lunedì 18 agosto 2025

Obbiettivi programmatici Patto per il Nord: Lo Stato Federale


L'obbiettivo programmatico per eccellenza di
"Patto per il Nord" è la riforma costituzionale in senso federale, solo grazie a questa è possibile raggiungere la sostenibilità nazionale.

E' possibile ogni cultura locale, ogni forma di economia locale, ogni qualità trasmettibile al resto del Paese.

Il modello più pratico, attuabile, snello ce lo ha donato anni fa Gianfranco Miglio, l'autogoverno del Nord, del Centro e del Sud con l'intesa di superare il vetusto e insostenibile centralismo partitico e assistenzialista, attraverso un moderno Stato Federale, nel rispetto e nella tutela di tutti i popoli che lo costituiscono, indipendentemente dalla loro consistenza numerica, dalla provenienza, dalla loro cultura.

Sostanzialmente una fusione delle regioni con relativo risparmio di soldi pubblici, che consenta però agli Enti Locali, arrivando possibilmente anche ai Comuni, una forte autonomia, anche fiscale, anche nel rispetto delle scelte dei contribuenti cittadini.

Ed a proposito dei Contribuenti ,va ridisegnata la tassazione e la redistribuzione di quanto pagato.

È vero che è complicato, quasi impraticabile, al giorno odierno aprire migliaia di uffici delle entrate locali, ma esistono i codici e quindi quanto versato a livello locale, utilizzando qualsiasi forma di pagamento all' agenzia federale, è facilmente restituibile a tempo zero, consentendo alle Amministrazioni Locali di gestire e far crescere il proprio territorio, partendo dai Comuni per passare attraverso Provincie e Regioni allo Stato Federale.

Sostanzialmente l'esatto contrario di quanto avviene oggi.

Intendiamo uno Stato Federale snello che al suo livello più alto si occupi soltanto di politica estera, difesa e moneta e lasci la possibilità ai privati e alle comunità locali di occuparsi di tutti i servizi, attraverso un "modello svizzero" applicato a Regioni e Provincie autonome ed ai Comuni.

Giorgio Bargna

Patto per il Nord

 

sabato 16 agosto 2025

Obbiettivi programmatici Patto per il Nord: Gabbie salariali

 


Patto per il Nord, tra le altre cose si identifica quale "Difensore del Nord".

Uno degli obbiettivi della nostra forma "difensiva" è il salario basato sul costo della vita dei territori, la contrattazione collettiva non basta come Milano ed altre città hanno ampiamente dimostrato. 

Nel mondo moderno - vedi il “London living wage” - gli stipendi non sono più nazionali ma territoriali.

Non è certo la scoperta dell'acqua calda, in Italia erano già in vigore le "Gabbie Salariali"

Le prime applicazioni risalgono al 1946, ma il sistema fu formalmente in vigore tra il 1954 e il 1969, con cancellazione definitiva nel 1972. 

Si tratta sostanzialmente di sostenere il potere d’acquisto dei dipendenti attraverso la previsione di trattamenti economici accessori collegati al costo della vita dei beni essenziali, così come definito dagli indici Istat, nelle aree territoriali presso cui si svolge l’ attività lavorativa, con particolare riferimento alla distinzione tra aree metropolitane urbane, suburbane, interne e di confine.

Si iniziò a parlarne, anche attraverso Umberto Bossi, nel primo decennio del 2000, se ne riparlò anche in tempi più recenti, ma nulla sembra essersi concretizzato.

A causare la loro cancellazione furono le agitazioni sindacali dell'autunno caldo del 1969 che portarono all'abolizione graduale delle gabbie salariali. 

Questo sistema fu considerato ingiusto e penalizzante per i lavoratori del Sud, che percepivano salari più bassi pur svolgendo mansioni simili a quelli del Nord, senza tenere in considerazione che in alcune zone del Paese la vita ha voci di spesa maggiori in confronto ad altre e spesso anche a costi superiori.

Tra l'altro non è necessario applicare contratti diversi da quelli nazionali, ma è sufficiente introdurre sgravi e agevolazioni in alcune zone dove si rendono necessarie e sottrarne dove non sono necessari.

Oggi abbiamo uno squilibrio sul numero delle famiglie considerate povere, meno al nord che al sud; di primo acchito potrebbe sembrare che le gabbie salariali possano essere un ulteriore capestro, invece noi affermiamo che già il salario attuale penalizza il nord e che il sud soffra perché, in zone meno organizzate a livello strategico sul lavoro, stipendi "troppo adeguati" limitino le possibilità di sviluppo delle aziende locali.

Di conseguenza ci spenderemo molto su questo obbiettivo, fino al raggiungimento.

Giorgio Bargna

Patto per il Nord


 



mercoledì 13 agosto 2025

LA REGIONE AUTONOMA: UNICA FONTE DI BENE COMUNE

 

Il preambolo è molto lineare.

Da anni inseguo il sogno di una Nazione Federalista su base Autonomista.

Venti Regioni basate sullo statuto delle attuali Regioni Autonome a Statuto Speciale (e relative Provincie a Statuto Speciale) che in forma concorrenziale si sostengono e si confrontano.

Signore e signori, ne più, ne meno, la Svizzera.

Ho partecipato a più progetti nel tentativo di realizzare questo sogno: Partito d'Azione Civica, Movimento Autonomista Lombardo, Fronte di Liberazione Fiscale.

Oggi Patto per il Nord appare l'unico movimento in grado di portare a realizzazione questo ambito sogno.

L'analisi è un po' più complicata.

Il viaggio che ci viene offerto si prospetta lungo e farraginoso, ma non per questo non va affrontato.

Si parte da una proposta di delibera Comunale, di avvio del procedimento costituzionale per la creazione della nuova Regione a Statuto Speciale (composta da Provincie a Statuto Speciale), che va approvata da un numero di Consigli Comunali tali da rappresentare almeno 1/3 della popolazione interessata.

Di seguito la procedura prevede un referendum popolare di approvazione da parte della popolazione del Territorio interessato ed il parere della Regione. Fatto questo occorre la presentazione di una legge costituzionale conforme alla volontà espressa dai consigli comunali e dalla popolazione.

Ci sono si delle incognite:

1) Cosa faranno i vari Consigli Comunali?

2) Cosa dirà la Regione?

3) Cosa farà il Parlamento e cosa faranno i singoli parlamentari?

Ma i legislatori inventando questo capestro non hanno capito che così ogni livello di potere sarà coinvolto e dovrà esprimersi pro o contro, che ogni elettore potrà così osservare e giudicare il proprio Sindaco, il proprio Consiglio Comunale, i Consiglieri Regionali, i Parlamentari, insomma tutti sotto esame popolare, che questo quindi, alla fine, potrebbe dimostrarsi il trionfo della democrazia attraverso una procedura costituzionale.

Quando si tratta della creazione di nuove Regioni il primo passo, precisa la Costituzione, spetta ai Consigli Comunali. Non al Presidente della Repubblica o al Presidente del Consiglio o al Presidente della Regione: ai Consigli Comunali, ossia agli organi istituzionali rappresentativi delle Comunità Locali.

La Costituzione richiede dunque che il primo passo lo facciano i Comuni, ossia le comunità locali.

Si tratta di un esempio di “Democrazia dal Basso”. Si tratta di un Federalismo che si fonda sul localismo, sull’autonomia, sulla responsabilità e sulla partecipazione popolare; un Federalismo che si fonda sul Municipio e che vuole arrivare lontano. Si tratta di portare avanti dei valori; valori fondati sull’Autonomia, la Responsabilità, sulla Partecipazione, sul Localismo, sulla Sostenibilità.

