipale può storicamente ispirarsi ad esempio:
a) all'autonomia delle Colonie greche dalla Città madre (polis e motropolis)
b) alle voglie indipendentiste Etrusche
c) ai Comuni medioevali configuratisi in Leghe e Federazioni

Tutte forme di conflitto fra Sovranità Municipali Federate e Stati centralisti.
Anche oggi,partendo dalla crisi dello Stato-Nazione,il Federalismo Municipale deve basarsi su un concetto di Sovranità del Municipio cosicche esso sia l'Espressione della Sovranità Popolare,appoggiandosi sui modelli partecipativi deve abbattere quel ruolo di sola amministrazione dei servizi in cui la municipalità moderna,di derivazione inglese,adesso ristagna.
E' tesi dei federalisti contemporanei che,la forma Federale deva partire dalle pratiche di Autonomia Locale,essere lanciata dalle forme di Partecipazione Popolare (basandosi su tutte le componenti sociali che sono forme dirette del processo) e applicare integralmente il Principio di Sussidiarietà.

Il discorso continua in prossimi post,Ciao Giorgio.

DALLE COMUNITA' LOCALI ALL'AUTOGOVERNO

Partiamo dalla citazione di un anarchico socialista (che farà la gioia del mio amico Cesare Nicolicchia) per poi passare ad una citazione di Carlo Cattaneo (nella foto),a certificare un federalismo meno estremo,ad arrivare poi alle mie conclusioni (in realtà oggi forse un pò forti,ma forse no) ,basate soprattutto sulla seconda in realtà,a dimostrare che in fondo il federalismo e le autonomie locali sono argomenti cari al pensiero di molte ideologie,forse perchè argomenti amati dall'uomo in se stesso.Nel post di oggi,come in altri,i più attenti osservatori della Partecipazione Popolare possono riconoscermi come un “quasi” discepolo,oltre che di G.Miglio,di Alberto Magnaghi.Come sempre un saluto a tutti,Giorgio.

"Federazioni fra piccole unità territoriali, come tra uomini uniti da lavori comuni nelle loro rispettive corporazioni, e federazioni tra città e gruppi di città costituiscono l’essenza stessa della vita e del pensiero in quest’epoca. Il periodo compreso fra il X e il XVI secolo della nostra era potrebbe dunque essere descritto come un immenso sforzo per stabilire l’aiuto e l’appoggio reciproco in vaste proporzioni, il principio di federazione e d’associazione essendo applicato in tutte le manifestazioni della vita umana ed in tutti i gradi possibili."
Piotr Alexeevic Kropotkin

Ne “Il diritto federale” di Carlo Cattaneo,tra l'altro, troviamo il seguente principio:
“Ogni popolo può avere molti interessi da trattare in comune con altri popoli; ma vi sono interessi che può trattare egli solo, perché egli solo li sente, perché egli solo li intende. E v’è inoltre in ogni popolo anche la coscienza del suo essere, anche la superbia del suo nome, anche la gelosia dell’avita sua terra. Di là il diritto federale, ossia il diritto dei popoli; il quale debbe avere il suo luogo, accanto al diritto della nazione, accanto al diritto dell’umanità”.

Da Democrazia Partecipativa ad autogoverno
In questo ragionamento troverei la nascita di un concetto che giustifica il luogo,quale simbolo di riconoscimento,appartenenza e giurisdizione.
Sulla base di questo ragionamento,potremmo asserire,con formula piena che,la Democrazia Partecipativa con la sua sistematica inclusività multidecisionale,tenda a far crescere la Comunità Locale dandole,oltretutto,la possibilità di riconoscersi nei valori locali e nella propria identità locale che sono fattori maturativi verso la strada che porta all' Autonomo Governo.
La forma di Autogoverno tenderà nel tempo a sottrarre alle Formule Globalizzatrici il loro dominio plagiante e distruttivo che tende alla distruzione dei popoli.Dunque,possiamo con certezza affermare che una democrazia basata su Autonome Comunità Locali e su Aree Territoriali Omogenee ,grazie anche all'utilizzo di approcci a carattere solidale,sociale ed ambientalista possa sviluppare un'intersecazione federale partorita dal basso,la quale fungerà da Azione Antibatterica contro il virus dell'Oligarchia Globalizzatrice.
Da qui parte uno sviluppo della Democrazia Diretta e Partecipativa che,partendo da strumento attivo della Rivalutazione Civica ,si trasforma in uno strumento di liberazione dall'Oppressione Oligarchica,e ci indirizza verso l'autodeterminazione civica,economica e sociale.
Per concretizzare lo sviluppo di questi passaggi,occorre sviluppare coerenza ed integrazione complementare nei seguenti livelli:
a)Ascolto e risalto del sapere e del volere della Cittadinanza.Irrigare i Pubblici Esercizi Istitutivi
con le voci dei Cittadini,darà alla Ammistrazione Locale orrizzonti e priorità di forma innovativa,affrontabili con una seria applicazione degli strumenti della Democrazia Partecipativa;ben strutturata e finanziata,continuativa nel percorso e nei tempi.
b)Riordino e nuova formulazione degli organi e delle strutture amministrative,in modo così di avvallare con giusto risalto e giusta legittimità i Processi Partecipativi.
c)Traduzione dei Tavoli Programmatici tradizionali in Tavoli Partecipativi,frequentati e alimentatida:Cittadini,Amministratori,Imprenditori,Volontariato,Sindacato,Parrocchie e quanto d'altro compone il nucleo della Comunità Locale.
Il germogliare del Sistema Partecipativo è destinato a sviluppare un radicale cambiamento nella Formula Politica:non si delega più,ma si contribuisce,si decide e ci si (di conseguenza) responsabilizza.Da qui la Storicità Civica della Democrazia Diretta e partecipata.
Un saluto a tutti,Giorgio.

domenica 2 dicembre 2007

PARTITO D'AZIONE CIVICA

Nella serata di venerdì 30 novembre 2007, alle ore 21.00, presso l’hotel “Metropole Suisse” (in piazza Cavour a Como) sono state presentate le ragioni ispiratrici del Comitato Promotore del “PARTITO D'AZIONE CIVICA” (istituito con atto costitutivo del 6 novembre scorso), nonché le tappe che porteranno all’Assemblea Costituente che avrà il compito di approvare, in via definitiva, il programma politico, lo statuto e l’atto costitutivo del partito.Presenti oltre a qualche rappresentante della stampa locale,ed all'intero Comitato,un'ottantina di persone interessate al Progetto.

Ecco a voi le principali parole pronunciate dal Portavoce Ufficiale del Comitato,Claudio Bizzozero:

“Perchè un PARTITO?Perchè crediamo nella politica e crediamo che i partiti siano strumenti importanti per una democrazia che voglia funzionare bene.Siccome però non crediamo nei partiti che ci sono già ne fondiamo uno nostro.Chi diceva che Lavori in Corso (lista civica canturina,ndr) era una lista che si aggrappava all'antipolitica evidentemente non aveva capito nulla.Il termine AZIONE non ha alcun connotato storico,l'abbiamo scelto perchè individua l'agire,il fare.Infine CIVICA perchè la politica deve sapersi coniugare con le realtà locali del nostro paese.”


Il Comitato Promotore porterà,in primavera,all'Assemblea Costituente laddove verranno approvati lo Statuto e l'assetto definitivo del partito.Obbiettivo principale arrivare pronti alle elezioni regionali del 2010.


Dal momento della presentazione al pubblico sono aperte le adesioni al Comitato Promotore,sino ad allora esso era composto dai soli Soci Fondatori,chiunque aderirà avrà modo di partecipare all'elaborazione di tutto ciò che verrà discusso ed eventualmente approvato durante l'Assemblea Costituente.Il Partito d'Azione Civica è presente sul web all'indirizzo www.partitoazionecivica.eu ed è possibile contattarci per ogni possibile informazione all'indirizzo info@partitoazionecivica.eu .

Un saluto a tutti gli amici,Giorgio Bargna (socio fondatore Partito d'Azione Civica)

SVILUPPO DELLE COMUNITA' LOCALI

Trattiamo oggi come argomento le conclusioni del Consiglio Europeo sullo sviluppo della Comunità Locale tramite strumenti formativi ai Cittadini.Ovviamente i signori che a Roma (come Milano,Napoli o Firenze) occupano posti di Governo od Istituzione non si sognano minimamente di fornire al “Cittadino Principe” qualsivoglia strumento di Educazione Civica.Un Cittadino civicamente istruito e responsabile è un grave rischio per l' Oligarchia Partitica,quindi meglio disattendere le direttive.

Giorgio Bargna

Piccola guida:Vi segnalo come significativi i punti seguenti
Capitolo I Introduzione:Paragrafi 4,5,6,7
Capitolo II Principi:Paragrafi 3,4
Titolo e riferimento:Conclusioni del Consiglio del 17 febbraio 1997 sullo sviluppo della comunità locale attraverso l'istruzione e la formazione Gazzetta ufficiale n. C 070 del 06/03/1997 pag. 0003 - 0004
Date:del documento: 17/02/1997
di entrata in vigore: 17/02/1997
Relazioni tra i documenti
Trattato: Comunità europea
Seleziona i documenti che hanno per base giuridica il presente atto
Atti citati: 11992E003B 11992E126 11992E127 51993DC0700

CONCLUSIONI DEL CONSIGLIO del 17 febbraio 1997 sullo sviluppo della comunità
locale attraverso l'istruzione e la formazione (97/C 70/02)

