mercoledì 18 ottobre 2017

I figli di Bacco

Scrissi questo post esattamente cinque anni fa su un'altra piattaforma...lo ritengo ancora attuale.

Non esco spesso di sera, ma quando mi capita girando per le vie di Cantù (ma so che la situazione è generale) rimango colpito dalla visione di locali (che spesso offrono offerte speciali in merito) pieni di giovani e adolescenti impegnati nel votarsi a Bacco e spesso rissosi e irresponsabili.

Sia chiaro, bere qualche bicchierino ogni tanto non lo disdegno nemmeno io, ma di questi tempi mi sembra che i ragazzi passino troppa parte del loro tempo davanti a colorati drink, a boccali di birra o a calici di vino rosso, rum,  liquori; sembra quasi riescano a trovare allegria e sorriso solo con l’alcool.

Leggendo articoli su carta stampata e rete esce il quadro di una generazione inebetita dall’alcool, spesso bevuto sin dal mattino, nei bar vicini alle scuole,  che sicuramente infonde euforia e baldanza ma che in contraltare fiacca lo spirito, riduce i riflessi, stermina memoria e emozioni, rade al suolo la concentrazione.

Ci viene spiegato che i giovani affogano nell’alcool ogni problema, dai lutti, alle separazioni dei genitori, agli incidenti, ai problemi di lavoro o amore, che nell’alcool vengono affogate insicurezza, impotenza, ingenuità, indecisione.
Ci viene spiegato che preferiscono evitare di combattere una società in netto disfacimento, stordendosi, per non vedere, per non capire.

Forse è un esagerazione quanto descritto, ma una cosa è certa, non esiste ormai più, in linea generale, quei punti di riferimento che erano la famiglia e la comunità e quindi si cercano altre muse, si seguono nuovi idoli, accattivanti dei, inebrianti slogan, ardite voghe … si vive un’esistenza fondata su party alcoolici e coma etilico, senza rispetto per se stessi e per la vita.

Qualcuno raggiunge la felicità solo in stato di ebbrezza, l’alcool cancella paure, angosce, dolori, aliena la voglia di lottare, le parole escono più fluide e l’animo si fa meno massiccio.

L’alcool aiuta a cancellare i problemi, ma a bere però non sono solo i falliti, i reietti, ma anche giovani di successo, intelligenti e di bella presenza, sereni, ricchi.

La colpa, probabilmente, è dovuta al male di vivere, un tarlo che corrode l’anima, apparentemente senza un motivo, un senso, un tarlo che diventa la tangibile forma di un malanno dovuto al “troppo” (in agi e diritti) ed al “nulla” (in affetti ed umanità) di questa società.

Non è mai tardi per cercare di modificare uno status a favore dei nostri figli, impegniamoci, 

Giorgio Bargna.

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