lunedì 12 maggio 2014

L'altra faccia della medaglia

Non è certo  da giorni, neppure da mesi, che chi coordina l’assetto economico europeo detta, impone la legge dell’Euro, dell’Europa economica dominatrice, dell’economia consumistica, dei trattati lisboniani e dei suoi consequenziali.

Da anni passano messaggi in questa direttrice. Non considero l’Euro il padre, l’essenza, dei mali, semmai lo sono le banche e chi le indirizza, ma di certo esso e la politica che lo sta indirizzando stanno dissanguando questa generazione e stanno per polverizzare il futuro delle prossime a venire; si tratta di gente da accusare di genocidio. Ogni governo tecnico, ogni tecnocrate, ogni politico che li avvalla meriterebbe di essere processato per questo crimine contro l’umanità. Le regole di mercato hanno soppiantato qualsiasi opinione politica, ogni qualsiasi scelta di governi e popoli, le libertà sono limitate se non erose, polverizzate.

Vi sono per fortuna in Europa alcune sacche di resistenza nazionali (modelli da seguire) ed altre territoriali e/o ideologiche di ribellione. Queste seconde cominciano ad incutere paura se nelle terre venete la repressione è stata immediatamente successiva al plebiscito.
Avremo modo presto di osservare se verrà confermato il trand  elettorale che con una grande astensione e molti voti al M5S dichiarò grande sfiducia alla politica tradizionale ed asservita, agli uomini ed ai partiti che la rappresentano, che la concretizzano. Io spero che questa sfiducia dilaghi, ma questo non basta, occorre agire, occorre concretizzarla, la sola protesta non paga resta fine a se stessa e non produce ne cambiamento ne innovazione.

La reazione deve essere razionale e pacifica, cadere nella violenza sarebbe deletereo, nocivo, inutile.
Occorre creare rete. Una rete culturale innanzitutto, politica, identitaria se possibile ma necessariamente solidale e federale; anche e soprattutto innovativa nelle idee e nella forma.
Occorre attivarsi per la creazione di un movimento federalista che nasca dal basso che cavalchi i valori del territorio per riversarli a livelli nazionali, così come un ruscello si riversa in quel torrente che poi alimenterà un fiume.
Occorre il sostegno di tutti, il lavoro di molti, la faccia e le azioni di migliori, dei volenterosi, dei coraggiosi.

Occorre organizzare una rete, a mio vedere dobbiamo partire dalle centinaia di liste civiche, dai cento e più movimenti reazionari, da un’idea comune: CAMBIARE.

Io credo, ne sono convinto, che si debba partire ognuno dal proprio territorio.
Per il mio (ritengo l’Insubria la mia sorta di Cantone) mi impegno a lavorare per qualcosa di concreto, per qualcosa che so avere uno sbocco legale.
Il cambiamento, l’innovazione, non partirà di certo perché io o cento persone potremo crederci, esso partirà soltanto se il popolo riverserà la propria fiducia anziché verso una classe politica stantia, in direzione di chi disegna un cambiamento, partirà se crederete in noi e, soprattutto, in voi.

Localismo, autonomia, responsabilità, partecipazione, sostenibilità economica ed ambientale dovranno essere i cardinali di questa futura federazione di terre e di intenti.
I popoli, la gente, la democrazia dovranno esserne invece le sentinelle e gli attori, senza di essi non vi è ipotesi di futuro.

Giorgio Bargna