Si tratta di dare agli Enti Locali le risorse economiche necessarie a mettere in atto il “Bene Comune” ; senza denaro non esiste la possibilità di governare bene.

Non si tratta di mero egoismo, tutt’altro, si tratta di sopravvivenza di fronte ad uno stato che ci vuole prosciugare fino all’ultimo centesimo senza contropartita sociale, economica e democratica.

Nella conclusione che ripeto la strada è complicata, il centralismo ha creato una barriera architettonica quasi impossibile da aggirare, ma …

… alla fine, dopo il preambolo e l'analisi, arriva il futuro e questa è la parte che tocca a Patto per il Nord.

Diffondere il pensiero Federalista di chiave Autonomista tra i cittadini. Al Patto tocca questa missione nei territori del Nord, il Sud conosce benissimo l'idea federalista, è luogo dove risiedono parecchi movimenti autonomisti e sicuramente qualcuno se ne farà carico anche li.

Una volta che questo verbo sarà diffuso e capito, una volta convinta la popolazione, basandosi sulla spinta popolare, sulle pretese della popolazione, sulla voglia, la necessità, la convinzione che occorrano libertà e autonomia per raggiungere il benessere, probabilmente non occorrerà seguire quell' imbrigliante percorso precedentemente illustrato, perché a quel punto ogni politico dovrà confrontarsi con la spinta autonomista popolare ed accettare di sana pianta, volente o nolente, la volontà del Popolo.

Giorgio Bargna

Patto per il Nord Como

 


venerdì 8 agosto 2025

IL PONTE SULLO STRETTO, SOPRATTUTTO UNA QUESTIONE DI BUONSENSO

 



La nostra posizione sulla costruzione del ponte sullo Stretto di Messina deve essere sicuramente una battaglia politica contro gli sprechi e i tagli al Nord ma anche il bisogno di dimostrare che il buonsenso sconsiglia a 360 gradi di portare avanti questo progetto.

Un progetto che viene propinato ciclicamente da decenni, che nemmeno lo strapotere del "Pentapartito" era riuscito a portare in opera ma che oggi rischia di essere realizzabile grazie a chi per anni ne è stato detrattore.

Evitiamo di vedere i "Pro", non credo proprio ne esistano, guardiamo i "Contro".

Intanto al momento sappiamo che i pochi assunti sono solo tecnici. Certo può essere normale all'inizio di un progetto, ma questo progetto ancora non ha raggiunto tutti i crismi necessari, gli stipendi di queste persone si.

Fossimo in Giappone, dove nemmeno si sognano una tale eresia, potrei fidarmi, ma qui stiamo parlando di costruire il più lungo ponte al mondo, che dovrebbe consentire il transito di mezzi gommati e treni ad alta velocità, resistere a terremoti, per quanto remoti, in grado di radere al suolo le città sulle due sponde. Sulla base di grottesche illazioni che ipotizzano una crescita delle zone interessate si vuole costruire, senza aver ancora illustrato un serio progetto esecutivo, un ponte strallato con una distanza di 3,3 km fra due pilastri di estremità. Definirla una sfida è semplicemente riduttivo. La Società Stretto di Messina e i committenti politici si stanno assumendo responsabilità enormi che non sono assolutamente ignote.

Fatte salve le critiche poste da esperti  di chiara fama quali Remo Calzona e Mario De Miranda sulle sicurezze strutturali, se andate ad indagare scoprirete che sono veramente rari i ponti strallati di grandi dimensioni su cui è ammesso il transito di treni. Oltre alle difficoltà tecniche derivanti dalle rotaie la spinta del vento potrebbe far oscillare pericolosamente l’impalcato, al punto che si prefigura uno stop al transito dei veicoli in caso di necessità. 

Aggiungiamo un peso, in caso di conflitti armati il ponte sarebbe un ovvio e facile bersaglio. 

Cerchiamo di essere obbiettivi, non è un ponte ciò che potrebbe determinare il decollo economico della Sicilia e della Calabria e dare concretezza a una città metropolitana dello Stretto. 

Poi volendo prendete le "Pagine Bianche" e telefonate agli abitanti di Villa S. Giovanni, vi confermeranno che nonostante stime gonfiate artificiosamente dai progettisti (il trend è negativo da decenni), il grado di saturazione dell’infrastruttura nelle ore di punta di un giorno medio non andrebbe oltre il 20%, ovvero la capacità dell’infrastruttura sarebbe ampiamente sovradimensionata e al di fuori di ogni logica tecnico-economica. 

Le merci viaggiano sempre più via mare e i siciliani preferiscono di gran lunga l’aereo, questo ve lo confermo per conoscenze personali.

Una volta realizzata l'opera dando per concesso che funzioni sicuramente il numero di personale in confronto allo spostamento marittimo porterebbe ad un calo di occupati in una zona già depressa di proprio.

Inoltre si è già discusso delle migliaia di famiglie che si vedrebbero espropriate le loro case, i loro terreni in territori vasti geograficamente rispetto al mero territorio interessato.

Alla fine di questa disquisizione poniamoci un quesito: quali reali interessi si celano dietro un progetto scadente, rischioso, costosissimo, che produrrebbe assai più danni che benefici? Poniamocelo pensando che in questo caso è lo Stato che dovrebbe pagare una penale  all’impresa di costruzione nel caso in cui l’opera non venga realizzata, quando invece è prassi che siano le imprese ad essere sottoposte a penali per la mancata o errata realizzazione dell’opera.

Giorgio Bargna, Patto per il Nord Como



giovedì 7 agosto 2025

VOLONTARIATO, COMUNITA', MILITANZA

 



Il preambolo che poi però è relativamente collegato al contesto di cui parleremo dimostra semplicemente che sono appassionato di numeri, numeri che si trasformano in parole, parole che servono a creare fatti.

Statistica ISTAT:

Nel 2023 il 9,1% della popolazione di 15 anni e più, ha svolto attività di volontariato in forma organizzata e/o con aiuti diretti, con forti differenze territoriali e generazionali. Raddoppiano rispetto al 2013 i volontari attivi sui due fronti: circa un milione di volontari combinano entrambe le modalità.

Aumentano i volontari organizzati nei settori ricreativo e culturale, assistenza sociale e protezione civile e ambiente; calano in quelli religioso, sportivo e sanitario. Diminuiscono quanti offrono aiuto diretto a persone conosciute, mentre aumentano quelli che, con questa stessa modalità, si dedicano a collettività, ambiente e territorio.

Tra le motivazioni dell’attività di volontariato sono più spesso menzionati gli ideali condivisi e il bene comune nel volontariato organizzato, le emergenze e l’assistenza a persone in difficoltà nell’aiuto diretto. Pur con un trend in diminuzione, osservato anche nel tempo medio complessivo dedicato a queste attività (da 19 a 18 ore nelle quattro settimane), l’impegno volontario si conferma come pilastro della coesione sociale.

La partecipazione presenta un chiaro divario territoriale: nel Nord l’8,2% partecipa ad attività promosse da organizzazioni e il 6,0% offre aiuti diretti; il Nord-est è l’area più attiva (9,1% e 6,2%). Seguono il Centro (5,8% e 4,9%) e il Mezzogiorno (3,6% e 3,4%).

