Scrissi nel periodo a cavallo tra
novembre e dicembre 2009 una triologia di articoli sul “Trattato di Lisbona”.
Quanto viviamo oggi è figlio di
questa e di altre scelte scellerate di chi ha gestito il potere nel nostro
paese negli ultimi trent’anni, anche quaranta anni.
Lo ripubblico oggi in un’unica
soluzione. Buona lettura.
Da qualche giorno il trattato di Lisbona è diventato esecutivo, vediamo
utilizzando Wikipedia di cosa si tratta, poi una dichiarazione congiunta di due
Presidenti di Repubblica (tra cui il nostro "illustrissimo"
Napolitano) e quanto scriveva Paolo
Barnard (uno dei fondatori di "Report") qualche mese fà sul tema in
causa, buona lettura.
Il Trattato di Lisbona (noto anche come Trattato di riforma) è il
trattato redatto per sostituire la Costituzione europea bocciata dal 'no' dei
referendum francese e olandese del 2005. È entrato ufficialmente in vigore il
1° dicembre 2009.
L'intesa è arrivata dopo due anni di "periodo di riflessione"
ed è stata preceduta dalla Dichiarazione di Berlino del 25 marzo 2007, in
occasione dei 50 anni dell'Europa unita, nella quale il cancelliere tedesco
Angela Merkel e il presidente del Consiglio dei ministri italiano Romano Prodi
esprimevano la volontà di sciogliere il nodo entro pochi mesi, al fine di
consentire l'entrata in vigore di un nuovo trattato nel 2009 (anno delle
elezioni del nuovo Parlamento europeo).
Nello stesso periodo nasce a tal fine il cosiddetto "Gruppo
Amato", chiamato ufficialmente "Comitato d'azione per la democrazia
europea" (in inglese "Action Committee for European Democracy" o
ACED) e supportato dalla Commissione europea (che ha inviato due suoi
rappresentanti alle riunioni), con il mandato non ufficiale di prospettare una
riscrittura della Costituzione basata sui criteri che erano emersi durante le
consultazioni della Presidenza tedesca con le varie cancellerie europee.
Angela Merkel e José Barroso a Berlino per la celebrazione dei 50 anni
dell'Europa unita, in occasione della quale è stata formalizzata la
"Dichiarazione di Berlino", frutto di intensi colloqui precedenti che
sono stati determinanti per trovare il consenso sul testo del Trattato di
Lisbona.
Il risultato è stato presentato il 4 giugno 2007: il nuovo testo
presentava in 70 articoli e 12 800 parole circa le stesse innovazioni della
Costituzione (che aveva 448 articoli e 63 000 parole) diventando così il punto
di riferimento per i negoziati.
Il Consiglio europeo di Bruxelles, sotto la presidenza tedesca, il 23
giugno 2007 raggiunse l'accordo sul nuovo Trattato di riforma.
(AGO PRESS) "Con l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona si è
aperta una nuova fase nella vita dell'Unione Europea, in un contesto mondiale
profondamente cambiato e in piena evoluzione". Inizia così la dichiarazione
congiunta del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e del presidente
della Repubblica Federale di Germania, Horst Kohler, al termne dell'incontro
svoltosi oggi al Quirinale. "L'Europa - hanno aggiunto i due capi di Stato
-, può riaffermare il suo ruolo storico solo rafforzando la sua unità, la sua
capacità di decisione e di azione, rinnovando e rendendo ancor più efficace il
suo modello di crescita sostenibile, di progresso sociale, di democrazia della
partecipazione e dei diritti. Il primo imperativo consiste nell'impiegare
pienamente, concretamente e con coerenza, le nuove possibilità che il Trattato
di Lisbona mette a disposizione dell'Unione per fare fronte alle sfide del
nostro tempo tempo".
Paolo Barnard: Il Trattato di Lisbona. Altro che Cavaliere.
E così, mentre tutti guardano da
quella parte, da quell’altra accade il nostro destino, ma non c’è nessuno a
osservare. Accade per esempio il Trattato di Lisbona, il quale, come tutte le
cose che ridisegnano la Storia, che decidono della nostra esistenza, che
consegnano a poteri immensi immense fette del nostro futuro, non è al centro di
nulla, passa nel silenzio, non trova prime pagine o clamori di alcun tipo, nel
Sistema come nell’Antisistema.
Pensate: stiamo tutti per diventare cittadini di un enorme Paese che non
è l’Italia, governati da gente non direttamente eletta da noi, sotto leggi
pensate da misteriosi burocrati a noi sconosciuti, secondo principi sociali,
politici ed economici che non abbiamo scelto, e veniamo privati nella sostanza
di tutto ciò che conoscevamo come patria, parlamento, nazionalità,
autodeterminazione, e molto altro ancora. E’ il Trattato di Lisbona, vi sta
accadendo sotto al naso, qualcuno vi ha detto nulla? Ribadisco: fra poco
Montecitorio potrebbe essere un palazzo dove qualche centinaio di burocrati
dimenticati si aggirano fingendo di contare ancora qualcosina; fra poco la
Costituzione italiana potrebbe essere un poemetto che viene ricordato agli
alunni delle scuole come un pezzo di una vecchia storia; fra poco una
maggioranza politica che non sa neppure cosa significa la parola calzino
potrebbe trovarsi a decidere come noi italiani ci curiamo, se avremo le
pensioni, cosa insegneremo a scuola, come invecchieremo, o se dobbiamo entrare
in guerra, e così per tutto il resto della nostra vita. Altro che Cavaliere,
altro che Brunetta o Emilio Fede.
