mercoledì 19 novembre 2025

PRAGMATISMO APPLICATO AD UNA NUOVA IDEA DI REGIONE AUTONOMA


Era ovvio che dopo il Congresso Federale di Patto per il Nord si leggessero molte reazioni sui social.

Reazioni positive e negative scontate, sostenitori e detrattori non possono mai mancare sullo scenario politico, ci mancherebbe. Però mi ha colpito in modo particolare il pensiero di una persona cara a molti amanti dei territori del Nord, Gioann March Pòlli.

Molti di noi hanno letto i Quaderni Padani, altri ne avranno sentito parlare. Roba da autonomisti, non certo da democristiani.

Ci dice Giovanni Marco Polli in sostanza che tra le motivazioni per le quali il "Patto" sostiene il federalismo manca la questione identitaria, da associare a quella socioeconomica.

Va detto che il Gioann non ha tutti i torti, al congresso la questione è stata nominata in parte in alcuni interventi, forse non è stata evidenziata a dovere, ma c'è una motivazione, anche io in molti miei testi ho parlato di tradizione e comunità, un fondamento, ma oggi i tempi richiamano molto di più a una lotta per la sopravvivenza. che alla poesia.

Ringrazio però Polli perché mi ha aperto il cervello ad una riflessione che non sarebbe dovuta sfuggire a chi come me ha fatto parte di un gruppo politico chiamato "Movimento Autonomista Lombardo" che propose e lavorò per la creazione di una nuova Regione a Statuto Speciale.

Io stesso, nei miei pensieri che condivido, mi faccio forviare dall'idea di regione autonoma in base ai confini che lo Stato italiano ha definito, anziché ragionare su regioni tipo quella proposta dal M.A.L. (Lario, Brianza e Valtellina) o su qualcosa di ancora più storico e fondato come potrebbe essere  l'Insubria, che però non è solo storia, ma ancora oggi un territorio aggregato.

L'Insubria parte grossomodo dal Verbano per arrivare ad est fino alla bergamasca, scendendo fino al pavese e salendo ipoteticamente fin dentro il Canton Ticino. Stessa lingua, grammatica uguale per mille accenti. Stessa cultura storica, che deriva dall'artigianato e dall'agricoltura. Oggi stessa sorte dovuta all'industrializzazione e alla globalizzazione, dovuta allo statalismo e alla burocrazia, fatta di difficoltà produttiva e di depredamento da parte delle casse erariali centrali.

Io sono solo una piccola pedina nello scacchiere immenso di "Patto per il Nord", ma nella mia funzione di Segretario Provinciale mi spenderò, non appena il movimento ne avrà la forza, affinché la Segreteria Nazionale Lombarda attivi la procedura preposta per la realizzazione di una Regione Autonoma a Statuto Speciale fondata sui principi qui sopra elencati, storici si, ma soprattutto legati alla situazione attuale visto che oggi occorre molto di più una soluzione pragmatica per migliorare la vita dei cittadini che un romantico legame storico.

Si tratta di un esempio di “Democrazia dal Basso”. Si tratta di un Federalismo che si fonda sul localismo, sull’autonomia, sulla responsabilità e sulla partecipazione popolare; un Federalismo che si fonda sul Municipio e che vuole arrivare lontano. Si tratta di portare avanti dei valori; valori fondati sull’Autonomia, la Responsabilità, sulla Partecipazione, sul Localismo, sulla Sostenibilità.

Ci credo e mi spenderò,
Giorgio Bargna
Patto per il Nord
Como


mercoledì 12 novembre 2025

A TREVIGLIO, PER IL NORD, INSIEME!!!




 Nel prossimo weekend, Sabato 15 e Domenica 16 Novembre si terrà, presso il Teatro Nuovo di Treviglio, il 1° Congresso Federale di Patto per il Nord.

Ovviamente sarò presente entrambi i giorni, non tanto per la piccola carica che mi è stata assegnata, ma perché credo fermamente in questo progetto.

Senza indugio nel mese di Marzo mi sono tesserato, senza indugio perché dopo anni che cercavo la via di scampo per il Nord, attraverso diversi progetti politici, finalmente ho trovato la via per Damasco o per Venezia se preferite.

Non sono mai stato iscritto alla Lega Nord (con nessuno dei vari nomi assunti) ma da sempre sono un federalista che crede che solo attraverso territori autonomi si possa trovare la formula giusta per salvaguardare i territori innanzitutto del Nord, ma anche della nazione intera.