Nel 2023 il volontariato è una pratica diffusa soprattutto nella popolazione adulta: i tassi più alti interessano le persone di 45-64 anni (7,2% per l’organizzato e 5,9% per il diretto) e le persone di 65 anni e più (6,2% e 5,5%). I giovani (15-24 anni) prediligono le forme organizzate (5,3%) rispetto all’aiuto diretto (2,9%), mentre tra le persone di 25-44 anni le due modalità si equivalgono (4,8% e 4,9%).

Nel decennio 2013-2023 il calo ha riguardato soprattutto le generazioni più giovani.

Questi sono i dati, ora trasformiamo i numeri in parole:

Una cosa piacerà a pochi ma è evidente, il Nord prevale, prevalgono ovviamente le forme di volontariato organizzato. Le tematiche sono quelle che la vita quotidiana più colpiscono. Spiccano assistenza sociale, la protezione civile e l'ambiente, cala il settore sportivo, mondo che ormai risulta spesso, se non sporco, comunque, legato al profitto e alla poca lealtà. Cala anche l'ambito religioso, manca alla lista ciò che forse non è considerato volontariato, ma militanza, la politica.

Dalle parole ai fatti:

Il viaggio non è breve e neppure scontato. Notiamo che le persone si impegnano di più sui temi che fanno paura, per vissuto e per quanto i media ci raccontano e sull'assistenza ai bisognosi; al nord, per quanto si racconti, non si è mai negato un aiuto a nessuno, senza farlo notare al mondo intero.

Manca oggi però la militanza politica, le persone non la seguono più, non si fidano più, non ci mettono più impegno, non ci mettono più la faccia, nemmeno vanno più a votare. I giovani nemmeno ne vogliono sapere.

La missione:

Tocca a noi, che non solo ci consideriamo duri e puri, ma lo siamo, tracciare un percorso fatto di identità e appartenenza, di temi concreti, di onestà intellettuale e pratica, riportare le persone, soprattutto i giovani all'impegno politico, all'amore per la propria terra, alla propria comunità.

"Patto per il Nord" non deve essere solo un movimento politico, deve essere anche e soprattutto un movimento culturale che aggreghi oggi chi, ieri, è stato atomizzato dalle scelte politico-sociali.

Tocca a noi essere un esempio credibile per ricostruire un territorio, una comunità, un identità a cui credere.

Giorgio Bargna, Patto per il Nord Como

sabato 2 agosto 2025

Appartenenza


Cercando su Internet il significato di appartenenza sono incappato in questo pensiero che mi piace molto:

"Il concetto di appartenenza rimanda all’idea di sentirsi parte, di fare parte, di appartenere a una persona, un luogo, un contesto, un insieme di persone, un'organizzazione, un gruppo, una comunità.
In questa accezione è proprio l’idea del riconoscimento a essere prevalente: la persona (le persone) che amo sono persone che riconosco e che mi riconoscono; il gruppo e il contesto di cui scelgo di far parte sono a misura anche della mia persona, li scelgo anche perché non mi fanno sentire esclusa, estranea, non appartenente. "
In questo pensiero si risaltano due fattori: l'ego e la comunità, di primo acchito possono sembrare concetti distanti, ma in realtà viaggiano di pari passo.

Ci sono io, che potrei essere l'ego, teoricamente lo sono, ma la mia filosofia è un eredità.
L'eredità degli insegnamenti dei miei genitori, l'eredità della cultura che mi sono costruito, l'eredità delle mie esperienze.
Da qui si capisce che il passaggio all'appartenenza è fisiologico.
Da bambino ho capito subito che il mio senso di appartenenza si riferisse alla mia corte, a mio cugino, a mia zia, a mio nonno, ovviamente ai miei genitori, ad essi avrei dato tutto.
Crescendo il mondo si allarga, c'erano il lattaio e il panettiere, il vigile che mi faceva attraversare la strada, il medico condotto, i primi amici e sempre la famiglia. Ognuno di loro si occupava di me e per loro avrei dato tutto.
Poi diventi uomo, oltre l'amore per chi ti circonda ami la tua terra e per lei daresti il sangue.
La mia terra è sicuramente Cantù, sicuramente l'Insubria con la sua lingua, sicuramente la Lombardia con le sue tradizioni, sicuramente la Padania con il suo onore. Per loro dono il mio impegno, ogni momento libero, ogni energia.
Da soli non si cambia il mondo, ma insieme possiam0 tracciare un sentiero, ricostruire una comunità, riaccendere il senso di appartenenza.

Non a caso il nuovo slogan, anzi il trend d'union,  di Patto per Il Nord sarà : "Per il Nord, Insieme".
Insieme perché a creare il nuovo senso di appartenenza al Nord, al nostro Territorio, al nostro Popolo saremo insieme io Giorgio, poi Luigi, Francesco, Alberto che sono già con noi e tu che ti unirai a noi. 

Giorgio Bargna
Patto per il Nord Como


 

lunedì 28 luglio 2025

L'ATTACCAMENTO ALLA MAGLIA ED IL SOGNO PADANO



Prendiamo in prestito il vecchio concetto "dell'attaccamento alla maglia".

Se ci affidiamo all'intelligenza artificiale essa ci racconterà che "l'attaccamento alla maglia, nel contesto sportivo, si riferisce alla fedeltà e al legame emotivo di un giocatore verso la squadra per cui gioca, spesso espresso attraverso la rinuncia a offerte più vantaggiose da altre squadre per continuare a vestire i colori sociali. Questo termine è spesso associato alle "bandiere", ovvero quei giocatori che diventano simboli di attaccamento alla squadra, rimanendo per molti anni e identificandosi con i suoi colori".

Qualche anno fa, fuori dal calcio, lo stesso concetto veniva applicato alla famiglia, al lavoro, all'associazionismo, alla politica.

Così come nel calcio il concetto di "attaccamento alla maglia" è diventato più complesso, soprattutto ad alti livelli, dove i trasferimenti sono più frequenti e motivati da ragioni economiche e professionali, anche nella società civile l'individualismo, il profitto, la sete di potere, il distacco dalle tradizioni e dal concetto di familiarità hanno portato all'atomizzazione ed al distacco dai valori.

Anche l'azione politica degli ultimi anni ha contribuito a creare la situazione appena descritta, soprattutto al Nord, territorio che si era affidato al sogno padano descritto da Bossi e Miglio, un sogno destinato al benessere della propria terra, delle proprie attività, dei propri figli, dei propri anziani.

Soprattutto negli ultimi chi doveva tutelare questo sogno lo ha svenduto, in realtà lo ha sotterrato.

Oggi per prendersi carico di questo sogno padano proprio Umberto Bossi ha voluto che si costituisse "Patto per il Nord".

E' vero ogni giorno punteremo l'indice sui traditori, ma il nostro obbiettivo non è questo, sarebbe inutile ed improduttivo.

Noi ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, ci impegneremo a seminare nuovamente questo fertile terreno, ascoltando la nostra gente, prendendola per mano, istituendo le fondamenta del nuovo sogno padano.

La base saranno sicuramente il federalismo e l'autonomia, ma come ci insegnano i cugini elvetici anche una dose di democrazia diretta e soprattutto la fratellanza. Perchè questo è uno dei concetti fondamentali, siamo soprattutto un popolo. 

Un popolo cosa altro non è che "l'attaccamento alla magia" di cui abbiamo scritto all'inizio.

