lunedì 23 marzo 2020

Numeri e pensieri sul Covid e su come affrontarlo


Buongiorno, partiamo dal presupposto che tutti, chi scrive e chi legge, si attiene alle leggi vigenti in tema di Covid, convinti o meno della loro efficacia; poi però possiamo snocciolare pensieri su di essi di forma privata e ragionare, proiettati verso il futuro.

Scrive una persona che vive in Lombardia, dove esiste malgrado tutto un servizio sanitario ancora decente, malgrado che negli ultimi anni anche qui si sia un po’ ridimensionato. Un sistema sanitario e di assistenza sociale testato in prima persona a causa di problemi neuropsichiatrici di un famigliare e che non ha confronto rispetto ad altre realtà locali dove queste perone restano abbandonate a se stesse praticamente.

Anche se a volte la magistratura si è avvicinata a chi ha sviluppato i servizi sanitari della Lombardia e delle zone a competenza delle  “Cooperative Rosse”, un fatto è sicuro, qui siamo abbastanza tutelati. E ce lo dimostrano ampiamente i fatti di queste settimane, malgrado dei numeri veramente da paura, grazie anche e soprattutto all’abnegazione degli operatori sanitari le strutture hanno retto dignitosamente, malgrado siano diminuite in capacità strutturali e soprattutto depredate di operatori sanitari, malgrado molti ospedali, reparti, laboratori siano stati eliminati o convertiti in altro.

Questo sarà un aspetto da sviluppare a fine crisi Covid, qualcuno dovrà pur rispondere politicamente e, se ci sono le basi, anche legalmente; soprattutto perché ora stiamo contando essenzialmente morti della zona padana, ma temo che con l’esplosione del virus al sud (malgrado loro abbiano avuto il modo di prepararsi) vedremo un ecatombe.

Parliamo un attimo ora di cifre, della scia di morti lasciata dal Virus, qualche statistica e qualche distinzione per morti “per” e “con” Covid, specificando che comunque una perdita è una perdita per qualsiasi motivazione sia accaduta.

Intanto traggo da “Il Fatto Quotidiano” del 19 Marzo questa considerazione: <>

Io personalmente però non sono molto convinto che del fatto che occorrano tamponi capillari, credo piuttosto a un adeguata forma di isolamento delle persone a rischio, per patologie ed età.

Guardiamo ora un attimo una statistica sull’età delle vittime pubblicata da “Il Sole 24” una settimana fa, ma che non credo si sia sviluppata molto diversamente nel frattempo, trovate qui fasce di età e numero dei decessi:
30-39       5
40-49       12
50-59        56
60-69       173
70-79        708
80-89       851
Totale       2.003

Si parlerà da qui in avanti in base a 355 cartelle cliniche esaminate nei giorni scorsi. 
Inizio con degli estratti di affermazioni rilasciate dal professore Roberto Bernabei, Ordinario di Geriatria dell’Università Cattolica di Roma e presidente dell’associazione Italia Longeva e riportate in un articolo pubblicato il 18 Marzo su “Fanpage.it” , fatico a trovare dati più recenti dal motore di ricerca, quasi abbiano bloccato il mondo. 

Sentiamo il Professore:
<<intervenuto nel consueto punto stampa delle 18 per il bollettino dell’emergenza coronavirus insieme al capo della Protezione Civile Angelo Borrelli. Il professore ha parlato in particolare delle persone più anziane colpite dal Covid-19 e di conseguenza della loro reazione alla malattia. Bernabei ha tentato di spiegare perché in Italia registriamo così tante vittime con coronavirus in questo momento. Rifacendosi a una indagine dell’Istituto Superiore di Sanità che ha analizzato le cartelle dei primi 355 morti, il professore ha detto che i dati mostrano delle cose che hanno un significato ben preciso. Ovvero che solo una minima percentuale delle vittime, lo 0.8 percento, aveva zero patologie, mentre tutti gli altri avevano da due a più patologie.>>

<<“Il dato fondamentale è che il fattore di rischio vero è l’età geriatrica e patologie concomitanti, questo è il fatto fondamentale, e in particolare tra le patologie registriamo ipertensione, cardiopatia ischemica, fibrillazione atriale, il diabete. Sono queste le patologie che portano a una maggiore aggressività del virus, che trova un terreno già fertile e fragile”. Questo è dunque, secondo quanto affermato da Bernabei, il dato che spiega l’eccesso di mortalità: “Noi siamo il paese più vecchio insieme al Giappone. Età media degli infettati da noi è 63 anni contro i 46 dei cinesi, è chiaro che a 46 anni si reagisce meglio rispetto a 63. Abbiamo meno del 10 percento di mortalità sotto i 60, tutti il resto sono da i 60 anni in su”.>>