Ovviamente ognuno di noi pensa prima alle proprie latitudini e quindi io penso innanzitutto alla mia Lombardia ed al Nord in genere.

Anni fa i cittadini del settentrione avevano affidato alla Lega Nord il proprio futuro, nel tempo però sono stati delusi, ogni giorno di più, fino a rendersi conto che l'ultima edizione della Lega, la Salvini Premier, se non è un movimento meridionalista poco ci manca ed emana al governo del paese leggi e tasse che tartassano ogni giorno di più aziende e cittadini.

L'obbiettivo del Patto è riprendersi cura delle esigenze di imprenditori, lavoratori, pensionati, invalidi e disoccupati; badate bene tutte le categorie elencate sono legate tra loro da un filo diretto che determina il futuro di uno con gli altri.

Mentre oltre il 50% delle famiglie del Nord (ormai non esiste più il ricco Nord) fatica a sbarcare il lunario a Roma si aggiungono accise ai carburanti (già cari di per se), si aumentano i prezzi dei caselli autostradali (e se ne varano di nuovi, su strade di origine decennale), si taglia sulla sanità e sui servizi, tradendo i bisogni delle persone e alimentando il carovita.

Le cure sanitarie stanno diventando private, se non si vuole rischiare di morire, le infrastrutture sono obsolete e prive di manutenzione, il Territorio è abbandonato.

Ecco, dopo anni di silenzio, Patto per il Nord, è tornato a parlare di Nord, lo fa con il cuore, con l'impegno, col sorriso e con la determinazione.

Questo mi ha convinto a credere nel progetto ed a profondere energie ed investire il mio tempo su esso.


PER IL NORD, INSIEME!!!!


Giorgio Bargna

Segretario Provinciale

Patto per il Nord

Como

martedì 11 novembre 2025

GIUSTIZIA CONCRETA, NON INUTILI REFERENDUM

 



In queste giornate e presumibilmente in futuro il dibattito pubblico si concentra e concentrerà sulla separazione delle carriere mentre  i cittadini e le imprese affrontano problemi ben più concreti e urgenti.

Stante la situazione attuale ogni scelta al referendum è parificabile alla follia di assumere un autista senza essere in possesso di un automobile.

La nostra giustizia traballa, con processi tra i più lenti in Europa. Il Rapporto sulla Giustizia nell’Unione Europea 2024 ci racconta che le cause civili in Italia durano in media 527 giorni, oltre il doppio dei 239 giorni entro i quali si concludono in media i processi civili nell’UE.

Non si tratta semplicemente di calendario, ci confrontiamo con seri impatti economici e sociali per cittadini e imprese. 

Non si sorride neppure in ambito penale. Un procedimento penale nel nostro Paese dura in media 361 giorni, mentre 178 sono i giorni, nella media UE, la giustizia penale, che dovrebbe assicurare rapidità ed efficacia per garantire certezza della sanzione e tutela delle vittime, manifesta anch’essa notevoli carenze.

Grazie a questa situazione traballa la fiducia verso l’apparato giudiziario, si ledono i diritti dei cittadini e si pone un ostacolo alla competitività economica nazionale

Prima di pensare a come organizzare la magistratura forse si necessità di riforme organiche nel sistema giudiziario in forma urgente.

La lentezza processuale, come anticipato ha due conseguenze: mina la fiducia nel sistema e produce danni economici. 

L’arretrato giudiziario soffoca il sistema, rendendo l’attesa una vera e propria ingiustizia. Economicamente si paga in capitali fermi, occasioni mancate per le imprese, costi extra per le aziende, spese legali infinite, incertezza per i privati.

Occorre ispirarsi a nuove strategie magari ispirandosi ad altri sistemi, i Paesi Bassi, ad esempio, hanno puntato sulla specializzazione di tribunali e giudici, alzando gli standard di qualità ed efficienza.

Una tecnologia avanzata e una maggiore specializzazione, possono essere fondamentali se davvero si vuole conferire ai cittadini una giustizia rapida, funzionale e degna di fiducia.

Il sovraccarico dei tribunali è dovuto anche e soprattutto da una drastica carenza di personale: secondo CSM e ANM, mancano circa 1.400 magistrati (il 15% dell’organico) e oltre 5.000 unità di personale amministrativo. 

E' evidente che occorre assicurare un organico sufficiente di magistrati e collaboratori per ottenere un’amministrazione della giustizia efficace.

