“Ogni popolo può avere molti interessi da trattare in comune con altri popoli; ma vi sono interessi che può trattare egli solo, perché egli solo li sente, perché egli solo li intende. E v’è inoltre in ogni popolo anche la coscienza del suo essere, anche la superbia del suo nome, anche la gelosia dell’avita sua terra. Di là il diritto federale, ossia il diritto dei popoli; il quale debbe avere il suo luogo, accanto al diritto della nazione, accanto al diritto dell’umanità”.
Da questo estratto di Carlo Cattaneo possiamo trarre il “sale della vita”.
Invitavo nel mio ultimo intervento (ma lo faccio
spesso) i cittadini a rendersi parte attiva politicamente, ad entrare, in modo
alternativo per non farsi risucchiare, all’interno del sistema, tramite
movimenti alternativi, per scardinarlo.
Invito a farlo tramite liste civiche o liberi
movimenti locali per il semplice motivo che dai territori ancora si riesce ad
entrare in politica ed in amministrazione, a livelli più alti le strade sono
bloccate; le barricate poste sono ben salde ed invitano al cambio di percorso.
Occorre però impegno, abnegazione, nella mia Cantù,
la mia lista civica ce l’ha fatta al terzo tentativo, anni di fatica … ad oggi questo
tempo non lo abbiamo più a disposizione, al più presto bisogna “abitare” nelle
amministrazioni locali in modo diffuso ed attuare una strategia volta al
cambiamento.
Sicuramente il nostro percorso deve trovare spunto
dalla Democrazia Diretta e Partecipata e dall’Autogoverno consequenziale. In questo ragionamento troverei la nascita di un concetto
che giustifica il luogo, quale simbolo di riconoscimento, appartenenza
e giurisdizione.
E
innegabile che la Democrazia Partecipativa, grazie alla propria sistematica inclusività
multidecisionale, tenda a far crescere, ad alimentare nel proprio senso, la Comunità
Locale donandole, oltretutto, la possibilità di riconoscersi nei valori locali
e nella propria identità locale, sicuramente fattori maturativi verso la strada
che porta all' Autonomo Governo.
La
forma di Autogoverno progressivamente sottrarrà, a chi applica delle formule
globalizzatrici, il dominio plagiante e annientatore che tende alla distruzione
dei popoli, nonché quella moneta impunemente sottratta e sprecata nella
manutenzione di una macchina descrivibile (ad esser buoni) quale farraginosa.
Volendo
provare a tessere una ragnatela a più ampia scala possiamo affermare che una
democrazia basata su Autonome Comunità Locali e su Aree Territoriali Omogenee, grazie
anche all'utilizzo di approcci a carattere solidale, sociale ed ambientalista (nonché
prettamente economico) possa sviluppare un'intersecazione federale partorita
dal basso, la quale fungerà sostanzialmente
da azione antibatterica contro il virus oligarchico e globalizzatore che
ha colpito la nostra società negli ultimi decenni.
Nella
concretizzazione di questo percorso la Democrazia Diretta e Partecipativa parte
quale strumento attivo in una azione di rivalutazione civica , trasformandosi poi, in
un secondo momento, in uno strumento di
liberazione da quell'oppressione sovra descritta e ci indirizza verso
l'autodeterminazione civica, economica e sociale.
Il
germogliare del Sistema Partecipativo è destinato a sviluppare un radicale
cambiamento
nella
Formula Politica: non si delega più ma si contribuisce, si decide e ci si (di
conseguenza) responsabilizza. Da qui la storicità civica della Democrazia
Diretta e Partecipativa.
Passare dalla Partecipazione al Federalismo, a mio
avviso, sarà complementare ed automatico, se i due principi vengono applicati
alla lettera. In Italia, come nel mondo, è notevolmente
accresciuta la fase attiva del cittadino grazie alle forme partecipative che in
alcuni casi hanno configurato percorsi che, partendo dalle Circoscrizioni (oggi abolite), sono giunti sino alle
Regioni, questo a conferma che il Federalismo si può costituire dal basso e che
una Federazione di Reti Municipali è attuabile.
Volendo
trovare termini di paragone storici un progetto di Federalismo Municipale può
ispirarsi ad esempio:
a)
all'autonomia delle Colonie greche dalla Città madre (polis e motropolis)
b)
alle Federazioni di cultura Etrusca
c)
ai Comuni medioevali configuratisi in Leghe e Federazioni
Casi
che spesso sono stati forme di conflitto fra Sovranità Municipali Federate e
Stati centralisti. Anche oggi, partendo dalla crisi dello Stato-Nazione, il
Federalismo Municipale deve basarsi su un concetto di Sovranità del Municipio
così che esso sia l' ”espressione della Sovranità Popolare”. Appoggiandosi sui
modelli partecipativi il Federalismo Municipale deve abbattere quel ruolo di sola amministrazione
dei servizi in cui la municipalità moderna attualmente ristagna.
E'
tesi di molti federalisti contemporanei che la forma Federale debba partire
dalle pratiche di Autonomia Locale, essere lanciata dalle forme di
Partecipazione Popolare (basandosi su tutte le componenti sociali che sono
forme dirette del processo) e applicare integralmente il Principio di
Sussidiarietà.
Riuscire
ad esprimere, concretizzare, la base decisionale di una cittadinanza attiva, nella
Comunità Locale, potrebbe, può, DEVE attivare a livelli più ampi percorsi partecipativi.
Se
i Comuni e le amministrazioni di livello più alto, al contrario, rimangono ostaggio
dell' oligarchia partitica le reti più ampie risulteranno, come è a tutt’oggi, mere
gerarchie oligarchico-burocratiche alla mercede di società immobiliari e di
gruppi finanziari o commerciali.
Osservando
il tutto sotto questa ottica godiamo di una vista diversa della Città Metropolitana
e delle Province o Regioni (altrimenti identificabili come Aree Omogenee
Territoriali; questa Rete Federata può, sotto un controllo comunitario, gestirsi
il controllo locale di acque ed energie, predisponendo piccole e (perché no)
grandi reti di produzione e consumo. Queste Reti Federate rappresentano, senza
ogni sorta di dubbio, il Federalismo dal Basso e disegnano la giusta Scala
Territoriale che consente di non perdere il filo conduttore trasmesso
dall'Autogoverno Locale.
Giorgio
Bargna
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