Di anni oggi ne ho 53, da dieci faccio politica attiva a
livello locale (con le mie piccole soddisfazioni), da quando portavo i
pantaloni corti seguo la politica e mi "faccio" le mie idee seguendo
quanto mi suggeriscono cervello e istinto.
Da almeno trent'anni sono convinto che questa struttura di
Stato (anche di Europa) sia una lesione ai miei diritti fondamentali di
sopravvivenza, me lo certifica ogni giorno di più la fatica a far quadrare il
mio bilancio familiare di fronte a tasse e balzelli, di fronte a bollette e
spese varie, di fonte a continui tagli ad una vita dignitosa, il tutto per
mantenere un apparato macchinoso, burocratico e mangiasoldi.
Sarà anche un ragionamento fin troppo lineare ma sono
convinto che più vicino a casa mia sia il mio amministratore più io lo posso
controllare e più lui si deve preoccupare della mia vigilanza. Da sempre sono
convinto che più piccolo è il recinto e meno bestiame da foraggiare ci entra,
che più sono vicino alla mia amministrazione e meno territorio essa controlli
più io sia in grado di venire a conoscenza delle politiche e delle pratiche
amministrative.
Di fondo sono un indipendentista (va detto), ma sono anche
un realista e so che l'Indipendenza, quella vera, in queste lande del Nord
Itaglia è un mero miraggio; si tratta di una speranza che in pochi purtroppo
coltiviamo.
Da realista mi rendo conto che meno utopico è il sogno di
un' Autonomia Fiscale da andare a cercare di concretizzare.
Qualche giorno fa in Lombardia e Veneto abbiamo votato un
Referendum, che per propria natura smuoverebbe ben poco, ma che ha lanciato un
messaggio chiaro a questo Stato.
Il 50% degli abitanti di due delle regioni più produttive
"itagliane" ha mandato un chiaro messaggio a Roma, la metà dei
Lombardoveneti (ritengo la parte che congloba le istanze delle partite IVA, dei
pensionati e dei dipendenti privati) hanno detto: SIGNORI CI SIAMO ROTTI IL
CAZZO!!!
Ora certamente la quadra è dura da trovare, i burocrati e i
politicanti di professione, chi muove la finanza e chi vive di parassitarismo
difficilmente molleranno le briglie, ma è giunta l'ora di fare la voce grossa,
ci siamo contati e siamo in tanti a dire che questa forma di Stato non ci sta
bene.
Il realismo mi chiede dove possiamo sperare di arrivare.
Beh io dico che se questa onda d'urto di protesta contro lo
Stato Centralista continua a restare coesa possiamo ambire a pretendere che una
Regione, una Provincia possa ottenere lo status di Autonomia che oggi è
riservata a poche Regioni e Province.
In questi anni di politica attiva mi sono speso parecchio,
in compagnia principalmente di Claudio Bizzozzero che ha fatto il lavoro più
duro, nel tentativo di unire i movimenti che si spendono in nome di una forma
diversa di Stato: posso definirla una missione impossibile; troppe bandiere,
troppi veti.
Occorre trovare una Bandiera grossa a cui dare un sostegno,
una grande pianta che raccolga sotto i propri rami ogni indipendentista, ogni
autonomista, ogni ribelle, ogni giusta causa.
Oggi credo di potermi spendere in una scommessa che si
chiama "Grande Nord", certo non può mettere d'accordo ogni movimento
alternativo allo Stato Itagliano, forse non può piacere a tutti per svariati
motivi, ma è l'unico movimento presente sullo scenario politico attuale che sia
in grado di sostituire la Lega in quello che è stata per anni: il collante di
tutte le istanze anti Itaglia.
Il mio invito a tutti gli indipendentisti, a tutti gli
autonomisti, ad ogni federalista è questo: uniamoci qui e facciamo il culo a
Roma, le prossime elezioni regionali sono cruciali, facciamoci sentire uniti
!!!
Giorgio Bargna