venerdì 30 dicembre 2016

La metastasi e la terapia (I), l'Europa ed il Centralismo



Cercherò, in più spezzoni, di ragionare sui mali che affliggono l'Italia e sull'unica, a mio avviso, risoluzione possibile.

Da anni descrivo Centralismo, Burocrazia, Capitalismo e Partitocrazia quali mali incurabili che segnano il malessere della nostra Nazione già di per se, alla nascita, fondata su dei principi piuttosto mollicci. La spallata finale la ha assestata l'Europa Tecnocratica degli ultimi anni, la quale si è rivelata l'esatto opposto di quell'Europa dei Popoli che avrebbe dovuto rivelarsi fondamento di Democrazia, Autonomia, Responsabilità, Sostenibilità e Partecipazione.

Andrebbe concessa agli Stati Europei  la possibilità di istituire forme variabili di cooperazione territoriale scaturenti dalle aspirazioni e dai progetti comuni dei popoli. I tecnocrati di Bruxelles invece ci propinano una formula secondo la quale una maggiore integrazione economica e un’accresciuta centralizzazione del sistema politico facciano avanzare la cooperazione europea. Questa formula ci si sta rivelando ogni giorno sempre più fatale, come italiani e come europei, poiché non è radicata nella percezione della realtà quotidiana dei popoli.

La struttura europea da circa un decennio si sta impegnando nella demolizione dello stato del benessere e punta massicciamente nell’obbiettivo di salvare le proprie banche che si ritrovano in ginocchio a causa dei prestiti che hanno contratto con le economie in crisi. Nel nome della Stabilità sono state varate norme da parte dei Tecnocrati che hanno imposto lacrime e sangue ai cittadini di diverse Nazioni. La Troika, la Banca Centrale Europea e il Fondo Monetario Internazionale hanno costruito un marchingegno infernale grazie al quale, per ottenere i prestiti di cui avevano urgente bisogno, i paesi dell’UE hanno dovuto accettare misure draconiane che li hanno devastati, aumentando così la disuguaglianza tra i vari paesi dell'Unione e creando malessere nei rapporti tra essi.

L'Europa avrebbe dovuto essere fondata su un crescente benessere e sulla solidarietà  e contribuire a costruire una reciproca fiducia tra ”nemici tradizionali”.  Al contrario le varie modifiche ai trattati europei hanno mirato a rafforzare le forze di mercato, a ridurre la sovranità politica dei singoli paesi e a rafforzare, nel contempo, il dominio delle istituzioni dell’UE.

Ma dicevamo in testa alla pagina che i mali iniziano ben prima. 

L'Italia è uno Stato centralista, di conseguenza  possiede organismi centralizzati che hanno competenze su ogni materia e producono leggi equivalenti su tutto il territorio dello Stato. Teoricamente nella nostra Nazione è previsto qualche debole decentramento, improntato soprattutto a livello fiscale, di fatto però annullato della Legge di Stabilità in termini di spesa. Sono decentramenti fiscali grazie ai quali gli Enti Minori tassano, cercando così di porre rimedio al mancato invio di fondi da parte dello Stato Centrale e di mettere almeno in pareggio i Bilanci.

E' dai tempi del Risorgimento che si confronta su Centralismo e Federalismo. 

Noi Federalisti sosteniamo che una ampia autonomia delle varie aree consentirebbe un aderenza armonica tra le istituzioni dello Stato e le specifiche caratteristiche delle Aree Territoriali, soddisfacendo così di fatto, con maggiore efficacia, le esigenze e i bisogni di queste ultime. Il contraltare centralista sostiene invece che l'adozione di assetti federali in presenza di significative differenze geosociali non farebbe altro che accentuare e aggravare le divergenze. La storia italiana sinora non ha potuto dimostrare la veridicità della teoria federalista, ma di fatto ha smentito clamorosamente le tesi centraliste.

Proseguiremo presto la riflessione,
Giorgio Bargna

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