I. INTRODUZIONE
1. Lo sviluppo della comunità locale attraverso l'istruzione e la formazione coinvolge le persone e le istituzioni a livello locale nella promozione attiva delle opportunità di apprendimento permanente e dello sviluppo di una cultura di apprendimento permanente per i membri della comunità locale. Esso consente alle persone e alle istituzioni a livello locale di sviluppare ulteriormente i loro compiti per individuare i loro bisogni di carattere sia personale che sociale, culturale ed economico.
2. Esiste una notevole diversità di prassi e una varietà di approcci negli Stati membri per quanto riguarda lo sviluppo della comunità locale, attraverso l'istruzione e la formazione Pertanto, la definizione precisa di «sviluppo della comunità locale attraverso l'istruzione e la formazione» varierà a seconda delle specificità locali e del quadro costituzionale e giuridico di ciascun Stato membro. Inoltre, lo sviluppo della comunità locale attraverso l'istruzione e la formazione non implica necessariamente modifiche delle disposizioni giuridiche,costituzionali e organizzative vigenti in materia di istruzione e formazione.
3. Tuttavia, lo sviluppo della comunità locale attraverso l'istruzione e la formazione implica generalmente a livello locale uno sforzo degli individui per massimizzare il loro potenziale di sviluppo partecipando alla pianificazione e alla attuazione dei propri programmi di apprendimento nell'ambito della comunità locale. Questi programmi sono rivolti principalmente agli adulti e si svolgono al di fuori dell'offerta formale di istruzione e formazione. Inoltre, la realizzazione di tali programmi potrebbe comportare un'interazione tra istituti di istruzione e di formazione e comunità locali.
4. Lo sviluppo della comunità locale attraverso l'istruzione e la formazione è importante per uno sviluppo continuo sociale, culturale ed economico delle persone e della comunità locale. Esso è importante per consentire alle comunità locali di far fronte in modo più efficace ai rapidi cambiamenti che avvengono nella società e altresì nel favorire la partecipazione attiva di tutti i cittadini al processo politico e democratico.
5. Il Libro bianco della Commissione «Crescita, competitività, occupazione» afferma che una popolazione ben istruita ed attiva è «un imperativo, se si desidera che l'Europa sia in grado di sostenere il peso dell'interazione politica, economica e culturale e se si intende salvaguardare e sviluppare la democrazia europea.»
6. Il Libro bianco afferma inoltre che se si vuole rafforzare la partecipazione popolare allo sviluppo della democrazia, non solo è necessario un sistema globale di istruzione e di formazione professionale degli adulti, ma esso dev'essere concepito in modo da includere, oltre agli aspetti professionali, temi di carattere generale e culturale.
7. La partecipazione durante l'intero arco della vita ad un'ampia gamma di attività artistiche e culturali contiene in sé un formidabile potenziale di arricchimento personale e di stimolo della sensibilità artistica e della creatività. Pertanto, l'istruzione e la formazione nell'ambito della comunità locale e l'apprendimento permanente in generale dovrebbero trovare un giusto equilibrio tra considerazioni di carattere sociale, cultrale, economico e
artistico.
IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
alla luce di queste considerazioni e delle conclusioni del Consiglio relative ad una strategia per una politica dell'educazione permanente e tenuto conto inoltre:
- delle disposizioni degli articoli 126 e 127 del trattato,
- del principio di sussidiarietà enunciato all'articolo 3 B del trattato; e
- della necessità di rispettare le prospettive finanziarie della Comunità
europea,
ADOTTA LE SEGUENTI CONCLUSIONI:
II. PRINCIPI
I seguenti principi dovrebbero ispirare gli approcci per la promozione dello sviluppo della comunità locale attraverso l'istruzione e la formazione:
1) offrire alle persone e ai gruppi gli strumenti per raggiungere nuovi livelli di consapevolezza personale e sociale attraverso un processo di informazione e istruzione;
2) offrire a livello locale alle persone gli strumenti per partecipare all'identificazione dei loro bisogni e allo sviluppo, all'interno dei quadri giuridico e di bilancio, di programmi di apprendimento e di altro tipo adeguati a tali bisogni in modo graduale e partecipativo, tenendo conto del potenziale delle nuove tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni;
3) incoraggiare l'integrazione sociale mediante un attivo coinvolgimento delle persone nella dimensione politica, economica, culturale e sociale della loro società;
4) promuovere la parità dei diritti e delle opportunità per tutte le persone delle comunità locali.
III. AREE DI AZIONE
Il Consiglio, nel riconoscere i notevoli vantaggi potenziali derivanti da uno scambio di esperienze e di informazioni tra Stati membri, invita la Commissione ad avviare, all'interno dei quadri giuridico e di bilancio vigenti, uno studio sulle prassi e sugli approcci dei vari Stati membri allo sviluppo della comunità locale attraverso l'istruzione e la formazione, al fine di divulgare esempi di buona prassi e di determinare in che modo l'istruzione e la formazione, sia formali che non formali, possano contribuire all'arricchimento della vita e allo sviluppo delle capacità delle persone a livello locale.

CARTA EUROPEA DELLE AUTONOMIE LOCALI

Il post odierno a significare che,l'Autonomia Locale è legalmente applicabile,sostenibile,organizzabile.Non applicare forme di Autonomia Locale è solo una scelta politica,come tale però andrebbe giustificata,visto il fallimento pratico della formula istituzionale attualmente praticata. Un saluto a tutti,Giorgio

Carta europea dell’autonomia locale

Preambolo
Gli Stati membri del Consiglio d’Europa, firmatari della presente Carta,
considerando che il fine del Consiglio d’Europa è di realizzare un’unione più stretta
tra i suoi membri, per salvaguardare e promuovere gli ideali ed i principi che sono il
loro patrimonio comune;
considerando che la stipulazione di accordi nel settore amministrativo è uno dei
mezzi atti a realizzare detto fine;
considerando che le collettività locali costituiscono uno dei principali fondamenti di
ogni regime democratico;
considerando che il diritto dei cittadini a partecipare alla gestione degli affari pubblici
fa parte dei principi democratici comuni a tutti gli Stati membri del Consiglio
d’Europa;
convinti che è a livello locale che il predetto diritto può essere esercitato il più
direttamente possibile;
convinti che l’esistenza di collettività locali investite di responsabilità effettive
consente un’amministrazione efficace e vicina al cittadino;
consapevoli del fatto che la difesa ed il rafforzamento dell’autonomia locale nei vari
Paesi europei rappresenti un importante contributo all’edificazione di un’Europa
fondata sui principi della democrazia e del decentramento del potere;
affermando che ciò presuppone l’esistenza di collettività locali dotate di organi
decisionali democraticamente costituiti, che beneficino di una vasta autonomia per
quanto riguarda le loro competenze, le modalità d’esercizio delle stesse, ed i mezzi
necessari all’espletamento dei loro compiti istituzionali,
hanno convenuto quanto segue:

PARTE I

Art. 1
Le Parti s’impegnano a considerarsi vincolate dagli articoli seguenti, nella maniera e
nella misura prescritta dall’articolo 12 della presente Carta.

Art. 2 Fondamento costituzionale e legale dell’autonomia locale
Il principio dell’autonomia locale deve essere riconosciuto dalla legislazione interna,
e per quanto possibile, dalla Costituzione.

Art. 3 Concetto di autonomia locale
1. Per autonomia locale, s’intende il diritto e la capacità effettiva, per le collettività
locali, di regolamentare ed amministrare nell’ambito della legge, sotto la loro
responsabilità, e a favore delle popolazioni, una parte importante degli affari pubblici.
2. Tale diritto è esercitato da Consigli e Assemblee costituiti da membri eletti a
suffragio libero, segreto, paritario, diretto ed universale, in grado di disporre di
organi esecutivi responsabili nei loro confronti. Detta disposizione non pregiudica il
ricorso alle Assemblee di cittadini, al referendum, o ad ogni altra forma di partecipazione
diretta dei cittadini qualora questa sia consentita dalla legge.

Art. 4 Portata dell’autonomia locale
1. Le competenze di base delle collettività locali sono stabilite dalla Costituzione o
dalla legge. Tuttavia, detta norma non vieta il conferimento, alle collettività locali, di
competenze specifiche, in conformità alla legge.
2. Le collettività locali hanno, nell’ambito della legge, ogni più ampia facoltà di
prendere iniziative proprie per qualsiasi questione che non esuli dalla loro competenza
o sia assegnata ad un’altra autorità.
3. L’esercizio delle responsabilità pubbliche deve, in linea di massima, incombere
di preferenza sulle autorità più vicine ai cittadini. L’assegnazione di una responsabilità
ad un’altra autorità deve tener conto dell’ampiezza e della natura del compito e
delle esigenze di efficacia e di economia.
4. Le competenze affidate alle collettività locali devono di regola essere complete
ed integrali. Possono essere messe in causa o limitate da un’altra autorità, centrale o
regionale, solamente nell’ambito della legge.
5. In caso di delega dei poteri da parte di un’autorità centrale o regionale, le collettività
locali devono fruire, per quanto possibile, della libertà di armonizzare
l’esercizio delle loro funzioni alle condizioni locali.
6. Le collettività locali dovranno essere consultate per quanto possibile, in tempo
utile ed in maniera opportuna nel corso dei processi di programmazione e di decisione
per tutte le questioni che le riguardano direttamente.

Art. 5 Tutela dei limiti territoriali delle collettività locali
Per ogni modifica dei limiti locali territoriali, le collettività locali interessate
dovranno essere preliminarmente consultate, eventualmente mediante referendum,
qualora ciò sia consentito dalla legge.

Art. 6 Adeguamento delle strutture e dei mezzi amministrativi
alle missioni delle collettività locali
1. Senza pregiudizio di norme più generali emanate dalla legge, le collettività locali
devono poter definire esse stesse le strutture amministrative interne di cui intendono
dotarsi, per adeguarle alle loro esigenze specifiche in modo tale da consentire
un’amministrazione efficace.
2. Lo statuto del personale delle collettività locali deve consentire un reclutamento
di qualità, che si basi sui principi del merito e della competenza; a tal fine, deve
associare adeguate condizioni di formazione, di remunerazione e di prospettive di
carriera.

Art. 7 Condizioni dell’esercizio delle responsabilità a livello locale
1. Lo statuto dei rappresentanti eletti dalle collettività locali deve assicurare il libero
esercizio del loro mandato.
2. Esso deve consentire un adeguato compenso finanziario delle spese derivanti
dall’esercizio del loro mandato, nonché, se del caso, un compenso finanziario per i
profitti persi, od una remunerazione per il lavoro svolto, nonché un’adeguata copertura
sociale.
3. Le funzioni ed attività incompatibili con il mandato di eletto locale possono
essere stabilite solamente dalla legge o dai principi giuridici fondamentali.

Art. 8 Verifica amministrativa degli atti delle collettività locali
1. Ogni verifica amministrativa sulle collettività locali potrà essere effettuata solamente
nelle forme e nei casi previsti dalla Costituzione o dalla legge.
2. Ogni verifica amministrativa degli atti delle collettività locali deve di regola
avere come unico fine di assicurare il rispetto della legalità e dei principi costituzionali.
La verifica amministrativa può, tuttavia, comportare una verifica esercitata da
autorità, a livello superiore, dell’opportunità in merito ai compiti, la cui esecuzione è
delegata alle collettività locali.
3. La verifica amministrativa delle collettività locali deve essere esercitata nel
rispetto di un’equilibrio tra l’ampiezza dell’intervento dell’autorità di controllo e
dell’importanza degli interessi che essa intende salvaguardare.

