venerdì 9 dicembre 2016

Un NO alla borghesia globalista e cosmopolita



Qualcuno la sera del 4 Dicembre scorso sarà rimasto choccato nello scoprire che esiste, che perlomeno si sta sviluppando, un Italia che inizia ad aprire gli occhi, a rifiutare qualcosa, che lo ha fatto anche liberandosi dai piccoli e grandi condizionamenti che hanno segnato la campagna del sì; un Italia che senza barcollii ha accettato la sfida e l’ha vinta.

Di fronte ad un nemico politico (e Renzi politicamente è stato “bravo” a trasformarsi in questo) e reale l’Italia del popolo, delle partite IVA, dei disoccupati, dei precari (gente che aspetta fatti e non pugnette) si è schierata contro la grande finanza. Ha rispedito al mittente gli oboli governativi più o meno reali: i cinquanta euro per i pensionati, gli ottantacinque per gli statali, gli ottocento per le mamme, i cinquecento per i giovani.

L’Italia ha cassato riforme che servivano ad omologare l’Italia ai dettami dei potentati finanziari: nessun diritto garantito ed apertura massima al mercato. Si è ribellata ad un potentato che anziché risolvere i problemi quotidiani dei propri cittadini si è concentrata su politiche che riguardanti magari le coppie di fatto (che di per se non è una colpa) e le norme sul gender, riservando al popolo la flessibilità nei diritti, vedi come esempio il Jobs Act.

Non ha pagato Renzi & Co. quanto molti italiani ritengono di subire, a torto od a ragione: falle nel sistema sicurezza, la massiccia invasione di migranti travestiti da profughi coccolati ed alloggiati, la miseria sempre più diffusa tra i ceti intermedi e bassi, l’emigrazione dei giovani per mancanza di lavoro, l’eliminazione dei diritti e la folle politica di sudditanza dell’Italia alle direttive delle centrali di potere sovranazionali.

Gli elettori hanno percepito che questa borghesia globalista e cosmopolita declina dal risolvere i problemi essenziali che toccano la vita delle persone comuni ed hanno quindi rifiutato una riforma che andava a toccare temi molto distanti dai reali problemi della popolazione italiana; hanno percepito che “lorsignori che vestono chic” se ne fottono delle elementari necessità di pane lavoro e sicurezza avvertite dalle grandi masse popolari. Sicuramente ciò che oggi non è passato dalla porta, costoro cercheranno di farlo rientrare dalla finestra, ma ora gli italiani sono più vigili e pronti.

Avevano ragione i supponenti del SI, si è trattato di un accozzaglia nella formazione dell’esercito degli elettori del NO, ma in realtà si tratta di un esercito di diseredati, sfruttati, malvessati che orgogliosamente ha demolito le politiche renziane  e che se ne è altamente fottuto degli appelli della “grande stampa”, dello spread, dei rating, dei mercati, dell’andamento delle Borse.

Un’Italia che ha difeso il diritto a decidere di più, che cerca, chiede un vero cambiamento, un vero risparmio, una vera politica economica che consenta ai propri cittadini di vivere dignitosamente. 

E’ l’Italia dei corpi intermedi e della società reale che aspetta messaggi chiari e positivi, che tramite il referendum del 4 dicembre ha chiesto di voltare veramente pagina. La partecipazione al voto è stata di dimensioni enormi, si tratta inequivocabilmente di un voto popolare, non c’è spazio alcuno per interpretazioni e ad ambiguità.

Insieme alla riforma gli italiani hanno bocciato un premier,  quel Matteo Renzi, che ad inizio mandato si era presentato come uno straordinario innovatore,  quel Matteo Renzi  che da molti era considerato il Messia sceso sulla terra; il passare del tempo però ha dimostrato che quel Matteo Renzi aveva ben altro volto: quello di un premier sbruffone, voltagabbana, convinto di poter ingannare e illudere tutti con la sua “simpatica” parlantina.  Col tempo, con la mancanza di effetti concreti, la fiducia pian piano ha preso prima la forma della perplessità, poi quella della diffidenza ed infine ha cominciato a rasentare l’odio.

Gli italiani hanno bocciato l’establishment e le élite che hanno governato la globalizzazione, l’Europa e di fatto anche l’Italia, limitandone la sovranità e la possibilità di cambiare. Gli italiani vogliono un vero cambiamento, vogliono tornare padroni del proprio destino. 

E’ stato un Referendum rivolto al futuro, non si può ignorare che l’81% dei giovani dai 18 ai 34 anni ha scelto i No.

E’ ancora presto per fare salti di gioia, l’ho scritto nelle prime righe, si sta solo sviluppando questa “Giovine Italia”, ma intanto gli italiani hanno capito che non si possono cambiare le regole del gioco a gioco in corso, ma intanto gli italiani stanno iniziando a capire che qualcuno sta barando grosso e che quindi occorre “alzare il culo dai divani”, ma intanto gli italiani hanno capito che qualcuno malvessa celandosi dietro a dei "ce lo chiede l'Europa" o  "ce lo chiedono i Mercati"; il tutto alla faccia di quell’informazione asservita che regna sui media.

Cari borghesucci globalisti e cosmopoliti questa battaglia l’abbiamo vinta noi, vedremo il futuro cosa vi, ci, riserva.

Giorgio Bargna

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