LE PUNTATE PRECEDENTI
L’Italia è parte dell’Unione Europea (UE), che è la versione moderna di
un vecchio accordo fra Stati europei iniziato nel 1957 col Trattato di Roma, il
quale partorì la Comunità Economica Europea (CEE), divenuta nel 1967 la
Comunità Europea (CE). Si trattava di una unione prettamente commerciale, non
politica, ma presto lo divenne: nel 1979 eleggemmo infatti il primo Parlamento
Europeo, e fu lì che prese piede l’idea che questa vecchia Europa poteva dopo tutto
diventare qualcosa di simile agli Stati Uniti (sempre per fini soprattutto
economici). Nel 1993 nacque l’Unione Europea col Trattato di Maastricht, che
sancì una serie di riforme eclatanti, fra cui dal 1 gennaio 2002 quella
dell’Euro come moneta comune ai suoi membri. Nel 1957 erano sei le nazioni
disposte a legarsi fra loro, oggi siamo in 27 membri nella UE, tutti Stati
sovrani che sempre più agiscono secondo regole e principi comuni. Infatti,
l’Unione Europea si è dotata già da anni di una sorta di proprio governo
sovranazionale (che sta sopra ai governi dei singoli Stati dell’unione),
chiamato Commissione Europea e Consiglio dei Ministri, di un Parlamento come si
è già detto, e di un organo giudiziario che risponde al nome di Corte di
Giustizia Europea. La UE ha persino una presidenza, che viene assegnata a
rotazione agli Stati membri, e che si chiama Consiglio Europeo. Quindi: questo
agglomerato di nazioni che da secoli forma l’Europa, si è lentamente
trasformato in una unione che ha già un suo presidente, un suo governo, un suo
parlamento e un suo sistema giudiziario. Cioè, quasi uno Stato in tutta regola.
Fin qui tutto fila, poiché comunque ogni singolo Paese come l’Italia o la
Germania o l’Olanda ecc. ha finora mantenuto la piena sovranità, e i suoi cittadini
sono rimasti italiani, tedeschi, olandesi, gente cioè del tutto propria ma che
ha accettato sempre più una serie di regole comuni nel nome dell’essere europei
uniti e moderni.
Ma a qualcuno non bastava. Nelle elite politiche del Vecchio Continente
sobbolliva sempre quell’idea secondo cui questa Europa degli Stati sovrani
poteva, anzi, doveva diventare gli Stati Uniti d’Europa, ovvero un blocco
cementato di popoli sotto un’unica bandiera, leggi comuni, governo comune e
soprattutto un’economia comune. Una potenza mondiale. Ma la litigiosità che ci
ha sempre caratterizzato come singoli Paesi, l’individualismo nazionalista, e
l’attaccamento ciascuno alle proprie regole e tradizioni, erano l’ostacolo fra
gli ostacoli. Infatti l’evidenza dell’andamento dell’Unione suggeriva che pur
essendoci adeguati a una ridda di leggi europee, regolamenti e sentenze, ancora
ciascuna nazione era ben salda negli interessi di casa propria, e in quel modo
gli Stati Uniti d’Europa erano impossibili da realizzare. Occorreva qualcosa di
unificante, di potente, più potente degli Stati e dei loro capricci. Cosa? Una
Costituzione europea in piena regola, con tutto il potere proprio di una
Costituzione.
Ed ecco che quei signori importanti che fanno politica fra Strasburgo,
Bruxelles e il Lussemburgo si riunirono nel 2001 nell’anonima cittadina belga
di Laeken, e decisero: scriveremo una Costituzione per tutte le genti d’Europa.
Fu fatto, sotto la supervisione dell’ex presidente francese Valéry Giscard
D’Estaing e con la figura in evidenza del nostro Giuliano Amato. Ma quei
burocrati in doppiopetto fecero un ‘errore’: furono aperti e democratici, cioè
permisero alle genti d’Europa di conoscere i contenuti della nuova Carta. Nel
2005, mentre noi italiani attivi giustamente perdevamo il sonno per le Tv del
Cavaliere, i francesi e gli olandesi bocciarono la Costituzione in due
referendum, accusando i burocrati europei di aver redatto un testo
scandalosamente ignorante dei temi sociali e altrettanto parziale a favore dei
grandi interessi economici. In altre parole: con quella Costituzione, gli Stati
Uniti d’Europa sarebbero diventati il parco giochi dei falchi miliardari e
terra dolente per le persone comuni, per me e per voi e per i vostri figli.
Fu uno shock per i doppiopetti blu, e soprattutto per i loro sponsor
nelle corporate rooms d’Europa. Ricacciati nelle loro Mercedes blindate a suon
di voti franco-olandesi, essi decisero la momentanea ritirata, ma non la resa.
