L'articolo è piuttosto lungo e magari anche noioso in alcuni
tratti, ma vi invito a leggerlo tutto.
Cerco di spiegare perchè vivere in uno Stato organizzato su 20
Regioni a Statuto Speciale sia la soluzione ideale per il
cittadino/contribuente. Sicuramente è meno appetibile per il sistema
partitocratico e difficilmente ben accetto da alcune fasce di cittadini
dipendenti statali, malgrado che anche per loro porterebbe ricchezza.
Non vi è altra via per rendere sostenibile questa Nazione
utilizzando metodi civili e non violenti, quindi invito ogni cittadino, ogni
contribuente, ogni buon padre di famiglia, ogni imprenditore a perorare questa
causa, non per ideologi, ma ormai per SOPRVVIVENZA!!!!
Credo che tutti sappiamo cosa sia una Regione Autonoma a
Statuto Speciale, ma nel proseguo ne analizzeremo le peculiarità.
Quello che forse non tutti sanno è che furono istituite per
motivi geopolitici (più politici che geografici in realtà) tra il primissimo
dopoguerra (Sardegna, Sicilia, Valle d'Aosta e Trentino Alto Adige) ed il 1963
(Friuli Venezia Giulia).
Storicamente l'Italia era suddivisa in province, circondari,
mandamenti e comuni.
Le province, in particolare, si configurarono come "sede
di decentramento dell’amministrazione centrale", con a capo il prefetto,
funzionario nominato dal governo con il compito di verificare la rispondenza
degli atti provinciali e comunali alle leggi statali. Nel Regno d'Italia vi
erano pertanto comuni e province (i mandamenti furono soppressi nel 1923, i
circondari nel 1927), ma non esistevano ancora le regioni come enti
territoriali (che nacquero solo con la Costituzione della Repubblica italiana
del Secondo dopoguerra). Rimarchiamo il ruolo del Prefetto che ancora oggi ha
la sua valenza.
La figura del prefetto è tipica degli stati unitari, in
particolare di quelli che hanno adottato un'organizzazione di tipo accentrato,
operando come emanazione diretta del governo centrale nei confronti delle
collettività locali; è inoltre responsabile del mantenimento dell'ordine
pubblico e sovrintende alle forze di polizia.
Con l'entrata in vigore del Decreto Legislativo 30 luglio
1999, n.300, la Prefettura è stata trasformata in Ufficio Territoriale del
Governo, mantenendo tutte le funzioni di competenza e assumendone delle nuove.
E' il Prefetto, organo periferico dell'Amministrazione statale con competenza
generale e funzioni di rappresentanza governativa a livello provinciale. La sua
azione si esplica in ambiti molto vari e complessi: l’ambito socio‐economico;
l’ambito della sicurezza (ordine e sicurezza pubblica; protezione civile;
emergenze ambientali); l’ambito istituzionale, quale riferimento in periferia
per gli altri uffici statali periferici, le autonomie locali e le altre
istituzioni pubbliche e private.
Il Prefetto interviene in via preventiva e successiva in caso
di situazioni di pericolo per l’ambiente e in genere di protezione civile. A
lui è affidata l’attività di coordinamento delle varie forze, istituzionali e
non, che intervengono in fase di soccorso, nei casi di calamità rilevanti.
Nei rapporti tra lo Stato e le autonomie locali il Prefetto
riveste il ruolo di garante della continuità gestionale delle Amministrazioni
locali ogni qualvolta vengano meno i candidati eletti dai cittadini, nonché
quello di vigilanza delle funzioni svolte in relazione ai servizi di competenza
statale (anagrafe, stato civile, servizi elettorali). Il Prefetto assicura il
corretto svolgimento del procedimento elettorale e cura le procedure di
scioglimento e sospensione dei consigli comunali, o di rimozione o sospensione
degli amministratori. Nei confronti delle Amministrazioni locali svolge inoltre
funzioni di raccordo e di collaborazione. Anche in realtà territoriali
particolarmente vivaci ed efficienti, quali le province del Nord‐Est, il
Prefetto, nella sua veste di organo super partes, svolge un’intensa attività di
mediazione, riuscendo ad incanalare le molteplici iniziative e gli interventi
programmati dagli enti locali verso un disegno unitario e coerente, a garanzia
della coesione istituzionale e sociale e a tutela dei cittadini.
Vi ho sicuramente annoiati sulle funzioni del Prefetto, ma
credetemi gioca un ruolo spesso fondamentale, fu così anche durante il
tentativo di far nascere la Regione autonoma Lombarda che con Claudio Bizzozero
ed altri mettemmo in essere qualche anno fa seguendo un farraginoso quanto
arduo percorso da scalare.
Nonostante la Costituzione del 1948 avesse previsto la
presenza delle Regioni come enti territoriali politicamente ed economicamente
autonomi ( su questo discuteremo), tuttavia le regioni a statuto ordinario
furono istituite concretamente solo nel 1970. Lo Stato trasferiva con legge o
atto equiparato alle Regioni le funzioni amministrative, anche se si trattava
di un trasferimento parziale. Una prima svolta nella ripartizione delle
funzioni si è avuta con la legge 59 del 1997, ossia la cosiddetta “legge
Bassanini”, che prevedeva l'attribuzione delle funzioni amministrative alle
Regioni anche per quanto riguarda la cura e la promozione dello sviluppo delle
rispettive comunità e non solo per le materie in cui aveva competenza
legislativa. Inoltre la legge Costituzionale nº 1 del 1999 ha modificato la
forma di governo regionale, introducendo l'elezione popolare diretta del
Presidente della Giunta.