Allora come nel calcio indossiamo una maglia, la nostra sarà verde Padania,

Il nome dello sponsor sul petto? 

Non c'è dubbio alcuno: "Patto per il Nord"!!!

Giorgio Bargna

Patto per il Nord

Per il Nord, Noi!!!!

giovedì 24 luglio 2025

Il turismo a Como, tra volponi, incapaci, struzzi, forza lavoro e soluzioni intelligenti

 


Che a Como non sia mai stato approntato un vero piano di gestione turistico non è una novità.

La novità semmai è che i problemi aumentano ogni giorno tra trasporti di terra, d'acqua, su rotaie e su funi.

Chi amministra la città, i flussi di turisti e di lavoratori, chi gestisce i trasporti o non è in grado di trovare soluzione oppure semplicemente non ha voglia o necessità di trovarle.

Poi ci sono i volponi che ne approfittano per fare "la cresta" sui turisti stranieri, ma anche italiani. Ma non finisce solo con i taxi boat, settore che è alimentato anche da persone esperte e criteriose, oltre che da gente inesperta e priva di scrupoli, si aggiunge chi affitta natanti a persone senza esperienza con le conseguenze che conosciamo dopo gli ultimi fatti di cronaca. 

Ma non c'è solo questo, il boom turistico richiede forza lavoro possibilmente qualificata da inquadrare regolarmente, salvo evitare affari loschi. Il trand sempre crescente della filiera turistica ci fa immaginare centinaia, se non migliaia, di persone che dovranno risiedere in città o zone limitrofe, per non parlare del resto del lago. Esattamente come negli anni dell'immigrazione da sud a nord di Italia essi inevitabilmente avranno bisogno di servizi e residenze, anche per le eventuali famiglie a seguito.

Patto per il Nord dovesse gestire l'amministrazione di questa città non si inventerebbe nessuna ricetta fantasiosa. La politica non è inventare soluzioni ma cercarle. Quindi ci sono persone ben pagate ai vertici di società pubbliche e private, tra i dipendenti pubblici, che dovranno trovare le soluzioni sotto l'indicazione politica di un amministrazione eletta dal popolo, ed è il popolo il vero proprietario della città e dei suoi servizi.

Giorgio Bargna 

Patto per il Nord Como





sabato 5 luglio 2025

Italia e Svizzera, tra orgoglio civico e senso di appartenza

 

Se chiediamo in giro un istantanea su Italia e Svizzera ci ritornano due risposte. Sull'Italia pizza, mafia , mandolino; sulla Svizzera banche e sci alpino.

E' vero che gli stereotipi hanno sempre un fondamento, ma sono riduttivi, così come hanno ridotto di molto la nostra voglia e capacità di pensare, ragionare, interagire.

Facciamo però un breve confronto sulle due Nazioni citate a livello politico.

In Italia si è installata al potere una classe politica auto referenziata (grazie soprattutto al consenso dei cittadini, nota bene, cittadini, non elettori) che non lascia un centimetro quadrato di decisionalità al popolo.

In Svizzera non esiste una vera classe politica libera di fare ciò che vuole, il popolo incide spesso e volentieri su tutti e tre i fronti amministrativi: Comune, Cantone, Federazione.

Questo modo di amministrare ha portato a crescere ogni giorno, ogni anno, ogni secolo il senso di responsabilità del cittadino svizzero. 

Ha fatto accrescere il senso civico e quello di appartenenza. Non c'è cittadino svizzero che prima di recarsi alle urne non legga con attenzione il materiale informativo che gli organi amministrativi gli inviano a casa prima di una votazione. La percentuale dei votanti in Svizzera non sempre è alta ma il voto è qualificato grazie all'attenzione dei cittadini.

In Italia si vive da decenni di promesse elettorali, i referendum sono una presa in giro, le necessità dei cittadini vengono ignorate. 

La classe dirigente ha lavorato per creare l'atomizzazione, lo sconforto, il disinteresse alla politica, creando anche un degrado morale.

In Italia c'è senso di appartenenza solo quando gioca la nazionale oppure Sinner, l'educazione (civica e non solo) è un lontano ricordo.

Ecco, io sono certo che anche attraverso la Democrazia Diretta, oltre che attraverso l'Autonomia e l'onestà intellettuale, "Patto per il Nord" darà nuova linfa vitale, oltre all'appartenenza ed al senso civico, ai Popoli del Nord.

Giorgio Bargna

 

lunedì 2 giugno 2025

Da Pontida al Ponte sullo Stretto

 


Gira questa immagine, sembra solo umorismo, ma non lo è. E' l'immagine di un partito che ha seguito la rotta di un leader che lo ha portato a non essere più ciò che era all'inizio: IL SINDACATO DEL NORD!!!

Alle volte ci si chiede come possano succedere cose inimmaginabili ed addirittura inverosimili, In questo caso ha giocato una parte importante la scelta leghista di un movimento che silenziava il dissenso degli iscritti. Certo ascoltare è fatica, trovare la sintesi di un discorso anche, ma è questo che tiene vivo un movimento. L'ascolto e la condivisione sono fondamentali, il movimento oligarchico ha una sola conclusione, questa!!!!


domenica 1 giugno 2025

Una terza posizione per sviluppare il libero pensiero

 



Prendo spunto da un paio di pensieri espressi dai lettori del quotidiano "La Provincia di Como" per condividere un mio pensiero.

Se chiediamo all'intelligenza artificiale chi è un fascista la sintesi della risposta è "Oggi, il termine "fascista" può essere utilizzato in modo più generico per definire persone che si comportano in modo autoritario, che non rispettano le opinioni degli altri o che usano la violenza per raggiungere i propri obiettivi".

Da sempre chi vince le guerre e chi detiene il potere economico detta il "pensiero comune", ultimamente però attraverso i media principali, radio e TV, e quelli tecnologici passa l'idea che chi non si assoggetta sia un fascista. 

Potrei anche essere d'accordo nel volermi dichiarare assolutamente antifascista (e lo sono), ma va ricordato, come diceva De Gasperi, che ogni democratico è sicuramente un antifascista, ma non necessariamente un antifascista è un democratico.

Oggi se critichiamo le azioni di Putin siamo dei sinceri democratici, se critichiamo le azioni di Netanyahu siamo grezzi fascistoidi e rischiamo addirittura un processo se il nostro pensiero cade in mani sbagliate.

Ma azzardo un pensiero: perché nessuno attacca l'idea del ripristino dei confini biblici in medio oriente e tutti attaccano l'altrettanto folle idea putiniana di ristabilire i confini URSS?

Una risposta, soprattutto una provocazione, sarebbe rispondere che la sottomissione alle forze economiche e militari americane incide.

Per alcuni fattori potrebbe essere così, ma noi non vogliamo cadere in questa trappola. Noi vogliamo lavorare affinchè si sviluppi un libero pensiero, come del resto indicato dal titolo di questo blog. Cerchiamo un altra volta di sviluppare una "terza posizione".

Ci si può arrivare evitando di prendere per oro colato l'informazione mediatica, evitando di affidarsi alle intelligenze artificiali, informandosi attraverso più canali, discutendo e dialogando tra noi.

Insomma, facendo esattamente ciò che i poteri forti non vorrebbero, dopo averci faticosamente atomizzati, trasformati in una società in cui gli individui sono isolati gli uni dagli altri, privi di una dimensione pubblica e di un senso di appartenenza.

Quindi oggi più che mai libero pensiero in libera piazza.

