mercoledì 26 luglio 2017

Nodo scorsoio

Scritto qui nel 2011.

I poteri forti quando devono organizzare una risposta a dei movimenti che si organizzano  nel tentativo di cambiare lo stato delle cose hanno due possibilità: lo scontro frontale o la strategia inventata da Quinto Fabio Massimo.

Anziché affrontare una battaglia che può rivelarsi pesante tutto sommato è meglio concedere buna controllata libertà sindacale, politica, di sciopero, di parola…ciò che conta è, di tanto in tanto, mediante repressione e disinformazione, eliminare dalla scena gli esponenti più efficaci, più intelligenti. Nella formuletta sono presenti, tra l’altro, oltre che a una rappresentanza parlamentare, formale più che sostanziale, forti (molto fuori misura) concessioni nei salari, nella sicurezza, nell’assistenza, nella previdenza, così da produrre un progressivo indebitamento pubblico.

La tattica prevede, è sintomatico, da decenni ormai, la presenza di una scuola pubblica, scuola però di stato, indottrinatrice, conformista e omologativa. Come già scritto, spesso in precedenza, si sono impiantate le mode e i piaceri consumistici, così da incoraggiare la spesa facile, e il progressivo indebitamento privato.
Questo lavoro performante negli anni mansueta le classi “inferiori” che non trovano più un senso di ribellione, ormai sono ingranaggi del sistema capitalistico/consumista, hanno delegato rappresentanze politiche e sociali alle caste e sono divenuti talmente passivi che trovano normale gli vengano scippati i “diritti” precedentemente concessi e  le “conquiste del lavoro”: gli stessi lavoratori firmano e votano le rinunce ai loro diritti salariali e normativi, nonché al welfare, perché “vedono” che, altrimenti, l’industria andrebbe fuori mercato e la finanza pubblica violerebbe i vincoli di bilancio.

In Italia è successo tutto questo e, come ho letto in un articolo che ispira questo, recita un proverbio inglese: “dategli corda, e si impiccheranno da sé”.

Vediamo un po’ il nostrano nodo scorsoio:
Abbiamo un lavoro fisso, senza dover essere per forza produttivi e con malattie molto flessibili
Scuole di tutti promossi
Sanità e welfare di larghe maniche
Libertà e divertimenti a iosa

Conseguentemente a questo:
Televisione di rimbecillimento, droga, sesso facile, nessun dovere o sacrificio, il tutto veicolato dalla cultura del piacere per il piacere e dello sballo
Indebitamento pubblico, con relativo schiavismo verso BCE e FMI
Disoccupazione e sottooccupazione, la recessione con relativo obbligo di accettare condizioni di lavoro e di vita sempre più grame e redditi in declino.

Recita Marco Della Luna, nel suo articolo: “Hanno voluto credito facile, al consumo, e glielo si è dato, persino per le vacanze; hanno voluto i mutui al 120% del valore della casa, e glielo si è dato; così li si è indebitati per bene, e ora sono costretti a erodere i loro risparmi, mentre vedono le loro case andare all’asta per pochi soldi, oppure le devono cedere alla banca che gliele ha finanziate, restando dentro come inquilini. Si sono fregate e inertizzate le classi lavoratrici semplicemente assecondandole, accontentandole nelle loro richieste miopi, spingendole a sentirsi borghesi e a coltivare bisogni, gusti e aspirazioni borghesi. Le si è accontentate nelle rivendicazioni di vantaggi particolari e immediati, ben contenti che dimenticassero quelle di classe, di sistema e di lungo termine. L’operaio, l’impiegato, vedono e vogliono i benefici immediati, e non considerano le loro conseguenze, non problematizzano la loro sostenibilità nei decenni, le ricadute sui loro figli delle apparenti conquiste di oggi. Non considerano gli interessi e i bisogni delle generazioni future, e scaricano su di esse il debito e le distorsioni strutturali comportate dal soddisfare oggi le aspirazioni della loro generazione”.

Politici, intellettuali, sindacalisti cavalcano l’onda del momento, dando unto alla corda, le classi “inferiori”, con l’aiuto dei soggetti citati, si impiccano da sole, pronte ad implorare  in ginocchio di poter lavorare per un pezzo di pane.

Giorgio Bargna