Art. 9 Risorse finanziarie delle collettività locali
1. Le collettività locali hanno diritto, nell’ambito della politica economica nazionale,
a risorse proprie sufficienti, di cui possano disporre liberamente nell’esercizio
delle loro competenze.
2. Le risorse finanziarie delle collettività locali devono essere proporzionate alle
competenze previste dalla Costituzione o dalla legge.
3. Una parte almeno delle risorse finanziarie delle collettività locali deve provenire
da tasse e imposte locali di cui esse hanno facoltà di stabilire il tasso nei limiti
previsti dalla legge.
4. I sistemi finanziari che sostengono le risorse di cui dispongono le collettività
locali devono essere di natura sufficientemente diversificata ed evolutiva per consentire
loro di seguire, in pratica, per quanto possibile, l’andamento reale dei costi di
esercizio delle loro competenze.
5. La tutela delle collettività locali finanziariamente più deboli richiede la messa in
opera di procedure di perequazione finanziaria o di misure equivalenti, destinate a
correggere gli effetti di una ripartizione impari di fonti potenziali di finanziamento,
nonché degli oneri loro incombenti. Dette procedure o misure non devono diminuire
la libertà di opzione delle collettività locali nel proprio settore di responsabilità.
6. Le collettività locali dovranno essere opportunamente consultate per quanto
riguarda le modalità dell’assegnazione, nei loro confronti, delle risorse nuovamente
distribuite.
7. Per quanto possibile, le sovvenzioni concesse alle collettività locali non dovranno
essere destinate al finanziamento di progetti specifici. La concessione di sovvenzioni
non deve pregiudicare la libertà fondamentale della politica delle collettività locali,
nel proprio settore di competenza.
8. Per finanziare le loro spese di investimento, le collettività locali devono poter
avere accesso, in conformità alla legge, al mercato nazionale dei capitali.

Art. 10 Diritto di associazione delle collettività locali
1. Le collettività locali hanno diritto, nell’esercizio delle loro competenze, a collaborare
e, nell’ambito della legge, ad associarsi ad altre collettività locali per la
realizzazione di attività di interesse comune.
2. Il diritto delle collettività locali di aderire ad un’associazione per la tutela e la
promozione dei loro interessi comuni e quello di aderire ad un’associazione internazionale
di collettività locali devono essere riconosciuti in ogni Stato.
3. Le collettività locali possono, alle condizioni eventualmente previste dalla legge,
cooperare con le collettività di altri Stati.

Art. 11 Tutela legale dell’autonomia locale
Le collettività locali devono disporre di un diritto di ricorso giurisdizionale, per
garantire il libero esercizio delle loro competenze ed il rispetto dei principi di autonomia
locale, consacrati dalla Costituzione o dalla legislazione interna.

Parte II: Disposizioni varie

Art. 12 Impegni
1. Ciascuna Parte s’impegna a considerarsi vincolata da venti almeno dei paragrafi
della Parte I della Carta, di cui almeno dieci prescelti tra i paragrafi seguenti:
– articolo 2,
– articolo 3, paragrafi 1 e 2,
– articolo 4, paragrafi 1, 2 e 4,
– articolo 5,
– articolo 7, paragrafo 1,
– articolo 8, paragrafo 2,
– articolo 9, paragrafi 1, 2 e 3,
– articolo 10, paragrafo 1,
– articolo 11.
2. Ciascun Stato contraente, al momento del deposito del proprio strumento di
ratifica, di accettazione o di approvazione, notificherà al Segretario Generale del
Consiglio d’Europa i paragrafi prescelti in conformità alla norma del paragrafo 1 del
presente articolo.
3. Ciascuna Parte può, in qualsiasi ulteriore momento, notificare al Segretario
Generale che essa si considera vincolata da ogni altro paragrafo della presente Carta,
che non aveva ancora accettato in conformità alle disposizioni del paragrafo 1 del
presente articolo. Detti successivi impegni verranno considerati come parte integrante
della ratifica, dell’accettazione o dell’approvazione della Parte che effettua la
notifica, e produrranno i medesimi effetti dal primo giorno del mese successivo allo
scadere di un periodo di tre mesi dopo la data di ricevimento della notifica da parte
del Segretario Generale.

Art. 13 Collettività cui si applica la Carta
I principi di autonomia locale contenuti nella presente Carta si applicano a tutte le
categorie di collettività locali esistenti sul territorio della Parte. Ciascuna Parte può
tuttavia, al momento del deposito del suo strumento di ratifica, di accettazione o di
approvazione, designare le categorie di collettività locali e regionali alle quali
intende limitare il settore di applicazione o che intende escludere dal settore di
applicazione della presente Carta. Essa può anche includere altre categorie di collettività
locali o regionali nell’ambito di applicazione della Carta, mediante ulteriore
notifica al Segretario Generale del Consiglio d’Europa.

Art. 14 Comunicazioni di informazioni
Ciascuna Parte trasmette al Segretario Generale del Consiglio d’Europa ogni opportuna
informazione relativa alle disposizioni legislative ed altre misure adottate allo
scopo di adeguarsi ai termini della presente Carta.

Parte III

Art. 15 Firma, ratifica, entrata in vigore
1. La presente Carta è aperta alla firma degli Stati membri del Consiglio d’Europa.
Sarà sottoposta a ratifica, accettazione e approvazione. Gli strumenti di ratifica, di
accettazione o di approvazione saranno depositati presso il Segretario Generale del
Consiglio d’Europa.
2. La presente Carta entrerà in vigore il primo giorno del mese successivo allo
scadere di un periodo di tre mesi dopo la data alla quale quattro Stati membri del
Consiglio d’Europa abbiano espresso il loro consenso ad essere vincolati dalla Carta,
in conformità alle norme del paragrafo precedente.
3. Per ogni Stato membro che esprimerà successivamente il suo consenso ad essere
vincolato dalla Carta, questa entrerà in vigore il primo giorno del mese successivo
allo scadere di un periodo di tre mesi dopo la data del deposito dello strumento di
ratifica, di accettazione o di approvazione.

Art. 16 Clausola territoriale
1. Ciascuno Stato può, al momento della firma, o al momento del deposito del
proprio strumento di ratifica, di accettazione, di approvazione o di adesione indicare
il o i territori cui si applicherà la presente Carta.
2. Ciascuno Stato potrà, in qualsiasi altro successivo momento, mediante dichiarazione
indirizzata al Segretario Generale del Consiglio d’Europa, estendere l’applicazione
della presente Carta ad ogni altro territorio designato nella dichiarazione. La
Carta entrerà in vigore nei confronti di detto territorio il primo giorno del mese
successivo allo scadere di un periodo di tre mesi dopo la data di ricevimento della
dichiarazione da parte del Segretario Generale.
3. Ogni dichiarazione resa, in virtù dei due paragrafi precedenti, potrà essere ritirata,
per quanto riguarda i territori indicati in detta dichiarazione, mediante notifica
inviata al Segretario Generale. Il ritiro avrà effetto dal primo giorno del mese successivo
allo scadere di un periodo di sei mesi dopo la data di ricevimento della
notifica da parte del Segretario Generale.

Art. 17 Denuncia
1. Nessuna Parte può denunciare il presente Statuto prima dello scadere di un
periodo di cinque anni successivo alla data di entrata in vigore della Carta nei suoi
confronti. Un preavviso di sei mesi sarà notificato al Segretario Generale del Consiglio
d’Europa. Detta denuncia non pregiudica la validità della Carta nei confronti
delle altre Parti, fermo restando che il numero di queste non sia mai inferiore a
quattro.
2. Ciascuna Parte può, in conformità alle norme enunciate nel paragrafo precedente,
denunciare ogni paragrafo della Parte I della Carta da essa accettato, con riserva che
il numero e la categoria dei paragrafi cui questa Parte è vincolata rimangano conformi
alle disposizioni dell’articolo 12, paragrafo 1. Ciascuna Parte che, a seguito
della denuncia di un paragrafo, non si adegui più alle disposizioni dell’articolo 12,
paragrafo 1, sarà considerata come avendo denunciato la Carta stessa.

Art. 18 Notifiche
Il Segretario Generale del Consiglio d’Europa notificherà agli Stati membri del Consiglio:
a. ogni firma;
b. il deposito di ogni strumento di ratifica, di accettazione o di approvazione;
c. ogni data di entrata in vigore della presente Carta, in conformità al suo articolo 15;
d. ogni notifica ricevuta in applicazione delle disposizioni dell’articolo 12, paragrafi 2 e 3;
e. ogni notifica ricevuta in applicazione delle disposizioni dell’articolo 13;
f. ogni altro atto, notifica o comunicazione relativa alla presente Carta.
In fede di che, i sottoscritti, debitamente autorizzati a tale scopo, hanno firmato la
presente Carta.
Fatto a Strasburgo il 15 ottobre 1985 in francese ed in inglese, i due testi facenti
ugualmente fede, in un unico esemplare, che sarà depositato negli archivi del Consiglio
d’Europa. Il segretario Generale del Consiglio d’Europa ne invierà copia
autenticata conforme a ciascuno degli Stati membri del Consiglio d’Europa.
(Seguono le firme)

AUTONOMIA LOCALE (2)

