Cercherò, in più spezzoni, di ragionare sui mali che
affliggono l'Italia e sull'unica, a mio avviso, risoluzione possibile.
Da anni descrivo Centralismo, Burocrazia, Capitalismo e
Partitocrazia quali mali incurabili che segnano il malessere della nostra
Nazione già di per se, alla nascita, fondata su dei principi piuttosto
mollicci. La spallata finale la ha assestata l'Europa Tecnocratica degli ultimi
anni, la quale si è rivelata l'esatto opposto di quell'Europa dei Popoli che
avrebbe dovuto rivelarsi fondamento di Democrazia, Autonomia, Responsabilità,
Sostenibilità e Partecipazione.
Andrebbe concessa agli Stati Europei la possibilità di istituire forme variabili
di cooperazione territoriale scaturenti dalle aspirazioni e dai progetti comuni
dei popoli. I tecnocrati di Bruxelles invece ci propinano una formula secondo
la quale una maggiore integrazione economica e un’accresciuta centralizzazione
del sistema politico facciano avanzare la cooperazione europea. Questa formula ci
si sta rivelando ogni giorno sempre più fatale, come italiani e come europei,
poiché non è radicata nella percezione della realtà quotidiana dei popoli.
La struttura europea da circa un decennio si sta impegnando
nella demolizione dello stato del benessere e punta massicciamente nell’obbiettivo
di salvare le proprie banche che si ritrovano in ginocchio a causa dei prestiti
che hanno contratto con le economie in crisi. Nel nome della Stabilità sono
state varate norme da parte dei Tecnocrati che hanno imposto lacrime e sangue
ai cittadini di diverse Nazioni. La Troika, la Banca Centrale Europea e il
Fondo Monetario Internazionale hanno costruito un marchingegno infernale grazie
al quale, per ottenere i prestiti di cui avevano urgente bisogno, i paesi
dell’UE hanno dovuto accettare misure draconiane che li hanno devastati,
aumentando così la disuguaglianza tra i vari paesi dell'Unione e creando
malessere nei rapporti tra essi.
L'Europa avrebbe dovuto essere fondata su un crescente
benessere e sulla solidarietà e
contribuire a costruire una reciproca fiducia tra ”nemici tradizionali”. Al contrario le varie modifiche ai trattati
europei hanno mirato a rafforzare le forze di mercato, a ridurre la sovranità
politica dei singoli paesi e a rafforzare, nel contempo, il dominio delle
istituzioni dell’UE.
Ma dicevamo in testa alla pagina che i mali iniziano ben
prima.
L'Italia è uno Stato centralista, di conseguenza possiede organismi centralizzati che hanno
competenze su ogni materia e producono leggi equivalenti su tutto il territorio
dello Stato. Teoricamente nella nostra Nazione è previsto qualche debole
decentramento, improntato soprattutto a livello fiscale, di fatto però
annullato della Legge di Stabilità in termini di spesa. Sono decentramenti
fiscali grazie ai quali gli Enti Minori tassano, cercando così di porre rimedio
al mancato invio di fondi da parte dello Stato Centrale e di mettere almeno in
pareggio i Bilanci.
E' dai tempi del Risorgimento che si confronta su
Centralismo e Federalismo.
Noi Federalisti sosteniamo che una ampia autonomia delle
varie aree consentirebbe un aderenza armonica tra le istituzioni dello Stato e
le specifiche caratteristiche delle Aree Territoriali, soddisfacendo così di
fatto, con maggiore efficacia, le esigenze e i bisogni di queste ultime. Il
contraltare centralista sostiene invece che l'adozione di assetti federali in
presenza di significative differenze geosociali non farebbe altro che accentuare
e aggravare le divergenze. La storia italiana sinora non ha potuto dimostrare
la veridicità della teoria federalista, ma di fatto ha smentito clamorosamente
le tesi centraliste.
Proseguiremo presto la riflessione,
Giorgio Bargna
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