domenica 26 aprile 2020

Tromboembolie e autopsie


Da quando è partita l’emergenza Covid abbiamo letto e sentito parlare la “medicina accreditata” e quella “informale”, abbiamo sentito parlare di morti “per Covid” e “con Covid”.

Ci è stato imposto un protocollo di arginamento tramite lockdown e siamo stati curati tramite essenzialmente terapia intensiva e sotto un “protocollo cinese” che sconsigliava l’uso degli antinfiammatori.

Se la diffusione del virus in parte è stata arginata, sul numero dei morti ancora oggi siamo a cifre enormi, i ricoveri e le terapie intensive sono solo calati da pochi giorni e molto probabilmente anche grazie a ciò di cui parleremo ora.
Rimbalza ormai da settimane una teoria ben chiarita dal Dott. Giampaolo Palma, ma portata avanti anche da molti altri medici che hanno combattuto sul campo il Covid.

In contraltare al protocollo ufficiale vi lascio stralci delle dichiarazioni del medico in questione, poi ci focalizziamo su un altro punto che ritengo essenziale e del quale sinceramente rimango molto stupito.

I decessi da  covid-19 non sono  causati da Polmonite Interstiziale, bensì da Tromboembolia Polmonare TEP, causata dall’infiammazione virale che, a sua volta, provoca febbre alta, non curata, che distrugge tutto e prepara il terreno alla formazione dei trombi. L’errore diagnostico scoperto dopo 50 autopsie eseguite sui cadaveri Covid-19

Se ventili un polmone dove il sangue non arriva, non serve! Infatti muoiono 9 pazienti su 10, signori, Covid-19 danneggia prima di tutto i vasi, l’apparato cardiovascolare,  e solo dopo arriva ai polmoni! Sono le microtrombosi venose, non la polmonite a determinare la fatalità!

Molti morti, anche di 40 anni, avevano una storia di febbre alta per 10-15 giorni non curata adeguatamente. Qui l’infiammazione ha distrutto tutto e preparato il terreno alla formazione dei trombi.  Perché il problema principale non è il virus, ma la reazione immunitaria che distrugge le cellule dove il virus entra.

Questo è il motivo principale per cui in Italia le ospedalizzazioni iniziano a diminuire e sta diventando una malattia curabile a casa. Curandola bene a casa eviti non solo l’ospedalizzazione, ma anche il rischio trombotico.
Non era facile capirlo perché i segni della microembolia sono sfumati, anche all’occhio di un cardiologo ecocardiografista”, prosegue Palma. “Confrontando i dati dei primi 50 pazienti tra chi respira male e chi no, la situazione è apparsa molto chiara a tutti i medici in Italia, dai cardiologi,  ai radiologi, agli anatomo- patologi fino ai colleghi delle Terapie Intensive.

Se avete notato molte righe più in su ho evidenziato in neretto questa frase:scoperto dopo 50 autopsie”.

Ora, il mio cruccio non è che i medici sul campo possano avere sbagliato diagnosi, loro lottavano ogni giorno con la morte e inizialmente probabilmente si sono attenuti ai protocolli, salvo pian piano accorgersi che qualcosa non andava al meglio; il mio cruccio è un altro: possibile che alle autopsie si sia arrivati così in ritardo?

Non ditemi che non era possibile farlo, non prendiamoci per i fondelli.

Di far parte di un comitato tecnico scientifico, o di un Governo, per decidere di stare tutti a casa e mettere le mascherine ne sarei in grado anche io, ma i signori che ne fanno parte si immagina che siano persone laureate e preparate a pensare soluzioni e a gestire situazioni.

Non arrivare a sottoporre ad autopsia velocemente i cadaveri in questa situazione se non è dolo poco ci manca, visti gli incarichi assunti, se la teoria semplice e chiara portata avanti da questi medici fosse confermata siamo davanti all’ipotesi di strage, magari preterintenzionale, ma sempre strage.

Anche di questo se ne parlerà tra qualche mese.

Giorgio Bargna