Leggendo le esperienze di alcuni professionisti del campo sorge l'idea che più che parlare di separazione delle carriere tra Giudicanti e PM, la separazione andrebbe fatta tra civile e penale: troppi magistrati con alle spalle anni di militanza nel penale vanno a “fare danni” nel civile, non sapendo come interpretare una polizza assicurativa o qual è il confine tra infortunio e malattia.

In Francia, come in Germania, i magistrati di settore si dedicano in modo esclusivo a specifiche materie, diventando figure di riferimento e arricchendo il sistema con la loro profonda esperienza.

Quindi, se i cittadini possono contare su medici o avvocati specializzati solo in alcune branche della loro professione, perchè lo Stato non offre anche Magistrati specializzati solo in alcune materie?

Da profano che cerca informazione propongo 3 suggerimenti:

Specializzazione dei magistrati: distinguere le competenze (civile/penale) per migliorare qualità e rapidità.

Investimenti in persone e tecnologia: più personale qualificato e strumenti all’avanguardia per snellire i processi.

Aggiungo in calce la convinzione che una riforma federalista dello Stato che affidi a organi locali quantomeno la gestione dei processi civili sarebbe un ulteriore, determinante punto di svolta.


Giorgio Bargna


sabato 8 novembre 2025

Sanità cogestita, risorsa rischiosa




Attraverso un articolo, scritto circa un mese fa, abbiamo già parlato di sanità e della necessità di trovarsi in una condizione di regionalismo autonomo per aggiustare il tiro e dare dignità a una situazione che sta diventando incresciosa. 

Ma per giungere al Federalismo auspicato dovrà passare ancora un po' di acqua sotto i ponti e la situazione va affrontata invece velocemente.

La continua chiusura di reparti e/o ospedali ed i continui tagli portano a situazioni veramente drammatiche quali ad esempio la situazione del CAL di Mariano Comense e dell'Ospedale di Menaggio.

Ci sono dializzati, tra cui alcuni molto anziani, che stanno subendo i ritardi dei lavori di ristrutturazione della Palazzina D del  presidio “Felice Villa”, lavori iniziati ad Agosto con termine previsto ad Ottobre e slittato (se Dio vuole e probabilmente non vorrà) al prossimo Marzo. Persone, dializzati, invalidi disseminate in varie strutture costrette a levatacce mattutine o rientri dal sapore notturno.

Altro tema all'ordine del giorno la situazione dell' Ospedale Erba Renaldi di Menaggio.

Questo Ospedale è "in crisi" ormai da anni, soprattutto per la mancanza di personale, la zona fornisce molti frontalieri alla Svizzera, ma anche per la morfologia del territorio.

Non è una novità che sull'Alto Lago si stia  già pensando di  affidare in gestione ai privati interessati le cure sul territorio, case di comunità, ambulatori, telemedicina, infermieri di famiglia, per almeno dieci anni saranno in affido i privati, si parla di bando del valore di 87 milioni di euro promosso dall’ Asst Lariana.

Ma tornando alla struttura sanitaria di Menaggio invece non si parla  di una semplice esternalizzazione dei servizi, ma di costruire una cogestione, in collaborazione con una società specializzata in sanità. 

Si tratta, aldilà delle proprie convinzioni personali e dalle scelte politiche, di un tema spinoso che riguarda sia la comunità dei cittadini che chi lavora nel settore.

Come possiamo leggere sulle pagine del quotidiano locale "La Provincia di Como" questa ipotesi all'interno della struttura viene vista positivamente da medici, infermieri e dirigenti sanitari nel tentativo di salvare capra e verze; contrari invece i sindacati.

Se tra i politici locali leggiamo positività, tra i cittadini le perplessità sono molte.

La storia ci insegna che il privato vive di profitti e quindi i rischi ci sono.

Il prossimo 22 Novembre "Patto per il Nord" sarà presente a San Fedele Val d'Intelvi con un gazebo, sarà l'occasione per incontrare cittadini, professionisti del settore ed eventualmente anche i politici locali per sentire le opinioni di tutti e conoscere a fondo la situazione.


Giorgio Bargna

Segretario Provinciale

Patto per Nord

Como


giovedì 6 novembre 2025

Je t'accuse



Ne scrissi la prima volta nel 2007 e lo ribadii nel 2016 attraverso un post intitolato " Il Cavallo di Troia".

Sostanzialmente sostenevo che un vero cambiamento del paese non sarà mai completo né definitivo se non cambierà, insieme alle strutture istituzionali, anche l’atteggiamento personale di ciascuno cittadino.