Parliamo ancora oggi di Autonomia Locale.
La necessità di trasformare in vere e proprie situazioni fiscalmente autonome le forme di territorio da me prospettate nasce sotto la luce di alcuni aspetti.
Immaginiamo dunque di avere il nostro municipio,il quale applica al massimo la democrazia partecipativa,che possa mantenere all'interno delle proprie mura almeno il 40% delle proprie entrate fiscali (per entrate fiscali intendo tutto ciò che ogni soggetto fiscale versa in tasse).Non dovrà più dipendere da enti supremi e i suoi cittadini non dovranno limitarsi a disquisire di arredo urbano.
Immaginiamo poi le nostre Aree Omogenee Territoriali (possiamo immaginare che possano essere 200 al massimo) sulle quali basiamo il nostro Federalismo,le quali gestiscono qualcosa che esce dal Comune (immaginiamo per es. trasporti e istruzione),che possano godere del 35% delle entrate fiscali dei Comuni che le costituiscono.Sotto il controllo della democrazia diretta e senza dover dipendere dallo stato saranno in grado di fornire ai cittadini servizi certamente migliori (se non altro perchè il solo “accorciare il giro “ che fanno i soldi incassati dallo stato abbatte i costi causati dalla famosa casta costituita non solo dai politici ma anche dai parassiti).
Il restante 25% potrà restare in parte a disposizione dello Stato Centrale per le sue funzioni (immagino che se un giorno passerà questa forma istituzionale oligarchia e parassitismo saranno debellati) nazionali ed internazionali,in altra parte le Arre Omogenee potrebbero metterle a disposizione di un fondo che vada incontro alle esigenze delle Aree più deboli.Diamo anche per fluide le quote,perchè un comune che risparmia sulla propria quota per il proprio fornirà l'avanzo all'Area Territoriale di competenza che la destinerà a progetti che coinvolgono anche lo specificato territorio comunale.
Il Federalismo Fiscale (e non),la Democrazia Diretta,la Centralità del Cittadino (unita alla responsabilizzazione civica) aiuteranno anche i territori oggi schiavi della situazione di dipendenza ,che la partitocrazia ha creato,ad uscire da questa empasse fornendo ai propri abitanti (finalmente) una concreta e reale possibilità di dimostrare il proprio valore.
I dati percentuali possono essere un pochino approssimativi e da distribuire diversamente,ricordatevi che,data la mia scarsa preparazione culturale ed istruttiva,posso essere una grande fucina di idee,ma nello sviluppo pratico trovo difficoltà.
Un saluto a tutti,Giorgio.

AUTONOMIA LOCALE



Un post oggi legato alle Autonomie locali,mi riprometto in seguito di analizzare quelli delle altre regioni a Statuto Speciale.Un saluto a tutti,Giorgio.
L'art.5 della Costituzione Italiana recita esattamente così:
La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento.
Questo veniva dichiarato nel sideralmente lontano 1948 (o giù di lì),se già allora,in un periodo di superunità territoriale necessaria,si riconosceva ad alcune territorialità l'autonomia,perchè negarla oggi (che l'unità e la “democrazia” sono ampiamente salde) ad ogni territorio italiano?
Si teme forse che rendendo fiscalmente ed economicamente indipendenti i territori alcuni di essi,tenuti sotto il giogo della malavita e della povertà e della disocupazione,si possano liberare dalla schiavitù?
Si teme forse che una volta liberatisi da questa situazione i territori non possano più essere terreno atto al voto di scambio?
Ricordiamo a chi di dovere che l'art.4 della Costituzione Italiana recita esattamente così:
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Ci rispondano i signori che ci comandano,perchè il silenzio è segno di assenso.
Leggetevi ora alcuni articoli del testo originale che descrive l'Autonomia del Trentino Alto Adige e trovatemi motivi di dinego per altre situazioni locali.
Art. 4.
In armonia con la Costituzione e i principi dell'ordinamento giuridico dello
Stato e col rispetto degli obblighi internazionali e degli interessi nazionali,
nonché delle norme fondamentali delle riforme economico-sociali della
Repubblica, la Regione ha la potestà di emanare norme legislative sulle seguenti
materie:
ordinamento degli uffici regionali e del personale ad essi addetto;
ordinamento degli enti para-regionali;
circoscrizioni comunali;
espropriazione per pubblica utilità non riguardante opere a carico dello
stato;
viabilità, acquedotti e lavori pubblici di interesse regionale;
miniere, comprese le acque minerali e termali, cave e torbiere;
impianto e tenuta dei libri fondiari;
servizi antincendi;
agricoltura, foreste e corpo forestale, patrimonio zootecnico ed ittico,
istituti fitopatologici, consorzi agrari e stazioni agrarie sperimentali;
alpicoltura e parchi per la protezione della flora e della fauna ;
caccia e pesca;
assistenza sanitaria ed ospedaliera;
ordinamento delle camere di commercio;
comunicazioni e trasporti di interesse regionale;
sviluppo della cooperazione e vigilanza sulle cooperative;
contributi di miglioria in relazione ad opere pubbliche eseguite dalla Regione
e dagli altri enti pubblici compresi nell'ambito del territorio regionale;
turismo e industrie alberghiere.
Art. 5.
La Regione, nei limiti del precedente articolo e dei principi stabiliti dalle
leggi dello Stato, emana norme legislative sulle seguenti materie:
ordinamento dei comuni e delle province;
istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza;
incremento della produzione industriale e delle attività commerciali;
ordinamento degli enti di credito fondiario, di credito agrario, casse dì
risparmio e casse rurali, nonché delle aziende di credito a carattere
regionale;
utilizzazione delle acque pubbliche;
assunzione diretta di servizi di interesse generale e loro gestione a mezzo di
aziende speciali;
opere idrauliche della quarta e quinta categoria;
opere di bonifica.
Art. 6.
Nelle materie concernenti la previdenza e le assicurazioni sociali, la Regione
ha la facoltà di emanare norme legislative allo scopo di integrare le
disposizioni delle leggi dello Stato, ed ha facoltà di costruire appositi
istituti autonomi o agevolarne la istituzione.
Le casse mutue malattie esistenti nella Regione, che siano state fuse
nell’Istituto per l’assistenza di malattia ai lavoratori, possono essere
ricostituite dal Consiglio regionale, salvo il regolamento dei rapporti
patrimoniali.
Le prestazioni di dette casse mutue a favore degli interessati non possono
essere inferiori a quelle dell’istituto predetto.
Art. 8.
La Regione può autorizzare l'apertura e il trasferimento di sportelli bancari di
aziende di credito a carattere regionale o locale, sentito il parere dei
Ministro per il tesoro.
L'autorizzazione all'apertura ed al trasferimento di sportelli bancari di
aziende, che svolgono operazioni di credito anche in altre regioni, è data dal
Ministro per il tesoro sentito il parere del Presidente della Giunta regionale.
Art. 12.
Le Provincie emanano norme legislative sulle seguenti materie nei limiti
indicati nell'art. 5: 1) polizia locale urbana e rurale; 2) scuole materne;
istruzione elementare, media, classica, scientifica, magistrale, tecnica ed
artistica; 3) assistenza, scolastica.
Art. 59.
Sono devoluti alla Regione i proventi delle imposte ipotecarie percette nel suo
territorio, relative ai beni situati nello stesso.
Art. 60.
E' devoluta, alla Regione una percentuale del gettito del lotto, dei monopoli e
delle tasse e imposte sugli affari, riscosso nel territorio della Regione. La
percentuale stessa è determinata ogni anno d'accordo fra il Governo e il
Presidente della Giunta regionale.
Art. 61.
E' devoluto alla Regione il provento dell'imposta governativa riscossa nella
Regione stessa per l'energia e il gas ivi consumati.
Art. 62.
Per le concessioni di grande derivazione di acque pubbliche esistenti nella
Regione, accordate o da accordarsi per qualunque scopo, lo Stato cede a favore
della Regione i nove decimi dell'importo del canone annuale stabilito a norma di
legge.
Art. 63.
La Regione può stabilire un'imposta, in misura non superiore a L. 0,10, per ogni
chilovattora di energia elettrica prodotta nella Regione. Da tale imposta sono
esenti le Ferrovie italiane dello Stato per l'energia consumata esclusivamente
per i propri servizi.
E' soppressa, nell'ambito del territorio della Regione, l'applicazione dell'art.
53 del testo unico delle leggi sulle acque e sugli impianti elettrici, approvato
con regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775.
Art. 64.
La Regione può stabilire un'imposta di soggiorno, cura e turismo.
Art. 65.
La Regione ha, facoltà, di istituire con legge tributi propri in armonia coi
principi del sistema tributario dello Stato e di applicare una sovrimposta sui
terreni e fabbricati.
Art. 66.
La Regione ha facoltà di emettere prestiti interni da essa esclusivamente
garantiti per provvedere ad investimenti in opere di carattere permanente per
una cifra non superiore alle entrate ordinarie.
Art. 67.
Sono devoluti alle Provincie i nove decimi del gettito delle imposte erariali
sui terreni e fabbricati e sui redditi agrari riscosse nei loro territori.
Art. 68.
Sono devoluti alle Provincie i nove decimi del gettito dell'imposta sui redditi
di ricchezza mobile riscossa nei loro territori.
Art. 69.
La Regione ha facoltà di autorizzare con legge aumenti di imposte, di tasse e di
contributi, comprese le imposte di consumo spettanti ai Comuni e alle Provincie,
nonchè le eccedenze delle sovrimposte fondiarie, nella misura necessaria a
conseguire il pareggio dei bilanci.
Art. 70.
Allo scopo di adeguare le finanze delle Provincie al raggiungimento delle
finalità ed all'esercizio delle funzioni stabilite dalla legge, ad esse è
assegnata annualmente dal Consiglio regionale una quota delle entrate tributarie
della Regione in proporzione del gettito ricavato rispettivamente nel territorio
delle due Provincie.
Al medesimo scopo la Regione può, in casi eccezionali, assegnare una quota di
integrazione ai Comuni.

mercoledì 24 ottobre 2007

IL PARTITO SECONDO ME (4)

DIAMO UN STRUTTURA AL NOSTRO PARTITO
Proviamo,oggi, a dare una struttura al nostro movimento ideale.Abbiamo delle difficoltà oggettive:partiamo dal nulla,evidentemente senza sponsor economici,dobbiamo rappresentare un'intera nazione,unendo pensieri e parole che non si conoscono tra loro,senza avere un'organizzazione già operativa.

UN MOVIMENTO A CUI ISPIRARSI
Tirando l'acqua un po' al mio mulino prendiamo come esempio la lista civica di cui sono attivista. “Lavori in Corso” nasceva sette anni fa in un modo non proprio ortodosso,alcuni amici (che ne divennero poi i soci fondatori) parlando e riparlando di Cantù,dei problemi che essa incontrava,della classe politica locale decisero già una ventina di mesi prima delle elezioni amministrative del 2002 di provare in qualche modo ad invertire gli avvenimenti.Così contatto dopo contatto riuscirono a far decollare questo progetto nato sul modello “eravamo quattro amici al bar”.Divennero,grazie ad un buon programma,il secondo movimento politico canturino mancando il ballottaggio per soli cinquecento voti (a Cantù se non erro votano circa ventimila persone).Nel passare degli anni,basandosi sul principio della democrazia partecipativa,si intuì che,per meglio rappresentare questo principio,bisognava applicarlo già nel movimento.Si decise così,impegnando enormi risorse umane,di trasformare il movimento in una coalizione di liste civiche atte a rappresentare le zone della città (per convenienza organizzativa si optò per le otto parrocchie),che avesse però un suo “cuore” organizzativo basato sul candidato sindaco,i consiglieri uscenti e qualche mente più illuminata di altre.L'organizzazione centrale,consultando comunque quella locale,era il faro illuminante,le strutture rappresentanti le zone erano la rappresentanza sul territorio del movimento.Non si vinse il ballottaggio più o meno per lo stesso numero di voti di cinque anni prima.