Giorgio Bargna


sabato 12 aprile 2025

Quello che sarà il XXV Aprile prossimo futuro


Si sta avvicinando una data che per molti ha un importanza estrema, che per me è relativamente meno importante.

Certo, quando si passa a Repubblica che sostituisce una monarchia che ha sostenuto una dittatura il passaggio è sempre positivo, poi bisogna analizzare gli sviluppi.

Rinuncio a gridare “evviva” a questa nostra democrazia, non perchè la disconosca malgrado tutto, ma per alcune sue latitanze, anche estreme se vogliamo. Non dico certo che in Italia ci siano restrizioni strette e limitative della libertà personale…anzi… ma lo stato ci toglie molto. Questa casta costretta ogni giorno ad autofinanziarsi per sopravvivere ci lede dei diritti, che in genere non vengono classificati primari nei proclami, ma che nella vita di ognuno sono essenziali.

Ecco, io, ad esempio, non posso gridare “W l’Italia” quando vedo le persone muoversi dopo il tramonto (soprattutto le donne ) con addosso un vestito di ansie e paure mentre si recano non solo a divertirsi ma anche a fare volontariato oppure andare ad accudire un genitore.

Non posso gridare “evviva”, quando entro con mio figlio in un ospedale e non ho la certezza che ne uscirà guarito, vista la mancanza dei mezzi a disposizione delle strutture…io di strutture, poi, conosco quelle lombarde, a detta di molti tra le migliori…non oso immaginare l’affanno di un padre calabrese quando porta il figlio in ospedale.

Non posso gridare evviva quando vedo anziani che hanno faticato una vita, vivere tra la fame e gli stenti….e mi fermo qui con la lista, che potrebbe essere molto più lunga.

Tempo fa, era l'anno 2008 scrivevo così:

Un giorno a forza di provarci apriremo la strada ad una nuova repubblica, libera dalla casta e vicina al cittadino.

Un giorno forse questo avverrà…quel giorno sarà un nuovo 25 aprile.

Sono passati 17 anni, anni in cui non ho mai smesso di credere in un mondo migliore, anni in cui non ho mai smesso di credere nell'Autonomia, nel Federalismo, nella Democrazia (possibilmente diretta).

Non ho mai smesso di lottare per questo obbiettivo. Tanti i passaggi e i movimenti che ho attraversato, lunghe le traversie poste in essere soprattutto da chi aveva giurato per il Nord, ma ora, quasi venti anni dopo un progetto concreto si sta sviluppando.

"Patto per il Nord" ci regalerà l'Indipendenza finanziaria ,e non solo, da Roma, ci libererà dalle catene della burocrazia partitocratica, ci donerà la libertà.

Quel giorno che sia 25 Aprile oppure 11 Luglio si che griderò "Evviva!"


Giorgio Bargna

Tessera 0624

Patto per il Nord



mercoledì 9 aprile 2025

IL MIO PICCOLO VADEMECUM PER ARRIVARE AL PRIMO OBBIETTIVO

 

E' tanto chiaro, quanto ovvio, che l'obbiettivo finale di "Patto per il Nord" sia la Repubblica Federale del Nord, confederata in prima analisi, con gli altri territori della Repubblica Italiana.

Non essendo un movimento eversivo o violento diventa altrettanto ovvio che il risultato finale lo si ottiene per passaggi graduali.

Di conseguenza ci si deve concentrare sulla conquista del primo essenziale obbiettivo: l'amministrazione dei Comuni.

Mi permetto, in base alla mia decennale esperienza sul territorio in politica attiva, di stilare un mio piccolo vademecum da sottoporre a Paolo Grimoldi e agli Amici tutti del "Patto".

Agendo sul territorio tanto da attivista quanto da Prosindaco il primo importante riscontro che mi è stato riportato dai Cittadini è la voglia e la necessità di incontrare, vedere, interloquire direttamente con Sindaco, Assessori, Consiglieri Comunali e ogni altro mandatario, direttamente sul territorio, dentro le proprie attività, calcando le proprie zone abitative.

Da Prosindaco ho capito che al Cittadino molte volte, ancor più delle "buche" e della sicurezza, interessino quei piccoli problemi quotidiani che influiscono sulla loro vita personale.

Poi viene l'Esempio. L'amministratore che dimostrerà di aver cura delle proprietà comunali e dell'ambiente, comportandosi con la logica "del buon padre di famiglia", avrà la fiducia non solo dei propri elettori, ma anche di chi non lo ha eletto. Ricordiamoci che un Sindaco è comunque il primo cittadino di tutti, non solo di una parte della città e deve essere pronto ad ascoltare, quantomeno, i suggerimenti e le istanze degli "altri".

In questo mondo che sembra aver perso molti fondamenti in un periodo di molti cambiamenti socioculturali vi sarà necessità di intervenire su quei punti che riguardano alcune categorie che oggi vivono difficoltà infinite.

Mettiamo in primo piano gli anziani che sono il nostro primo valore culturale, oltre che coloro che si sono presi cura di noi e che oggi hanno bisogno che facciamo altrettanto.

Poi ci sono le persone fragili che vanno altrettanto seguite e sostenute, così come gli anziani, attraverso si i Servizi Sociali, ma anche attraverso una rete di solidarietà imbastita attraverso associazioni del terzo settore e organizzazioni di volontariato sostenuto almeno logisticamente dall'Amministrazione. Così come si deve cercare di creare un tipo di servizio pre e post scolastico che consenta ai genitori di non abbandonare i loro figli a se stessi (N.B.: qui gli anziani appena citati potrebbero essere coinvolti)

Per non allontanarci troppo da quanto appena scritto di questi tempi le nostre città subiscono tagli più o meno volontari sulla Sanità, deve essere impegno dell'Amministrazione lottare per una sanità sostenibile nel proprio territorio.

In difficoltà, sia nei grandi quanto nei piccoli centri, molto spesso sono le frazioni; spesso non hanno ne collegamenti ne tantomeno servizi. Anche qui laddove le casse comunali non possono arrivare va creata una rete di volontariato e solidarietà. Cantù negli anni della Giunta Bizzozero varò la "novità" del "Volontario Civico". In quel caso operarono nel settore della manutenzione delle strade, delle scuole ed asili, fabbricati pubblici,ed altri servizi. Nei Comuni da noi amministrati potrebbero essere la Rete, le Reti sovracitate.

Un tema molto caldo in questa era è quello dei giovani, bistrattati e/o mal giudicati a torto o a ragione molto spesso.

Credo che ciò che diventa un giovane sia quanto gli offre e tramanda la Società. E allora vanno sostenuti e guidati, non con imposizioni, ma offrendo loro opportunità. Partendo magari da un istruzione "mirata", sponsorizzata già nelle scuole inferiori per portare a qualcosa che crei un futuro. I ragazzi non hanno bisogno di essere tutti programmatori informatici o laureati che sono già consapevoli di non riuscire a lavorare nel proprio campo. Bisogna indirizzarli, mi correggo, vanno resi consapevoli che esistono lavori manuali e concettuali che fanno parte della tradizione e della necessità pratica della produzione locale che non può essere sostituita da quella industriale.

E' necessario, pertanto, monitorare le necessità del territorio con le varie associazioni di categoria, collaborare con il Centro per l'impiego e le associazioni giovanili per venire a conoscenza della domanda e dell’offerta, costruire percorsi formativi con le scuole professionali recuperando fondi messi a disposizione dall’Europa e da Regione Lombardia.