Volevo e voglio far passare il pensiero che occorre far crescere il senso di responsabilità dei singoli cittadini nei confronti della cosa pubblica, dell’umanità, della natura e delle generazioni future. Troppe sono le persone chiuse nel proprio orticello, vuoi per menefreghismo o per plagio, abituate dai media o dall'ignoranza a pensare che i problemi vanno risolti da altri.

Guardando intorno a me mi accorgo che in questi diciotto anni non sia cambiata una virgola. Il cittadino medio ancora non ha capito nulla di quanto accade attorno a lui o, peggio ancora magari, ha convenienza a non capirlo. 

Quindi non solo menefreghismo purtroppo, a mio avviso, ed è questo è il Cavallo di Troia che i padroni del vapore usano pensando che funzioni a tempo illimitato.

Oggi molti opinionisti parlano di sfiducia e disaffezione nei confronti della politica.

Potrebbe anche essere, ma la politica è diventata proprietà di pochi esattamente per questo, l'abbandono dei tanti.

Io accuso per questo l'egoismo ormai degenerante che ha colpito la società, accuso "l'obesità" dell'essere umano ridotto alla poltrona di casa, accuso l'ignoranza politica ben distribuita dai media.

Ma accuso anche il nichilismo e la viltà.

Quanti hanno paura di mettersi in gioco temendo di essere derisi o perseguiti, timorosi di ritorsioni nella vita privata o lavorativa?

La ritengo una comoda maschera dietro la quale nascondersi.

Dopo 20 anni di politica attiva, di manifestazioni, di identificazioni, sempre nel rispetto della legge, sono ancora qui, nessuno mi ha arrestato, le forze dell'ordine non sono entrate a casa mia, non mi hanno messo bombe sotto casa.

Quindi si può fare e chi non lo fa è complice di un sistema che ci rende poveri, che ci sottrae la sanità, che non ci offre sicurezza e ogni giorno si inventa un balzello.

Perciò scusate lo sfogo, chi si estranea dalla lotta è un gran fijo de na m......a!!!

Giorgio Bargna


 

lunedì 3 novembre 2025

IL CORTILE DI CASA

 



Attraverso i miei articoli sul tema ho espresso più volte alcune convinzioni.

Il Federalismo è concorrenza e competizione tra Cantoni o Regioni.

Il Federalismo è la chiave per rendere l'Italia più giusta, più vicina, più libera, più capace di crescere.

Il Federalismo è responsabilità a livello nazionale, tendendo la mano al Sud, sulla forza di un rapporto basato sulla responsabilità reciproca. 

Qualcuno mi ha chiesto quanto questo approcci con la "questione settentrionale".

Io ritengo che ci approcci per due importanti motivi, uno "filosofico", l'altro legato alla concretezza dei fatti.

Ogni Federalista degno di questo nome è una persona solidale e quindi offre anche agli altri le occasioni avute. 

Se io ottengo la possibilità che la mia Regione abbia lo status di Regione Autonoma devo offrire anche agli altri la stessa possibilità, poi se vogliono ne usufruiscono, altrimenti piangano delle loro scelte.

Ma aldilà della scelta solidale esiste una seconda che possiamo catalogare come forma di sicurezza.

Mi riferisco al principio che gli "Yankees" definiscono il "cortile di casa" riferendosi, loro, all'America Latina.

Se devo vivere sereno nel mio Territorio devo far si che attorno a me ci sia sicurezza, benessere, legalità.

Se convinco ogni Regione italiana ad essere Autonoma contribuisco con questo a togliere margine di manovra alla criminalità organizzata, contribuisco a sviluppare lavoro regolare e sottraggo italiani e stranieri al caporalato, contribuisco a far fruttare le tasse pagate in ogni Regione.

Aggiungo una successiva riflessione.

Seguo ogni mattina una rassegna stampa su una famosa radio nazionale. 

Oggi il giornalista che li opera come opinionista, da siciliano, ha detto che l'Autonomia ha portato solo sfiga alla Sicilia.

Stimo molto questo giornalista, che ritengo molto intelligente, anche se siamo su posizioni diametralmente distanti su quasi tutto, ma oggi ha detto una castronata di dimensioni siderali.

L'Autonomia non può portare sfiga, porta benessere se applicata bene, non porta benefici se applicata male.


