Da qualche annetto mi diletto,
non tanto nell’ informazione, ma quanto di più nella diffusione di notizie e
pensieri. Ho visto, letto, commentato e scritto di tutto; vi è, ne abbiamo già
scritto, del bene o del male, vi è verità indemolibile, vi è verità di parte,
vi è il nulla, spacciato per verità assoluta.
Quando trattiamo di
informazione stiamo certi che non sempre, anzi spesso, poco è quel che appare.
Tra la realtà ed il raccontato può esserci un abisso, tra gli outing e le
esposizioni di idee spesso possiamo scovare una sfacciataggine mostruosa interpretata
all’interno di una voglia spudorata di mettere in mostra pensieri, a volte per
necessità a volte per ego.
Utilizzo di tutto, blog,
social, messaggistica ed anch’io a volte non sono immune da pecche, a volte si
straborda, si è sfondata la porta che separava i datori di commenti dai
fruitori, si è superato il confine tra la sfera pubblica e la sfera privata ed
è indistinto il passaggio dal fatto alla chiacchiera.
Parlando di livelli più alti dei
miei l'eccesso di notizie crea assuefazione ai fatti, l'indignazione si fa
routine, l'abuso abitua all’intossicazione.
Spesso ci si arroga il diritto
di giudicare di tutto basandosi praticamente sul niente, un niente che magari
ci aggrada, si giudica o commenta sull’immediatezza, senza riflessione, senza
informazione, sull’onda del pensiero di petto, una spontaneità irriflessiva dei
giudizi, priva di mediazioni e confronti, di paragoni e approfondimenti.
Una riflessione mi si sviluppa
però da un testo letto in queste ore: chi giova di tutto questo movimento di
idee, chi indirizza e ne guadagna?
Sul testo si diceva che i
fruitori sono essenzialmente il potere economico-politico, i grandi committenti
pubblicitari e i gestori del software, il tutto per vendere, orientare,
condizionare (più farsi ammirare, per chi scrive).
Io però, fatto outing per
qualche pecca, cerco di stare nell’onesto cercando una formula onesta, cercando
di mostrare una verità che sono convinto esista, che sfugge alle nebule dell’informazione
generale, una verità priva di un monopolio assoluto perché partorita in buona
parte anche da un pensiero personale convinto di essere portatore di verità, ma
di una verità che sta dentro di me.
Possiamo anche aggiungere che la
verità ha più lati di cui noi ne cogliamo solo uno e che noi, nell’illustrare
il nostro lato, non dobbiamo avere la pretesa di dire il tutto o di rivelare il
nulla.
Giorgio Bargna
1 commento:
Mi piaci Giorgio! Condivido le tue osservazioni e aggiungo che poiché tutti sentono e pochi ascoltano lo scritto obbliga all'ascolto e lega il pensiero alle parole. Anna
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