giovedì 23 aprile 2020

Le tre "fasi" ed il culo da salvare


Facciamo un ragionamento astratto, ma nemmeno troppo, sul futuro prossimo che i attende.

Siamo arrivati ormai al passaggio, al bivio, tra la “fase uno” e la “fase due”.
Ragioniamo su questo e su una nemmeno tanto ipotetica “fase tre”, essa ci sarà, nel bene o nel male, anche se non possiamo prevedere gli sviluppi.
Innanzitutto cosa immagino possa, potrebbe, dovrebbe fare questa accozzaglia di dilettanti allo sbaraglio (che mi fa rimpiangere Berlusconi, ed ho detto tutto) e cosa potremmo fare noi.

In prima battuta chi è al governo ha ora l'obbligo, ripeto l'obbligo, di pensare a come organizzare due mondi: la prosecuzione di una "vita normale", anche aldifuori delle necessità economiche, e gestire la fase tre, visto che non conoscendo molto di questo virus dobbiamo prepararci a prevederlo, intuirne lo sviluppo, contenerne la diffusione, curarlo, organizzare la vita quotidiana.

La "vita normale", citata qui sopra, almeno per il 2020, esclude le "cazzate" che molti noi ritengono essenziali, tipo andare in vacanza oppure andare al ristorante oppure andare a concerti o ad eventi sportivi, anche se questa è economia, anche se questo è ciò che ci consente relax e divertimento.

Comprende invece (oltre la possibilità di lavorare, studiare, vivere la vita quotidiana il più normalmente possibile), ad esempio, la possibilità di poter effettuare visite specialistiche lasciate in sospeso, di poter recuperare interventi chirurgici lasciati alle spalle, di riorganizzare la vita degli anziani che sono le vittime più appetibili per il Virus. Di creare "Ospedali Covid" in modo di preservare il resto della vita sanitaria alla "normalità". Di curare gli effetti collaterali che il Covid lascerà i dote alle sue vittime.

Su questo aspetto spendo le mie parole più pesanti, anche se capisco la scelta che presumo sia stata fatta. Per qualche giorno l'hanno lasciato dire a chi era sul campo, poi censura: si è scelto di salvare chi aveva più probabilità, abbandonando le vittime predestinate; nella fase tre non sarà più emergenza (non può più esserla) e si deve provvedere a tutelare anche gli anziani, gli oncologici e i disabili sia fisici che mentali; cito tre categorie abbandonate a se stesse per tutto questo tempo di fase A.

Noi cittadini invece in questo lasso di tempo, denominato “fase due” (lanciati verso una “fase tre” che non possiamo immaginare con certezza), dobbiamo tutelarci col nostro ingegno.
Molte menti "illuminate" su internet ci consigliano risparmio, stufe a legna , vivere in campagna, lavorare da casa. Belle filosofie che però tradurre in realtà è praticamente impossibile. Però possiamo innanzitutto mantenere i comportamenti di sicurezza, organizzarci una nuova vita sociale più blanda, fare network.

Fare network nei settori dove lo Stato per imperizia o negligenza non arriverà.

Inventando collaborazioni e/o lavori anche al limite del consentito, per ovviare ad alcune nuove necessità che potrebbero essere ad esempio la gestione di figli (anche in “fase tre”) che non possono andare a scuola e quella di anziani che verranno buttati fuori da residenze a loro riservate e che molto probabilmente presto saranno ingestibili per un lasso di tempo indefinibile. Fare network dove è possibile nei trasporti, due persone che si conoscono su un auto che vanno al lavoro o all'università insieme corrono meno rischi che su un treno affollato.

Noi cittadini probabilmente ci dovremo anche adattare a vivere con qualche comfort in meno e molti soldi in meno nelle tasche. Non è una novità, dopo questo di catastrofi molti perdono il lavoro, lo Stato deve rientrare nelle spese e tassa a dismisura, i volponi del commercio e della finanza lucrano alzando i prezzi.
Per molti di noi vigerà quella che in Lombardia chiamiamo la legge delle quattro effe: fàm, fùm, fréch e fastìdìi.

E questa volta dobbiamo trovare la forza di combattere questo, di non comprare laddove i prezzi ci ucciderebbero (abbiamo conosciuto bene i questi giorni gli acquisti online, valida alternativa), non sprecare denaro in azioni non necessarie e se ad un rialzo della tassazione non corrispondesse un adeguato servizio, rallentare il pagamento dei tributi e ribellarsi civilmente.

Piccoli pensieri in attesa di "gustarci" la “fase due” e ... salviamoci il culo da soli se necessario.

Giorgio Bargna


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