La presenza sul territorio di istituti tecnici dovrà essere presa in considerazione per gli sbocchi professionali.

Non tralascio certo il tema Sicurezza dove in realtà l'Amministrazione Comunale può intervenire solo parzialmente. Ma in questa parzialità oltre ad accrescere le potenzialità della Polizia Locale, attraverso la dotazione di strumenti tecnologicamente avanzati ed una maggiore disponibilità di risorse, con l’affiancamento di personale amministrativo per gestire le pratiche meramente burocratiche, la videosorveglianza e il controllo di vicinato, si possono mantenere continui rapporti con l’Arma dei Carabinieri e/o la Polizia di Stato, instaurare tavoli di confronto costanti per garantire il necessario coordinamento con le Polizie locali del territorio e le altre Forze dell'Ordine.

Non può un movimento molto legato al territorio come il nostro non valorizzare il ruolo degli esercizi commerciali di vicinato e di quartiere, anche accompagnandoli, attraverso l’istituzione dell’Ufficio programmazione, gare e fundraising, nella partecipazione a bandi e opportunità di finanziamento sovracomunali. Non può non valorizzare il ruolo dei mercati rionali, non può non incentivare il ruolo dei mercati dei produttori agricoli.

Per quanto non siano momenti di gloria per i comparti produttivi non si può (oltre che sostenere il settore attraverso consulte) impedire l'insediamento di nuove attività economiche pur coniugando le esigenze delle imprese insediate, sulla base di parametri qualitativi e quantitativi di controllo con il mantenimento di un’elevata qualità ambientale complessiva.

Concludo ricordando che, così come ogni manifestazione pubblica di ogni genere lo Sport è aggregazione. Ogni individuo deve avere la possibilità di praticare lo sport possibilmente seguendo uno spirito olimpico e di fair play.

Il ruolo del Comune è principalmente quello di favorire la pratica sportiva e sostenere la diffusione della cultura dello sport.


Giorgio Bargna

Tessera 0624

Patto per il Nord









sabato 5 aprile 2025

L'esempio Elvetico da seguire

 


Se leggiamo l’ultimo Rapporto Italia dell’Eurispes, riferito al 2024, che fotografa tra l'altro la misura della fiducia dei cittadini nelle istituzioni scopriamo che, perla rara, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, raccoglie un largo consenso in termini di fiducia espressa dai cittadini nei suoi confronti (60,8%; +8,6% rispetto al 2023).

Il Parlamento si ferma al 33,6% ma i cittadini delusi restano la maggioranza (58%). I cittadini sono divisi sul giudizio nei confronti della Magistratura: il 47% si dice fiducioso contro il 44% degli sfiduciati e sui Presidenti di Regione (apprezzati dal 41,2% e “bocciati” nel 47,4% dei casi).

Quindi passano l'esame solo i Presidenti, anche se quelli di Regione non è che possano ballare il trenino di Capodanno.

Negli Stati Uniti, Paese Federale che anch'esso si affida alla Democrazia Diretta, nel 2023 meno di un terzo della popolazione diceva di avere fiducia nel Congresso, quota che saliva a due terzi quanto a quella riposta nelle istituzioni governative locali.

Andiamo a vedere invece la Confederazione Svizzera, Paese che può ricordare molto il mondo che "Patto per il Nord" vorrebbe, dove i quattro maggiori partiti condividono l’arte del governare, come d’altronde è per lo più avvenuto a partire dal 1959, nella Confederazione la percezione della politica e delle istituzioni è più positiva di quanto si osservi nel contesto internazionale.

In un sondaggio realizzato in Svizzera nel novembre 2023, il 61,9% ha dichiarato di riporre molta o moderata fiducia nel Governo federale. Solo il 23,6% ha indicato poca o scarsa fiducia.

Quali saranno le motivazioni? Il benessere economico? La cultura politica, che fa sì che il Consiglio federale viaggi in treno come le persone comuni? Oppure c’entra la democrazia diretta? O tutti insieme questi ed altri fattori?

Fatto sta che la fiducia crea stabilità, e che la stabilità rende possibile la fiducia. Senza stabilità, non c’è fiducia. Ma in una democrazia stabilità non significa certo che sia impossibile introdurre cambiamenti.

Questo significa però che i meccanismi di funzionamento delle istituzioni politiche devono essere solidi e trasparenti. Fattore essenziale, d’altronde, perché una democrazia possa funzionare.

Laddove c’è fiducia, difficilmente si finisce per votare un partito che punta alla distruzione o al populismo. La fiducia diffusa nella società finisce, di fatto, per generare anche stabilità democratica.

Un altro sondaggio ha di recente mostrato che la maggioranza in Svizzera ritiene che il sistema elvetico, una parziale democrazia diretta, sarebbe il migliore del mondo. La popolazione partecipa al dibattito politico e nel farlo, impara a capire cosa significhi esattamente.

Spesso le votazioni popolari vengono apprezzate soprattutto per un loro peculiare aspetto: quel consentire un dibattito ampio nella popolazione su un determinato argomento, dibattito che poi condurrà a prendere una decisione. Come dire: che bello che ne abbiamo parlato ma ora, che sia la maggioranza a decidere.

Ma potrebbe anche essere proprio il contrario: la minoranza è in condizione di esplicitare il suo malcontento, e l’intero consesso sociale è tenuto a farci i conti. E se la proposta referendaria dovesse anche fallire, in ogni caso il Governo locale tenderà quanto meno a prestare maggiore attenzione a non commettere errori. Perché chi ha un’opinione differente è consapevole del suo diritto, è determinato a farne uso e sa bene che quel diritto è intoccabile.

Certo la formula elvetica è difficile da eguagliare visto il lungo rodaggio, ma non impossibile da imitare.

In Svizzera, il fattore fiducia è probabilmente così forte perché la popolazione è consapevole che la democrazia è una rete, della quale fanno parte a pieno titolo la cittadinanza e il Governo.

Questo significa anche che in Svizzera è diffuso il sentire che politica locale, cantonale e nazionale sono collegate. Chi ha fiducia nelle autorità locali, non è detto che per questo comprenda a pieno il funzionamento del Parlamento o dell’esecutivo federale. Ma è consapevole del fatto che il Governo locale è parte della stessa comunità. Il fattore fiducia alla svizzera è, insomma, un gioco di collaborazione che coinvolge tutti i livelli del vivere insieme.

Prendano esempio gli elettori del Nord Italia, della Padania, anziché eleggere i "cianfurini" che hanno votato finora eleggano i futuri candidati di "Patto per il Nord", gli unici che potranno portare stabilità e fiducia alle nostre amate Terre Padane!!!!

Giorgio Bargna

Tessera 0624

Patto per il Nord

Testo ispirato e supportato da questo articolo





SALONE DEL MOBILE, ORGOGLIO DEL NORD

 


Purtroppo Domenica 6 Aprile non potrò essere presente presso l'Hotel Cavalieri a Milano al Consiglio Federale di Patto per il Nord.

Mi recherò in un altra zona di Milano ad allestire lo stand dell'azienda per cui lavoro al Salone del Mobile.

E' un attività perenne per me che da oltre 45 anni lavoro nel campo del mobile, ancora oggi che sono un pensionato, non riesco a staccarmi da un grave difetto, l'amore per il lavoro.

