Nelle recenti ore a Goro e Gorino è accaduto qualcosa (di
comunque grave importanza) che agli occhi di alcuni è da condanna estrema,
mentre agli occhi di altri appare come il giusto comportamento da tenere. Di
certo vi è stata manipolazione politica, di certo tra alcune affermazioni che
ho letto, rilasciate tra i barricanti, più che l’idea politica traspare
l’egoismo accompagnato dalla paura e dall’incertezza verso il futuro.
Non possiamo però fermarci agli estremi opposti, dobbiamo
impegnarci, ognuno di noi lo deve fare, a riflettere sui perché.
Non mi considero razzista (all’interno della lista civica
dove milito sono stato tra i più decisi a volere che l’amministrazione non
ponesse vincoli burocratici ad un eventuale nascita di una Moschea), malgrado
questo non me la sento di criminalizzare chi ha alzato le barricate nel
ferrarese. Non lo faccio per giustificarli, ma perché questa situazione è
figlia partorita da scelte e situazioni che ho illustrato in due miei
precedenti post: “Masse migratorie” e “Riflessioni sull’emigrazione condotta”.
Non criminalizzo chi ha messo in pratica quanto sento
affermare spesso in locali pubblici e privati, il più delle volte da persone
per le quali pagare le tasse è un miracolo e curarsi è un incubo, per le quali
il lavoro è un miraggio e l’aiuto delle istituzioni è un niet quasi assoluto.
Non lo faccio perché è concepibile che una popolazione,
costretta attualmente a lavorare oltre i limiti della fisiologia (quando un
lavoro lo ha, come dicevo qualche paragrafo fa) per far quadrare i conti, alla
merce di governanti che considerano un vuoto a perdere chi il lavoro non lo
trova o chi ne rimane fuori, prima o poi si ribelli, colpendo nel mucchio,
soprattutto su chi vede, errando, come primo nemico. Un errore madornale, il
nemico è chi dovrebbe amministrarti con le regole “del buon padre di famiglia”
ed invece si comporta da despota.
Non lo faccio perché nei momenti di difficoltà è altamente
probabile che l’egoismo e la rabbia affiorino, così come altri mille difetti
che ognuno di noi si porta dentro, esplodano nelle situazioni cariche di stress.
E questo è il gioco che qualcuno vuole giocare. Impoverisci e “divide et
impera”.
Non lo faccio perché in genere chi non si sforza di capire i
motivi di fondo del razzismo, dell'irrazionalità e delle paure ingiustificate,
è colui che nonostante il crollo del sistema, sta ancora abbastanza o molto
bene, oppure si nutre di un idealismo spesso cozzante con la realtà.
Mi guardo attorno e mi accorgo che la buona volontà dei
cittadini si sta trasformando, poco alla volta, in un fastidio crescente tanto
da intravedersi le prime avvisaglie di rigetto. Soprattutto le piccole comunità
cominciano a temere che l’ essere troppo solidali possa arrecare danni sulla
convivenza e generare mancanza di lavoro.
Io punto il dito sui signori descritti nei precedenti post, faccendieri e politicanti che nel nome del denaro agiscono senza badare alle sorti delle popolazioni. Su quei signori che hanno reso beceri cittadini che, altrimenti, in tempi economicamente rosei, sarebbero stati mansueti e felici.
Su quei signori che stanno spostando masse migratorie a
dismisura, a discapito in primis di chi dalla migrazione in un altro paese
sognava ben altro futuro, ma anche a discapito di chi in una situazione già
difficile vede profilarsi possibili scenari che potrebbero peggiorargli il
futuro.
Sarà bene che questi signori, i “padroni del vapore”
modifichino il tiro al più presto perchè temo che la questione immigrazione si
trasformerà a breve in un rigetto comprensibile verso tutta la politica
dell'accoglienza, che ad oggi ancora non è
riuscita a tirare fuori il bandolo della matassa.
Ribadisco il concetto, non sono assolutamente razzista, sono
pienamente cosciente inoltre che le migrazioni siano un “fenomeno naturale
della vita”, oggi però siamo davanti ad un fenomeno che esce dai normali
equilibri, siamo davanti ad una manovra geopolitica.
Non sono praticante da molto ormai, ma mi considero molto
più cristiano di tanti che si nutrono periodicamente del “Corpo e del Sangue di
Cristo” e sono convinto che chi è in difficoltà va aiutato, chiunque esso sia,
per etnia, religione o posizione politica. C’è però un altro “fenomeno naturale
della vita” dal quale non si può trascendere: solo un paese sereno può e vuole
aiutare chi è in difficoltà.
Punterò il dito contro il becero solo quando il despota si
sarà trasformato in buon padre di famiglia, però ricordo al becero che tale
trasformazione può avvenire solo sulla spinta sua (e su quella di chi si
dichiara candido) e che quindi oggi lo considero colpevole quanto il despota ed
il candido.
Giorgio Bargna