Buon Federalismo a tutti,

Giorgio Bargna

Patto per il Nord

Como

mercoledì 29 ottobre 2025

FEDERALISMO: AUTONOMIA, RESPONSABILITA', COMUNITA'

 



Ho scritto più volte di Federalismo, oggi stringiamo un po' il cerchio, diamo delle definizioni sulla forma che, tanto io che "Patto per il Nord", vorremmo esso abbia, considerato che non va inteso solo quale status giuridico ma anche e soprattutto come forma, stile, organizzazione di vita e comunità.

Il federalismo deve essere, è, la chiave per rendere l'Italia più giusta, più vicina, più libera, più capace di crescere.

Federalismo fa coppia con Autonomia, significa non  doversi confrontare con un potere lontano ma attraverso qualcuno che renda conto direttamente e da vicino ai suoi cittadini, significa assumere la cura di un territorio e dei suoi abitanti con trasparenza e rigore.

Avere amministrazioni vicine genera fiducia, l'ascolto e la risoluzione diretta dei problemi generano fiducia e laddove è presente la fiducia c'è partecipazione. Il centralismo, la partitocrazia hanno allontanato le persone dalla politica e dalla voglia di impegnarsi per il bene comune.

Scrivendo Federalismo parliamo di un sistema che riduce la burocrazia, elimina le duplicazioni, accorcia i tempi, consente di agire con rapidità, trasparenza e chiarezza.

Viviamo in un Paese dalle centinaia di culture e modalità di vita, già un Ligure è profondamente diverso da un Lombardo eppure questo se ci pensate bene può tradursi in "valore comune", un sistema federale valorizza le vocazioni di ciascuno e le mette a sistema.

Parlando del Sistema Svizzero abbiamo capito che il Federalismo, se ben organizzato, lascia alle comunità la possibilità di esprimere il meglio di sé, senza essere frenata da regole calate dall'alto, crescendo attraverso le proprie forze, ma anche con il supporto delle altre Comunità.

Noi scriviamo di un Nord che vuole essere una guida attraverso la forza del lavoro e della cultura, ma vogliamo anche incarnare responsabilità, vicinanza, efficienza, pluralità, libertà, Europa, possibilmente l'Europa dei Popoli tanto cara a Gianfranco Miglio. 

E se parliamo di responsabilità ne parliamo a livello nazionale, tendendo la mano al Sud, sulla forza di un rapporto basato sulla responsabilità reciproca. 

Andranno eliminate tutte quelle forme di stanziamenti che, anziché creare ricchezze, hanno reso schiave migliaia di persone di elargizioni, privandole dei servizi essenziali, che hanno impedito la nascita di posti di lavoro onorevoli e di territori ricchi e orgogliosi della propria autonoma capacità.

Vanno interscambiati modelli, competenze, investimenti, energie giovani, risorse, creatività.

Non più assistenzialismo, ma alleanza produttiva.

Abbiamo scritto Europa, oltre che a Sud si deve guardare aldilà dei confini nazionali.

Bisogna andare oltre la diplomazia, interscambiare commercio, cultura, progetti scientifici e industriali.

Una terra ricca ed evoluta come la nostra, al pari ad esempio di Baviera e Catalogna è già parte del mondo, ma deve esserlo ancora di più, creando, accentuando, sponsorizzando, l'Europa dei Popoli e delle Nazioni consapevoli.


Giorgio Bargna

Patto per il Nord

Como

lunedì 27 ottobre 2025

IL MODELLO SVIZZERO, UNICA SALVEZZA

 


Sono passati ormai vent'anni dall'inizio delle mie pubblicazioni e dall'inizio della mia attività politica attiva.

Ho scritto di politica, di sociale, di costume, ma nel tempo ho sempre trattato e sponsorizzato due temi: la democrazia diretta e il federalismo, tradotto in parole povere, la Svizzera.

Ho vissuto molte esperienze politiche affini a Patto per il Nord che non si sono concretizzate, tra le tante esperienze un contatto con un Parlamentare svizzero che voleva federare parte della Lombardia alla Confederazione Elvetica, ma mai come oggi ho sentito il risultato vicino.

Ci sono dei compagni di viaggio in questo percorso politico, come Giancarlo Pagliarini, che sono dei luminari in questo, ma cerco comunque di dare il mio contributo nel farvi capire cos'è la Svizzera, cos'è il federalismo perfetto.


In Svizzera vige un sistema politico-amministrativo con poteri ripartiti su tre livelli precisi: la Confederazione, i 26 Cantoni e i Comuni. 

Nel pieno principio della sussidiarietà la Confederazione si occupa solo di competenze quali la politica estera o la difesa, per il resto i Cantoni godono di ampia autonomia, con proprie costituzioni, parlamenti e leggi in settori come istruzione, sanità e polizia.