Infatti, la mattina del 13 dicembre 2007, mentre noi italiani attivi
giustamente perdevamo il sonno per la scelta fra PD o Beppe Grillo, ventisette
capi di governo europei si riunirono a Lisbona e decisero: ci si riprova, ma
stavolta col cavolo che permetteremo ai cittadini di esprimere un parere.
Nacque così il Trattato di Lisbona, scritto in segreto, firmato in segreto,
segreto nei contenuti che sono praticamente impossibili da leggere, e
segretamente persino peggiore della defunta Costituzione. Nel Trattato è
sancito il nostro futuro con mutamenti così sconvolgenti da lasciare a bocca
spalancata. La mia e la vostra vita, quella dei vostri figli, viene destinata
lungo corsie d’acciaio che se definitivamente ratificate saranno quasi
impossibili da mutare. Ma quelle corsie dove portano? Al nostro interesse di
persone? Al nostro benessere? Alla nostra pacifica convivenza? Ce l’hanno
chiesto? Abbiamo voce in capitolo? No, nessuno ce lo ha chiesto e voi non ne
sapete nulla.
IL TRATTATO DI LISBONA IN SINTESI
E’ un impianto di regole europee raccolte in un Trattato che non è così
come ce lo immagineremmo (un unico testo), ma è formato da migliaia di
emendamenti a centinaia di regole già in essere per un totale di 2800 pagine.
E’ stato fatto in quel modo con intento truffaldino e anti democratico, come
spiego fra poco. Se ratificato da tutti gli Stati, esso diventerà di fatto una
Costituzione che formerà la struttura per la nascita di un super Stato
d’Europa, come gli Stati Uniti d’America, con una Presidenza, con un governo
centrale, un Parlamento, un sistema giudiziario. Questo super Stato diventerà
più forte e vincolante di qualsiasi odierna nazione europea. Tutti noi europei
diverremo cittadini di quello Stato e soggetti più alle sue leggi che a quelle
dei Parlamenti nazionali, pur mantenendo la cittadinanza presente (italiana,
tedesca ecc.). Infatti le leggi fatte da questo super Stato d’Europa saranno
vincolanti sulle nostre leggi nazionali, e saranno persino più forti della
nostra Costituzione. Ma al contrario degli Stati Uniti, tali leggi verranno
scritte da burocrati che noi non eleggiamo (es. Commissione Europea), mentre
l’attuale Parlamento Europeo, dove risiedono i nostri veri rappresentanti da
noi votati, non potrà proporre le leggi, né adottarle o bocciarle da solo.
Potrà solo contestarle ma con procedure talmente complesse da renderlo di fatto
secondario. Il Trattato di Lisbona infatti offrirà poteri enormi a istituzioni
che nessun cittadino elegge direttamente (Consiglio Europeo che sarà la presidenza
- Commissione Europea e Consiglio dei Ministri che sarà l’esecutivo - Corte di
Giustizia Europea, che sarà il sistema giudiziario), le quali avranno persino
la facoltà di far entrare in guerra l’Europa senza il voto dell’ONU. I poteri
di cui si parla avranno principi ispiratori pericolosamente sbilanciati a
favore del business, con poca attenzione per i bisogni sociali dei cittadini.
Tutto il cosiddetto Capitolo Sociale del Trattato di Lisbona (lavoro, salute,
scioperi, tutele, leggi sociali, impiego…) è miserrimo, con gravi limitazioni e
omissioni, mentre sono sanciti con forza i principi del Libero Mercato pro
mondo degli affari. Dovete ricordare mentre leggete queste righe, che stiamo
parlando di un Trattato che potrebbe molto presto ribaltare la vostra vita come
nulla da 60 anni a questa parte: nuovo Stato, nuova cittadinanza, nuove leggi,
nuovi indirizzi di vita nella quotidianità anche più banale, sicuramente meno
democrazia, e nessuno che ci abbia interpellati. Come sarà questa nuova
esistenza? Migliore, o un salto indietro nella qualità di vita? Saremo più
liberi o più schiavi degli interessi delle elite di potere? Anche nel Capitolo
Giustizia il Trattato pone seri problemi. Ci sarà un organo superpotente, la
Corte di Giustizia Europea, che emetterà sentenze vincolanti sui nostri diritti
fondamentali e sulle leggi che ci regolano; la Corte sarà superiore in potere
alla nostra Cassazione, al nostro Ministero di Giustizia, ma di nuovo sarà
condotta da giudici nominati da burocrati che nessuno di noi ha scelto. Come
interpreteranno i nostri diritti di uomini e di donne? Ci hanno interpellati?
Ed è qui il punto. Un Trattato col potere di ribaltare tutta la nostra
vita di comunità di cittadini, viene scritto in modo da essere illeggibile ed è
stato già ratificato (manca solo la firma dell’Irlanda, che terrà un referendum
il 2 ottobre) dai nostri governi completamente di nascosto da noi, e
volutamente di nascosto. Questo poiché una versione simile di questo Trattato
(la Costituzione Europea) e con simili scopi fu bocciato da Francia e Olanda
nel 2005, proprio perché scandalosamente sbilanciato a favore delle lobby di
potere europee e negligente verso i cittadini. Scottati da quell’umiliante
esperienza, i pochi politici europei che contano (il 90% non ne sa nulla e
firma senza capirci nulla) hanno architettato una riedizione di quelle
Costituzione bocciata chiamandola Trattato di Lisbona, e la stanno facendo
passare in segreto dietro le nostre spalle.
