lunedì 20 ottobre 2014

Atomizzazione

In questi giorni un post di un’amica su Facebook e la manifestazione delle “Sentinelle in piedi” contro il “ddl Scalfarotto” mi ha portato a riflettere ancora una volta su come in fondo non esista solo il bianco o il nero e sul fatto che l’uno non prevalga necessariamente sull’altro.
Aldilà delle manifestazioni estremistiche di vario genere scatenate dalle due fazioni in campo, una sorta di carnevalata della divisione in tifoserie calcistiche pro e contro la famiglia tradizionale, a me che cerco di vedere sempre le questioni da un’ottica antiglobalizzatrice ed oppositrice di ogni pensiero unico questa situazione porta a rendermi conto che i padroni del vapore aspirano alla distruzione, alla disgregazione della famiglia, prima forma di comunità. Malgrado quanto di cui cerchino di convincerci i fanatici  dell’individualismo noi tutti nasciamo in comunità e l’individuo ne è parte integrante e può riconoscersi tale solo all’interno di un processo di soggettivazione la cui base è sempre e comunque comunitaria.

Torniamo al discorso iniziale, credere nella famiglia tradizionale non si traduce necessariamente in omofobia, io sono fermamente convinto che la famiglia esista e vada tutelata ma anche altrettanto convinto che le coppie gay godano del diritto di esistere e di quello di instaurare rapporti in forme legalmente tutelate. La mia visione mi porta a pensare che questa falsa opposizione sia figlia del pensiero capitalista il quale mira a dividere per comandare. Il gioco è semplice e lineare, l’omofobia e la distruzione della famiglia in nome della lotta all’omofobia risultano le due facce della stessa moneta coniata sotto il segno dell’integralismo economico: il primo consiste nella turpe violenza contro l’omosessuale; il secondo nella non meno indecente violenza ai danni della famiglia tradizionale in nome della difesa dell’omosessuale.

Da sempre sono convinto che una terza soluzione esista a dispetto di una situazione che paia prefigurarne soltanto due; io riconosco serenamente la possibilità dell’esistenza della famiglia tradizionale congiuntamente alla piena legittimità del rapporto omosessuale, questo aldilà dei diktat delle tifoserie di parte.
Chi tra i giovani o i portatori di molte più primavere protesta contro la famiglia perché si ritrova nella difficoltà di farne o mantenerne una deve rendersi conto di stare interpretando la parte delle pedine nel gioco proposto dal capitale il quale nel nome della flessibilità e della precarietà, sta distruggendo la famiglia come luogo della stabilità affettiva e sentimentale. Lo stesso discorso vale per chi si conforma nell’omofobia che va comunque ad opporsi ad una forma di amore e socializzazione che ha tutto il diritto di avere spazio nella comunità.

Più delicato e sicuramente pericoloso discutere il pensiero che vuole condurre all’assegnazione di figli a coppie gay, qui uscire dalla logica del tertium non datur mi appare decisamente (almeno a livello personale) più difficile. Come rispondevo all’amica citata qui sopra sono anche convinto che la natura ha un proprio senso compiuto. La famiglia con figli (non strettamente intesa in senso religioso, ma anche quale coppia di fatto) è formata da un uomo, una donna e dai figli procreati; se la natura ha disposto questo come assetto naturale, questo è l'assetto sostenibile, non solo per un discorso biologico, ma anche perché un papà non sarà mai sostituito da una papina ed una mamma non sarà mai sostituita da mammo; queste sostituzioni risultano a mio avviso delle semplici surroghe con i limiti e le difficoltà che ne conseguono tanto per i genitori che per i figli.

Giorgio Bargna

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