venerdì 14 novembre 2014

Processo partecipativo e comunicazione

Partiamo quest’oggi per un viaggio che tocca sicuramente due temi che mi stanno a cuore: la Partecipazione, la Comunicazione.
Sicuramente amministrare un territorio è diventato sempre più difficile. Le varianti, i coefficienti, di difficoltà sono molte; possiamo annoverare tra esse i cambiamento dei bisogni del cittadino, una composizione sociale in continua fluidità, l’affanno dei tradizionali strumenti di rappresentanza nel presentarsi credibili. Oggi il cittadino, sempre più attento e competente, con una certa convinzione pretende di metterci del proprio nelle scelte collettive.

Cantù, tramite Lavori in Corso, io siamo da sempre convinti che necessiti coinvolgere i portatori di interesse salvo rischiare di trovarsi di fronte a situazioni di conflitto, della scelta, paralisi delle decisioni; partecipazione e inclusione  portano le amministrazioni a definire politiche pubbliche di qualità, si tratta di un percorso che gli enti sempre più promuovono su vari fronti: riguardo a decisioni sull’organizzazione degli spazi della città, decisioni sulle priorità che si traducono nei bilanci degli enti, ma anche PGT partecipati o politiche sociali.


Come a Cantù, in altre situazioni si sperimenta e si studia sul tema partecipativo e non solo riguardo a regole e metodi ma anche rispetto all’evoluzione della Democrazia, più precisamente riguardo il ruolo della democrazia rappresentativa, quello della democrazia deliberativa e le loro reciproche relazioni.

L’inclusività decisionale, la decisione partecipata, è insita di rischi e problematiche. Un rischio è certamente legato al numero degli attori coinvolti, spesso rischiano di essere troppi oppure pochi, collegato vi è il rischio di una scarsa  informazione atta ad affrontare consapevolmente la decisione che può tradursi in scelte improvvisate, casuali e poco sagge.
Vi è, e non in secondo piano, anche il rischio che il processo partecipato rimanga confinato all’interno dell’ufficio che lo promuove, senza essere poi così recepito nella location che lo riguarda rischiando di non incidere in alcun modo sul contesto in cui si dovrebbe calare.
Qui Partecipazione e Comunicazione dimostrano la loro necessità di essere coppia, sinergia. La comunicazione incide, determina, organizzativamente parlando, tanto la gestione delle relazioni interne quanto quelle dirette verso l’esterno. Necessita una buona, saggia Comunicazione per far conoscere, per coinvolgere, per favorire il confronto, per informare, per alimentare i dibattiti pubblici.
Non sono ne laureato ne dues ex machina,  per formulare le giuste procedure, però cercherò di formulare alcune riflessioni su punti importanti del processo e sulla relazione fra questi e le attività di comunicazione.

1) PRIMA DEL PROCESSO
In questo capitolo proviamo ad analizzare qualche fattore “pre processo di partecipazione”, azioni che possiamo considerare rilevanti per la progettazione strategica delle attività di comunicazione, alcune caratteristiche dei processi partecipativi che possono essere rilevanti nelle scelte relative alle attività di comunicazione.

Contesti di Partecipazione  
Vi sono, essenzialmente, due diversi approcci alla partecipazione:
1) approccio “top down”: è l’amministrazione a decidere che utilizzerà questa modalità per essere più vicina ai cittadini e ai loro bisogni. Qui il politico attiva il processo inclusivo e ne trae delle conclusioni da mettere al voto, per scelta essenzialmente politica che non necessariamente risponde a delle esigenze del territorio.

2) approccio “bottom up”: è quello che parte da un’azione già organizzata sul territorio o da una conflittualità a cui l’amministrazione debba far fronte; anche in questo caso necessita comunque la volontà politica dell’ascolto, dell’incusività della deliberazione condivisa.

Cantù, ad esempio, ha fornito varie possibilità partecipative regolamentandole in modo tale che tanto l’Amministrazione che ogni Attore Sociale possano attivarle.

E’ ovvio che i processi partecipativi siano il segnale utilizzato dagli amministratori per dare il senso del cambiamento e per segnare in modo evidente la volontà di ascoltare e coinvolgere il cittadino. Si tratta dunque di una linea di demarcazione netta rispetto alle modalità tradizionali ed un segnale concreto di dialogo e relazione verso il cittadino.

In alcuni casi a concorrere alla decisione politica di attivare una modalità partecipativa è il contesto sociale, il suo lascito, il suo tessuto composto di associazionismo, pratiche di collaborazione pubblico/privato particolarmente diffusi e tradizionalmente distintivi di quella comunità e di quel territorio.  Quindi si scelta politica, ma figlia, oltre che del credo, anche delle caratteristiche del proprio contesto territoriale di riferimento.

Affrontando la parte comunicativa quanto introdotto (la scelta verso la partecipazione, l’inclusione, l’ascolto di voci esterne all’amministrazione) andrebbe trasmesso costituendo una precisa scelta anche per le strategie di comunicazione. Infatti se la decisione del processo partecipato è una scelta politica allora può diventare un elemento e un connotato distintivo in termini di identità e quindi di promozione di quella identità. Una buona comunicazione è atta anche a non alimentare eccessive speranze ed a recuperare in caso di eventuali flop.


Democrazia deliberativa e democrazia rappresentativa
Alcuni dei fattori scatenanti nel conflitto fra democrazia rappresentativa e democrazia deliberativa è il pensiero, la nicchia più o meno reddituale, di alcuni politici convinti che la partecipazione di altri attori non istituzionali alle scelte dell’amministrazione “eroda potere” e leda le loro funzioni di unici “mediatori degli interessi” ritenendo in aggiunta che “i cittadini difficilmente possano portare contributi qualificati”. Di fatto la partecipazione, se ben strutturata, non toglie alcun che alla democrazia rappresentativa, anzi si dimostra di essere una modalità per acquisire maggiore consapevolezza della complessità che deve essere governata (diversificazione dei bisogni; realtà sociali che cambiano; questioni ambientali sempre più rilevanti ecc.). La partecipazione è uno strumento importante per il politico, per il tecnico ed anche per il Cittadino che viene responsabilizzato nel proprio ruolo sociale.

Comunicativamente quando la scelta dell’amministrazione è per il processo partecipato come strumento per giungere a decisioni migliori, occorre promuovere l’idea della democrazia deliberativa, contribuendo a definire gli ambiti, i ruoli, le responsabilità e le reciproche differenze in termini di potenzialità e non di sottrazione.
In secondo luogo la partecipazione è, per i cittadini, anche un momento di assunzione di responsabilità: in questo senso, uno dei messaggi di promozione della partecipazione riguarda la partecipazione come "responsabilità", di contro all’esercizio della "protesta", ovvero la promozione e l’educazione a una "cultura di governo” contrapposta ad una cultura dell'opposizione. Sembra dunque interessante fare proprio questo concetto in termini di valore dell'esperienza partecipativa e quindi veicolarla in termini di messaggi e azioni di comunicazione.

(continua)

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