Piangiamo in queste ore morti e danni materiali. Li
piangiamo oggi, li piangevamo ieri ed anche l’altro ieri. Lo chiamano dissesto
idrogeologico.
Sappiamo bene che non si tratta di qualcosa di naturale,
sappiamo bene che si tratta delle conseguenze di scelte umane e non di eventi
naturali.
La pioggia incessante, la mutazione atmosferica sono le
conseguenze di un inquinamento ambientale creato dall’uomo.
Le case e le strade spazzate via o invase dall’acqua sono
conseguenze di scriteriate scelte amministrative.
Ogni anno, ogni mese, ogni giorno, ogni ora la macchina auto
referenziata che esiste, impera nel nostro paese ha bisogno di autoalimentarsi,
ha bisogno di denaro per alimentare la propria voracità.
A questo scopo il fulcro centrale sottrae denaro e
possibilità di scelte alle arterie, agli enti amministrativi di minore
importanza; da anni, non da oggi, le casse comunali devono far fronte a
necessità e bilanci con sempre meno liquido a disposizione, arrangiandosi come
possono a far cassa.
Se l’ultimo trand per la sopravvivenza è la tassazione
locale attuata al massimo regime, per anni le amministrazioni hanno scelto di
far cassa tramite gli oneri di urbanizzazione; da qui la scelta di far
costruire ovunque e comunque case e spazi commerciali. Il prezzo lo paga
economicamente il piccolo imprenditore, lo paga economicamente e con la vita
che abita o frequenta immobili piazzati a raffica dove non dovrebbero o abita
laddove si è costruito senza pensare che aumentando abitazioni ed abitanti
andavano adeguati anche i “servizi”.
Oggi ne paghiamo il prezzo amaro, amaro come il fiele, come
il fiele sgradevole, insopportabile.
Negli ultimi anni si sono affacciate sulla scena alcune
amministrazioni svincolate completamente da questa macchina auto referenziata,
amministrazioni che vorrebbero migliorare il bene comune, diffonderlo, ma non
riescono a centrare l’obbiettivo perché vessate da piani di stabilità e da
tagli economici attuate da parte dello Stato.
Ho descritto (chi mi conosce lo sa) tanti motivi e tante
cause che indicano perchè occorra votarsi verso un “Federalismo reale”, a mio
avviso di stampo municipale. Questo stato di fatto produce morti violente
dovute ai nubifragi e morti forse ancor più pesanti legate alla crisi economica
che questa situazione tecnocratica alimenta.
Occorre, per liberarsi dal pantano, la libertà economica; necessitano
spazio di movimento, scelte locali.
In questo senso si muove l’azione intrapresa partendo da
Cantù di istituire una Regione Autonoma a Statuto Speciale. Un obbiettivo
questo da replicare attraverso altre Province cercando di sfruttare quell’unico
metodo costituzionalmente concesso che porterebbe ad un Federalismo di nuova
generazione, quello che nasce ridisegnando i territori, quello che nasce dal
basso.
Nell’azione specifica canturina si punta alla nascita di una
Regione che comprende le province di Como, Lecco e Sondrio; io auspico nasca al
più presto un azione che cerchi di coinvolgere Varese e Novara che nell’insieme
completerebbero una fascia insubrica, fascia che nel tempo si potrebbe saldare.
Libertà economica, scelte locali dicevamo. Non basta.
Quantomeno lascia ancora spazio al pericolo che nascano mille Roma locali, all’azione
vanno associati anche strumenti di Democrazia Diretta di esempio svizzero che
consentano al cittadino di controllare, partecipare, deliberare.
Questa è l’unica via che può salvare vite umane sottraendo
vittime sacrificali ai drammi ambientali, economici e sociali che l’attuale
sistema continua ad imporci; seguiamo la via dell’Autogoverno, l’unica
possibile e sostenibile.
Giorgio Bargna