UN MOVIMENTO DA CREARE
Proviamo a basarci,anche se non in toto,a questa esperienza.Ammettiamo che un gruppo di persone oggi pensino di fondare un movimento politico basato sulla democrazia diretta partecipativa,su un municipalismo federativo e sulla centralità del cittadino.Non hanno a disposizione ne una struttura avviata ne denaro in quantità.Allora partono come movimento locale (provinciale,regionale al massimo),cominciano così a diffondere il loro ideale,in loco innanzitutto,con la speranza poi di aggregare in tutta la nazione.Non avendo denaro ne organizzazione come procede poi,in caso di diffusione positive degli ideali,per un espansione in tutta la nazione?Il nostro movimento politico (il già,in altro post,citato PARTITO IDEALE) funge da “cuore” organizzativo e dimostrativo,poi visto l'ideale municipalista-federativo,valuta le richieste ricevute da liste civiche sparse sul territorio nazionale,se ritenute valide “cede” ad esse la possibilità di inserire il logo del movimento nei loro simboli nei momenti in cui esse si presentano ad elezioni di qualsivoglia natura;una volta,nel tempo,che le suddette liste dimostrino realmente di attuare gli ideali di riferimento potranno essere annesse al PARTITO IDEALE,sviluppandone così il valore sia di sostanza che di ideali.Quando questo processo si sarà sviluppato in grandi dimensioni ci troveremo di fronte ad un partito a dimensione nazionale,strutturato sulla base di “succursali locali” in grado,politicamente e finanziariamente,di reggersi sulle proprie gambe;da li alla “Rivoluzione Istituzionale” il passo sarà breve.Forse questo discorso,a priori,può essere visto,con occhio critico nei riguardi del movimento citato,con accuse di ipersuperiorità presunta,ma vista la situazione di partenza e gli ideali da realizzare,questa presunta mania di grandezza può essere accettata e giustificata ampliamente.
Questa di tutte le mie idee è l'unica non ancora confrontata con altri,fatemi sapere il vostro pensiero,
un saluto a tutti,
Giorgio.

IL PARTITO SECONDO ME (3)

PROVIAMO OGGI AD INVENTARCI LA CARTA DEI PRINCIPI DEL NOSTRO “PARTITO IDEALE”

PARTITO IDEALE è proiettato verso la creazione di una nuova visione della politica.
La vera,dificile ma non improbabile,missione è la riorganizzazione della moralità politica in Italia,supportata da programmi e obiettivi tendenti a coinvolgere la società italiana alla Partecipazione diretta nella vita politica.

PARTITO IDEALE è il faro illuminante nella rinascita della democrazia italiana,realizza un avvantaggiante equilibrio, a favore del Cittadino, tra rappresentanza e governo.
Ad oggi la formula istituzionale risaltava la rappresentanza,oggi però prende corpo,partendo dal Cittadino e dalle città,e giungendo allo Stato nazionale, una spinta riformista delle istituzioni e delle regole elettorali, tendente alla parificazione con gli altri paesi modernamente organizzati.

LA DEMOCRAZIA REALE
Oggi è ormai palese la richiesta, da parte dei cittadini,di partecipare allo sviluppo in forma evolutiva della democrazia.Il Cittadino non si accontenta più di Partecipare solo nel momento elettorale.
I partiti tradizionali non si interessano di far fronte a questa esigenza, la distanza tra partiti, asserragliati, e società, in perenne evoluzione democratica, ha reso le pratiche deformanti di un sistema politico,votato al solo potere,contrastanti all'interesse della comunità.
Finti approcci moralistici,una risposta giudiziaria insufficiente,una via referendaria falsata hanno accompagnato la democrazia italiana in una crisi cronica che non può prescindere da un rilancio del ruolo della politica, che si traduce in nuove risposte, alle istituzioni e alla società.
La reale democrazia e l’etica pubblica vanno fondate sulla diretta Partecipazione dei Cittadini.
Certo,la reale democrazia non potrà affermarsi senza i partiti,ma essi dovranno tuffarsi nella centralità del cittadini, Principi in quanto portatori di diritti individuali e Comunitari.

PARTITO IDEALE rappresenta in quest'ottica una nuova opportunità da cogliere, si pone come luogo di partecipazione, di proposta,di contributo, di raffronto,un modo di concepirsi un poco movimento popolare ed un poco partito organizzato.Si tratta di un ambiente aperto,l'essenza di un vero progetto democratico, raccoglie le esigenze emergenti, propone opinioni nel processo evolutivo della società .Strutturato su basi federali e organizzato a livello nazionale avrà l'obbligo di fondarsi sulla dimensione locale.
A partire dalla fedeltà ai principi ed ai valori richiamati nella Costituzione della Repubblica Italiana e nella Carta dei diritti fondamentali dell’ Unione Europea ( dignità umana, libertà, uguaglianza, solidarietà, cittadinanza, giustizia), che di quelle culture sono figli,PARTITO IDEALE interpreta il meglio delle tradizioni democratiche che hanno plasmato la storia politica italiana ed europea. Ispirazione deriva dal popolarismo con la centralità che esso conferisce ai valori della persona, della famiglia e delle comunità originarie; in appoggio ad esso la concezione liberal-democratica, che scommette sull'autonomia e sul protagonismo del soggetto.

PARTITO IDEALE deve puntare all'esaltazione della responsabilità personale,dei diritti individuali;delle comunità e delle autonomie locali riconoscendone il carattere genetico e le loro espressioni istituzionali, a cominciare dal Comune.

DI CONSEGUENZA IL DECALOGO:
LA NAZIONE CHE VOGLIAMO,
FAR RINASCERE L' ITALIA,CREDENDO NELLA SUA GENTE
SFIDUCIA NELLA POLITICA, IMPEGNO NEL SOCIALE
Sono sempre di più le persone che, pur provando sfiducia nei confronti della politica, sentono il bisogno di dare il loro contributo per la soluzione dei problemi della collettività attraverso l'impegno in un progetto politico che porti all'abbattimento dell'oligarchia che domina lo scenario italiano.Si individuano come mezzi di attuzione del progetto:Democrazia diretta e partecipativa,esaltazione delle Comunità Locali,Centralità del Cittadino.

LA REALTÀ ITALIANA
Nella nostra nazione nonostante l'elevato livello di benessere, esistono carenze sul piano della qualità dell'ambiente, dei servizi pubblici, e non mancano situazioni di sofferenza che non ricevono adeguate risposte da parte dello Stato. Inoltre, sono frequenti i segnali di difficoltà, per le imprese a soppravvivere a questo sistema fiscale, con conseguenti
ripercussioni sul piano della sicurezza del lavoro.

IL NOSTRO PRINCIPALE OBIETTIVO
Noi pensiamo che di fronte ad una realtà di questo tipo occorra valorizzare le potenzialità di cui la nazione è ricca e che fino ad oggi non ha saputo esprimere pienamente. Ciò può avvenire soltanto attraverso il coinvolgimento di un ampio numero di persone, che rappresentano la principale ricchezza su cui contare per trasformare l'Italia in una nazione esemplare per qualità della vita, fratellanza, accoglienza, ed insieme efficienza, produttività e sicurezza, in armonia con le esigenze dell'ambiente e con i bisogni delle persone.

TRADURRE NELLA POLITICA I GRANDI VALORI UNIVERSALI
L'impegno per una nuova concezione dell'Italia non deve però rimanere fine a sé stesso. Al contrario noi pensiamo che rappresenti il modo migliore per contribuire a costruire ,a partire da noi stessi, un mondo più giusto, equilibrato e fraterno, traducendo i valori universali della fratellanza, della giustizia e del rispetto della natura, in concrete scelte di politica . Questo è infatti il principale insegnamento dei grandi profeti dell'umanità: se vuoi cambiare il mondo comincia da te stesso e dalla realtà in cui vivi.

PERCHÉ CAMBIARE
In effetti nella realtà in cui viviamo molte cose dovrebbero cambiare. Lo sfruttamento della natura ha raggiunto livelliinsostenibili. Le città sono sempre più inquinate, rumorose, violente ed invivibili. Milioni di esseri umani sopravvivono in condizioni di povertà estrema, vittime di una distribuzione di ricchezza che favorisce pochi privilegiati a scapito di una schiacciante maggioranza di disperati. Un numero crescente di persone, in particolare fra i giovani, non riesce più a dare senso alla propria esistenza e s'abbandona a forme d'evasione dalla realtà che spesso si traducono in violenza contro se stessi, contro le persone e contro il mondo esterno. Talvolta la violenza viene addirittura utilizzata per ottenere velocemente quella ricchezza materiale che per molti sembra rappresentare l'unica vera ragione di vita.

IL RUOLO CENTRALE DELLA POLITICA LOCALE
Noi pensiamo che tutto ciò rappresenti il sintomo di una crisi di civiltà la cui soluzione richiede il contributo di ciascuno di noi, a partire dalla realtà nella quale viviamo. In tal senso la politica locale assume un ruolo centrale e deve perciò farsi carico anche di questioni che solo apparentemente sembrano non competergli. Per usare le parole di Giorgio La Pira potremmo dire che amministrare una città significa certamente "occuparsi delle sue lampadine", ma significa anche " farsi carico del problema della Pace".

UN PATRIMONIO INSOSTITUIBILE
Il contenuto di tali documenti rappresenta un patrimonio etico insostituibile, fondato sulla sacralità della persona, sulla pari dignità umana e sul conseguente dovere di agire reciprocamente in spirito di fratellanza. Un patrimonio che ha trovato,anche nel nostro paese, il sostegno di grandissime personalità: da Dossetti, La Pira e Moro; ai fratelli Rosselli, Gobetti,Gramsci e Spinelli; fino a Capitini, Milani, Balducci e Turoldo; per citare soltanto i più illustri.

