domenica 3 agosto 2008

Parlare di Democrazia Partecipata


Oggi, sulla spinta delle esperienze latinoamericane, ma ormai anche europee, nonchè italiane, nella nostra società (spingendo sulle istituzioni) vanno acquisendo sempre più forma tratti di Democrazia Partecipata. Questo percorso obbliga ormai le istituzioni ad adeguarsi, generando una regolamentazione formale che pone con forza l’esigenza di una fondazione giuridica della partecipazione e della strumentazione capace di darle corpo.
Scartabbellando nei testi del diritto, malgrado sia già non poco che si discute il tema, non si risontra un vero riconoscimento giurido alla Democrazia Partecipativa, io dico: “e chissa mai perchè?”. Magari qualcuno ritiene che la Partecipazione Popolare non detenga il diritto di essere giustificata nel sistema giuridico. Io ovviamente non la penso così; chiaro però che il diritto non può tutto e, particolarmente in questo campo, non può da solo generare pratiche adeguate, se non si mettono, si producono solidi impulsi sociali e politici e, anzi, tutta una “cultura” nuova. Vedremo quindi, nel futuro prossimo di elaborare ragionamenti che potrebbero essere utili anche a chi voglia procedere in maniera chiara e definita nelle tappe di elaborazione di normative (di differenti livelli, dal comunale al regionale fino eventualmente allo statale) sulla partecipazione e la democrazia partecipativa. Occorre senza dubbio chiarezza sul tema, in quanto si trova difficoltà nell' avvicinarsi a questo tema .
Allora vediamo cosa occorre fare. Innanzitutto occorre un’opera di pulizia concettuale, poi bisogna diffondere al massimo il pensiero partecipativo, visto che, attualmente, a livello comunale e provinciale, sempre più enti locali sembrano voler evolvere questo principio; anche se ancora in minoranza,mostrando di voler investire su un’idea sempre più accreditabile nazionalmente. Poi bisogna, razionalmente, chiedersi cosa vogliamo in realtà, i modelli adottati sinora sono assai vari, quindi non abbiamo a disposizione un modello standard di riferimento, ma solo alcuni principi orientativi,occore quindi un mix ossimoro, intelligente, di immaginazione e di realismo.

Aggiungo un pensiero di Umberto Allegretti:
La base teorica primaria che si può rintracciare a fondamento della
partecipazione e della democrazia partecipativa affonda le radici nel generale
rapporto tra società e istituzioni, che conforma le strutture genetiche degli
ordinamenti giuridici democratici. Basterà appoggiarsi sulle nozioni fondamentali
proposte dalla scienza italiana normale, che distingue tra stato-apparato e stato-
comunità, per delineare un diverso rapporto tra i due livelli in cui la società sia dominante. E converrà riferirsi altresì alla dottrina, che sta a base degli ordinamenti contemporanei, dell’appartenenza della sovranità al popolo. Entrambi questi ordini di idee portano infatti a ritenere che le forme della democrazia – considerate nel loro sviluppo storico concreto – tendono naturalmente ad arricchirsi, nel senso di ammettere come loro elemento, i più elevati gradi di partecipazione.

Dobbiamo porre attenzione nella proposta, che va elaborata, non da profani come me ma , da esperti nel settore, perché il tema partecipativo si intreccia con delle affinità quali il ruolo delle formazioni sociali, l’associazionismo, il volontariato, la concertazione, la
sussidiarietà sociale; come pure con la partecipazione al procedimento amministrativo e il diritto di accesso o ancora con altre situazioni quali l’autonomia locale, l’articolazione dei diversi livelli di governo, la sussidiarietà detta verticale, e gli istituti di democrazia diretta.

Proseguiremo il tema, Giorgio.

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