Prendo
spunto, come spesso mi accade da un pensiero di Alain de Benoist, l’assonanza
di idee è veramente terrificante.
I
principi di una democrazia moderna spesso si identificano in tre valori: Libertà,
Eguaglianza, Fratellanza.
Sull’essere
liberi ed uguali si può essere d’accordo sostanzialmente solo se democratici,
in ogni altra situazione ognuno da un valore ed un peso diverso a questi
aggettivi.
Cosa
invece potrebbe essere la fratellanza?
Si
narra che si tratti di un qualcosa che non pare dissociabile dalla cittadinanza:
esprime in senso politico, il legame che dovrebbe unire i cittadini.
Spesso
si usa dire che tutti gli uomini sono fratelli … posso concordare, ma purtroppo
gli eventi dimostrano che è la minoranza a pensarla così.
Stiamo
comunque sul piano politico della faccenda; umanamente si è insiti nel dare una
caratura ed una portata morale universale al termine fratellanza “tutti gli
uomini sono
Fratelli”,
ma tutto questo è poi contraddetto
dall’uso politico di questo vocabolo.
Ci
ritroviamo ben poco di “fraterno” all’interno della fratellanza politica, che è
una solidarietà elettiva e fa riconoscere come fratelli persone che sono
connazionali, concittadini, comunitari, non familiari.
Era
teoria del discusso Régis Debray che fratellanza non sia fraternità; esso
affermava questi concetti:
“La fratellanza è opposta alla
consanguineità, è rimedio alla fratria […] Per me, si ha fratellanza
infrangendo la cerchia della famiglia, la prigione delle comunità naturali,
dandosi una famiglia elettiva, adottiva, una famiglia transnaturata, se non
denaturata”.
“Poiché i popoli, come gli individui, sono
fatti di morti e di vivi, impossibile rispettare i vivi se non come fratelli
minori dei morti”.
Stando
a questo ragionamento ci si associa nella fratellanza politica solo perché nati
nella stessa società politica, uno status che s’estende a ogni dimensione
temporale; associa morti e vivi, essa si distingue decisamente dall’amicizia,
sentimento durevole, legame
permanente,
in qualche modo statico, la fratellanza si connette soprattutto a un
contesto,
un evento, a una lotta.
Alla
pari della solidarietà, la fratellanza replica a una situazione, emerge per
opposizione o azione propositiva; essa sicuramente è anche più collettiva, più
“popolare” dell’amicizia, che, col suo carattere elettivo, favorisce piuttosto
il senso dell’élite.
Concorda
de Benoist con il pensiero di Debray che qualifica la fratellanza quale “sentimento
moderno e democratico”, conseguendo che la fratellanza non saprebbe definirsi
come un puro sentimento, perché spesso è indissociabile dalla praxis,
dall’azione (“l’amicizia culla, la fratellanza scuote”).
Si
pone però un limite, la fratellanza separa tanto quanto unisce, per logica
conseguenza la fratellanza politica non associa tutti gli uomini, anzi instaura
una potente bipartizione fra chi è visto come fratello e chi no, integrando gli
uni ed escludendo i secondi.
Nella
fratellanza va definendosi un noi collettivo
per opposizione a chi al noi non appartiene, e tiene a distanza o emargina, dà a questo noi la
possibilità di fare corpo, ma non c’è un noi
senza un loro.
Ricollegandosi
alla triade esposta ad inizio ragionamento si marcano nette determinate differenze
di natura tra la fratellanza e gli altri concetti esposti, eguaglianza e
libertà.
Libertà
ed eguaglianza sostanzialmente sono dei diritti che si possono identificare: liberta
d’espressione, di possibilità, ecc, la fratellanza non ha genitivo.
E’
meno un diritto che un imperativo, perfino un’obbligo. Ci si batte pro o contro
la libertà
e
l’eguaglianza, il che spiega come l’una e l’altra, quando s’affrontano fautori
e
detrattori,
possano dividere. La fratellanza invece riconcilia. Si è riuniti perché
l’obbligo
è di tutti verso tutti, di ciascuno con gli altri.
Inoltre
eguaglianza e libertà sono tendenzialmente dei diritti applicabili ai soli
individui, possibili valori individuali, al contrario la fratellanza implica,
per definizione, una comunità o una collettività, rappresenta l’antico concetto
di bene comune. Insomma, la fratellanza non si distribuisce: è un bene
indivisibile, di tutti i cittadini insieme, fusi in un corpo unico.
La
fratellanza dunque si coltiva nella comunità, essa però necessariamente non
coinvolge tutti, sta dunque a chi si professa sostenitore del bene comune
alimentarla e sostenerla, sta a chi non è soddisfatto degli accadimenti
pubblici inserirsi nel meccanismo; una sola cosa è certa, più cittadini
condividono un percorso, più esso ha la possibilità di concretizzarsi, nel nome
si del bene comune, ma anche in quello della fratellanza.
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