Che da
quando esiste il mondo esiste l'immigrazione non è certo una novità.
La, le novità stanno nei numeri, nelle modalità, in un certo senso anche
nelle motivazioni.
Occorre
sovvertire questo sistema socio/economico basato su quel capitale e quel
consumo indiscriminato che stanno ormai nemmeno più lentamente
consumando l'ecosistema, l'ambiente ed i suoi abitanti.
Occorre
sconfiggere, abbattere il sistema, se non affrontiamo il problema afferrandolo
dalla radice non sbroglieremo mai la matassa, i migranti continueranno
ad affluire con ogni mezzo che non sono solo i barconi.
Molti
oggi osservano irrequiti i flussi migratori, ma se con il tuo
stile di vita hai determinato queste condizioni ad una fascia molto ampia
di persone, non puoi lamentarti oggi di quanto accade oggi attorno a
te.
Riguardo
quanto accade nel Mediterraneo è innegabile che ci sia un responsabile
principe, responsabile che va individuato nella linea politica
dell’UE e nell'azione della NATO che ha foraggiato e praticato
tutte le guerre nel Mediterraneo
Orientale, Medio Oriente e Nord Africa.
Il
sistema capitalista in se stesso, piaccia o non piaccia saperlo,
genera povertà, sfruttamento di classe, oppressione dei lavoratori e dei popoli,
guerre.
Si, le
guerre, perchè uno Stato indipendente che non segue questa dottrina
deve essere attaccato, sconfitto, relegato nella lista nera degli stati
pericolosi, sovversivi; se poi in questi paesi sono disseminate risorse
importanti quali gas, petrolio, acqua “non si bada a spese”.
Quanto
descritto ha fatto si che da paesi del Medio Oriente e Africa partano
persone, partano in masse che sono disposte a rischiare le loro vite
per spostarsi in altre aree, che sono disposte, a volte decise a
trasformarsi in un nuovo reggimento, in un esercito industriale di
seconda fascia.
L'imporsi
del sistema sui paesi attaccati paga doppio visto che, oltre a consentire
l'accapparramento delle risorse, produce flotte di disperati che
con ogni sistema si spostano in Europa irrobustendo da un lato le politiche
populiste e riducendo se non annientando dall’altro i diritti dei
lavoratori.
Questo
esercito di schiavi salariati a buon mercato che garantisce
l’immigrazione, col riflesso dell’omologazione culturale al
nostro stile di vita, vuoto di valori che non siano materiali, è un
bisogno ed un disegno
connaturato al nostro modello di sviluppo. Gli sforzi di petto di chi si
dipinge la faccia di pratiche umanitarie non sono che l'altra faccia
mediatica
di quel razzismo da quattro centesimi che spopola non solo sui
social network.
E'
chiaro, normale, che si viva, si incarni, la paura della cosiddetta “invasione”
soprattutto oggi quando i barconi impressionano mediaticamente.
Eppure non occorre un grande sforzo per capire che il fenomeno
parte da molto più lontano, attraverso spostamenti di
massa
meno eclatanti, è decisamente più alto il numero di immigrati, clandestini
o no, che sono entrati sul suolo nazionale con visto turistico.
I
numeri oggi sono impressionanti e credo che neppure i padroni del vapore
siano così certi di riuscire a gestire la situazione, ma un immigrato
è business dal momento in cui parte a quello che approda a quello
in cui entra nel mondo del lavoro ed è difficile non cedere al guadagno
per chi specula e si arricchisce sulle loro e sulle nostre spalle.
Noi
fin qui ci siamo concentrati solo su un aspetto, ma la questione non si
limita solo a questo. Abbiamo accennato all'inizio della riflessione all'ecosistema,
all'ambiente. Chi studia questi fenomeni ambientali è già
certo che agli spostamenti dovuti alla desertificazione ne seguiranno
altri, decisamente dalle dimensioni maggiori, dovuti
all’innalzamento
del mare causato dal cambiamento climatico già in atto.
Nel
prossimo futuro sarà anche e forse soprattutto l’emergenza ambientale
che spingerà sempre più persone a muoversi in massa in cerca
di vita ed è chiaro, lampante, che le società che perseguono la crescita
economica come unica possibilità di salvezza e benessere hanno
grosse responsabilità in tal senso.
Oltre
ai fatti nostrani ne conosceremo altri nuovi e grazie ad un po' di
semplice informazione già dovremmo conoscerne altri, in essere da
molto, come ad esempio, quelli di Honduras, Guatemala, Nicaragua ed
El Salvador, nazioni che sono punti di partenza verso il Messico, la
porta d'ingresso verso gli Stati Uniti.
Quando
si parla di immigrazione spesso si abusa del termine emergenza, se
ne
abusa visto che questi fenomeni avvengono da parecchio con una certa
regolarità, ma non distraiamoci dal problema ambietale e dalle sue
conseguenze che quelle si procureranno delle emergenze di vasta
scala. Gli esperti di settore hanno calcolato che entro il 2050
avremo un aumento di 2.4 miliardi di persone e che questi andranno a
nascere in zone dove l'acqua è un miraggio, nel vero senso della
parola.
Oltre
ai profughi delle guerre (che comunque non cesseranno), conosceremo
i profughi dell’acqua, che per necessità si sposteranno altrove in
ricerca dell'acqua, pubblica o privata che sia. Brasile e Messico
vedranno bruciare
prossimamente una sessantina di milioni di ettari di terra a testa.
Avremo
da affrontare fenomeni sempre più complessi e contemporanei frutto
amaro della crescita intesa come unica via di benessere. Avere escluso
l’ambiente, la sua tutela, dalla partita economica è stata, è, e
sarà la scelta
più sciagurata attuabile.
Sta
colando a picco tutto, questo è innegabile, è visibile a tutti
coloro
che la
testa non la insabbiano, che si guardano attorno, che cercano almeno
una piccola riflessione.
Sta
colando a picco la nave, anzi il barcone. Ma non è il barcone solo
degli immigrati,
è quello dell'Europa e del mondo interi, è quello delle istituzioni,
internazionali e nazionali, è quello dei parlamenti, dei fondi monetari,
delle banche centrali e persino mondiali.
Sta
colando a picco il naviglio delle grandezze archittettoniche e quello
delle eccellenze alimentari, fenomeno che si è sviluppato
nell'ultima epoca, proprio
mentre due terzi del pianeta muore di fame.
Affondano
capitalismo e multinazionali, li segue, lasciando una scia di sangue,
quella guerra che ormai non conosce più nemmeno un barlume di
umanità.
Affondano
le religioni e la carità, affondano le icone e l'utopia, affondiamo
tutti e non ci accorgiamo che stiamo colando a picco con tutto il
transatlantico.
Alla
fine di questa riflessione, lo chiarisco, non voglio dare ricette o sottrarmi
alle mie colpe, anche io ho vissuto in questo sistema e lo ho avallato in alcuni momenti,
non somministro ricette, chiedo solo a tutti una riflessione, lo
sforzo per arrivare ad un mondo migliore, lo sforzo di lasciare un
futuro sostenibile ai nostri figli ed, una volta tanto, anche a
quelli degli altri.
Giorgio
Bargna
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