Ma non siamo qui a parlare di me ma del Salone del Mobile di Milano, simbolo della laboriosità, dell'ingegno, della forza sia dei Brianzoli che dei Lombardi che dei Settentrionali in genere; sebbene al Salone sia presente anche il resto d'Italia e qualche straniero la forza trainante di questo evento sono le aziende del Nord.

Il Salone del Mobile di Milano è ormai tradizione, è ormai un simbolo, anche se negli anni ha vissuto diverse forme e sfaccettature, comprese date e location.

Per questo dono dobbiamo ringraziare il Cosmit (Comitato Organizzatore del Salone del Mobile Italiano) l'ente che ha ideato e organizzato il Salone Internazionale del Mobile di Milano.

Tra i più antichi comitati della realtà fieristica milanese, Cosmit è stato fondato nel 1960 per iniziativa di Tito Armellini e di un piccolo gruppo di mobilieri aderenti alla Federazione Italiana delle Industrie del legno e del sughero, poi FederlegnoArredo. Nel 1961 organizza il primo Salone del Mobile Italiano alla Fiera di Milano.

Nella foto che ho utilizzato ci sono tutti, i fondatori del Salone del Mobile: Michele Barovero, Alessandro Besana, Franco Cassina, Piero Dal Vera, Vittorio Dassi, Angelo De Baggis, Mario Dosi, Aldo Falcioni, Angelo Marelli, Silvano Montina, Mario Roncoroni, Vittorio Villa, Angelo Molteni.

Era il 1961. La delegazione Alta Italia della Federazione Italiana delle Industrie del Legno e del Sughero, diretta da Tito Armellini, aveva deciso di interpellare le 13 migliori aziende del mobile italiano. Perché? Semplice. Dopo il boom della ricostruzione, in Italia non si vendono più mobili, bisogna andare all’estero. Ma le aziende italiane sono ancora piccole, non ce la fanno da sole. Che fare? Unirsi per organizzare una fiera a Milano e richiamare così l’attenzione degli stranieri. Fare sistema, insomma. Il 24 settembre di quel lontano 1961, 50 anni fa, si inaugura la prima edizione del Salone nel Padiglioni 28 e 34 della vecchia Fiera Campionaria. In poco tempo il Salone del Mobile diventa punto di riferimento mondiale del settore Arredo. E strumento dell’industria, che trova così uno straordinario veicolo di promozione della sua produzione.

E' mio orgoglio personale che ci siano molti canturini tra questi nomi così come Cantù può vantarsi de "La Selettiva del Mobile".

Alla metà degli anni Cinquanta del secolo scorso, la necessità di rinnovare la produzione, ancora legata al gusto classico, spinse le autorità canturine a bandire un Concorso Internazionale rivolto ad architetti e designer di tutto il mondo.

Organizzata in stretta collaborazione con la Triennale di Milano, la manifestazione si svolse con cadenza biennale dal 1955 al 1975 e, almeno nelle sue prime edizioni, riscosse un indiscusso successo internazionale.

Ma molte sono state le iniziative legate al Salone del Mobile.

Ricordiamo tra le altre le due biennali dedicate a settori specifici del design: EuroCucina nel ’74 ed EuroLuce nel ’76, l'Eimu dedicata agli arredi per l’ufficio per arrivare, attraverso il Salone Satellite, al "Fuori Salone".

Questo evento garantito fino al 2032 è, oltre che un simbolo, il DNA del Nord che ama il lavoro e lo sviluppa in ogni settore e sicuramente il Nuovo Stato Federale che "Patto per il Nord" porterà alla nascita lo saprà cullare e sviluppare.


L'IDENTITA' DEL NORD E' RAPPRESENTATA DALLA LABORIOSITA' E DAL CORAGGIO, ORA IL VOSTRO CORAGGIO DEVE ESSERE SOSTENERE E ALIMENTARE "PATTO PER IL NORD", SOSTENERE ED ALIMENTARE UN NORD LIBERO E SOSTENIBILE.


Giorgio Bargna

Tessera 0624

Patto per il Nord







venerdì 4 aprile 2025

RIARMIAMO IL FEDERALISMO

 

Dal principio degli anni 90 c'è un tema che accomuna la stragrande maggioranza dei cittadini del Nord Italia, ma anche molti del Sud: nel Sud coloro che credono nell'onestà dell'identità e aborrano l'idea dell'assistenzialismo e dell'assoggetazione alle mafie, al Nord chi sente la necessità di vivere una vita serena e sostenibile.


Il tema in questione è ,nel termine preciso, il Federalismo, ma comprende in esso l'Autonomia, la quale non può che essere alimentata dalla Democrazia Diretta; la Confederazione Svizzera è un esempio tanto vicino quanto funzionale.


Il tema è nato, ovviamente decenni prima, ma fu la Lega Nord, pur facendo a volte confusione anche a causa della Bossiana "tattica della legùra", a portare in rilievo il pensiero federalista. Grande fu anche il pensiero in merito di Gianfranco Miglio.


Il dibattito sul Federalismo, sull’Autonomia è una questione politica e culturale di primaria importanza, ma quella che sarebbe dovuta diventare una profonda riforma dello Stato è stata di proposito ridotta a una banale e impercettibile riorganizzazione burocratica. Si sono raffreddati gli animi di chi al Nord chiedeva più responsabilità e si montava la paura in chi viveva al Sud di perdere quelle elemosine con cui sopravviveva senza mai svilupparsi.


La Lega Nord ha nel tempo addirittura cancellato il vocabolo Nord per trasformarsi nel partito personale di un politico che ha al centro dei propri sogni politici lo Stretto di Messina. In realtà Salvini ha trasformato la Lega in un partito nazionalista, che parla di Stato, di Nazione che espone ogni tanto temi di estrema destra per differenziarsi dalla sinistra e per cercare un accoppiamento perverso e anche blasfemo a livello linguistico con Fratelli d'Italia. Ma forse è più semplicemente una questione di "cadreghin".


Dal referendum del 2017 (che ho sempre ritenuto un errore) la questione dell’Autonomia è stata ridotta a una mera operazione amministrativa, facendo arenare il dibattito, chi aveva creduto nella possibilità di una riforma reale dello Stato non è più riuscito a riprendere l’iniziativa politica.



Le riflessioni geo-politiche su territorio, identità, appartenenza e istituzioni sono state accantonate e la destra opportunamente torna a cavalcare il pensiero risorgimentale che è stato, non va dimenticato, uno dei progenitori dell'epoca fascista, volente o nolente che sia stata la causa. Negli Stati Federali e Democratico-diretti non esiste traccia di dittatura.




Ma oggi c'è ancora viva l'eredità di quel 30% di lombardoveneti e del resto dei Padani che sognavano un Nord libero ed indipendente ed ad alimentarla ci siamo noi del "Patto per il Nord".


Chi ci credeva allora e chi ci crede oggi non ha scelta: SI SCHIERI CON NOI!!!


Solo insieme potremo rivoluzionare lo stato dei fatti, mettere in disparte i despoti che succhiano il sangue ai Cittadini e dare un futuro migliore innanzitutto al Nord, ma anche al resto di quell'agglomerato di culture prevalentemente diverse chiamato Italia.


LIBERO NORD IN LIBERO STATO FEDERALE!!!!!


Giorgio Bargna, tessera 0624, Patto per il Nord














lunedì 31 marzo 2025

Complice della povertà o fautore del Nord sostenibile?


Le parole possono essere opinabili, i numeri assolutamente no, se sono corretti.

