sabato 26 luglio 2008

Per un futuro migliore


Ho letto e riletto più volte questo post, la paura di non esprimere correttamente il mio pensiero, unita al fatto che, in alcuni passaggi, mi sembra di sputare nel piatto in cui mangio, mi bloccavano dal pubblicarlo..... poi ho deciso......
Cosa potremmo oggi definire l'occidente? Potremmo tutto sommato definirlo un'entità non più solo geografica, ma ideologica,espressione di una razza; l 'universalità del messaggio cristiano e l'individualismo sono stati fondamentali nella costituzione di questo pensiero . Messaggio etico (quasi etnico) occidentale è la missione di liberazione degli uomini dall'oppressione e dalla miseria.
Contesta Serge Latouche:« La riduzione dell'Occidente alla pura ideologia dell' universalismo umanitario è troppo mistificatrice. È difficile dissociare il versante emancipatore, quello dei Diritti dell'uomo, dal versante spoliatore, quello della lotta per il profitto. »
Caratteristiche salienti dell'Occidente sono lo stretto legame con capitalismo, globalizzazione e industrializzazione, ed una serie di spostamenti di baricentro; di quel centro che un tempo stava in un luogo,poi in un altro dell' Europa, che nell'ultimo secolo si è spostato in America, seguendo una dinamica tale che fa si che non potremo mai prevedere dove potrebbe trovarsi domani. Principio fondamentale dell'Occidentalizzazione è stata, ad esempio, l'invenzione del "terzo mondo" sempre descritto in stato di abbandono. Sicuramente questa definizione non è del tutto opinabile, ma certamente è stata aggravata da una terapia d'urto tutta occidentale: le politiche di "sviluppo". Introdurre in altre culture valori magari sconosciuti ad esse, quali scienza, tecnica, economia ha minato sicuramente la loro stabilità etnica; l' Occidente non ha certo, nelle colonizzazioni esportato un dono, ma ha violentato etnie, razze e culture laddove si è presentato, tra le vittime più ecclatanti gli Indiani d'America.
Industrializzazione,urbanizzazione e nazionalitarismo (organizzazione nazionale sempre più importante e burocratizzazione) sono le caratteristiche di ogni "modernizzazione"; ma non sempre questi tre cardini portano al benessere che sembrano promettere, alle volte sono invece portatori della distruzione di ciò che poi si vorrebbe ricostruire diversamente. Il fenomeno non è del tutto involontario, che una parte delle persone si considerino "povere" è in un certo senso fisiologico per l'esistenza della macchina capitalistica, perché a livello simbolico la povertà è il segno dell'inferiorità, nell'immaginario occidentale, ed è in esso necessario che ci sia sempre qualcuno "sotto".
Così facendo però, vittima è diventato, per fortuna, anche l'ordine dello stato-nazione moderno, messo in discussione da questi processi globali. Il capitale, dopo essere stato fulcro in questa istituzione, porta alla crisi dello stato-nazione, che vede il proprio potere espropriato della finanza transnazionale. Questa deterritorializzazione della società non porta ad un nuovo ordine mondiale, ma ad un disordine, una crisi di civiltà.
Oggi tocca a noi curare questa piaga, certo i punti cardine dell' occidentalismo non possono essere smantellati in toto, ma il ritorno a principi e valori che risalgono alla nostra storia, neppure troppo remota, il “dissacrare” il profitto a vantaggio della sostenibilità e l'esaltazione della Comunità Locale, uniti ad una gestione territoriale delle risorse potrebbe rimettere in sesto quella civiltà che abbiamo svenduto al denaro. Fare un passo indietro nella modernizzazione e nel capitalismo sfrenato ( non in quello moderato, non consideratemi un bolscevico) costa parecchio a livello di benessere personale, ma potrebbe riportare a galla il valore dell' uomo a discapito di quello del profitto senza regole.

Discorso difficile da affrontare, ma grazie al quale i nostri figli, un giorno, ci potrebbero ringraziare, Giorgio Bargna.

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