mercoledì 29 gennaio 2014

Percorso federale dal basso

“Ogni popolo può avere molti interessi da trattare in comune con altri popoli; ma vi sono interessi che può trattare egli solo, perché egli solo li sente, perché egli solo li intende. E v’è inoltre in ogni popolo anche la coscienza del suo essere, anche la superbia del suo nome, anche la gelosia dell’avita sua terra. Di là il diritto federale, ossia il diritto dei popoli; il quale debbe avere il suo luogo, accanto al diritto della nazione, accanto al diritto dell’umanità”.

Da questo estratto di Carlo Cattaneo  possiamo trarre il “sale della vita”.
Invitavo nel mio ultimo intervento (ma lo faccio spesso) i cittadini a rendersi parte attiva politicamente, ad entrare, in modo alternativo per non farsi risucchiare, all’interno del sistema, tramite movimenti alternativi, per scardinarlo.
Invito a farlo tramite liste civiche o liberi movimenti locali per il semplice motivo che dai territori ancora si riesce ad entrare in politica ed in amministrazione, a livelli più alti le strade sono bloccate; le barricate poste sono ben salde ed invitano al cambio di percorso.

Occorre però impegno, abnegazione, nella mia Cantù, la mia lista civica ce l’ha fatta al terzo tentativo, anni di fatica … ad oggi questo tempo non lo abbiamo più a disposizione, al più presto bisogna “abitare” nelle amministrazioni locali in modo diffuso ed attuare una strategia volta al cambiamento.

Sicuramente il nostro percorso deve trovare spunto dalla Democrazia Diretta e Partecipata e dall’Autogoverno consequenziale. In questo ragionamento troverei la nascita di un concetto che giustifica il luogo, quale simbolo di riconoscimento, appartenenza e giurisdizione.

E innegabile che la Democrazia Partecipativa, grazie alla propria sistematica inclusività multidecisionale, tenda a far crescere, ad alimentare nel proprio senso, la Comunità Locale donandole, oltretutto, la possibilità di riconoscersi nei valori locali e nella propria identità locale, sicuramente fattori maturativi verso la strada che porta all' Autonomo Governo.

La forma di Autogoverno progressivamente sottrarrà, a chi applica delle formule globalizzatrici, il dominio plagiante e annientatore che tende alla distruzione dei popoli, nonché quella moneta impunemente sottratta e sprecata nella manutenzione di una macchina descrivibile (ad esser buoni) quale farraginosa.

Volendo provare a tessere una ragnatela a più ampia scala possiamo affermare che una democrazia basata su Autonome Comunità Locali e su Aree Territoriali Omogenee, grazie anche all'utilizzo di approcci a carattere solidale, sociale ed ambientalista (nonché prettamente economico) possa sviluppare un'intersecazione federale partorita dal basso, la quale fungerà sostanzialmente  da azione antibatterica contro il virus oligarchico e globalizzatore che ha colpito la nostra società negli ultimi decenni.

Nella concretizzazione di questo percorso la Democrazia Diretta e Partecipativa parte quale strumento attivo in una azione di rivalutazione civica , trasformandosi  poi,  in un  secondo momento, in uno strumento di liberazione da quell'oppressione sovra descritta e ci indirizza verso l'autodeterminazione civica, economica e sociale.

Il germogliare del Sistema Partecipativo è destinato a sviluppare un radicale cambiamento
nella Formula Politica: non si delega più ma si contribuisce, si decide e ci si (di conseguenza) responsabilizza. Da qui la storicità civica della Democrazia Diretta e Partecipativa.
Passare dalla Partecipazione al Federalismo, a mio avviso, sarà complementare ed automatico, se i due principi vengono applicati alla lettera. In Italia, come nel mondo, è notevolmente accresciuta la fase attiva del cittadino grazie alle forme partecipative che in alcuni casi hanno configurato percorsi che, partendo dalle Circoscrizioni (oggi abolite), sono giunti sino alle Regioni, questo a conferma che il Federalismo si può costituire dal basso e che una Federazione di Reti Municipali è attuabile.

Volendo trovare termini di paragone storici un progetto di Federalismo Municipale può ispirarsi ad esempio:
a) all'autonomia delle Colonie greche dalla Città madre (polis e motropolis)
b) alle Federazioni di cultura Etrusca
c) ai Comuni medioevali configuratisi in Leghe e Federazioni

Casi che spesso sono stati forme di conflitto fra Sovranità Municipali Federate e Stati centralisti. Anche oggi, partendo dalla crisi dello Stato-Nazione, il Federalismo Municipale deve basarsi su un concetto di Sovranità del Municipio così che esso sia l' ”espressione della Sovranità Popolare”. Appoggiandosi sui modelli partecipativi il Federalismo Municipale  deve abbattere quel ruolo di sola amministrazione dei servizi in cui la municipalità moderna attualmente ristagna.

E' tesi di molti federalisti contemporanei che la forma Federale debba partire dalle pratiche di Autonomia Locale, essere lanciata dalle forme di Partecipazione Popolare (basandosi su tutte le componenti sociali che sono forme dirette del processo) e applicare integralmente il Principio di Sussidiarietà.

Riuscire ad esprimere, concretizzare, la base decisionale di una cittadinanza attiva, nella Comunità Locale, potrebbe, può, DEVE attivare a livelli più ampi percorsi partecipativi.
Se i Comuni e le amministrazioni di livello più alto, al contrario, rimangono ostaggio dell' oligarchia partitica le reti più ampie risulteranno, come è a tutt’oggi, mere gerarchie oligarchico-burocratiche alla mercede di società immobiliari e di gruppi finanziari o commerciali.

Osservando il tutto sotto questa ottica godiamo di una vista diversa della Città Metropolitana e delle Province o Regioni (altrimenti identificabili come Aree Omogenee Territoriali; questa Rete Federata può, sotto un controllo comunitario, gestirsi il controllo locale di acque ed energie, predisponendo piccole e (perché no) grandi reti di produzione e consumo. Queste Reti Federate rappresentano, senza ogni sorta di dubbio, il Federalismo dal Basso e disegnano la giusta Scala Territoriale che consente di non perdere il filo conduttore trasmesso dall'Autogoverno Locale.

Giorgio Bargna

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