Il Trattato di Lisbona contiene anche clausole di valore, che come ogni
altra sua regola sarebbero vincolanti su tutti gli Stati, dunque anche su
questa arretrata e cialtrona Italia, e limitatamente a ciò per noi non sarebbe
un male. Tuttavia, la mole dei cambiamenti cruciali che porterebbe è tale e di
tale potenza per la nostra vita di tutti i giorni e per i nostri diritti
vitali, da obbligare chi vi scrive a
lanciare un allarme: il Trattato di Lisbona va divulgato alle persone d’Europa
e da queste giudicato con i referendum. Pena la possibilità di un futuro molto,
ma molto più gramo di quello che qualsiasi Cavaliere potrà mai regalarci.
L’APPROFONDIMENTO
Cosa è.
Il Trattato di Lisbona (di seguito chiamato il Trattato) non è una
Costituzione europea, ma ne mantiene esattamente tutti i poteri. Esso non è
neppure un trattato in sé, visto che nella realtà si tratta di una colossale
mole di modifiche apportate ai due trattati fondamentali della UE, che sono: il
Trattato dell’Unione Europea (TEU) e il Trattato sul Funzionamento dell’Unione
Europea (TFEU). Ad essi viene aggiunto il Trattato di Nizza del 2003. Ogni
singolo articolo del Trattato, inclusi gli annessi e i protocolli, assume una
forza enorme, spessissimo sovranazionale, cioè più potente di qualsiasi legge
nazionale degli Stati membri della UE.
L’astuzia e l’inganno.
L’intera opera è stata architettata in modo da essere incomprensibile e
letteralmente illeggibile dagli esseri umani ordinari, inclusi i nostri
politici. In totale si sta parlando di 329 pagine di diversi e disconnessi
emendamenti apportati a 17 concordati e che vanno inseriti nel posto giusto
all’interno di 2800 pagine di leggi europee. Questo labirinto non è
accidentale. Come spiega il parlamentare europeo danese Jens-Peter Bonde “i
primi ministri erano pienamente consapevoli che il Trattato non sarebbe mai
stato approvato se fosse stato letto, capito e sottoposto a referendum. La loro
intenzione era di farlo approvare senza sporcarsi le mani con i loro elettori”.
Il nostro Giuliano Amato ribadì il concetto appieno, in una dichiarazione
rilasciata durante un discorso al Centro per la Riforma Europea a Londra il 12
luglio del 2007: “Fu deciso che il documento fosse illeggibile, poiché così non
sarebbe stato costituzionale (evitando in tal modo i referendum, nda)… Fosse
invece stato comprensibile, vi sarebbero state ragioni per sottoporlo a
referendum, perché avrebbe significato che c’era qualcosa di nuovo (rispetto
alla Costituzione bocciata nel 2005, nda)”. (fonte: EuObserver.com). Il sigillo
a questo tradimento dei principi democratici fu messo dallo stesso Valéry
Giscard D’Estaing in una dichiarazione del 27 ottobre 2007, raccolta dalla
stampa europea: “Il Trattato è uguale alla Costituzione bocciata. Solo il
formato è differente, per evitare i referendum”. I capi di Stato erano concordi
questa volta: no al parere degli elettori, no ai referendum.
In Italia, il Parlamento ha ratificato il Trattato l’8 agosto del 2008
(già la data la dice lunga), senza alcun pubblico dibattito, senza prime serate
televisive, e senza che fosse letto dai parlamentari votanti. Nel resto
d’Europa le cose non sono andate meglio, data la natura semi clandestina del
Trattato e la specificata intenzione di nasconderlo agli elettori. Ma in
Irlanda è successo qualcosa di particolare. Lo scomparso politico Raymond
Crotty denunciò la procedura presso la Corte Suprema del Paese, ed ottenne
modifiche tali da imporre all’odierno premier Brian Cowen un referendum
popolare finale sul Trattato (uno già ci fu nel 2008), che si terrà il 2
ottobre di quest’anno. Si tenga presente che un no irlandese affonderebbe anche
questa impresa.
Preciso, ma poi continuo.
Una precisazione è di dovere a questo punto. Ciò che è sotto accusa non
è il processo di armonizzazione dei popoli europei, né la possibilità di
fonderci in un grande Paese federale europeo alla stregua degli Stati Uniti, né
il fatto di avere una Costituzione e leggi comuni in sé. Anzi, per una nazione
di cittadini cialtroni e incivilizzabili come l’Italia, il ‘bastone e la
carota’ dell’Unione potrebbero essere l’unica speranza di rimanere all’interno
del circolo dei Paesi evoluti, e di non sprofondare del tutto nei Bantustan del
mondo cui oggi apparteniamo (non per colpa di Berlusconi, ma nostra). Ciò che
invece è gravissimo, è rappresentato dal fatto che un cambiamento di portata
storica come sarebbe la nascita degli
Stati Uniti d’Europa e la perdita del 90% della nostra autodeterminazione come
popoli singoli, sta avvenendo secondo principi politici, economici e sociali
che nessuno di noi conosce, che nessuno di noi ha discusso o votato. E
un’analisi attenta del Trattato ci dice che quei principi sono pericolosamente
contrari ai nostri interessi di persone comuni. Ci stanno riscrivendo la vita,
nientemeno, e ci potremmo svegliare fra pochi mesi in un mondo che non abbiamo
scelto e che ci potrebbe costare lacrime e sangue. Senza ritorno. Altro che
“regime dello psiconano”.