La legge cost. nº 3/2001 ha modificato il titolo V, parte II,
della Costituzione. Tale riforma ha profondamente mutato i rapporti tra Stato,
Regioni ed Enti Locali, introducendo elementi di federalismo nell'ordinamento
costituzionale. Un altro passo verso la maggiore autonomia delle Regioni si è
avuto con la modifica dell'art. 117 Cost. Il testo precedente elencava le
materie su cui le regioni avevano potestà legislativa (concorrente), riservando
tutte le altre materie alla potestà legislativa dello Stato.
Oggi, ai sensi del riformato art. 118 Cost., l'attribuzione
della generalità delle funzioni amministrative è riservata ai Comuni sulla base
dei principi di: sussidiarietà (l'ente di livello superiore interviene solo
quando l'amministrazione più vicina ai cittadini non possa da sola assolvere al
compito), differenziazione (enti dello stesso livello possono avere competenze
diverse) ed adeguatezza (le funzioni devono essere affidate ad enti che abbiano
requisiti sufficienti di efficienza).
Queste sono tutte belle azioni e parole volendo, ma non sono
supportate dalla cosa più importante, quando si tratta di governare un ente
locale: la volgare PECUNIA, senza la gestione diretta del denaro non si va
lontano, anzi non si va da nessuna parte.
Parliamo
dunque di autonomia finanziaria.
Le cinque Regioni a regime differenziato hanno sempre goduto
di particolari privilegi di finanza regionale, nel 2000 la spesa media pro
capite di un ente a Statuto speciale era praticamente il doppio di quella di un
ente ad autonomia ordinaria (3257 euro contro 1852 euro). Le Regioni e Province
ad autonomia speciale hanno sempre goduto della possibilità di istituire con
legge tributi propri, possibilità prevista ma di fatto negata, prima della
riforma del Titolo V, alle altre Regioni; inoltre la percentuale di
compartecipazione ai tributi erariali era molto più alta di quella delle
Regioni di diritto comune, oscillando tra il 5% ed il 100%. In Sicilia
addirittura l'intero gettito dei tributi erariali spetta alla Regione, ed è lo
Stato a compartecipare.
Mi piace
parlare, come esempio da raggiungere, del Trentino Alto Adige
Si tratta di una regione a statuto speciale con una sua
specifica particolarità. Le sue due province, la provincia autonoma di Trento e
la provincia autonoma di Bolzano sono le uniche province italiane che godono di
uno statuto di autonomia. Le due autonomie provinciali sono molto ampie e di
fatto contano più della regione stessa: dallo Stato Italiano le due province
autonome sono dunque considerate alla stregua di regioni. Inoltre il governo
intrattiene rapporti separati con le due province: in regione infatti vi sono
due Commissariati del Governo, uno a Bolzano per l'Alto Adige e uno a Trento
per il Trentino.
Alle province viene assegnata una serie di competenze
legislative e amministrative, che si suddividono tra primarie e secondarie
rispetto a quelle esercitate dallo Stato. Negli ambiti di competenza primaria
le province possono promulgare leggi indipendentemente dalle normative
nazionali:
Cultura, Apprendistato, Scuole materne, Sociale, Strade,
Edilizia abitativa, Trasporti pubblici, Turismo, Artigianato, Commercio,
Industria, Agricoltura, Protezione civile, Parchi naturali.
Nei settori di competenza secondaria le province devono
attenersi ai principi contenuti nelle leggi statali. In sostanza le norme
provinciali possono regolare solamente i dettagli di alcune materie:
Scuole, Sanità, Sport.
Immigrazione, difesa, polizia, giustizia e finanze rimangono
prerogative dello Stato.
Ma quello
che mi preme sottolineare è l'Autonomia Fiscale
Lo statuto speciale del Trentino-Alto Adige garantisce una
particolare forma di autonomia alle due province autonome anche sotto il
profilo fiscale. Le province trattengono per sé il 90% della maggior parte dei
tributi dovuti dai contribuenti residenti per poter finanziare le numerose
competenze legislative e amministrative che non vengono esercitate o finanziate
dallo Stato (il sistema dell'istruzione, dalla scuola materna all'università,
il settore sanitario e quello sociale, la gestione dell'intera rete delle
strade statali e provinciali).
Grazie a questa forte autonomia fiscale, il Trentino-Alto
Adige con circa un milione di abitanti dispone di un budget considerevole,
considerando anche il fatto che la "fedeltà fiscale" è molto alta,
per quanto riguarda il pagamento delle imposte gli abitanti del Trentino A.A.
risultano spesso tra i più virtuosi.
Quindi l'indipendenza economica e la poca ingerenza
centralista rendono questa landa uno tra i piu' felici, sviluppati e ricchi
territori al mondo, dove non credo proprio si debba attendere una decina di
mesi per una visita specialistica.
Questo modello è ciò che ogni Regione italiana dovrebbe
essere. In questi giorni in cui si discute freneticamente sull'Autonomia Differenziata (solito pippone rifilato ai contribuenti) ancora da Sud e da
sinistra piovono critiche, eppure la sinistra storicamente mi risulta
autonomista ed il Sud, a lungo termine è chi più gioverebbe dei risultati
dovuti alla creazione di 20 Regioni Autonome non dovendo più economicamente
chinarsi allo Stato Centrale ed ai poteri economici ad esso associabili.
Giorgio Bargna