Fatto salvo che non uno stato centralizzato ma federale, alienati alcuni limiti costituzionali i Cantoni sono "sovrani", muniti della facoltà di redigere la propria Costituzione e di gestire le proprie competenze. 

Fedeli al principio di sussidiarietà le decisioni vengono prese al livello più basso possibile. La Confederazione interviene solo quando i Cantoni non possono o non sono in grado di gestire un compito in modo più efficiente. 

Ai  Cantoni è data possibilità di partecipare al processo decisionale a livello federale, quali ad esempio le modifiche alla Costituzione che devono essere approvate dalla maggioranza del popolo e dei Cantoni. 

Il federalismo fiscale svizzero si basa sulla divisione delle competenze fiscali tra Confederazione, Cantoni e Comuni, ognuno con il proprio livello di autonomia nella tassazione.

La Confederazione può riscuotere solo le imposte espressamente previste dalla Costituzione, limitate e devono essere regolarmente confermate dal popolo tramite votazione. 

I Cantoni sono sovrani in materia fiscale e hanno leggi, imposte e aliquote proprie per le imposte su reddito, sostanza, successioni e altre voci. 

Ai Comuni è concesso riscuotere imposte solo se i Cantoni lo permettono, partecipando molto spesso tramite le loro tassazioni al gettito fiscale cantonale. 

Questo possiamo metterlo, in parte, in linea con la perequazione finanziaria che è uno strumento chiave per ridurre le disparità economiche tra i Cantoni, con i Cantoni più ricchi che contribuiscono al sostegno di quelli più deboli. 

La Svizzera, poi, combina un sistema di democrazia rappresentativa con degli strumenti di democrazia diretta.

In Svizzera diversi strumenti della democrazia diretta possono essere utilizzati per portare il popolo alle urne. La forma più conosciuta è l’iniziativa popolare.

I cittadini possono ricorrere all’iniziativa popolare per sottoporre all’elettorato una modifica della Costituzione federale. Per andare alle urne, devono raccogliere almeno 100’000 firme valide di persone con diritto di voto nell’arco di 18 mesi.

Le iniziative popolari risultano tra l'altro anche uno strumento per iscrivere una determinata questione nell’agenda politica. Il Governo e il Parlamento possono reagire alle iniziative con delle controproposte (controprogetto).

Esistono poi due tipi di referendum.

Quello obbligatorio che rientra nella sfera della democrazia diretta. Se il Governo e il Parlamento svizzeri vogliono modificare la Costituzione o aderire a organizzazioni internazionali deve essere indetto un referendum obbligatorio.

Quello facoltativo, invece, è una votazione popolare indetta da un comitato di cittadini su una legge approvata. Se il Governo e il Parlamento hanno approvato una legge, cittadini e cittadine possono lanciare un referendum contro di essa. Se raccolgono almeno 50’000 firme valide in 100 giorni, il popolo si esprimerà alle urne.

Il sistema giudiziario svizzero è federale, con ampia autonomia dei cantoni, ma con competenze federali per la legislazione e la procedura penale. Il potere giudiziario federale è guidato dal Tribunale federale, il tribunale supremo, supportato da altri tre tribunali federali: il Tribunale penale federale, il Tribunale amministrativo federale e il Tribunale federale dei brevetti. A livello cantonale, l'organizzazione giudiziaria varia, ma in genere include tribunali di prima e seconda istanza, che gestiscono le cause civili, penali e amministrative. 

Il sistema educativo svizzero è caratterizzato da una scuola pubblica forte con radicamento locale e da un’elevata permeabilità tra i diversi percorsi di formazione. La scuola obbligatoria è di competenza dei Cantoni. Nell’ambito della formazione postobbligatoria, la responsabilità è ripartita tra Confederazione e Cantoni che collaborano strettamente. 

Potete rendervi conto da soli che grazie al federalismo fiscale ed al controllo focale dei cittadini non sia possibile in Svizzera riscontrare situazioni vergognose quali possono essere le nostre attese in merito alla sanità oppure i colabrodi che percorriamo in auto.

Esportare in Italia questo modello è tra le priorità maggiori di "Patto per il Nord", si tratta di un sistema giuridico per nulla complicato e molto efficace a cui solo chi è legato a doppio taglio al centralismo può porre un rifiuto.