Facciamo una sintesi (prendo per buoni i dati forniti da una newsletter a cui sono iscritto) su i dati relativi alle Condizioni di vita e reddito delle famiglie (Anni 2023 – 2024) che ISTAT ha aggiornato pochi giorni fa.

Il 23,1% degli italiani è a rischio povertà o esclusione sociale, quindi 13.5 milioni di persone sono a rischio di povertà, in grave deprivazione materiale e sociale oppure a bassa intensità di lavoro.

Scopriamo anche che il 20% degli italiani lavora ricevendo un reddito che non consente una vita sostenibile e per rincarare la dose la riduzione media dei redditi in termini reali registra un meno 8.7% rispetto al 2007.

Ovviamente c'é un contraltare di persone ricche, ma c'é anche la cerniera che unisce i due estremi che comprende chi fatica, chi se la cavicchia e chi si lamenta.

Se vogliamo ci raccontiamo che i numeri sono drogati dal Sud e dal centro, ma ognuno di noi sa che sbarcare il lunario anche al Nord non è una passeggiata.




 




Allora, cittadino del Nord, chiedo a te se vuoi restare succube e complice di questa situazione oppure ti vuoi unire a "Patto per il Nord" e modificare lo stato di fatto?


Noi vogliamo un Nord federale e sostenibile, lo vuoi anche tu?

domenica 30 marzo 2025

Brianza, mezaluna fertil


Il percorso di chi insegue il sogno di un Nord indipendente si sa che è lungo.

N0n si tratta semplicemente di un percorso ideologico, ci sono fondamenta storiche e culturali.

Era il 31 Gennaio del 2008 che pubblicavo, su gentile concessione dell'autore, questo testo su un mio Blog ormai scomparso dalla rete. Per correttezza vi lascio anche il link originale.

El nòmm de la Brianza el proven del celtegh “Brià” (altura) che l’era anch el nòmm de la dea Bri, Bride, Brighitt, pussee mej cognossuda ‘me Briganzia.

El loeugh di Prealp lombard hann veduu el lor splendor intant el period de la civiltaa “autoctona” de Golasecca, che in quii dì d’incoeu l’è stada retrodatada attòrna el 1.500 a.C.
In di popol antigh celtegh, i tempi vegniven mess suu segond on prinzippi analògegh/simbòlegh, che gh’haa dent i coordinaa celesti in terra seguttand la simbologia lunar cont i sò 28 cà.
Còmm deven el center de la civiltaa Golasecca, che la và de la riva orientalla del Tisin finna al lach de Oggion, visin Lecch.
Di repert antigh de quista civiltaa a hinn staa trovà attòrna la cittaa de Còmm, in di sitt del lach Alserio, ne la piana de Erba (CO) e in tutt el loeugh di Prealp.
Ona particolaritaa che la salta ai oeugg l’è che di giesett di ona manciada de meter quader, spanduu in del sitt del lach de Còmm, hinn tucc fà dedica a San Peder: la fondazion di quist hinn Longobard.
Questa dedica, per analogia, la se ripòrta a la Preja alchemica, segond ona disposizion a fòrma de “mezzaluna fertil”, che rappresenta la divinitaa Bride incarnada in terra.
Fertil, perchè Bride l’è la divinitaa la pussee venerada in quij sitt chì, lee che la nudr e scionsgia la terra e la Natura tutta.
Per fa on presempi, ciappom la gesa a Gemonio, fondada del Liutprando in del VIII secol; San Peder de Albes (Cassano), fondada in del 1000 d.C.; San Peder al Mont a Civaa fondada del Desiderio in del 706; Agliate arent Galliano, a la fin del X secolo; a Gallaraa, in del 1000.
Gh'emm de fa nòta, impunemanch, che tutt 'ste gesett hinn trà suu sora di templi arcaich, antecedent, ciamaa “Nemeton”, “loeugh sacher”, che gh'hann origin in de l'etaa de la cultura de Golasecca, dedicaa a Belisama, dea celtega de la fertilitaa.
Se mettom assema immaginariament i pont cont ona linea filà, vegn foeura la figura de la mezzaluna, center de gran poder che cascia calor. Questa mezzaluna la cress, e l'è ona simbologia ermetica, alchemica.
Mezz per la “palingenes umana”, che la se manifesta in del zinivej, vers la condizion de Lunna Piena.
La Preja alchemica, inscì, simbol di Acque primordiai, che hinn calà in terra in tucc quij lach che vedom in questa mezzaluna: el lach de Còmm – Vares – Alserio – Segrino – Oggion – Annone.

Considerato che il Nord è abitato da molti autoctoni che conoscono poco il loro dialetto e da molti fratelli che arrivando da altre lande possono condividere i concetti ma non essere eccelsi nell'espressione dialettale allego la traduzione del testo

La Brianza deve il suo nome all’antico celtico Brià – derivante dalla divinità più importante che è appunto Bri, Bride, Brighitt, o meglio nota come Briganzia. La zona submontana lombarda ha visto il suo splendore durante il periodo della civiltà di Golasecca, retrodatata recentemente da approfonditi studi, attorno al 1.300 a.C.

Presso gli antichi Celti, i templi, le cappelle votive, venivano costruite secondo un principio analogico/simbolico, che riporta le coordinate celesti in terra seguendo la simbologia lunare con le sue 28 dimore.

Como diventa il centro della civiltà di Golasecca, che si estende dalla sponda orientale del Ticino ed arriva fino al lago di Oggiono, vicino a Lecco.

Alcuni reperti antichi di tale civiltà si sono ritrovati attorno alla città di Como, nei dintorni del lago Alserio, nella pianura di Erba ed in tutta la zona submontana.

Una delle singolarità che risalta subito all’occhio è data dalle chiesette di pochi metri quadri sparsi per tutto il territorio sub-montano, dedicate tutte a S. Pietro: la fondazione per la maggior parte di queste risale ai Longobardi.

Tale dedica per analogia si riferisce alla Pietra alchemica, quindi secondo questo concetto le chiese così disposte formano la "mezzaluna fertile" che rappresenta la divinità Brighid incarnata in terra. Fertile, perché è quella divinità che più di altre si venera e perché è colei che nutre e arricchisce la terra e tutta la Natura.

Per fare un esempio citiamo la chiesa a Gemonio, fondata da Liutprando nel VIII secolo; S.Pietro di Albese, in località Cassano, fondata nel 1000 d.C.; S.Pietro al Monte a Civate fondata da Desiderio risalente al 706; Agliate vicino a Galliano, celebre per la sua cripta ad oratorio, la cui costruzione risale alla fine del X secolo; a Gallarate, nel centro, risalente all’anno 1000.

Si noti, comunque, che tutte queste chiesette furono costruite sopra templi antecedenti, e più precisamente "Nemeton", ossia "luogo sacro", risalenti appunto all’età della civiltà di Golasecca, tutte dedicate alla divinità Belisama.

Se si uniscono immaginariamente i punti con una linea continua, si ottiene la figura della mezzaluna, centro di alto potere calorifico. Tale mezzaluna è crescente, chiara simbologiaermetica, chiara per chi è profondo nella conoscenza alchemica.

È il mezzo necessario alla palingenesi umana, quale può essere il cervello, nella sua fasedi crescenza, verso la condizione di Luna Piena.

La Pietra alchemica, quindi, simbolo vitale della Acque primordiali.

Le Acque primordiali sono identificate in tutti quei laghetti che si incontrano nell’arco diquesta mezzaluna: il lago di Varese – Alserio – Segrino – Oggiono – Annone