PRENDERSI CURA DELLA NAZIONE
Orientati da questa "bussola valoriale" intendiamo prenderci cura dell' Italia con competenza, serietà e spirito di servizio. Noi crediamo nella nostra nazione e questo ci motiva nelle volontà di lavorare insieme per migliorarla. E poiché siamo convinti che lo stile delle persone riveli sempre la loro vera identità, rifiuteremo ogni atteggiamento arrogante o borioso nei confronti di chiunque, e qualificheremo il nostro lavoro sulla base di una costante attenzione e cura nei confronti di ogni
persona.

COLTIVARE UN SEME FECONDO DI BENE E CIVILTÀ
Oggi,molti accusano chi, come noi,sostenga la necessità di ideali Partecipativi e Federalisti per un miglioramento sociale ed economico della vita di mistificazione utopica,smentiremo tutti questi sciagurati dimostrando che la piramide che porta in linea retta dal singolo Cittadino al Governo Nazionale funziona,funzionerà sempre e porterà all' Italia una ricchezza non solo economica ma anche Civica.

IL GIURAMENTO DEL NUOVO POLITICO
Giuro fedeltà ad una politica onesta,alla centralità del Cittadino,alle Comunità Locali che rappresento ed alla Democrazia di forma Diretta e Partecipativa quale forza d'urto finalizzata al raggiungimento della Giustizia Civile.
Giuro di non praticare politica per raggiungere scopi personali,ma nell'interesse della Collettività.
Giuro inoltre dinanzi a tutta la Nazione di porre a disposizione di Essa tutte la mie capacità e tutte le mie forze.

QUESTO SIAMO O NON SIAMO NOI?
Giorgio

martedì 23 ottobre 2007

IL PARTITO SECONDO ME (2)

Qui la seconda parte del viaggio in quella che è la mia visione di partito,buona lettura,
Giorgio

Alla base di un nuovo progretto politico,ispirato alle idee proposte in queste pagine, deve essere l'assenza di una pregressa ideologia imposta nella nostra forma partitica,il progetto deve necessariamente ospitare persone ideologicamente rappresentanti ogni gradazione dell'arco costituzionale e che non siano politicanti di professione.
Base essenziale di tale progetto sono i programmi da elaborare,presentare agli elettori ed attuare in caso di vittoria elettorale,la non attuazione dei programmi significherebbe la fine politica e morale del progetto.
Il progetto politico punta alla eliminazione degli sprechi pubblici ed all'allontanamento dal potere esecutivo dell'attuale oligarchia presente nel mondo politico-istituzionale in questo momento.
Il progetto indende giungere allo scopo tramite queste azioni:
1)ATTUAZIONE DI UN MUNICIPALISMO FEDERATIVO basato sulle comunità locali e:
2)AREE OMOGENEE TERRITORIALI (federalismo basato su territori quali es.:la brianza,il gargano,le murge)
3)DEMOCRAZIA DIRETTA E PARTECIPATIVA nelle scelte locali e nazionali
4)CENTRALITA' DEL CITTADINO e non delle istituzioni
5)RESPONSABILIZZAZIONE DEL CITTADINO esso ha si diritti ma anche doveri
Della forma di Municipalismo Comunale ho già divagato oltremisura nel presentarvi il progetto CANTU' PARTECIPATA,ad esso eventualmente si potrebbero aggregare forme partecipative che possano influire anche sulle decisioni nazionali,ma questa è tutta un'altra storia.
Anche di Democrazia Diretta e di centralità del cittadino abbiamo già discusso,se non l'avete ancora fatto andate a leggervi i post in merito.
In futuro parleremo dei due punti non ancora affrontati,di una Carta dei Principi e dello Statuto.
Un caro saluto a tutti,
Giorgio

IL PARTITO SECONDO ME (1)

Vediamo innanzitutto,di definire cosa si intenda per Partito Politico:
Un partito politico è un'associazione tra persone accomunate da una medesima
finalità politica ovvero da una comune visione su questioni fondamentali dello
gestione dello Stato e della società o anche solo su temi specifici e
particolari. L'attività del partito politico si esplica nello spazio della vita
pubblica e, nelle attuali democrazie rappresentative, ha per "ambito prevalente"
quello elettorale.O meno poeticamente: il partito politico è «una compagine di persone che cercano di ottenere il controllo dell’apparato governativo a seguito di regolari elezioni».Il nocciolo della questione e' dunque che il partito è un’associazione,il suo fine è influenzare le decisioni pubbliche,gli scopi sono ottenuti principalmente attraverso la partecipazione alle elezioni, la strategia principale è l’occupazione di cariche elettive.Possono suonare male queste definizioni alle orecchie di alcuni,ma non vediamoci nulla di scandaloso: questa e' la politica,e la disonesta' eventuale della politica la creano i politici non i partiti.
I partiti sono mediatori tra lo Stato e i cittadini,essi svolgono una funzione di socializzazione politica poiché attraverso la loro azione i partiti educano gli elettori alla democrazia,infine, mentre i gruppi di interesse articolano gli interessi dei cittadini, i partiti si occupano di aggregare questi interessi.

Qualche breve cenno storico:
i partiti, in ogni parte del mondo, nascono nel momento dell’affermazione della democrazia e quindi quando il governo diventa responsabile verso il voto degli elettori.
Se il partito in quanto tale nasce con la Rivoluzione inglese del ‘600, è solo
con la formazione di una società di massa e l'allargamento del suffragio elettorale, che i partiti si affermarono nel senso specifico della forma attuale, ossia caratterizzati da: un'organizzazione territorialmente diffusa, con un sistema di comunicazione tra centro e periferia; la volontà di
ottenere il potere locale e centrale; la ricerca del sostegno popolare.
I partiti politici si ditinguono generalmente in partiti di centro, destra e sinistra. Questa distinzione trova la sua origine nella collocazione dei deputati negli emicicli parlamentari. Già dal tempo della Rivoluzione francese, il centro era sinonimo di "moderazione", la destra di "conservazione" e la sinistra di "progresso",non sempre,nel presente,queste definizioni trovano riscontro.

Il valore morale
La Politica deve risultare la realizzazione dei valori esistenziali più importanti, non una rincorsa al potere.
Una politica priva di valori si trasforma in una barca priva del timone,che tra le onde del mare va alla deriva;sballottata da onde e vento e' destinata a naufragare. Nel nostro agire politico dobbiamo definire alcuni importanti valori di riferimento,il fondamento del fare politica.
Dignità della persona,sussidiarietà,solidarietà,laicità della politica,pluralismo democratico.
L'uomo è l'unico vero fine dell'agire politico,la politica deve essere sempre al suo servizio per aiutarlo a realizzarsi personalmente, socialmente ed interiormente.L'importanza di questo valore e' basilare.
Lo stato deve regolamentare i rapporti tra i suoi cittadini ma non deve mai intervenire direttamente laddove i cittadini, sia singolarmente, sia in gruppo, possono operare autonomamente.
Il più forte ha sempre il dovere d'aiutare chi è più debole sia economicamente, sia socialmente, sia moralmente. L'ente pubblico deve necessariamente intervenire solo in settori laddove ci sia una carenza d'intervento da parte dei cittadini.
Ogni politico è libero d'aderire alla religione o alla filosofia che più gli aggrada ma nell'agire politico egli risponde esclusivamente alla propria coscienza.
Ogni eletto deve rispondere delle proprie scelte politiche esclusivamente ai suoi elettori, mai ad un partito politico. Le scelte d'interesse locale devono essere prese in piena libertà dagli amministratori locali senza alcun altro condizionamento.

Il Partito,come lo vogliamo noi.
Con i cambiambiamenti avvenuti nelle ultime stagioni, gloriose organizzazioni partitiche tradizionali sono fisiologicamente sparite, perché la loro funzione storica era terminata.
Purtroppo, un sistema partitico adeguato ai nuovi obiettivi stenta a decollare.Per dare risposte politiche adeguate in un'economia "online", le strutture partitiche devono essere ultraefficienti,
perché questa efficienza devono trasmetterla anche alle istituzioni. La burocrazia pubblica deve essere al servizio di cittadini ed imprese per aiutare a vivere e produrre meglio.
Oggi servono partiti ed istituzioni che rispondano agli elettori sul piano della produttività politica.
I vecchi partiti aggregavano su basi valoriali comuni. Un partito moderno deve aggregare, esclusivamente, sui programmi. Insomma, lo strumento partito serve per creare precisi programmi politici, farli approvare dagli aderenti, realizzarli se vince l'elezioni.
L'aggregazione sui valori deve avvenire non più in ambito partitico ma nella società civile attraverso naturali processi d'aggregazione in associazioni, sindacati, gruppi religiosi, imprese. Saranno gli aderenti a queste diverse forme d'aggregazione che modelleranno i programmi partitici attraverso il loro voto diretto. Partiti che non seguissero le indicazioni dei loro sostenitori sparirebbero rapidamente oppure non governerebbero mai. Per avere sistemi istituzionali efficienti è necessario entrare in questo ordine d'idee.
Oggi, chi vuol dar voce a determinati valori crei subito uno specifico partito,una specifica lista civica,un progetto politico insomma,poi domani sarà sufficiente aggregarsi, concorrere alla costruzione dei programmi politici ed esprimere propri candidati alle competizioni elettorali.
Bisogna sempre ricordare che i cittadini partecipano alla politica solo se verificano di poter migliorare la società sentendosi coinvolti nelle scelte.
Il Partito (così come lo vogliamo noi) fonda le sue radici sulla dignità della persona umana, sui principi di sussidiarietà, solidarietà, laicità della politica,pluralismo democratico. Pensiamo che ogni azione politica debba portare sempre concreti, nuovi, positivi miglioramenti nella vita dei cittadini. Un approccio politico diverso non è accettabile, ne socialmente, ne moralmente.
Nostro obiettivo principale è sviluppare ed elaborare idee nuove da proporre alla politica. Servono idee sempre nuove per migliorare concretamente la qualità della vita d'un quartiere, d'una provincia, d'un popolo. Le nuove idee servono perché le risorse economiche sono ogni giorno sempre piu' limitate. Ci vogliono idee innovative perché, se esistono ancora problemi sociali, significa che le strategie attuate ad oggi non sonostate sufficientemente efficaci nel risolverli. Rifiutiamo aprioristiche ed inutili contrapposizioni partitiche.Per aiutare le persone a risolvere i problemi bisogna andare sul concreto.Noi seguiamo la disciplina delle idee non quella del partito. Un'idea è buona in se stessa, se la sua realizzazione migliora la vita della gente. Ad un'idea si puo' solo controbattere con un'altra idea migliore.
QUESTO SIAMO O NON SIAMO NOI?
Giorgio

Progetto "CANTU' PARTECIPATA"

A dimostrazione che anche in Italia,nei limiti imposti dalla legge,qualcosa si muove pubblico in questo post il fulcro di un progetto che io ho denominato “Cantù Partecipata”,in caso di risultato positivo alle scorse elezioni amministrative il mio candidato sindaco (Claudio Bizzozero,sostenuto dalla Coalizione Civica Lavori in Corso) ne avrebbe,a sua discrezione,potuto fare uso insieme alla sua Giunta.Il valore di questo progetto non sta sicuramente nel fatto che lo abbia costruito io,ma nel concreto riscontro di essere basato sulle esperienze pluriennali di alcuni comuni italiani quali: Ivrea,Pieve Emanuele,Grottamare.Esso e' la dimostrazione che il popolo puo',se vuole,essere partecipe alle decisioni istituzionali.Il malloppo è purtroppo piuttosto sostanzioso,abbiate pazienza nel leggerlo,magari in più “puntate”.Un saluto a tutti,Giorgio.

