domenica 5 gennaio 2014

Liberi di essere schiavi


Riconosciamo francamente una mancanza di idee, una carenza di uomini, una crisi di partiti”. Parole d’estrema attualità,  le scrisse Adriano Olivetti nel, non proprio prossimo, 1949.

Erano gli anni in cui la nazione italiana intendeva riabilitarsi, gli anni anche in cui si formarono le due colonne portanti del nostro sistema politico recente votate ai pensieri democristiani e comunisti. Mai come in quel momento nessuno poteva immaginarsi che si sarebbe strutturato un sistema chiamato partitocrazia, un sistema che però menti illuminate come quella di Olivetti, ed in seguito Pasolini, videro in ampio anticipo.
Si giocava in quegli anni una battaglia verso il benessere che si sarebbe vinta solo con la tecnica, se questa non fosse stata utilizzata quale arma del lavoro inteso come cosa “gretta”.

Socialisti, comunisti, democristiani e liberali non seppero, non vollero forse, dare la giusta risposta negli anni.

Era chiaro già allora ad Olivetti quanto sembra necessario ora a me:decentramento amministrativo, autogoverno comunitario, federalismo.
Necessaria ritengo, oggi più che mai, una “Democrazia Reale” basata su questi punti di riferimento ma soprattutto affiancata da dei positivi valori: scientifici, sociali, estetici,etici; diciamo così, “spirituali”.

Come me, come Simone Weil, Olivetti sognava ad un “ripensamento generale” della politica e dell’economia, ad una democrazia senza partiti, quantomeno con una loro minima presenza  praticata con molto spirito.

Parlava, come me, Olivetti di “comunità”, un concetto purtroppo nell’attualità e nel passato, più o meno recente, disatteso.

La politica che ha guidato questo paese negli ultimi decenni ha reso questa nazione schiava ed chiaro che una nazione schiava non possa partorire “l’uomo libero”.
Il “nuovo ordine mondiale” ci offre una sorta di “libertà drogata” ed etichetta l’ ”uomo moderno” quale il più libero storicamente.
La  loro libertà consente di vivere una vita piena di piacevoli avventure private e di comfort, consente o ci consentirà di sovvertire anche certe regole che alcuni, non stiamo a giudicare se a torto o a ragione,  considerano stantie (magari potremo liberamente drogarci, sposare persone del nostro stesso sesso, adottare bambini pur in una situazione da singles), ci consente di spostarci come  e quando vogliamo per il mondo, ci illude di poter credere o non credere in tutto od in niente, ci consente di sentirci realizzati alla guida di un SUV vestiti da capo a piedi con capi firmati.

Tutto questo però, queste scelte decennali, ha un prezzo molto alto da pagare. Lo scotto è una politica monetaria imposta da altri, le leggi sono ormai, e saranno, sempre più scritte da lobbies straniere, non potremmo avere più nemmeno la libertà di vivere delle nostre tradizioni.
Il prezzo di tutto questo però lo pagano anche altri, abbiamo infatti anche la libertà di schiavizzare e/o far morire milioni di persone di fame, sfruttandole in paesi sottosviluppati, per avere quei prodotti e quelle merci che,poi, di fatto polverizzano i nostri
stipendi … saremo certo liberi, ma con l’accortezza di non voltarci a guardare la distruzione di una civiltà che si basava su valori millenari.

Su quale base ci permettiamo di sentirci liberi quando uno speculatore in poche può bruciare una quantità di denaro che consente ad una nazione di cibarsi per anni?
Su quale base ci permettiamo di sentirci liberi quando i nostri posti di lavoro sono sempre più a rischio ed il rapporto tra azienda e dipendente assomiglia sempre più al rapporto che vige in stato di schiavitù?
Su quale base ci permettiamo di sentirci liberi quando viene calpestata quotidianamente la dignità umana?
Come possiamo ritenerci liberi quando telefono e PC sono tracciati e catalogati?

Qualcuno tra noi probabilmente potrebbe contestarmi la sua disponibilità a pagare uno scotto per questo “status”, questo qualcuno però non si rende conto di essere pari ad uno schiavo ed al pari dello schiavo può avere delle libertà che al padrone non procurano danno alcuno; dunque la vita sessuale che si preferisce e ogni divertimento narcotizzante possibile … balla e sballati quanto vuoi, ma non spezzare le catene.

Non spezzare le catene significa non disconoscere questo tipo di mercato restando servi del consumismo sfrenato, significa ignorare l’oppressione dei popoli sfruttati, significa una cultura millenaria annientata, significa essere un individuo privo di valori sociali.

Oltre che un giudizio morale, che potete anche contestarmi, quanto scritto è soprattutto la fotografia della situazione attuale, io preferisco sicuramente riconoscermi in quanto scritto e descritto nelle prime righe di questo testo.

Preferisco impegnarmi per il pubblico nei momenti in cui non mi occupo del mio privato.
Preferisco non avvantaggiare il mio privato mentre mi preoccupo del pubblico.
Preferisco rispettare le leggi se sono giuste ed eque.
Adoro rispettare quelle leggi non scritte basate su ciò che è giusto e ciò che è di buon senso.
Provo ad incidere sulla politica fino a dove ne sono in grado, poi giudico attivamente il resto.

Giudico che si disinteressa del bene comune complice di chi lo sta sgretolando.
Aspetto, da tassello di puzzle, situazione da cui non si esce da soli, la mia vera libertà, ma potrà arrivare solo attraverso quella di coloro che oggi sono incatenati.


Giorgio Bargna

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