mercoledì 19 settembre 2012

Democrazia dei cittadini (un pò di Svizzera)





Terzo capitolo della condivisione di  alcuni pensieri di Paolo Michelotto, uno dei non plus ultra del settore della Democrazia Diretta. Michelotto nello scrivere il libro “Democrazia dei Cittadini”, nella prefazione, invita a condividere le sue idee e le sue proposte su blog e profili web, sarò felice di accontentarlo condividendo parecchie parti e riflessioni tratte dal suo libro. Buona lettura.
Prosegue il terzo capito del libro attraverso una panoramica della democrazia diretta in Svizzera.
 Io salto la parte nazionale, che è comunque interessante (di cui ho ampiamente riflesso su “Giorgio Partecipativo con vari post) e passo direttamente a quella che riguarda il livello locale, argomento che politicamente mi interessa di più.

Tutti i Cantoni e i comuni, tranne il Cantone Vaud,  permettono anche il Referendum Finanziario.
Per esempio nel Cantone di Graubuenden, ogni spesa straordinaria superiore ai 6 milioni di euro circa, deve essere approvata dai cittadini con Referendum Finanziario Obbligatorio. Ogni spesa da 600.000 a 6.000.000 di euro circa, è soggetta a Referendum Finanziario Facoltativo se i cittadini raccolgono almeno 1500 firme (1,2% dell’elettorato cantonale). Per spese ricorrenti, come il finanziamento della gestione di un teatro o per un festival dell’arte, che impegneranno il Cantone per molti anni a seguire, c’è il Referendum Finanziario Obbligatorio se la spesa annuale è superiore a 600.000 euro, Facoltativo se la spesa annuale va da 200.000 a 600.000 euro, previa raccolta di 1500 firme.

Guardiamo le differenze
Ogni Cantone e Comune ha le sue leggi e la sua storia e tradizioni e quindi, nonostante l’uso degli strumenti di democrazia diretta sia diffuso e utilizzato
ovunque nella Confederazione, ci sono notevoli differenze.
Per esempio nel Cantone Zurigo, dal 1970 al 2003 i cittadini hanno potuto votare a livello cantonale 457 volte (13,8 volte l’anno).
Nel Cantone Ticino, nello stesso periodo, 53 volte (1,6 volte l’anno).
A livello comunale le differenze possono essere ancora più estreme. Tra il 1990 e il 2000 nei comuni del Cantone Berna si sono tenute 848 consultazioni.
Nei comuni del confinante Cantone Friburgo, nello stesso periodo di 10 anni, si sono tenute solo 4 consultazioni.
Questa differenza è dovuta a tradizioni storiche, perchè molte decisioni nei comuni di Friburgo, sono prese in assemblee pubbliche comunali.
Nei cantoni di lingua tedesca gli strumenti di democrazia
diretta sono molto più utilizzati che nei cantoni francesi e in quello italiano. Questo è dovuto anche al fatto che i comuni nei cantoni tedeschi, godono di
un’autonomia molto maggiore. Anche l’accessibilità e l’apertura degli strumenti di democrazia diretta, quali il numero di firme necessarie
e il tempo previsto per la loro raccolta, determina
la frequenza d’utilizzo. Nel complesso il trend in Svizzera è quello di alleggerire e rendere più facile l’utilizzo, alleggerendo
le difficoltà per chi vuole utilizzare gli strumenti di democrazia diretta.
Diversamente che nel resto del mondo, i cambiamenti
alla costituzione sono decisi dai cittadini. Il ruolo del governo e del parlamento è quello di consigliere.

Saltiamo a piè pari la storia della Democrazia Diretta svizzera e snoccioliamo invece alcune cifre.
Negli ultimi decenni, a livello federale, i cittadini seguono le raccomandazioni del governo e del parlamento nel 90% delle votazioni. Ma la maggior parte dei promotori delle iniziative e dei referendum che sono stati bocciati dai cittadini, ritengono lo stesso di aver guadagnato qualcosa, sia esso un dibattito su argomenti non trattati dai politici, oppure una legge
fatta dal parlamento sull’argomento. Per questo aumentano ogni anno il numero delle iniziative.
Circa l’80% dei cittadini va a votare almeno una volta in un periodo di 4 anni. Le votazioni, anche se molto frequenti, raggiungono una partecipazione
media del 50% degli aventi diritto considerando tutte le votazioni dal primo referendum confederale dall‘800 ad oggi. Questo dato tende a essersi stabilizzato a poco più del 40% negli ultimi anni.
Nel 2006 la percentuale media di affluenza per i referendum confederali fu del 43,59%.
Nel 2007 la percentuale media di affluenza per i referendum confederali fu del 41,07%.
Nel 2008 la percentuale media di affluenza per i referendum confederali fu del 42,44% nei referendum effettuati nei primi 9 mesi dell’anno.
Questi dati si ricavano dal sito della cancelleria federale svizzera www.admin.ch
I sondaggi mostrano che il 90% dei cittadini è contrario a qualsiasi limitazione degli strumenti di democrazia diretta.
Il governo e il parlamento non possono contare sul sostegno incondizionato dei cittadini nei 4 anni tra una elezione e l’altra.
Tutta la società svizzera è abituata a far sentire la sua voce e a dibattere su tutti gli argomenti. Il governo e il parlamento sono quindi costretti a fornire informazioni trasparenti e spiegazioni esaurienti su ogni legge che essi propongono. Il continuo ricorso ai referendum e alle iniziative costringe i media a parlare dei temi messi al voto e ciò aumenta il dibattito e
la consapevolezza tra i cittadini.
Ogni legge che alla fine diventa esecutiva ha quindi un livello di gradimento, di consapevolezza e di legittimazione, sconosciuti nelle altre democrazie.
Guardando le votazioni effettuate finora ci si accorge che nei momenti di grande crisi economica, come tra le due guerre mondiali e alla fine del 1900,
i temi posti al ballottaggio riguardavano spesso la politica sociale e l’immigrazione.
Regolarmente distribuite nel tempo sono invece le votazioni riguardanti la forma della democrazia, la sicurezza nazionale e questioni riguardanti la famiglia.
Negli ultimi 70 anni ci sono state molte votazioni su temi ambientali e sul trasporto. Come ad esempio l’iniziativa approvata sulla protezione dell’ambiente montano (partita contro la costruzione di una base militare nel canton Schwyz) e con l’iniziativa Alpina, con la quale i cittadini hanno approvato la decisione di trasferire tutto il traffico merci dalle strade alla
rotaia entro il 2010.
 (continua)

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