Affrontiamo la riflessione e la costruzione di un modello di partecipazione che possa
dare permanenza al ruolo della democrazia diretta nella vita politica ed amministrativa locale.
La scelta è quella di perseguire la partecipazione come elemento fondante di una ricerca di rifondazione della democrazia reale.
Potremmo a questo pro evidenziare quattro nodi profondi della questione, espressi nella forma dell'esigenza di quattro superamenti, quattro “oltre”: “oltre la deliberazione democratica”; “oltre la tolleranza”; “oltre la sostenibilità”, “oltre l'efficienza”.
Soprattutto, io trasformerei questi “oltre” in un'assoluta necessità di critica evolutiva: dove il termine “critica” vuole indicare un'indagine sistematica, ed il termine “evolutiva” rinvia all'esigenza di andare alla ricerca continua dello sviluppo e del costante miglioramento.
Schematicamente, la critica della deliberazione democratica ci conduce al concetto di democrazia come processo che deve costantemente, permanentemente rinnovarsi e crescere, che non può essere una formula algebrica riducendosi ad un insieme di meccanismi di deliberazione o partecipazione, non sarebbe più (in formula piena) democrazia.
Il concetto di sostenibilità dovrebbe essere ricondotto al suo fondamentodi responsabilità: responsabilità nei confronti delle generazioni presenti e future. “Farsi carico” in senso radicale della responsabilità che deriva dalle proprie decisioni.
Si tratta di un concetto di sostenibilità che non si lascia addomesticare in una visione dolcificata di un generico “sviluppo sostenibile” o della sostenibilità che troviamo citata a decorare norme,progetti, iniziative di tutt'altro segno. Un concetto di sostenibilità che non permette di rimuovere la dimensione del conflitto.
La funzionalità acquisita nel tempo dalle amministrazioni, che, seppure non può essere accantonata nei processi decisionali che coinvolgono le stesse amministrazioni pubbliche, deve essere subordinato alla dimensione dell'efficacia.L’efficacia ha a che fare con i fini e non con i risultati: in questo senso la necessità di“efficacia” dei processi partecipativi è elemento determinante.
Il cammino che si intraprende per questa via è un cammino pericoloso, che ci espone costantemente al rischio di un uso distorto della partecipazione, anche al di là delle buone intenzioni che magari animano chi la promuove.
La partecipazione può ridursi facilmente a strumento di ricerca di consenso e di riduzione o rimozione del conflitto, in totale contraddizione con i fini di questa ricerca di democrazia reale; una ricerca costante che richiede di costruire la partecipazione come trasformazione, sia dei partecipanti che delle istituzioni e dei tecnici.
In questa dimensione, la pratica della partecipazione non può mai lasciarci soddisfatti, non permette di celebrarne con leggerezza i successi, pena il rischio di farne un “monumento”, quasi un atto autodiscolpa quotidiano che non richiede il minimo sacrificio”. Solo una costante tensione alla crescita ed il rinnovamento dei processi ci allontanano dal rischio di fossilizzazione del progetto partecipativo.
Nel mio girovagare attraverso le esperienze partecipative di vari comuni italiani mi accorgo che le pratiche partecipative non sempre riescono ad essere abbastanza inclusive (nei confronti della maggioranza degli abitanti e, in particolare, dei soggetti piu’ deboli) e solitamente riescono solo marginalmente a scalfire la nostra responsabilità collettiva nei confronti del modello di sviluppo,pensare che solo questa costante trazione fa dei processi partecipativi un fattore positivo di trasformazione.
Un altro rischio, complementare, deriva dall'”istituzionalizzazione” e dalla “strutturazione” dei processi di partecipazione e dall'introduzione in questi processi di meccanismi di deliberazione: il rischio di una malintesa e distorta rappresentanza. Non possiamo aggirare la constatazione che a tutti questi processi partecipa una minoranza dei soggetti che avrebbero titolo di esprimersi e che questa minoranza è in qualche modo selezionata anche dalle caratteristiche dei processi che proponiamo, venendo a costituire, nei fatti, una élite. L'introduzione di meccanismi di conteggio di maggioranze, di deliberazione, credo debba essere sempre affrontata con estrema cautela, privilegiando processi che mantengano nella misura più ampia possibile la ricchezza degli esiti.
In conclusione, credo che la misura della qualità della partecipazione ruoti attorno a due chiavi fondamentali: l'efficacia e la permanenza.
L'efficacia ci costringe a recuperare una misurabilità del rapporto tra il nostro impegno ed i fini, che non si sovrappongono con gli obiettivi proposti ad ogni singolo processo: è fondamentale che la partecipazione, non solo sia efficace, ma sia anche correttamente percepita come efficace.
I fini non possono che essere quelli di “fare società” e di porre la questione di affrontare, insieme a chi partecipa, la dimensione della sostenibilità e, quindi, della responsabilità.Nella nostra “visione” della vita,spesso purtroppo, è congenita un’estensione minima di responsabilità che ci accompagna nostro malgrado in una “zona grigia” nei confronti del modello di sviluppo.La sostenibilità di cui parliamo significa “ farsi coinvolgere da una felicità o da una disgrazia rappresentata solamente per le generazioni future” o meglio ancora da una felicità o da una disgrazia rappresentate solamente per un'umanità a noi lontana. Porsi in questa dimensione di responsabilità vuol dire porre in questione il modello di sviluppo,ed in situazioni di ricchezza economica e di comodita’ acquisite questo percorso trova forte atrito.
Per permanenza va intesa l'esigenza che i processi di partecipazione “producano” democrazia.
In incontri sul tema della partecipazione,di cui ho letto, le esperienze
proposte ricadono quasi sempre in due classi: spesso vi sono comitati, movimenti che chiedono ascolto e partecipazione ad istituzioni che non rispondono, oppure vi sono istituzioni che propongono occasioni di partecipazione dall’alto... credo che la ricerca dell'incontro tra queste due spinte sia il nodo decisivo.
La partecipazione deve perseguire la continuità e la permanenza, diventando un elemento costituente della società e della politica, facendo in modo che la società continui a richiedere partecipazione e sia in grado di produrre una propria rappresentanza che mantenga questa priorità anche nella vita delle istituzioni riuscendo ad innescare il circolo virtuoso dell'azione colleggiare.

Organizzazione dei processi partecipativi
Specifichiamo la seguente definizione del contesto e della strategia in merito alla democrazia partecipativa.
• La promozione delle forme di democrazia partecipativa costituisce una priorità fondamentale per ricostruire un rapporto tra istituzioni e società, per ricostituire uno spazio pubblico di decisione sui destini del nostro territorio, costruendo così una nuova cittadinanza.
• La “partecipazione” deve essere intesa come processo di arricchimento e di crescita reciproca, che deve quindi ricercare costantemente nuove vie di inclusione e di allargamento, dando voce a tutti gli abitanti, evitando con attenzione il rischio di volersi delineare come forma malintesa di rappresentanza. In questo contesto si potrebbe definire un modello di sviluppo del processi di democrazia partecipativa che veda il superamento del modello delle commissioni consultive proiettandoci verso un modello più aperto, ispirato ad meccanismo simile a quello dei forum.

Criteri di riferimento
Ad integrazione della “definizione del contesto e della strategia” sopra riportata, si individuano i seguenti criteri, come linee guida nello sviluppo e nell'attuazione della proposta di modello:
• La partecipazione rappresenta un modello di coinvolgimento, codecisione nelle scelte che il legislatore toglie alla partecipazione stessa,obbligo di esecuzione da parte dell’istituzione pubblica delle scelte partecipative ammesse , crescita della cittadinanza consapevole ed arricchimento. Non deve essere confusa con meccanismi di consultazione, informazione, mediazione di rappresentanza, risonanza di decisioni già assunte.
• Il ruolo della partecipazione deve essere progressivamente esteso e deve riguardare tendenzialmente ogni settore di attività, evitando il rischio di limitarsi a singole aree di
intervento.
• I meccanismi di partecipazione devono essere improntati al perseguimento dell'obiettivo della permanenza e della crescita qualitativa e quantitativa del livello di partecipazione.
• Gli elementi fondamentali da perseguire sono quelli della continuità della partecipazione, dell'organizzazione dei processi, del riconoscimento degli obiettivi e delle azioni,
dell'uguaglianza degli abitanti.
• Elemento determinante per il successo della partecipazione è la capacità di ottenere ed essere in grado di verificare l'efficienza e l'efficacia dei processi.
• L'organizzazione dei processi partecipativi non può che essere in certa misura sperimentale e quindi prevedere la possibilità di una revisione ed aggiornamento dell'organizzazione sulla base
dell'esperienza nei processi stessi.