Giorgio Bargna

Patto per il Nord

Como


sabato 25 ottobre 2025

UN IMPEGNO SOCIALE: ABBATTERE LA VIOLENZA DI GENERE

 



Prendo spunto da un evento che si terrà prossimamente nel territorio che politicamente mi compete (in quanto Segretario Provinciale per Como), di cui potete leggere i particolari nella locandina allegata, per parlare di "violenza di genere", tema che sicuramente verrà trattato.

Gli ospiti del convegno sono tutte persone più preparate, esperte e competenti di me, ciò non mi impedisce di trattare un tema molto sentito attraverso il mio pensiero, convinto che rientri nei canoni politici che sto praticando.


Iniziamo dicendo che nei tempi moderni la violenza in generale ha avuto un accelerazione prorompente, lo vediamo tra i giovani, come esempio lampante,  ma ritrova nella violenza di genere l'amplificazione più assordante.

Troppe vittime, troppi casi, troppa "arrendevolezza" nel mondo femminile, troppa negligenza nel mondo maschile.

Gli attori sociali che contribuiscono a sviluppare credenze errate sul genere sono rappresentate dalla famiglia, le istituzioni e i mass media. 

Questi nel tempo hanno creato dei veri e propri stereotipi di genere che ancora oggi attribuiscono all’uomo caratteristiche come la potenza, la dominanza, la sicurezza, l’aggressività e la mancata esternazione delle emozioni; mentre la donna viene percepita come debole, dipendente, sensibile, dedita al marito e ai figli. Coloro i quali non rispecchiano questi stereotipi vanno incontro a un pregiudizio che nel peggiore dei casi si conclude con una discriminazione. 

È per questo che con l’espressione “violenza di genere” si indicano tutte quelle forme di abuso che riguardano un vasto numero di persone discriminate in base al sesso.

Esistono diversi i modi con cui si può esprimere una violenza, tutti possono avere conseguenze psicologiche e fisiche importanti. 

Le principali tipologie di violenza sono: violenza fisica, violenza emotiva (causata da persistenti insulti, umiliazioni e/o critiche),violenza psicologica (minacce o comportamenti che incutono paura e che perseverano nel tempo), violenza sessuale, violenza economica, stalking.

Da alcuni studi finora effettuali si individuano alcuni fattori di rischio, precipitanti e di mantenimento della violenza. 

I fattori di rischio nella violenza di genere includono aspetti individuali, relazionali e sociali.

Esiste una correlazione tra bassi livelli di istruzione e un’alta percentuale di violenza domestica.

I soggetti che hanno subito un abuso infantile hanno più probabilità di macchiarsi del reato di violenza di genere in età adulta; i bambini che sono stati vittime o hanno assistito ad atti di violenza domestica, crescendo tenderanno più facilmente a sviluppare l’errata credenza che la violenza sia un modo ragionevole per risolvere un conflitto. 

Più dettagliatamente i bambini maschi possono apprendere che le donne non sono ugualmente rispettate, pertanto avranno maggiori probabilità di abusare del sesso femminile in età adulta.

A loro volta le bambine femmine che assistono alla violenza domestica avranno maggiori probabilità di essere vittime dei loro partner da adulte. 

Tutti questi fattori di rischio che sono da ricondurre al personale vissuto dell’individuo, uniti ai fattori precipitanti e di mantenimento, possono scatenare e mantenere costanti nel tempo gli atti violenti.

I fattori precipitanti rappresentano tutte quelle caratteristiche che portano l’abusante a determinare azioni violente, li possiamo riconoscere tra gli eventi stressanti ( spesso legati al lavoro o alla disoccupazione), nella condizione socio-economica della vittima e dell’abusante, tra i comportamenti antisociali e/o delinquenziali al di fuori della famiglia, nell'abuso di alcool e droghe, quest'ultimo aumenta notevolmente l’incidenza della violenza domestica.

La mancanza di comunicazione efficace all’interno della coppia predispone a un rischio maggiore di maltrattamenti.

A mantenere, anzi ad alimentare situazioni malate contribuiscono: possessività, gelosia e sospettosità; tratti paranoici; tendenza al controllo familiare; bassa autostima; dipendenza affettiva patologica; intimidazioni e minacce per spaventare la vittima; isolamento sociale.

Ogni qualvolta il ciclo della violenza si ripete, la vittima apprende che qualsiasi cosa faccia non potrà evitare gli abusi, pertanto subirà passivamente le violenze sentendosi ormai arresa e impotente. 

Questo fa sì che la vittima non chieda aiuto alla rete di supporto sociale, ma piuttosto mantenga le dinamiche d’abuso.