Il potere al super Stato, e gli Stati odierni esautorati.
Il Trattato crea le basi legali per la nascita di un grande Stato unico
europeo con poteri sovranazionali a tutto campo, cioè con leggi che saranno
superiori a qualsiasi legge degli Stati membri (dichiarazioni 17 & 27).
Questi poteri del nuovo super Stato d’Europa saranno estesi a 68 nuovi settori
dove oggi gli Stati singoli hanno la possibilità di veto, che sarà perduta. Il
Trattato sottolinea il ruolo subordinato dei Parlamenti nazionali nella nuova
Europa, dove essi dovranno fare gli interessi dell’Unione prima che i propri
(Art. 8c, TEU). Nel Consiglio Europeo, che sarà la sede della presidenza del
nuovo super Stato, i partecipanti di ciascuna nazione dovranno rappresentare
l’Unione presso gli Stati membri, piuttosto che rappresentare gli Stati membri
presso l’Unione come accade ora. Essi poi, dovranno “interpretare e applicare
le loro leggi nazionali in conformità con quelle dell’Unione”. La Commissione
Europea assieme al Consiglio dei Ministri sarà l’esecutivo del super Stato
d’Europa. Vi sarà come oggi un Parlamento e la Corte di Giustizia Europea sarà
il sistema giudiziario.
Nel capitolo immigrazione le cose staranno così: la nuova Unione avrà
frontiere esterne comuni, e deciderà a maggioranza chi potrà entrare e
risiedere nei nostri territori, mentre i singoli governi perderanno il potere
di decidere su ciò. Di nuovo, nessuno di noi cittadini potrà influenzare i
criteri di quelle politiche, che potranno essere troppo permissive oppure
disumane.
Si comprende già da questi primi aspetti del Trattato in quale misura
drastica i poteri che oggi appartengono ai governi e ai Parlamenti che
eleggiamo saranno trasferiti al nuovo super Stato europeo. Non è eccessivo
dichiarare che siamo sulla strada per rendere Montecitorio e Palazzo Madama
delle marginali rappresentanze di facciata. Le uniche aree dove ancora i Paesi
europei manterrebbero autonomia decisionale sono la politica estera comune e la
sicurezza. L’europarlamentare danese Jens-Peter Bonde ha dichiarato: “Non ricordo
un singolo esempio di legge nazionale che non potrà essere influenzato dal
Trattato di Lisbona”.
Dunque, super leggi vincolanti. Ma chi le farà?
Sarebbe naturale pensare che nei nuovi Stati Uniti d’Europa, verso i
quali il Trattato ci spinge, saranno i rappresentanti eletti dal popolo a fare
le leggi, come ovvio. Invece no. Il potere legislativo del nuovo super Stato,
come accade già oggi nella meno vincolante UE, sarà ad esclusivo appannaggio di
1) La Commissione Europea che proporrà le leggi, ma che non è direttamente
eletta da noi, 2) Il Consiglio dei Ministri che voterà le leggi, neppure esso
direttamente eletto dai cittadini. Tenete presente che il ruolo del Consiglio è
quasi un proforma, poiché funge praticamente da timbro alle leggi proposte dalla
Commissione, visto che solo il 15% di esse viene discusso dai Ministri, e
questo non cambierà col Trattato. Insomma, la Commissione Europea non
direttamente eletta diverrà potentissima. Tutto ciò è grave. Il Trattato,
inoltre, darà alla Commissione un elevato potere di legiferare per decreto, e
le sue decisioni saranno persino vincolanti sulle Costituzioni dei Paesi
membri. E così le leggi che potrebbero condizionale tutta la nostra vita futura
saranno pensate da circa 3000 gruppi di lavoro della Commissione composti da
oscuri burocrati che, ribadisco, nessuno ha eletto. Inoltre, questa istituzione
non avrà più un Commissario per ogni Stato membro, ma solo due terzi dei Paesi
saranno rappresentati a ogni mandato, per cui potrà accadere che una legge sovranazionale
e vincolante cancellerà di fatto una legge italiana senza che neppure un
italiano l’abbia discussa o pensata.