Modello di organizzazione
Si individua un modello articolato in luoghi, momenti e soggetti della partecipazione come segue:
1. Il Cantiere permanente della partecipazione
Il Cantiere permanente è, appunto, il luogo deputato alla permanenza, continuità, organizzazione e visibilità dei processi di partecipazione: si articola in:
• la bacheca della partecipazione: luogo fisico (bacheca/bacheche sul territorio nonche' informazione gestita tramite invii postali) e virtuale (sito web collegato al progetto in spazio permanente sull'informatore comunale) dove siano costantemente visibili lo stato, i risultati e la programmazione dei processi di partecipazione in corso o completati, nonché il quadro generale di riferimento.
• l'ufficio partecipazione responsabile dell'organizzazione(comprensivo di sportello/i della partecipazione sito/i in sede/i comunale/i), gestione e comunicazione dei processi e dei loro risultati.
• il forum permanente della partecipazione, anch'esso fisico e virtuale: fisico, basato su momenti di lavoro “aperti” dell'ufficio partecipazione (assemblee di quartiere,tavoli di partecipazione,contributo delle associazioni,PGT Partecipato,box delle idee ecc.), con cadenza nota e fitta, cui sono invitati a prendere parte tutti coloro che vogliano proporre, informarsi, verificare o contribuire ai processi di partecipazione; virtuale, basato sulla piattaforma costituenda tramite il progetto web già citato.
2. Il Forum civico
Evento di partecipazione con frequenza relativamente bassa (di norma due volte l'anno) e durata definita (indicativamente una – massimo due settimane), con un'elevata visibilità pubblica, articolato in una serie di momenti di partecipazione sui temi generali della vita, della società e del territorio.
3. La Consulta delle associazioni
Luogo di incontro delle associazioni: essa viene attivata dall'amministrazione comunale, ma è largamente autonoma nella propria attività. Si riunisce in sessione plenaria e coinvolge i soggetti. 4 Finanziamento da parte del Ministero dell'innovazione scientifica,dell’Unione Europea o da parte di “borse di studio” elargite da fondazioni o concorsi sul tema partecipativo.
Altri compiti o obiettivi di interrogazione ed interazione con l'amministrazione sono auspicati, ma lasciati alla piena autodeterminazione di ciascuno,associazione o privato,consulta tematica, secondo le esigenze, le volontà e le potenzialità dei partecipanti.
L'amministrazione si estromette dal determinare i lavori, salvo che per la attivazione, ma è a disposizione di chiunque “partecipi”.

I Progetti del fare comune
Progetti partecipati – o meglio di collaborazione -con obiettivi specifici, definiti nel tempo e nel risultato, attivati dall'amministrazione o dagli esiti del forum civico o della consulta, nei quali diversi soggetti (abitanti, associazioni, soggetti economici, amministrazione) mettano in campo energie per il conseguimento del risultato. I progetti devono avere la caratteristica di amministrare direttamente risorse assegnate e di poter agire direttamente nel perseguimento di risultati visibili e misurabili, nei tempi e nell'entità.
I Progetti di visione condivisa
Progetti di partecipazione per la definizione di visioni e piani d'azione condivisi, a titolo meramente esemplificativo alcuni progetti attivabili: progetti ad “uso e gestione” per i giovani, progetti attivati da un PGT partecipato, progetti di qualità del vivere civile con associazioni, forme sperimentali di accesso da parte del cittadino alle attivita’ istituzionali (es.:consiglio comunale aperto).
Al termine di questo mio ragionamento,che spero possa trovare estimatori,io vedo la necessita' di un fine prioritario che vada al di la' della qualita',del margine di miglioramento, del coinvolgimento,della continuita' e della quantita' di un progetto partecipativo;questo fine deve essere la maturazione del cittadino,portandolo a capire l'importanza (per lui,non per l'istituzione) di tale progetto cercando di coinvongerlo con tutti i mezzi a disposizione ma rendendolo anche consapevole che se non "partecipa" non e' cittadino degno di nota.

A seguito di questa mia lunga esposizione metto a vostra disposizione il mio progetto
"Cantu' partecipata"
Il Comune di Cantu' si impegna attraverso il progetto "Cantu' Partecipata" a garantire la realizzazione di progetti partecipati, anche e soprattutto attraverso la individuazione di figure di collaborazione,
facilitazione e mediazione espressamente finalizzate a favorire il processo di condivisione delle scelte relative all’utilizzo ed alle finalità di quota o quote di bilancio.
Al fine di dare attuazione alle finalità progettuali si prevede la realizzazione di una serie di iniziative rivolte ai cittadini del territorio comunale caratterizzate da:
- Attività di incontro e confronto,
- Attività di ascolto e condivisione;
- Attività di riflessione, facilitazione e animazione;
- Attività di rendicontazione e pubblicazione dei dati raccolti;
- Attività di supporto e accompagnamento nella progettazione partecipata degli interventi;
- Attività di supporto agli uffici comunali nella gestione della comunicazione ai cittadini, in
conformità alle direttive dell’ufficio comunicazione;
- Attività di gestione tecnica news online su www.comune.cantu.co.it;
- Attività di gestione tecnica, programmazione e invio NEWSLETTER;
- Attività di gestione tecnica, programmazione e invio SMS;
- Attività di esaurimento richieste di iscrizione sito web e/o servizi web/sms
- Attività di manutenzione ordinaria web con verifica di stabilità e funzionamento;
- Attività di produzione inserti grafica web (BANNERS);
- Attività di implementazione, programmazione, promozione e pubblicazione nuovi servizi
interattivi (FORM);
- Attività di gestione EMAIL web@comune.cantu.co.it con esaurimento richieste;
- Attività di produzione grafica per la promozione delle iniziative locali organizzate o patrocinate
dall’Ente;
- Attività di produzione grafica per la realizzazione di un giornale di informazione comunale;
Finalita' del progetto
Il Progetto, intervento di partecipazione e cittadinanza attiva rivolto alla globalità della popolazione, e' un servizio di promozione culturale i cui fini sono:
- Promuovere le forme di cittadinanza attiva e responsabilizzazione civica favorendo uno sguardo autonomo e consapevole sul proprio territorio e sulle sue potenzialità
- Costruire spazi pubblici di confronto tra cittadini e tra cittadini ed amministrazione comunale
- Promuovere la conoscenza del funzionamento della macchina amministrativa, dell’uso delle risorse collettive e delle modalità di controllo e gestione della spesa pubblica comunale
- Supportare un processo partecipativo di definizione delle priorità d’intervento della spesa pubblica comunale
- Costruire nuove modalità di emersione e raccolta di bisogni e proposte attraverso l’ascolto, l’orientamento, l’informazione, la socializzazione e la coprogettazione del proprio territorio;
- Stimolare capacità e risorse creative, progettuali e relazionali dei singoli cittadini e dei quartieri - Promuovere l’integrazione ed il dialogo tra generazioni e lo spirito di solidarietà e tolleranza
- Sensibilizzare i giovani alle pratiche della cittadinanza attiva e della partecipazione promuovendo opportuni percorsi/attività
- Promuovere e attivare le risorse associative formali ed informali presenti nel territorio
- Sviluppare una collaborazione attiva con il mondo del volontariato, dell’associazionismo e con le altre agenzie educative quali la scuola;
- Incentivare l’autopromozione delle opportunità ricreative, culturali e di socializzazione sul territorio, la diffusione degli stili di vita sostenibili
- Promuovere l’integrazione dei momenti di incontro diretto con gli strumenti digitali di raccolta dati per favorire la partecipazione digitale della cittadinanza.
- Promuovere l’agenda delle iniziative locali e nazionali organizzate o patrocinate dall’Ente o a cui l’Ente stesso partecipa per favorire il coinvolgimento della cittadinanza.
- Promuovere l’immagine coordinata dell’Ente per rendere riconoscibili le comunicazioni inoltrate;

Spazi del progetto
I Centri Civici e Comunali sono le sedi principali delle attività oggetto del presente progetto. Nello specifico, è possibile attivare iniziative/attività, aventi carattere occasionale presso le seguenti sedi:
- Specifici ambiti territoriali del Comune di Cantu':
(quartieri di S.Paolo,S.Michele,S.Teodoro,Asnago,Cassina Amata,Fecchio,Mirabello,Vighizzolo)
- Edifici Scolastici
- Biblioteca Comunale
- Aree comunali (campi sportivi, aree verdi, ecc…) ed altre proprietà demaniali che si riterranno in seguito idonee alla realizzazione di iniziative pubbliche
Attivita' del progetto
- Attività di co-progettazione, pianificazione e coordinamento con i Settori Comunali coinvolti nell’attuazione dei processi partecipativi
- Attività di supporto e coordinamento dei servizi territoriali di comunicazione
- Attività di facilitazione alla discussione assembleare ed alla sintesi delle proposte dei cittadini
- Attività di coordinamento di tavoli di progettazione partecipata, elaborazione degli strumenti operativi per lo svolgimento delle attività (questionari, griglie di rilevazione, interviste)
- Attività di documentazione, copirighting e rendicontazione pubblica
- Attività di orientamento e informazione sui servizi e le opportunità del territorio
- Attività di sostegno all’associazionismo, formale ed informale nel percorso di autopromozione
- Attività di supporto al consolidamento delle reti di relazione sovracomunali e realizzazione di progetti sovracomunali intrapresi dal Comune di Cantu', legati ai temi della Democrazia partecipativa.
- Attività di progettazione e produzione grafica per campagne di comunicazione
- Progettazione, elaborazione e produzione grafica per esecuzione di stampa professionale;
- Progettazione ed elaborazione contenuti (testi, immagini, e altri formati digitali);
- Progettazione ed elaborazione piani di distribuzione sui canali tradizionali;
- Ottimizzazione degli standards con fornitori esterni per la stampa e la distribuzione dei materiali promozionali;
- Attività di gestione e manutenzione ordinaria dei servizi territoriali di comunicazione multimediali
- Gestione e manutenzione ordinaria architettura sito web;
- Attività di gestione tecnica e posizionamento news online sul sito comunale
- Programmazione e distribuzione multicanale contenuti (testi, immagini, e altri formati digitali) da www.comune.cantu.co.it;
- Gestione caselle web@comune.cantu.co.it e
- partecipazione@comune.cantu.co.it;
- Progettazione e produzione grafica web finalizzata alla promozione specifica di un’attività, evento, informazione;
- Progettazione di interventi di collegamento con le attività espressive, ludico-ricreative, culturali, sportive e musicali presenti nel territorio comunale
Attività di coprogettazione con l’Ente Locale di interventi di promozione della partecipazione cittadina al fine di accedere a finanziamenti regionali, nazionali ed europei
Grazie a tutti per la pazienza,Giorgio Bargna.