<<"Tra gli operatori sanitari contagiati dal coronavirus l'età media è molto più bassa di quella della popolazione generale (49 anni invece di 63), e si inverte la proporzione fra uomini e donne, con il 35.8 percento che è di sesso maschile. Il dato è contenuto nell'approfondimento epidemiologico pubblicato oggi dall'Iss sul sito epicentro, insieme al report di approfondimento sui pazienti deceduti. Da quest'ultimo rapporto si evidenzia come appunto resta alto il numero di deceduti positivi per Covid-19 che hanno una o più malattie preesistenti. Il numero medio di patologie osservate in questa popolazione è di 2.7 (mediana 2, Deviazione Standard 1.6). Sei pazienti (1.2 percento del campione) presentavano 0 patologie, 113 (23.5 percento) presentavano 1 patologia, 128 presentavano 2 patologie (26.6 percento) e 234 (48.6 percento) presentavano 3 o più patologie. Ad oggi sono 36 dei 3200 (1.1 percento) pazienti deceduti COVID-19 positivi di età inferiore ai 50 anni. Nove di questi avevano meno di 40 ed erano 8 persone di sesso maschile e 1 di sesso femminile con età compresa tra i 31 ed i 39 anni. Di 2 pazienti di età inferiore ai 40 anni non sono disponibili informazioni cliniche, gli altri 7 presentavano gravi patologie pre-esistenti (patologie cardiovascolari, renali, psichiatriche, diabete, obesità).">>

Leggiamo le parole di Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento malattie infettive dell'ISS snocciolate in un articolo di "Rainews" del 18 Marzo: << “Un'analisi complessa quella dei numeri dell'epidemia da Coronavirus. Sono 355 le cartelle cliniche, sulle 2.003 pervenute all'Istituto superiore di sanità (Iss), finora analizzate. E secondo i primi riscontri sono 3 su 355 i pazienti che "presentavano zero patologie". Tutti gli altri pazienti vittime dell'epidemia, secondo l'Iss, avevano altre patologie gravi. Quasi il 50 per cento dei deceduti aveva ben 3 patologie pregresse, e la media, tra i 352 morti per cause secondarie, è di 2,7 patologie a persona. In media 8 giorni tra sintomi e decessi Nelle persone decedute positive al Covid-19 la terapia antibiotica è stata quella più utilizzata (83% dei casi), meno utilizzata quella antivirale (52%), più raramente la terapia steroidea (27%) afferma il Report pubblicato sul sito Epicentro, aggiornato al 17 marzo. Il documento mostra anche i tempi mediani, in giorni, che trascorrono dall'insorgenza dei sintomi al decesso (8 giorni), dall'insorgenza dei sintomi al ricovero in ospedale (4 giorni) e dal ricovero in ospedale al decesso (4 giorni)” >>

Potremmo andare avanti per ore ma sarebbe stucchevole. Ribadisco il concetto iniziale, ci si attiene alle norme di legge emanate da Governo, ma se vogliamo riflettiamo e diciamo la nostra

E’ sicuramente molto più facile farlo seduti davanti a un PC che non in campo, però io ritengo doveroso che ognuno di noi rifletta e che chi se la sente dica la propria, non con la saggezza di un professore ma con lo spirito di una persona che ragiona e discute le proprie idee.

L’avere chiuso tutti in casa sembra avere avuto successo in Cina, ma sono affidabili i dati cinesi?

Oggi, visti gli ultimi dati, sembra che stia pagando anche in Italia, ma il dubbio sarà sempre: siamo sicuri di aver arginato il Virus e di “poter tornare a vivere”? Oppure un solo contagiato in giro innescherebbe di nuovo la miccia?

In una società, soprattutto moderna, va tutelata sicuramente la salute pubblica, ma anche la sicurezza economica. Davanti al tipo di intervento deciso dal Governo Italiano 25 miliardi non tutelano affatto la sicurezza economica, più incisive sicuramente Germania, Francia e Spagna. Perché l’obbligo di chiusura della produttività e di molti servizi manderà in default i portafogli di molte famiglie italiane e consideriamo che parte di questo denaro erogato sarà destinato alla sanità per l’emergenza.

Ci troveremo presto davanti a un paese dove la stragrande maggioranza delle persone uscirà con pesanti ripercussioni psicologiche ed economiche. Un pericolo anche a livello di azioni criminali oltre che un pericolo alla sussistenza.

Io sinceramente dal basso delle mie capacità intellettuali avrei agito sull’isolamento delle persone a rischio, lasciando vivere il resto del Paese in una sorta di “immunità di gregge” controllata in modo blando.

Concludo. Ognuno di noi IN OGNI CASO OGGI OSSERVA LE DISPOSIZIONI GOVERNATIVE, DEVE FARLO, però io sono convinto che siano sbagliate (anche se davanti alla paura, diviene comodo stare asserragliato in casa) ed il fatto che sicuramente per un governante sia più difficile che per me avere la mente lucida non significa che le sue scelte lo tutelino politicamente e legalmente.

Finirà questa crisi prima o poi spero, li invito tutti veramente a trarre le conclusioni sugli operati e anche ad andare a ricercare le cause di questo virus che sinceramente, per il suo sviluppo e per le sue azioni sul corpo umano mi sembra molto poco naturale.

Sicuro che molti di voi non saranno d’accordo con me vi ringrazio comunque dell’attenzione, chi ha avuto voglia di leggere fino in fondo dimostra in ogni caso di aver voglia di informarsi, capire, discutere, ma soprattutto ascoltare, azione molto rara negli ultimi anni.

Giorgio Bargna