E allora il Parlamento Europeo? Il Parlamento Europeo non ha e non avrà
alcun potere di proporre le leggi né di adottarle o di bocciarle da solo, non
potrà votare sul PIL dell’Unione né sulle tasse, e sarà escluso del tutto dal
deliberare su 21 settori essenziali su un totale di 90, anche se la sua sfera
di competenza è stata estesa ad un numero maggiore di aree. Ciò che ho appena
affermato sembra una contraddizione, ma non lo è. Infatti, il Trattato da una
parte taglia le gambe al Parlamento (i 21 settori da cui viene escluso), e
dall’altra gli dà un contentino (ampliamento aree di competenza), che
contentino è visto che nel secondo caso i parlamentari potranno solo decidere
‘assieme’ al Consiglio dei Ministri, dunque non da soli come accade in tutte le
democrazie del mondo. Oltre tutto, se anche i nostri eletti rappresentanti in
Europa si impuntassero per contestare le leggi della Commissione, avrebbero una
vita durissima. Il Trattato stabilisce in quel caso che: se i parlamentari
vogliono contestare una legge proposta dalla Commissione dovranno ottenere una
maggioranza qualificata nel Consiglio dei Ministri (cioè il 55% degli Stati) o una
maggioranza assoluta di tutti i deputati europei. Si avrebbe così il paradosso
di politici regolarmente eletti che devono sgobbare per contestare le decisioni
di un ‘governo’ che nessuno ha eletto. Già oggi la Commissione si può
permettere di snobbare persino i parlamenti nazionali degli Stati membri, come
dimostra il fatto che fra il settembre 2006 e il settembre 2007 questi ultimi
avevano spedito a Bruxelles ben 152 bocciature di leggi proposte dalla
Commissione, col risultato di essere ignorati nel 100% di casi.
Un’ultima stortura insita nell’impianto legislativo europeo si chiama
Principio di Sussidiarietà. Stabilisce che nel caso di non chiarezza su chi
deve fare che cosa fra l’UE e gli Stati membri, il diritto di agire ricade su
chi garantisce la maggiore efficienza. Ma che significa? E chi stabilisce che
cosa sia efficiente per noi persone? Ve l’hanno mai chiesto? Ce lo chiederanno?
Il quadro che emerge dal progetto del Trattato vede in primo piano il
macroscopico e sproporzionato potere della Commissione Europea, che, bisogna
ricordarlo ancora, nessuno di noi elegge. Pensate che occorrerà un terzo dei
Parlamenti nazionali europei per, non dico bloccare le proposte della
Commissione, ma per ottenere che essa le riconsideri, senza alcun obbligo di altro.
Nel frattempo, i Parlamenti nazionali perderanno ben 68 poteri di veto in
Europa. Una esautorazione immensa, che, a prescindere dai meriti, nessuno di
noi cittadini ha votato e approvato.
Cittadini… di che?
Siamo italiani, tedeschi, olandesi o spagnoli, ma col Trattato diventeremo
“in aggiunta” cittadini del super Stato d’Europa (Art. 17b.1 TEC/TFU).
Attenzione qui: finora, le regole della UE stabilivano che noi eravamo
cittadini europei “come corredo” alla nostra cittadinanza nazionale. Il termine
“aggiunta” è usato nel Trattato per esprimere una doppia nazionalità a tutti
gli effetti, con però un gigantesco ma: dovete sapere che i diritti e i doveri
di questa nostra nuova nazionalità saranno superiori a quelli stabiliti dalle
nostre leggi nazionali in ogni caso dove vi sia un conflitto fra di essi, e
questo per la sancita superiorità delle leggi dell’Unione rispetto a quelle
nazionali e persino rispetto alle nostre Costituzioni. Al di là del merito, è
inquietante sapere che potremmo essere obbligati a fare cose non previste dalle
nostre leggi, senza aver avuto alcuna voce in capitolo, come al solito.
In campo internazionale.
Il Trattato creerà uno Stato superiore agli Stati membri esattamente
come gli Stati Uniti sono superiori ai singoli Stati americani. Esso avrà il
potere di firmare accordi internazionali con altri Paesi del mondo, e questi
accordi saranno vincolanti su ogni Paese membro anche se i suoi parlamentari
sono contrari, e avranno precedenza sulle sue leggi. Avrà il potere di entrare in guerra come
Europa e senza l’autorizzazione dell’ONU, lasciando ai singoli Stati il solo
potere di “astenersi costruttivamente” (che significa poi collaborazionismo), e
imporrà inoltre agli Stati membri un aumento delle spese militari. Il
Presidente della nuova Unione non sarà eletto dal popolo come negli USA, ma
potrà rappresentarci nei rapporti con Paesi cruciali come l’America, la Russia
o la Cina, che non dialogheranno più con i nostri attuali governi su una serie
di importanti affari internazionali.
I padroni del vapore.
Uno dei motivi per cui i francesi e gli olandesi bocciarono la
Costituzione europea nel 2005, fu che essa magnificava i diritti del business
lasciando le briciole ai diritti dei cittadini. Quella Carta fu infatti
definita “socialmente frigida”. Il Trattato di Lisbona non altera in alcun modo
questo stato di cose, ed è grave. Il problema, gridarono allora i detrattori
della Costituzione, era che essa sanciva con forza il principio economico della
“libera concorrenza senza distorsioni”, un principi che all’orecchio del
profano può anche suonare giusto, ma che nel gergo delle stanza dei bottoni di
tutto il mondo significa: privatizzazioni piratesche (ovvero svendite a poche
lire ai privati) di tutto ciò che fu edificato con le nostre tasse,
speculazioni selvagge nel commercio, precarizzazione galoppante del lavoro e
dei diritti di chi lavora, tagli elefantiaci alle nostre tutele sociali e poi…
ipocrisia sfacciata, con la notoria regola del ‘capitalismo per i poveri e
socialismo per i ricchi’. Cioè: meno salvagenti sociali alla popolazione, ma
poi ampi salvataggi di Stato quando è il business a finire nei guai. Infine, la
‘libera concorrenza senza distorsioni’ applicata al commercio europeo significa
nessuna tutela di Stato nei Paesi svantaggiati ma sovvenzioni statali
miliardarie per le economie opulente dei Paesi ricchi.
