Non scrivo più molto, recentemente. Malgrado io riversi
comunque ancora impegno politico attraverso la mia lista civica, credo sempre
meno nella possibilità di un cambiamento, almeno in uno rapido; devo però
osservare che qualcosa si muove nel mondo, anche in Italia…al momento osservo,
non mi schiero ne contro ne a favore, ma considero che ognuno che manifesti un
idea od un disagio sia persona degna del massimo rispetto (ed anche di un po’
di tifo).
Tra le entourage politico/economiche viaggiano degli spettri
ultimamente e le caste si difendono mediaticamente bollando di populismo quei
movimenti che mettono in discussione globalizzazione, mercati finanziari,
monete uniche, l’attuale processo di politiche di immigrazione forzata e le
politiche di austerità.
Vediamo sorgere spontanei parecchi movimenti politici
alternativi che ottengono anche buoni seguiti elettorali che però, ad ascoltare
i partiti tradizionali e i loro organi di informazione non dovrebbero avere
diritto di cittadinanza politica.
In difesa dei fortini si vanno così delineando, in vari
paesi europei (es.: Italia, Francia, Olanda), governi e coalizioni quantomeno
definibili astrusi.
Non sono più le vecchie ideologie (morte a mio vedere), di
destra o sinistra, a spaventare i gruppi di potere internazionali ma questo sottobosco
di movimenti (più o meno di base democratica) che pongono sul banco discussioni
concrete, riguardanti il nostro futuro socio/economico. Si bollano questi
movimenti quali populisti e detrattori dello Stato di diritto, delle libertà
democratiche e di tutto quanto oggi fa parte del “politicamente corretto”.
Questi movimenti sicuramente non possono venire bollati di
“peronismo”, semplicemente contestano ciò che i poteri forti indicano quali
verità “dogmatiche” assolutamente indiscutibili; dogmi (globalizzazione,
deregolamentazione dei mercati finanziari, euro, ecc.) produttori della piu’
grave crisi di questo dopoguerra che ha sfornato un forte aumento della
disoccupazione, un incremento delle disparità sociali, un diffuso senso di
insicurezza, e quant’altro.
Per decenni la sinistra si è occupata di denunciare
situazioni simili, ma poi nel corso del tempo si è alternata alla destra
nell’applicazione delle dottrine economiche e politiche del pensiero liberista,
passando di fatto dall’altra parte della barricata.
Pure la trimurti sindacale (firmataria degli accordi contro
i lavoratori firmati senza fiatare, quella degli scioperi di un'ora che non
diano fastidio a nessuno) pare si stia comportando quale parte interessata
unicamente alla tutela del proprio status quo, dichiarando di voler respingere
e contrastare le manifestazioni promosse da qualunquisti, evasori fiscali,
mafiosi etc etc.
I partiti, sostanzialmente tutti, hanno consentito un
radicale stravolgimento del progetto europeo, tramutatosi poi nello strumento
attraverso cui i poteri forti impongono le loro politiche al popolo europeo,
infischiandosene anche delle libertà democratiche; è logica conseguenza che
perdano consenso e che questo venga dirottato altrove, verso quei luoghi che
vorrebbero smitizzare alcuni tabù che appaiono imprescindibili.
In queste ore l’Italia “vive” il fenomeno dei “forconi”,
qualcosa di strano nella composizione molto eterogenea, un movimento spontaneo
che aggrega estrema destra, centri sociali, imprenditori, federalisti, “scioperanti
fiscali”, para-leghisti , semplici lavoratori ev studenti.
Di poche e certe
cose mi sono reso conto, non dei possibili risultati (tutto da vedere) ma delle
definizioni: i manifestanti si definiscono sinceri rivoluzionari, altri, quelli
che non sono riusciti ad agguantare il treno da comandanti in capo del movimento,
li definiscono “fascistoidi” e
“golpisti”.
Ma non si può paventare un golpe militare vero e proprio nel
2013, oggi ci si trova nelle mani di banchieri, milizia molto più feroce di
quella in divisa ed elmetto. Non si possono neppure bollare come squadristi
fascisti i partecipanti ai blocchi, rappresentano un numero troppo elevato in
una possibile equazione di confronto a partiti che rappresentano lo zero
virgola qualcosa.
Manca ad oggi una vera finalizzazione concreta a questa
azione di protesta, aspettiamo gli eventi augurandoci però di aver appreso le
lezioni dei nostri padroni. Dovrebbe succedere in un movimento composto da giovani
senza speranze e futuro, operai in difficoltà, camionisti, contadini,
artigiani, piccoli imprenditori, commercianti.
Il mio augurio è che, a questo "trambusto",
risultino ritorni concreti alle posizioni poste e che si riesca, dribblando le
difficoltà poste in essere, a riunire i popoli
ed a smascherare, debellandole, le false dicotomie di cui siamo stati
cibati in questi ultimi decenni, sgretolando così il "Sistema" e sviluppandone uno
"nuovo", basato su una socialità solidale, sviluppando, di
conseguenza, un futuro carico di sviluppo, crescita e lavoro.
Di contro però possiamo immaginarci (e non solo) che la
casta non se ne andrà mai
volontariamente.
Possiamo immaginarci (anzi vedere) che la casta si aggrappi
ai propri privilegi minacciando (sarà solo una minaccia?) di esercitare una
dura repressione contro le ribellioni attraverso le forze dell’ordine e le
forze giudiziarie.
Possiamo immaginarci che la casta non veda di buon
occhio il cambiamento attraverso le vie
interne all’ordinamento democratico dello Stato (elezioni o referendum) e si
attivi affinchè, attraverso questi canali, nulla avvenga
Possiamo immaginarci che davanti ad inasprimenti e
ritorsioni per abbattere la casta e salvare il Paese, ai cittadini non possano che rimanere
l’opzione rivoluzionaria ed il ricorso alla forza.
Oggi, divagando coi concetti, possiamo solo immaginare; ma stiamo
parlando, molto probabilmente, quasi sicuramente, di un futuro prossimo e quindi presto rischiamo
di avere poco da immaginare.
Giorgio Bargna
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