giovedì 27 ottobre 2016

Gorino e Roma, il becero ed il despota



Nelle recenti ore a Goro e Gorino è accaduto qualcosa (di comunque grave importanza) che agli occhi di alcuni è da condanna estrema, mentre agli occhi di altri appare come il giusto comportamento da tenere. Di certo vi è stata manipolazione politica, di certo tra alcune affermazioni che ho letto, rilasciate tra i barricanti, più che l’idea politica traspare l’egoismo accompagnato dalla paura e dall’incertezza verso il futuro.

Non possiamo però fermarci agli estremi opposti, dobbiamo impegnarci, ognuno di noi lo deve fare, a riflettere sui perché.

Non mi considero razzista (all’interno della lista civica dove milito sono stato tra i più decisi a volere che l’amministrazione non ponesse vincoli burocratici ad un eventuale nascita di una Moschea), malgrado questo non me la sento di criminalizzare chi ha alzato le barricate nel ferrarese. Non lo faccio per giustificarli, ma perché questa situazione è figlia partorita da scelte e situazioni che ho illustrato in due miei precedenti post: “Masse migratorie” e “Riflessioni sull’emigrazione condotta”.

Non criminalizzo chi ha messo in pratica quanto sento affermare spesso in locali pubblici e privati, il più delle volte da persone per le quali pagare le tasse è un miracolo e curarsi è un incubo, per le quali il lavoro è un miraggio e l’aiuto delle istituzioni è un niet quasi assoluto.

Non lo faccio perché è concepibile che una popolazione, costretta attualmente a lavorare oltre i limiti della fisiologia (quando un lavoro lo ha, come dicevo qualche paragrafo fa) per far quadrare i conti, alla merce di governanti che considerano un vuoto a perdere chi il lavoro non lo trova o chi ne rimane fuori, prima o poi si ribelli, colpendo nel mucchio, soprattutto su chi vede, errando, come primo nemico. Un errore madornale, il nemico è chi dovrebbe amministrarti con le regole “del buon padre di famiglia” ed invece si comporta da despota.

Non lo faccio perché nei momenti di difficoltà è altamente probabile che l’egoismo e la rabbia affiorino, così come altri mille difetti che ognuno di noi si porta dentro, esplodano nelle situazioni cariche di stress. E questo è il gioco che qualcuno vuole giocare. Impoverisci e “divide et impera”. 

Non lo faccio perché in genere chi non si sforza di capire i motivi di fondo del razzismo, dell'irrazionalità e delle paure ingiustificate, è colui che nonostante il crollo del sistema, sta ancora abbastanza o molto bene, oppure si nutre di un idealismo spesso cozzante con la realtà. 

Mi guardo attorno e mi accorgo che la buona volontà dei cittadini si sta trasformando, poco alla volta, in un fastidio crescente tanto da intravedersi le prime avvisaglie di rigetto. Soprattutto le piccole comunità cominciano a temere che l’ essere troppo solidali possa arrecare danni sulla convivenza e generare mancanza di lavoro.

Io punto il dito sui signori descritti nei precedenti post, faccendieri e politicanti che nel nome del denaro agiscono senza badare alle sorti delle popolazioni. Su quei signori che hanno reso beceri cittadini che, altrimenti, in tempi economicamente rosei, sarebbero stati mansueti e felici.

Su quei signori che stanno spostando masse migratorie a dismisura, a discapito in primis di chi dalla migrazione in un altro paese sognava ben altro futuro, ma anche a discapito di chi in una situazione già difficile vede profilarsi possibili scenari che potrebbero peggiorargli il futuro.

Sarà bene che questi signori, i “padroni del vapore” modifichino il tiro al più presto perchè temo che la questione immigrazione si trasformerà a breve in un rigetto comprensibile verso tutta la politica dell'accoglienza, che ad oggi ancora non è  riuscita a tirare fuori il bandolo della matassa. 

Ribadisco il concetto, non sono assolutamente razzista, sono pienamente cosciente inoltre che le migrazioni siano un “fenomeno naturale della vita”, oggi però siamo davanti ad un fenomeno che esce dai normali equilibri, siamo davanti ad una manovra geopolitica.

Non sono praticante da molto ormai, ma mi considero molto più cristiano di tanti che si nutrono periodicamente del “Corpo e del Sangue di Cristo” e sono convinto che chi è in difficoltà va aiutato, chiunque esso sia, per etnia, religione o posizione politica. C’è però un altro “fenomeno naturale della vita” dal quale non si può trascendere: solo un paese sereno può e vuole aiutare chi è in difficoltà.

Punterò il dito contro il becero solo quando il despota si sarà trasformato in buon padre di famiglia, però ricordo al becero che tale trasformazione può avvenire solo sulla spinta sua (e su quella di chi si dichiara candido) e che quindi oggi lo considero colpevole quanto il despota ed il candido.

Giorgio Bargna

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