Quindi, la ‘libera concorrenza senza distorsioni’ sarà di nuovo sancita
nero su bianco dal Trattato, nonostante fosse stata bocciata nella
Costituzione. La si trova infatti in una dichiarazione vincolante del
Protocollo 6. Come dire: ciò che fu cacciato dalla porta di casa, rientra dalla
finestra. Ma c’è molto altro.
Il Trattato, per esempio, dà priorità all’aumento della produzione
agricola europea che già oggi è sovvenzionata dall’Unione a suon di 1 miliardo
di euro al giorno, ma non spende una parola sulle condizioni di lavoro dei
braccianti né sull’impatto ambientale dell’espansione di quel settore, che è
fra i più inquinanti del mondo (idrocarburi, pesticidi, consumo acqua…). Ancor
più grave è il capitolo del Trattato sul diritto di sciopero, dove si prevede
un assoluto divieto se esso ostacola “il libero movimento dei servizi”, una
clausola che sarà aperta a interpretazioni selvagge; scioperare sarà
altrettanto vietato quando colpirà un’azienda straniera che paga salari da
miseria in Paesi europei dove il salario medio per lo stesso lavoro è del
doppio; si immagini a quali sfruttamenti si andrebbe incontro, col corredo di
gravi instabilità e tensioni sociali. Infine, diventa illegale pretendere nei
pubblici appalti il rispetto di alcune contrattazioni salariali già acquisite,
altra voragine. In tema di salute, il Trattato ha in serbo un pericolo non
minore: il capitolo sui diritti del paziente è inserito fra le regole del
Mercato Interno, e non in quelle dedicate alla sanità. Innanzi tutto questo
significa che per decidere sui diritti di noi ammalati (perché lo saremo tutti
nella vita) sarà necessaria solo la maggioranza qualificata dei voti e non
l’unanimità, ma soprattutto spaventa trovarsi da ammalati nell’ambito del
Mercato, che con la salute non ha proprio nulla a che vedere, come già sappiamo
drammaticamente dalla nostra vita quotidiana.
Verremo privati anche del diritto di favorire certi settori della nostra
economia anche se chiaramente svantaggiati. Se uno Stato membro deciderà di
offrire un trattamento di favore ai propri cittadini in certi aspetti del
vivere comune, potrà essere sanzionato. Se deciderà di aumentare l’occupazione
pubblica a spese dello Stato per superare una crisi occupazionale (alla New
Deal di Roosevelt) sarà sanzionato. La Banca Centrale Europea (BCE) ha il
potere di imporre a tutti la stabilità dei prezzi a scapito della piena
occupazione. E la BCE sarà arbitro assoluto e incontrastabile delle politiche
monetarie, che non di rado significano per noi cittadini indebitati lacrime e
sangue (mutui, tassi ecc.). Il Trattato non prevede alcun meccanismo per
ridistribuire la ricchezza fra i cittadini ricchi e quelli in difficoltà
all’interno dell’Unione; non prevede una politica comune in tema fiscale,
salariale e sociale. Non prevede infatti alcun metodo per finanziare il già
misero Capitolo Sociale del nuovo super Stato europeo, poiché fra le migliaia
di articoli pensati con oculatezza, guarda caso manca proprio quello che
armonizzi le politiche fiscali/monetarie/economiche con quelle sociali. Guarda
caso.
Scorrendo queste righe, risulta chiarissimo il perché i bravi francesi e
olandesi hanno bocciato queste stesse regole quando furono presentate nella
Costituzione europea. Qui di sociale c’è poco più del nome. E il sociale è la
rete di sicurezza nella mia e nella tua vita di tutti i giorni.
La Giustizia. I Diritti.
In questo settore, il Trattato adotta appieno la Carta dei Diritti
Fondamentali, che diventa vincolante per tutti i cittadini del nuovo super
Stato d’Europa (Art.6 TEU). Chi deciderà interpretando di volta in volta questi
diritti con potere unico sarà la Corte di Giustizia Europea con sede nel
Lussemburgo. Infatti, secondo le regole già spiegate in precedenza, anche qui
le decisioni della Corte avranno potere sovranazionale e dunque saranno più
forti di qualsiasi legge degli Stati membri. Esse poi avranno potere di
condizionare ogni singola legge esistente nella UE. Ma chi impedirà alla Corte
di interpretare un diritto odierno di un singolo Stato membro in senso più
restrittivo? Vi do un esempio: in Svezia, una legge permette ai burocrati di
Stato di fare ‘soffiate’ ai giornalisti, per cui il governo non può pretendere
che il reporter sveli poi le fonti di uno scandalo pubblicato. Se la Corte
decidesse che ciò è illegale, addio avanzatissima legge svedese. E vi ricordo
che quando il collega tedesco Hans-Martin Tillack fu arrestato per aver
denunciato lo scandalo Eurostat (fondi neri dell’agenzia di statistica della
UE), la Corte di Giustizia Europea approvò l’arresto.