Tutti questi fattori ci indicano che chi agisce abusi e violenze in base al genere acquisisce spesso questi comportamenti dalla famiglia, dalla società e dalla cultura di appartenenza.

Questa analisi sociale ci fa comprendere perché un'alta percentuale di casi rimane non denunciata, rendendo la violenza un fenomeno ancora parecchio sommerso. Le statistiche mostrano che, nonostante i progressi, molte vittime non denunciano per paura, vergogna o, ancora oggi, per mancanza di consapevolezza.


Come possiamo combattere questa piaga sociale?

È importante un impegno collettivo per promuovere l'uguaglianza di genere e creare una società libera dalla violenza e dalla discriminazione.

Affrontare il problema richiede interventi a livello sociale, comunitario e individuale, che posso essere molto più proficui delle leggi emanate per contrastare il fenomeno.

Tra l'altro  misure come l'allontanamento dalla casa familiare, il divieto di avvicinamento, l'arresto in flagranza per violazione di tali misure e l'applicazione del braccialetto, fino ad oggi si sono rivelate spesso fragili, difficili da applicare, a volte anche da infliggere.

Quindi occorre veramente che tutti si prodighino per cancellare questa vergogna sociale.

Deve succedere nella vita privata, nell'ambito lavorativo e sportivo, nella vita sociale in genere.

"Patto per il Nord", anche sottoforma di "Donne Patto per il Nord", ha mei propri obbiettivi programmatici la lotta a questa vergogna e si applicherà nel ricercare e nell'attuare metodologie efficaci che debellino questa vergogna.


Giorgio Bargna

Patto per il Nord

Como



lunedì 20 ottobre 2025

La nuova Classe Politica del Nord



Mi piace di tanto in  tanto leggere le statistiche ISTAT, ne esce sempre un quadro della situazione. Se andiamo a guardare la fiducia nelle istituzioni scopriamo che le uniche istituzioni che ottengono costantemente livelli di fiducia più che sufficienti da parte dei cittadini sono i Vigili del fuoco, le Forze dell’ordine e il Presidente della Repubblica. L'ultima a mio avviso vive ancora del lancio che gli diede Sandro Pertini, ribaltando il trend negativo che nacque con Giovanni Leone.

Per il resto, la fiducia nelle istituzioni della democrazia è sotto la sufficienza. Si tratta di caratteristiche di lungo periodo. Nell’ultimo anno si registra una flessione generalizzata nei livelli di fiducia istituzionale rispetto al 2023, anno in cui la fiducia era cresciuta in modo significativo soprattutto verso il Parlamento italiano, il governo nazionale, i partiti politici e il Presidente della Repubblica.

Nel 2024 i cittadini di tutta Italia danno fiducia ai governi regionali al 40,9%, al governo nazionale al 37,3%, ai partiti politici al 22,4%. Percentuali che tutto sommato ricalcano le percentuali di votanti alle varie consultazioni elettorali.

 Anche il sistema giudiziario non eccelle con percentuale attorno al 45%.

Tra le istituzioni locali, verosimilmente per la maggiore vicinanza al cittadino, riscuotono più consensi in termini di fiducia le amministrazioni comunali rispetto a quelle regionali. Più diminuisce la vicinanza territoriale tra cittadini e istituzione di governo, più si riduce il livello di fiducia.

Al Nord maggior fiducia verso le istituzioni locali e meno in quelle nazionali e non è una sorpresa visti i trattamenti da parte dello Stato centrale.

Ma torniamo al 22,4% riservato ai partiti politici.

Non è una sorpresa, da anni si dividono il palco tra radical chic, votati al  politically correct, e rozzi destroidi pieni di slogan ma privi di capacità politica concreta, uniti però da un unico scopo: vampirizzare i cittadini.

Hanno costituito, uniti, una classe politica autoreferenziata, una casta che ha convinto gli elettori che nulla può più cambiare, allontanandoli dalle urne e dall'interesse alla politica.

Ma qui casca l'asino.

Da un anno a questa parte è nato "Patto per il Nord". E' nato per essere il Sindacato e l'Avvocato del Nord, ma anche per riportare la gente vicina alla politica, fiduciosa verso la politica, vogliosa di tornare non solo a parlare di politica ma di esserne parte integrante.

Uno degli obbiettivi di "Patto per il Nord", non certo l'ultimo, è di creare una nuova classe politica e ci riusciremo.

Giorgio Bargna

Patto per il Nord

Como