Qualcuno la sera del 4 Dicembre scorso sarà rimasto choccato
nello scoprire che esiste, che perlomeno si sta sviluppando, un Italia che
inizia ad aprire gli occhi, a rifiutare qualcosa, che lo ha fatto anche
liberandosi dai piccoli e grandi condizionamenti che hanno segnato la campagna
del sì; un Italia che senza barcollii ha accettato la sfida e l’ha vinta.
Di fronte ad un nemico politico (e Renzi politicamente è
stato “bravo” a trasformarsi in questo) e reale l’Italia del popolo, delle
partite IVA, dei disoccupati, dei precari (gente che aspetta fatti e non
pugnette) si è schierata contro la grande finanza. Ha rispedito al mittente gli
oboli governativi più o meno reali: i cinquanta euro per i pensionati, gli
ottantacinque per gli statali, gli ottocento per le mamme, i cinquecento per i
giovani.
L’Italia ha cassato riforme che servivano ad omologare
l’Italia ai dettami dei potentati finanziari: nessun diritto garantito ed
apertura massima al mercato. Si è ribellata ad un potentato che anziché risolvere
i problemi quotidiani dei propri cittadini si è concentrata su politiche che
riguardanti magari le coppie di fatto (che di per se non è una colpa) e le
norme sul gender, riservando al popolo la flessibilità nei diritti, vedi come
esempio il Jobs Act.
Non ha pagato Renzi & Co. quanto molti italiani ritengono
di subire, a torto od a ragione: falle nel sistema sicurezza, la massiccia invasione
di migranti travestiti da profughi coccolati ed alloggiati, la miseria sempre
più diffusa tra i ceti intermedi e bassi, l’emigrazione dei giovani per
mancanza di lavoro, l’eliminazione dei diritti e la folle politica di
sudditanza dell’Italia alle direttive delle centrali di potere sovranazionali.
Gli elettori hanno percepito che questa borghesia globalista
e cosmopolita declina dal risolvere i problemi essenziali che toccano la vita
delle persone comuni ed hanno quindi rifiutato una riforma che andava a toccare
temi molto distanti dai reali problemi della popolazione italiana; hanno
percepito che “lorsignori che vestono chic” se ne fottono delle elementari
necessità di pane lavoro e sicurezza avvertite dalle grandi masse popolari.
Sicuramente ciò che oggi non è passato dalla porta, costoro cercheranno di
farlo rientrare dalla finestra, ma ora gli italiani sono più vigili e pronti.
Avevano ragione i supponenti del SI, si è trattato di un
accozzaglia nella formazione dell’esercito degli elettori del NO, ma in realtà
si tratta di un esercito di diseredati, sfruttati, malvessati che
orgogliosamente ha demolito le politiche renziane e che se ne è altamente fottuto degli appelli
della “grande stampa”, dello spread, dei rating, dei mercati, dell’andamento
delle Borse.
Un’Italia che ha difeso il diritto a decidere di più, che
cerca, chiede un vero cambiamento, un vero risparmio, una vera politica
economica che consenta ai propri cittadini di vivere dignitosamente.
E’ l’Italia dei corpi intermedi e della società reale che
aspetta messaggi chiari e positivi, che tramite il referendum del 4 dicembre ha
chiesto di voltare veramente pagina. La partecipazione al voto è stata di
dimensioni enormi, si tratta inequivocabilmente di un voto popolare, non c’è
spazio alcuno per interpretazioni e ad ambiguità.
Insieme alla riforma gli italiani hanno bocciato un premier,
quel Matteo Renzi, che ad inizio mandato
si era presentato come uno straordinario innovatore, quel Matteo Renzi che da molti era considerato il Messia sceso
sulla terra; il passare del tempo però ha dimostrato che quel Matteo Renzi
aveva ben altro volto: quello di un premier sbruffone, voltagabbana, convinto
di poter ingannare e illudere tutti con la sua “simpatica” parlantina. Col tempo, con la mancanza di effetti
concreti, la fiducia pian piano ha preso prima la forma della perplessità, poi
quella della diffidenza ed infine ha cominciato a rasentare l’odio.
Gli italiani hanno bocciato l’establishment e le élite che
hanno governato la globalizzazione, l’Europa e di fatto anche l’Italia,
limitandone la sovranità e la possibilità di cambiare. Gli italiani vogliono un
vero cambiamento, vogliono tornare padroni del proprio destino.
E’ stato un Referendum rivolto al futuro, non si può
ignorare che l’81% dei giovani dai 18 ai 34 anni ha scelto i No.
E’ ancora presto per fare salti di gioia, l’ho scritto nelle
prime righe, si sta solo sviluppando questa “Giovine Italia”, ma intanto gli
italiani hanno capito che non si possono cambiare le regole del gioco a gioco
in corso, ma intanto gli italiani stanno iniziando a capire che qualcuno sta
barando grosso e che quindi occorre “alzare il culo dai divani”, ma intanto gli
italiani hanno capito che qualcuno malvessa celandosi dietro a dei "ce lo
chiede l'Europa" o "ce lo
chiedono i Mercati"; il tutto alla faccia di quell’informazione asservita che
regna sui media.
Cari borghesucci globalisti e cosmopoliti questa battaglia l’abbiamo
vinta noi, vedremo il futuro cosa vi, ci, riserva.
Giorgio Bargna