Ma chi nomina quei giudici? Nessuno dei cittadini europei, è la
risposta. Li eleggono i governi, e questo li rende di fatto a loro soggetti. In
altre parole, le sentenze sui nostri diritti fondamentali e sulle leggi che ci
governano saranno nelle mani di magistrati del tutto fuori dal nostro controllo
e secondo leggi, non lo si dimentichi, fatte da burocrati non eletti. Questo
prevede il Trattato di Lisbona, all’apice di almeno duemila anni di
giurisprudenza ‘moderna’. Inoltre, ciò che viene deliberato in seno alla Corte
di Giustizia Europea avrà precedenza su quanto deliberato dalle nostre Corti
Supreme, Cassazione, e da altre Alte Corti europee. Essa ha il potere persino
di influenzare la tassazione indiretta (IVA, catasto, bolli ecc.).
Tutto questo è improprio, irrispettoso del diritto dei cittadini di
decidere del proprio vivere, visto che siamo e ancora rimaniamo in teoria gli
arbitri finali delle democrazie. Qui siamo completamente messi da parte,
ingannati e manipolati, con rischi futuri colossali a dir poco. Ma il realismo
di cittadino italiano mi impone di aggiungere un altro distinguo. In un Paese
come il nostro dove la nostra inciviltà ha portato in Parlamento dei bifolchi
subculturati e violenti come i seguaci di Bossi e altri, il fatto che in futuro
gli articoli della Carta dei Diritti Fondamentali e del Trattato di Nizza
(diritti di prima, seconda, terza e quarta generazione; dignità umana;
minoranze; diritti umani; no pena di morte; diritti processuali ecc.) saranno
vincolanti in Italia potrebbe essere la salvezza, nonostante i pericoli che ho
delineato. E queste considerazioni mi portano a dire che la critica al Trattato
di Lisbona fatta dalla prospettiva italiana è un affare ambiguo, poiché se è
vero che quel Trattato potrà da una parte travolgere in negativo le nostre vite
e drammaticamente il futuro dei nostri figli, è anche vero che certa barbarie e
mediocrità a tutto campo degli italiani rendono impossibile capire dove sia la
padella e dove la brace, ovvero se ci farà più male entrare nell’Europa di Lisbona
o rimanere l’Italia sovrana di oggi. La risposta sarebbe né l’una né l’altra,
certo, ma il rischio per noi italiani di combattere e vincere la battaglia
contro l’inganno del Trattato, è poi di ritrovarci qui a soffocare nella melma
italica senza neppure l’Europa a mitigarla. Questo va detto per onestà.
Conclusione.
Se ripercorrete i capitoli principali che vi ho esposto, non potrete non
rendervi conto che come sempre i grandi giochi che regoleranno ogni futuro atto
della vostra vita di cittadini si decidono altrove e in segreto, mentre nessuno
nell’Italia che protesta contro il secondario berlusconismo vi aiuta a capire
cosa e chi veramente aggredisce la democrazia, e chi veramente tira le fila
della vostra esistenza. E’ scandaloso che si sia pensato agli Stati Uniti
d’Europa come a un colosso di potere in mano a oscuri burocrati non eletti e
massicciamente sbilanciati verso il business, con le briciole lasciate a quel
fastidioso ‘intralcio’ che si chiama popolo. E il tutto di nascosto. Questa
macchina va fermata e la parola va restituita a noi, i cittadini, attraverso i
referendum, come accade in Irlanda. Il Trattato di Lisbona pone 500 milioni di
esseri umani in bilico fra due possibilità: un dubbio progresso, o la probabile
caduta in un abisso di dominio degli interessi di pochi privilegiati su un
oceano di cittadini con sempre meno diritti essenziali. Sto parlando di te, di
me, di noi persone.
Ma noi italiani attivi siamo giustamente impegnati a discutere di
Tarantini, di Papi, di “farabutti” e di "psiconani". Giustamente.
Le fonti di questo articolo:
Il Trattato di Lisbona,
http://bookshop.europa.eu/eubookshop/bookmarks.action?target=EUB:NOTICE:FXAC08115:EN:HTML&request_locale=EN
From the EU Constitution to the Lisbon Treaty.
The revised EU Constitution analysed by the Danish member of the two
constitutional Conventions, Jens-Peter Bonde.
The Treaty of contempt Robert Joumard, Michel
Christian and Samuel Schweikert (Commission for European Integration, Attac
Rhône) September 7, 2007
An analysis of the Lisbon Treaty by Prof.
Anthony Coughlan, The Brussels Journal. European and constitutional law by
Anthony Coughlan, Secretary of the National Platform EU Research and
Information Centre, 24 Crawford Avenue, Dublin 9, Ireland.
The Reform Treaty: Treaty of Lisbon: di Giuseppe
Bronzini - Magistratura Democratica,da
Budgeting for the Future, Bulding Another Europe, Sbilanciamoci 2008.
From Constitution to Reform, or from bad to
worse. Susan George - Chair of the Transnational Institute.
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