Se volessimo
illustrare i principi fondamentali del Federalismo per spianarci la strada
credo proprio dovremmo innanzitutto relazionare l’esatto contrario del Federalismo
stesso cioè la forma più intensa della concezione di Stato moderno, ossia lo
Stato-nazione.
Questa
concezione bestiale tende, attraverso l’azione di un potere centrale, che si
definisce unico rappresentante dei cittadini, a far convergere meticolosamente,
appiattendole su se stesse, l’unità politica e l’unità culturale, linguistica o
etnica su un'unica posizione.
Il tempo ha
donato molti significati alla Sovranità Centrale. Nel passato remoto rappresentava
solamente la più alta autorità, quella depositaria dell’ultima estrema
decisione, in un era più moderna rappresenta la possibilità del Sovrano di
imperare.
Il Sovrano
oggi finge di dimenticarsi di essere un delegato, si arroga anche tutte le
decisioni dei corpi intermedi; i gruppi sociali sono solo sudditi,
possibilmente da spennare.
Il nostro Sovrano,
infatti, non solo non rispetta le regole
del contratto, ma si arroga anche un’obbedienza totale da parte dei sudditi.
Passa il
concetto cardine che accorpa nazionalità e cittadinanza, non c’è più un membro
della nazione che non sia cittadino, né cittadino che non sia membro della
nazione, il popolo riconosciuto è solo quello “nazionale” e null’altro è
immaginabile.
La rappresentanza
unica che fa capo alla nazione politica esclude leggi particolari che si
applicano ad un gruppo ben definito e limitato, esistono solo leggi ad ampio
raggio da applicare uniformemente ad ogni individuo al di la di ogni
specificità, la Patria non si identifica più con il popolo o con la società, ma
con lo Stato.
Il Sovrano
odierno annienta lingua, cultura, credenza, sesso; omologa, assimila, senza
pietà: quanto differenzia, identifica viene limitato alla sfera privata.
Chi è
minoranza non ha diritto di riconoscimento, sostanzialmente diventa un
oppresso.
Nel
Federalismo i concetti si ribaltano, i suoi fondamenti si identificano nel
principio di sussidiarietà, nella ripartizione della sovranità, nella
democrazia diretta, nel riconoscimento dei corpi intermedi, delle identità
collettive e delle comunità.
Il federalismo
è il sistema laddove il governo centrale condivide le differenti competenze
costituzionali e legislative con le collettività sulle quali ha autorità,
facendo in modo che tali competenze si esercitino al livello più basso
possibile.
Il
Federalismo implica autonomia, partecipazione, responsabilità e sussidiarietà,
mutua solidarietà e reciprocità.
Nel
Federalismo la società ha il primato sui membri, si costituisce tramite una
serie di patti
politici e
sociali conclusi successivamente, risalendo dalla base, da parte di
una infinità
di associazioni autonome, naturali ed istituzionali, pubbliche e private:
famiglie e dinastie, comunità civili, città e province.
Il cittadino
contratta, ma non come individuo ma come membro di una comunità già esistente
che non abbandona mai la totalità dei suoi diritti a beneficio di una società
più vasta. La Sovranità appartiene al popolo, e non smette mai di appartenergli,
il popolo può
delegarla,
ma non può rinunciarvi. Il Federalismo è la dottrina che più è in grado di
tradurre in fatti concreti l’idea di una sovranità strettamente associata ai
principi di autonomia e di sussidiarietà; le decisioni vengano sempre prese al
livello più basso possibile, da parte di coloro che ne subiscono più
direttamente le conseguenze.
Non si
tratta di volgare decentramento che rappresenta comunque parte di una piramide,
nel caso
della sussidiarietà avviene il movimento opposto: il livello locale non delega ai
gradini superiori che le responsabilità de i compiti di cui non può farsi carico esso
stesso, non rinuncia che alle competenze che non può assumersi, mentre
risolve con i suoi propri mezzi tutti i problemi che sono effettivamente di sua
competenza, assumendosi lui stesso le conseguenze delle sue decisioni e
delle sue scelte. La gente decide il più possibile da sola riguardo a ciò che
la riguarda creando un sistema politico e sociale in cui i problemi possano
essere risolti al livello più basso possibile grazie anche ad un’idea di una
democrazia partecipativa che si oppone
all’idea di una democrazia puramente parlamentare e rappresentativa.
Oggi la
disaffezione sempre maggiore dell’elettorato per i partiti politici di tipo
classico, la rinascita della vita associativa, la comparsa l’emergere di nuovi
movimenti sociali o politici
(ecologisti,
regionalisti, identitari) la cui caratteristica comune è non più la difesa di
interessi contrattabili ma di valori esistenziali, lasciano intravedere la
possibilità di ricreare una cittadinanza attiva a partire dalla base.
Il controllo
del potere non può essere appannaggio dei soli partiti politici la
cui attività si risolve troppo spesso nel clientelismo. La democrazia partecipativa
non può essere oggi che una democrazia di base. Tale democrazia
di base non ha lo scopo di generalizzare la discussione a tutti i livelli, ma
ha piuttosto lo scopo di determinare, con il concorso del più gran numero,
nuove procedure decisionali conformi sia alle sue proprie esigenze,
sia a quelle
che provengono dalle aspirazioni dei cittadini.
Il principio
politico della democrazia non è quello secondo cui la maggioranza decide, ma
quello che vuole che il popolo sia sovrano.
Faccio
dunque mia un impressione di Alain de Benoist: “ I fondamenti essenziali del federalismo mi
sembrano essere dunque questi: una società in cui la libertà e la
responsabilità, strettamente legate l’una all’altra, sono ripartite a tutti i
livelli in funzione del principio di sussidiarietà; una concezione della
sovranità non come potere assoluto e competente su tutto, ma come istituto che
ha autorità sulle materie più vaste solamente in ultima istanza; e infine, una
concezione della democrazia che riposa in origine non sulla nozione di numero o
su quella di delibera parlamentare, bensì su quella di partecipazione più ampia
possibile di tutti i cittadini alla cosa pubblica”.
Grazie per l’attenzione,
Giorgio Bargna
Nessun commento:
Posta un commento