giovedì 26 marzo 2015

Società liquida

Seppur con sempre minor densità seguo le pubblicazioni che diffondono il pensiero di Alain de Benoist; recentemente sono “incappato” su una riflessione che riguarda un tema di cui spesso ho trattato: il progressivo allontanamento dalle regole sociali frutto di comunità, appartenenza, tradizione, rispetto reciproco.

Il pensatore francese si sofferma su quel colpevole lassismo che si abbatte su esse nel nome di quella che alcuni definiscono “libertà di scelta”, la quale in realtà è definibile quale specchietto delle allodole dell’atomizzazione.

In merito de Benoist, abbiamo citato spesso questa etichetta, parla di una società liquida, di una società dai contorni fumosi, indecifrabili, vaghi, indefiniti che spinge ad allontanarsi dalla “solidità”.

Nello svilupparsi della società  odierna ormai sempre più raramente possiamo fare ricorso a qualcosa di assodato e acclamato, a qualcosa che sia frutto di regole sociali ben delineate. Il cosiddetto pensiero libertario, ormai, di fatto sommerge, soffoca, appiattisce e livella ogni cosa; la sua scia è composta da devastazione e caos.

La famiglia (e non la intendiamo in senso religioso, ma bensì biologico) composta da uomo, donna e figli, secondo il francese, viene investita dal fiume in piena di istanze che sfidano la fisiologia della procreazione arrivando a ridurre la donna a mera macchina incubatrice, l’uomo a puro e semplice fornitore di spermatozoi e il bambino ad autentico giocattolo/merce di scambio.

Quelle regole intese all’integrazione e all’accoglienza verso gli stranieri, che rispettano l’impatto di sostenibilità, vengono costantemente disintegrate da un “mare” di sbarchi senza soluzione di continuità nella noncuranza e/o nell’interesse di chi di dovere. Non ho mai avuto nessun problema verso altri culti religiosi, verso altre tradizioni, anzi tutt’altro, ma devo constatare che oggi il paese, a forte connotazione cristiano-cattolica, viene sferzato da una burrasca iperlaicista che finisce per sfilacciare e distruggere il tessuto stesso della società infischiandosene degli equilibri naturali e maturati nei secoli.

L’uomo, l’atomo, privato di certezze conclamate quali la famiglia, la religione, gli ideali politici, la propria natura sessuale, vive come in balia di una tempesta, osservando inerte un paesaggio che muta di continuo creandogli dubbi ed incertezze.

Privato di regole di riferimento l’uomo osserva lo svilupparsi di una società malata, deviata, dove gli uomini uccidono le donne, le donne uccidono i figli, i figli uccidono i genitori, le famiglie si disgregano, i bambini diventano campi di battaglia umani su cui rivendicare orgoglio di categorie, le città, trascurate, abbandonate e svilite dagli autoctoni, divengono preda di nuovi barbari che vi si muovono da padroni.

La società liquida rende liquidi in primo luogo i rapporti personali e sociali, rapporti su cui si fonda l’umanità stessa, sarà bene porre rimedio velocemente prima di un suicidio collettivo che a prima vista mi pare si stia conclamando.

Giorgio Bargna

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