martedì 26 novembre 2013

Rinascita

Scrivo molto meno in questi periodi, stanco di predicare e non vedere cambiamenti immediati, ma la saggezza dell’età che avanza mi spinge ad aspettare fiducioso ed a continuare a provarci, forte soprattutto del fatto che il SISTEMA sta  crollando.

Qui e su giorgiopartecipativo ho scritto spesso di localismo, sostenibilità, comunità e tradizioni.

La storia delle nostre comunità locali è passata attraverso parecchi periodici storici, spesso ha subito qualche mutazione, anche sensibile, raramente però  è stata modificata in senso pieno…uno di questi casi rari lo stiamo vivendo, il capitalismo, l’individualismo che ne consegue, il consumo ad ogni costo hanno minato “modi di essere” che arrivavano da molto lontano.

Scriveva su, “Il giornale del Ribelle” , Luciano Fuschini:
Oggi viviamo un’altra grande cesura della storia, un passaggio epocale che si svolge sotto i nostri occhi, con le migrazioni dei popoli, il disorientamento generale, i ritmi frenetici di una vita alienata, le angosce di un presentimento di fine, la conflittualità non solo fra nazioni ma fra generazioni e fra generi, mentre a un massimo di comunicabilità garantita dai mezzi tecnologici corrisponde un minimo di comunicazione effettiva”.

L’autore si spende su filosofie nell’articolo, ma ala fine si concentra sui punti focali:
A livello politico si tratta di recuperare un universalismo che è stato smantellato dagli Stati Nazionali, creazione moderna e non dato di natura come ci si vuole far credere. Un universalismo che non è certamente quello della globalizzazione né l’attuale UE, bensì l’ideale di un Impero europeo da non confondere con l’imperialismo, un Impero come lo intende A. de Benoist, altro riferimento per noi irrinunciabile, che potrà nascere solo da un processo rivoluzionario di mobilitazione di passioni popolari, non dalle burocrazie esangui dei funzionari di Bruxelles”.

L’autore è, come me convinto che la forma capitalistica, alias di modernità, votata ad una logica di riproduzione infinita e di un consumo illimitato e di mercificazione di ogni rapporto umano e commerciale sia un nemico da allontanare.

Le sue parole sono chiare:
A livello sociale si tratta di ripristinare il senso del radicamento, combattendo il nomadismo della civiltà orgiastica in cui viviamo. A un livello sociale ed economico al tempo stesso si tratta di invertire il processo che con l’urbanizzazione ha creato mostruosi agglomerati, vera manifestazione del demoniaco, verso un ritorno all’agricoltura, all’artigianato, alla piccola industria, alle fonti energetiche diversificate e rapportate alle risorse del territorio, all’autoproduzione e autoconsumo”.

Come me Fuschini è convinto che sulle basi di questa “ antimodernità” si possa basare un recupero della tradizione, fondandosi sul concreto, non sui miti di ogni sorta.

Oggi  l’antimodernità deve trasformarsi chiaramente in un’ ideologia, in quella spinta che cambia e salva il mondo, altrimenti obbligato ad implodere su se stesso, tanto economicamente che ambientalmente, basandosi si sulla tradizione, ma anche su una nuova comunità rigenerata che sappia apprendere dagli errori recenti.
Giorgio Bargna


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